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Liguria

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Riviera di Levante e Riviera di Ponente. Da qualunque parte la si guardi, la Liguria sembra non poter uscire da questa forte dicotomia marina, dettata dalla sua conformazione geografica a mezza luna che letteralmente non lascia spazio all’immaginazione, e neanche alla collocazione delle sue quattro province – Genova, Imperia, Savona e La Spezia – tutte sul mare. Ma ridurre la Regione a queste due metà e alla sola zona litoranea sarebbe un errore.

Partendo dall’entroterra, Liguria significa anche montagne, o meglio, Alpi Marittime, che incoronano un paesaggio di ispide vette digradanti in colline, ricoperte da boschi spesso tutelati da parchi e riserve naturali e, verso il mare, da coltivazioni di vario genere, olivo e vite in testa. Montagne così incombenti da essere ben visibili anche pied dans l’eau, mentre si sta serenamente distesi sulla spiaggia. Un colpo d’occhio raro e che non si dimentica.

Man mano che si scende di quota, si incontrano piccoli avamposti di civiltà contadina, borghi fermi a secoli fa, dove la vita gira ancora attorno a un torchio per frangere le olive, alla ruota di un mulino, alle serre per fiori e ortaggi e a qualche bottega artigianale. A Ponente accade per esempio a Taggia, Badalucco, Dolceacqua, Dolcedo e su, fino a Triora, il “paese delle streghe”. Scene da film in bianco e nero, che a valle si colorano delle tinte vivaci delle case di pescatori che attirano milioni di turisti. In particolare, accade a Varigotti e nella piccola Noli, gloriosa ex Repubblica Marinara, e all’estremità opposta, a Levante, in quella sequenza di spettacolari anfratti denominata Cinque Terre. Frammenti di terra con paesini arroccati su speroni di roccia e terrazze costruite su pendenze vertiginose dove la mano dell’uomo ha plasmato il paesaggio a suo uso e consumo: le “fasce”, i muretti in pietra viva che disegnano gran parte della costa, altro non solo che un ingegnoso escamotage per sezionare e rendere sfruttabili i pendii di colline altrimenti impraticabili. Oggi, Vernazza, Monterosso al Mare, Corniglia, Manarola e Riomaggiore sono collegati dal Sentiero Azzurro, 18 km di panorami e scorci mozzafiato che corrono da Sestri Levante a Porto Venere, “porte” di accesso del percorso. Un’unicità assoluta messa sotto tutela con il Parco Nazionale delle Cinque Terre e, dal 1997, riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Citando la bella Porto Venere non si può non parlare delle mille suggestioni artistiche ispirate alla Liguria lasciate negli scritti di Lord Byron, Goethe, Hemingway e Mary Shelley, nei quadri di William Turner o nelle note di Richard Wagner. D’altro canto, questa è la terra del Golfo dei Poeti, di cui Porto Venere insieme a San Terenzo, Tellaro, Sarzana, Lerici e all’Isola di Palmarola è la “perla”. Da qui, risalendo verso Genova, si entra nelle atmosfere glamour e da Vip di Portofino, la cui baia sembra un’esposizione permanente del celebre Salone Nautico genovese, per via degli yacht da favola sempre all’ancora.

Da Camogli a Nervi, ecco invece il Golfo Paradiso, nome evocativo che lascia ben sperare chi si accinge a visitare gli stretti vicoli di questi borghi marinari oggi vocati al turismo più o meno luxury. Quasi un’anticipazione di quell’inestricabile groviglio di carruggi che è il centro storico di Genova, altro bene Unesco da conservare con cura, insieme al Sistema dei Palazzi dei Rolli, aristocratica reminiscenza del momento più fortunato della storia della Serenissima, la Repubblica Marinara di Genova. Là, oltre il porto ridisegnato da Renzo Piano, si riprende l’Antica Aurelia che da duemila anni collega Roma alla Francia, in un continuun di quasi 700 km lungo i quali si incontrano città, paesi, culture.

Da Pegli in giù è la volta di una sequela infinita di spiagge e borghi, passando per i quattro Comuni della Baia della Ceramica, il Golfo dell’Isola di Bergeggi, l’antica Repubblica marinara di Noli, la capitale della MTB di Finale Ligure, Alassio e il suo muretto firmato dagli artisti, davanti alle inaspettate architetture barocche di Cervo e alle ville Liberty di Bordighera. Nel mezzo, Sanremo, tappa nazional popolare che mette d’accordo tutti, con un lungomare di palme e fiori che offre a sorpresa anche due soste culturali: Villa Nobel, appartenuta proprio a quell’Alfred Nobel, l’ideatore del Premio per eccellenza, e Villa Ormond, con un giardino che è un vero compendio di botanica mediterranea.

Questo viaggio ideale non potrebbe trovare finale più adatto di quello offerto dai Balzi Rossi, a pochi minuti dal confine con la Francia: scogliera alta 100 metri in calcare dolomitico, che pare quasi riportarci sulle Alpi, i resti di una villa romana e, in una grotta a picco su un mare cristallino, un sito paleolitico fra i più importanti d’Italia. E come se non bastasse, a due passi, sul vicino promontorio di Mortola, i Giardini Botanici di Villa Hanbury, memoria di una Belle Epoque “all’inglese” che da queste parti sembra non essere ancora tramontata.

Un concentrato di bellezza naturale e “costruita” perfettamente espresso da Italo Calvino, ligure Doc, che scrisse «qui basta passare un’unghia sulla crosta della civiltà e la natura rispunta in tutta la sua gloria quasi primordiale».

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Parco Avventura Airole

Airole, Liguria

58 elementi Cosa fare e vedere

  • Patrimonio culturale Religioso

Santuario dei Santi Cosma e Damiano

Magliolo, Liguria

L’attuale costruzione del santuario risale al 1716 su una precedente struttura del XVII secolo. L’edificio è posto all’estremo ponente del capoluogo, su di un contrafforte che domina la val Maremola, la vallata di Isallo e il suo itinerario di accesso che si snoda attraverso le gole calcaree dell’alta valle.

Il poggio, anticamente isolato dalle abitazioni, era incrocio di antiche mulattiere che collegavano il mare con il passo del Melogno e verso Isallo.

La dedica ai santi Cosma e Damiano – patroni dei medici e dei chirurghi – si deve probabilmente a memoria di qualche preesistente ospizio per la cura di viandanti e infermi.

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  • Museo

Polo Museale Alta Val Nervia – Chiesa Di San Bernardo

Pigna, Liguria

Il Polo Museale comprende il “Museo del cibo”, il “Museo della lavanda” e il “Museo etnografico della memoria contadina”.
Ha l’intento di presentare la tradizionale vita contadina dell’Ottocento e Novecento a Pigna e in Alta Val Nervia, fra la Riviera e le Alpi Liguri, valorizzare i prodotti tipici del territorio e la lavorazione della lavanda. Si rivedono i pastori attraversare le montagne con le loro greggi; i contadini indaffarati nella raccolta e nella distillazione della lavanda o di altre piante aromatiche, altri intenti alla coltivazione del grano, della vite e degli olivi nelle campagne attorno al borgo medievale dove, una volta, erano attivi anche numerosi artigiani: il calzolaio, il falegname, il fabbro.

All’origine, la chiesa di San Bernardo, la cui costruzione comincia tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento forse sopra un edificio anteriore, occupava un’ubicazione strategica circondata da uliveti coltivati: sorge su una area distante una decina di minuti a piedi dal centro abitato di Pigna e verosimilmente qui si fermavano i viandanti per la sosta notturna. Da subito la cappella è luogo di conforto spirituale e di rifugio nelle notti del Quattrocento dove ogni ingresso al centro abitato è pressoché impossibile nelle ore serali e notturne.
Questa chiesa è situata sulla vecchia via che collegava Sanremo, Baiardo, Pigna, Saorgio, Tenda. Era un’importante mezzo di comunicazione tra la costa ed il suo entroterra, la valle del Roja, la contea di Nizza, il basso Piemonte e le sue valli. Da qui passavano a dorso di mulo i prodotti provenienti dalla costa (sale, pesce salato, spezie) che insieme ai prodotti della mezza costa e della montagna (olio, vino, castagne) raggiungevano le valli del Cuneese e la pianura. Facevano ritorno verso la costa i prodotti caseari, latticini, grano ed altri importanti prodotti cerealicoli. Questa via si estendeva, escluso il tratto Sanremo e Baiardo, sul territorio controllato dal Duca di Savoia di cui Pigna era l’estremo presidio a Sud.

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  • Arti, Saperi e Sapori

Amaretti di Sassello

Sassello, Liguria

La produzione di Amaretti a Sassello è cominciata nel XIX secolo e da allora la ricetta si è tramandata di generazione in generazione. La ricetta tradizionale prevede l’uso di ingredienti semplici: mandorle, armelline di albicocca e pesca, albume d’uovo e zucchero.

Ingredienti
200 g mandorle pelate
140 g zucchero
125 g zucchero a velo
50 g albumi
15 g mandorle armelline
3 g ammoniaca per dolci

Preparazione
Tostare le mandorle per alcuni minuti in forno preriscaldato a 200°.
Tritare con il mixer le mandorle tostate, le armelline, lo zucchero semolato e a velo fino ad ottenere una farina.
Setacciare il composto in una ciotola grande.
Aggiungere l’ammoniaca per dolci e gli albumi.
Mescolate con una spatola per amalgamare gli ingredienti e ottenere un impasto morbido e omogeneo.
Coprire l’impasto e lasciarlo in frigo per una notte intera.

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  • Museo

Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria

Triora, Liguria

Nato dall’entusiasmo dei giovani dei Campo Eco organizzati dal Comune di Genova nel 1982-83 e dall’immediata risposta entusiastica dei trioresi, il Museo di Triora Etnografico e della Stregoneria raccoglie oggi moltissimi oggetti antichi – ma a volte ancora in uso in borgate remote del territorio comunale, come Borniga o Goina – che testimoniano una cultura contadina e pastorale particolarmente viva e palpitante.

Lungi dal voler essere solo una sterile esposizione di oggetti, il Museo di Triora invita ancora, come nelle parole del manifesto dei ragazzi del Campo Eco di tanti anni fa, a visitare il paese antico a esplorare le sue incantevoli frazioni, dove in qualche caso si potrà riscontare l’uso di attrezzi notati in queste sale.
Sarà possibile così, a contatto con una natura pressoché incontaminata, intravedere e respirare momenti di un’”altra vita”, forse in qualche modo più autentica.
L’Associazione Turistica Pro Triora, che collaborò sempre con i ragazzi genovesi, intessendo rapporti di amicizia che sopravvivono tuttora, raccolse idealmente il testimone e in stretta collaborazione con il Comune di Triora, si occupò della gestione e della custodia del museo.
Con il nuovo interesse suscitato nel 1987 dal Convegno Nazionale promosso dal Comune di Triora e dall’Università di Genova in occasione del quarto centenario dei processi per stregoneria, vennero allestite nuove sale nei sotterranei dell’edificio, dove un tempo erano le carceri.
Costanti migliorie e ammodernamenti vengono apportati tutti gli anni, grazie soprattutto all’entusiasmo di Silvano Oddo, già assessore comunale, attivissimo consigliere della Pro Triora, che ha assunto la carica di direttore della struttura.

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  • Parco Tematico / Divertimento

Parco Avventura Airole

Airole, Liguria

Il parco avventura di Airole, è un parco divertimenti, immerso nella natura. È costituito da 3 percorsi: VERDE: il percorso più facile (2 mt altezza) BLU: percorso medio facile (4/6mt altezza) ROSSO: il più difficile (5/9 mt altezza).

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  • Patrimonio culturale Religioso

Concattedrale, Palazzo Vescovile e Museo Diocesano

Brugnato, Liguria

La chiesa cattedrale risale al XII sec. e viene edificata, verosimilmente, nel momento in cui Brugnato diventa Diocesi suffraganea dell’Arcidiocesi di Genova. L’edificio, presenta uno schema planimetrico a due navate divise da pilastri colonniformi e sorge sui resti di due chiese preesistenti, la più antica delle quali, posta sotto l’attuale navata maggiore, risale ad epoca bizantina (VI secolo) .
Al centro del catino absidale, si possono ammirare tre volti in pietra sbozzata (maschere apotropaiche), con funzione rappresentativa dei tre santi Pietro, Lorenzo e Colombano, contitolari della cattedrale.
Sulla terza colonna, volto verso la navata maggiore, è un affresco, risalente al XV sec. che raffigura Sant’Antonio Abate.
Il Santo, la cui figura è inquadrata da una fascia decorativa con motivi vegetali e rosette, è riconoscibile dagli attributi che lo identificano: il tradizionale mantello, il bastone da eremita e il tintinnabulum.
Sulla parete della navata minore i recenti restauri hanno riportato alla luce un altro pregevole affresco cinquecentesco, raffigurante la presentazione di Gesù al tempio.
Vi si riconoscono il Sacerdote, al centro, con Maria e Giuseppe che offrono il Bambino Gesù su di un vassoio, insieme a due colombi. A destra sono riconoscibili San Francesco e San Lorenzo.
Di rilevante importanza è il complesso archeologico, rinvenuto già negli anni ’50 ed oggi visitabile e lasciato a vista, tramite cristalli posizionati sul pavimento moderno.
Sotto la navata maggiore sono visibili i resti di una chiesa ad aula unica di cui restano i muri perimetrali, la pavimentazione in cotto, un fonte battesimale.
Lo scavo archeologico, condotto dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria nel 1994, ha permesso di individuare diverse fasi di ampliamento dell’impianto originario che mettono in relazione questa chiesa col primo insediamento benedettino. Sotto la navata minore sono visibili i muri perimetrali di una piccola chiesa ad aula unica cronologicamente più tarda, il cui momento di fondazione è incerto.
Il palazzo fu l’antica dimora del vescovo della diocesi di Brugnato già dal 1133; la presenza di tale edificio, eretto sulle fondazioni della più antica abbazia di San Colombano, è testimoniata in documenti e registri vescovili databili tra il 1277 e il 1321.
Nella sua storia la struttura fu più volte rimaneggiata da restauri e ampliamenti, il più cospicuo dei quali si svolse durante il vescovato di Giovanni Battista Paggi tra il 1655 e il 1663. Successive riparazioni, con innalzamento del soffitto e rifacimento completo delle coperture, furono eseguite nel XVIII secolo dal vescovo cardinal Benedetto Lomellini; le decorazioni interne del soffitto furono realizzate durante la reggenza di monsignor Francesco Maria Gentile.
Dal 1820, anno in cui la diocesi brugnatese viene unita alla diocesi di Luni-Sarzana, l’antico palazzo vescovile, proprio in quell’anno restaurato dal cardinale Giuseppe Spina, diventa dimora per breve visite e quindi abitato saltuariamente. Il palazzo ospita oggi il locale museo diocesano diviso nella sezione diocesana ed archeologica.
Il museo ospita una selezione di pregevoli manifatture; di particolare interesse è la sala che ospita una selezione di argenti provenienti dalla cattedrale adiacente.
I criteri espositivi rispondono alla duplice funzione che anticamente aveva posseduto il palazzo: l’essere, allo stesso tempo, dimora privata e palazzo di rappresentanza.
Salone di rappresentanza e sale attigue:
Simboli del potere pastorale ed oggetti legati alla liturgia e alla celebrazione della Messa. In questa sala, è da ammirare il soffitto ligneo a trompe l’oeil , risalente ai lavori di rinnovamento apportati, nel 1767, dal Vescovo Francesco Maria Gentile. L’apparato decorativo ha una struttura a grandi specchiature con motivi fitoformi, tipiche del barocchetto genovese. Al centro del soffitto è situato lo stemma della famiglia Gentile, con gli attributi vescovili.
Tra gli oggetti custoditi in queste sale, troneggia una pala d’altare opera del genovese Cesare Corte (fine XVI – XVII): si tratta della Madonna del Rosario e i Santi Pietro e Domenico.
Studio, camera da letto, saletta:
Libri liturgici, documenti provenienti dall’archivio diocesano. Il mobilio della stanza è, in gran parte, quello originario.
Nello studio si trova un pregadio di stile rococò: al centro sopra la mensa si trova un dipinto raffigurante l’Addolorata; ai lati, dopo una lunga fase di restauro, sono venuti alla luce due affreschi, uno dei quali raffigura la parabola della Samaritana al pozzo. Ancora in questa sala, sulla parete Ovest, si trova la Lactatio di San Bernardo del pittore Gian Lorenzo Bertolotto (1646 – 1721), invece sulla parete Est si trova L’Orazione di Gesù nell’orto, del pittore piemontese Giuseppe Vermiglio. Nella parete Sud, si trova l’affresco di un pittore anonimo ligure della fine del XV secolo: si tratta della Madonna col Bambino ed i SS. Pietro e Lorenzo.
Al pianterreno del museo, si trova la sezione archeologica. Qui è possibile vedere i basamenti originari del palazzo vescovile che ospita il museo. In questa parte del palazzo sono stati rinvenuti numerosi reperti ceramici, non ancora esposti al pubblico perché ancora in fase di studio e di catalogazione.

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  • Patrimonio culturale Religioso

Santuario dei Santi Cosma e Damiano

Magliolo, Liguria

L’attuale costruzione del santuario risale al 1716 su una precedente struttura del XVII secolo. L’edificio è posto all’estremo ponente del capoluogo, su di un contrafforte che domina la val Maremola, la vallata di Isallo e il suo itinerario di accesso che si snoda attraverso le gole calcaree dell’alta valle.

Il poggio, anticamente isolato dalle abitazioni, era incrocio di antiche mulattiere che collegavano il mare con il passo del Melogno e verso Isallo.

La dedica ai santi Cosma e Damiano – patroni dei medici e dei chirurghi – si deve probabilmente a memoria di qualche preesistente ospizio per la cura di viandanti e infermi.

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  • Museo

Polo Museale Alta Val Nervia – Chiesa Di San Bernardo

Pigna, Liguria

Il Polo Museale comprende il “Museo del cibo”, il “Museo della lavanda” e il “Museo etnografico della memoria contadina”.
Ha l’intento di presentare la tradizionale vita contadina dell’Ottocento e Novecento a Pigna e in Alta Val Nervia, fra la Riviera e le Alpi Liguri, valorizzare i prodotti tipici del territorio e la lavorazione della lavanda. Si rivedono i pastori attraversare le montagne con le loro greggi; i contadini indaffarati nella raccolta e nella distillazione della lavanda o di altre piante aromatiche, altri intenti alla coltivazione del grano, della vite e degli olivi nelle campagne attorno al borgo medievale dove, una volta, erano attivi anche numerosi artigiani: il calzolaio, il falegname, il fabbro.

All’origine, la chiesa di San Bernardo, la cui costruzione comincia tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento forse sopra un edificio anteriore, occupava un’ubicazione strategica circondata da uliveti coltivati: sorge su una area distante una decina di minuti a piedi dal centro abitato di Pigna e verosimilmente qui si fermavano i viandanti per la sosta notturna. Da subito la cappella è luogo di conforto spirituale e di rifugio nelle notti del Quattrocento dove ogni ingresso al centro abitato è pressoché impossibile nelle ore serali e notturne.
Questa chiesa è situata sulla vecchia via che collegava Sanremo, Baiardo, Pigna, Saorgio, Tenda. Era un’importante mezzo di comunicazione tra la costa ed il suo entroterra, la valle del Roja, la contea di Nizza, il basso Piemonte e le sue valli. Da qui passavano a dorso di mulo i prodotti provenienti dalla costa (sale, pesce salato, spezie) che insieme ai prodotti della mezza costa e della montagna (olio, vino, castagne) raggiungevano le valli del Cuneese e la pianura. Facevano ritorno verso la costa i prodotti caseari, latticini, grano ed altri importanti prodotti cerealicoli. Questa via si estendeva, escluso il tratto Sanremo e Baiardo, sul territorio controllato dal Duca di Savoia di cui Pigna era l’estremo presidio a Sud.

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  • Arti, Saperi e Sapori

Amaretti di Sassello

Sassello, Liguria

La produzione di Amaretti a Sassello è cominciata nel XIX secolo e da allora la ricetta si è tramandata di generazione in generazione. La ricetta tradizionale prevede l’uso di ingredienti semplici: mandorle, armelline di albicocca e pesca, albume d’uovo e zucchero.

Ingredienti
200 g mandorle pelate
140 g zucchero
125 g zucchero a velo
50 g albumi
15 g mandorle armelline
3 g ammoniaca per dolci

Preparazione
Tostare le mandorle per alcuni minuti in forno preriscaldato a 200°.
Tritare con il mixer le mandorle tostate, le armelline, lo zucchero semolato e a velo fino ad ottenere una farina.
Setacciare il composto in una ciotola grande.
Aggiungere l’ammoniaca per dolci e gli albumi.
Mescolate con una spatola per amalgamare gli ingredienti e ottenere un impasto morbido e omogeneo.
Coprire l’impasto e lasciarlo in frigo per una notte intera.

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  • Museo

Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria

Triora, Liguria

Nato dall’entusiasmo dei giovani dei Campo Eco organizzati dal Comune di Genova nel 1982-83 e dall’immediata risposta entusiastica dei trioresi, il Museo di Triora Etnografico e della Stregoneria raccoglie oggi moltissimi oggetti antichi – ma a volte ancora in uso in borgate remote del territorio comunale, come Borniga o Goina – che testimoniano una cultura contadina e pastorale particolarmente viva e palpitante.

Lungi dal voler essere solo una sterile esposizione di oggetti, il Museo di Triora invita ancora, come nelle parole del manifesto dei ragazzi del Campo Eco di tanti anni fa, a visitare il paese antico a esplorare le sue incantevoli frazioni, dove in qualche caso si potrà riscontare l’uso di attrezzi notati in queste sale.
Sarà possibile così, a contatto con una natura pressoché incontaminata, intravedere e respirare momenti di un’”altra vita”, forse in qualche modo più autentica.
L’Associazione Turistica Pro Triora, che collaborò sempre con i ragazzi genovesi, intessendo rapporti di amicizia che sopravvivono tuttora, raccolse idealmente il testimone e in stretta collaborazione con il Comune di Triora, si occupò della gestione e della custodia del museo.
Con il nuovo interesse suscitato nel 1987 dal Convegno Nazionale promosso dal Comune di Triora e dall’Università di Genova in occasione del quarto centenario dei processi per stregoneria, vennero allestite nuove sale nei sotterranei dell’edificio, dove un tempo erano le carceri.
Costanti migliorie e ammodernamenti vengono apportati tutti gli anni, grazie soprattutto all’entusiasmo di Silvano Oddo, già assessore comunale, attivissimo consigliere della Pro Triora, che ha assunto la carica di direttore della struttura.

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  • Parco Tematico / Divertimento

Parco Avventura Airole

Airole, Liguria

Il parco avventura di Airole, è un parco divertimenti, immerso nella natura. È costituito da 3 percorsi: VERDE: il percorso più facile (2 mt altezza) BLU: percorso medio facile (4/6mt altezza) ROSSO: il più difficile (5/9 mt altezza).

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  • Patrimonio culturale Religioso

Concattedrale, Palazzo Vescovile e Museo Diocesano

Brugnato, Liguria

La chiesa cattedrale risale al XII sec. e viene edificata, verosimilmente, nel momento in cui Brugnato diventa Diocesi suffraganea dell’Arcidiocesi di Genova. L’edificio, presenta uno schema planimetrico a due navate divise da pilastri colonniformi e sorge sui resti di due chiese preesistenti, la più antica delle quali, posta sotto l’attuale navata maggiore, risale ad epoca bizantina (VI secolo) .
Al centro del catino absidale, si possono ammirare tre volti in pietra sbozzata (maschere apotropaiche), con funzione rappresentativa dei tre santi Pietro, Lorenzo e Colombano, contitolari della cattedrale.
Sulla terza colonna, volto verso la navata maggiore, è un affresco, risalente al XV sec. che raffigura Sant’Antonio Abate.
Il Santo, la cui figura è inquadrata da una fascia decorativa con motivi vegetali e rosette, è riconoscibile dagli attributi che lo identificano: il tradizionale mantello, il bastone da eremita e il tintinnabulum.
Sulla parete della navata minore i recenti restauri hanno riportato alla luce un altro pregevole affresco cinquecentesco, raffigurante la presentazione di Gesù al tempio.
Vi si riconoscono il Sacerdote, al centro, con Maria e Giuseppe che offrono il Bambino Gesù su di un vassoio, insieme a due colombi. A destra sono riconoscibili San Francesco e San Lorenzo.
Di rilevante importanza è il complesso archeologico, rinvenuto già negli anni ’50 ed oggi visitabile e lasciato a vista, tramite cristalli posizionati sul pavimento moderno.
Sotto la navata maggiore sono visibili i resti di una chiesa ad aula unica di cui restano i muri perimetrali, la pavimentazione in cotto, un fonte battesimale.
Lo scavo archeologico, condotto dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria nel 1994, ha permesso di individuare diverse fasi di ampliamento dell’impianto originario che mettono in relazione questa chiesa col primo insediamento benedettino. Sotto la navata minore sono visibili i muri perimetrali di una piccola chiesa ad aula unica cronologicamente più tarda, il cui momento di fondazione è incerto.
Il palazzo fu l’antica dimora del vescovo della diocesi di Brugnato già dal 1133; la presenza di tale edificio, eretto sulle fondazioni della più antica abbazia di San Colombano, è testimoniata in documenti e registri vescovili databili tra il 1277 e il 1321.
Nella sua storia la struttura fu più volte rimaneggiata da restauri e ampliamenti, il più cospicuo dei quali si svolse durante il vescovato di Giovanni Battista Paggi tra il 1655 e il 1663. Successive riparazioni, con innalzamento del soffitto e rifacimento completo delle coperture, furono eseguite nel XVIII secolo dal vescovo cardinal Benedetto Lomellini; le decorazioni interne del soffitto furono realizzate durante la reggenza di monsignor Francesco Maria Gentile.
Dal 1820, anno in cui la diocesi brugnatese viene unita alla diocesi di Luni-Sarzana, l’antico palazzo vescovile, proprio in quell’anno restaurato dal cardinale Giuseppe Spina, diventa dimora per breve visite e quindi abitato saltuariamente. Il palazzo ospita oggi il locale museo diocesano diviso nella sezione diocesana ed archeologica.
Il museo ospita una selezione di pregevoli manifatture; di particolare interesse è la sala che ospita una selezione di argenti provenienti dalla cattedrale adiacente.
I criteri espositivi rispondono alla duplice funzione che anticamente aveva posseduto il palazzo: l’essere, allo stesso tempo, dimora privata e palazzo di rappresentanza.
Salone di rappresentanza e sale attigue:
Simboli del potere pastorale ed oggetti legati alla liturgia e alla celebrazione della Messa. In questa sala, è da ammirare il soffitto ligneo a trompe l’oeil , risalente ai lavori di rinnovamento apportati, nel 1767, dal Vescovo Francesco Maria Gentile. L’apparato decorativo ha una struttura a grandi specchiature con motivi fitoformi, tipiche del barocchetto genovese. Al centro del soffitto è situato lo stemma della famiglia Gentile, con gli attributi vescovili.
Tra gli oggetti custoditi in queste sale, troneggia una pala d’altare opera del genovese Cesare Corte (fine XVI – XVII): si tratta della Madonna del Rosario e i Santi Pietro e Domenico.
Studio, camera da letto, saletta:
Libri liturgici, documenti provenienti dall’archivio diocesano. Il mobilio della stanza è, in gran parte, quello originario.
Nello studio si trova un pregadio di stile rococò: al centro sopra la mensa si trova un dipinto raffigurante l’Addolorata; ai lati, dopo una lunga fase di restauro, sono venuti alla luce due affreschi, uno dei quali raffigura la parabola della Samaritana al pozzo. Ancora in questa sala, sulla parete Ovest, si trova la Lactatio di San Bernardo del pittore Gian Lorenzo Bertolotto (1646 – 1721), invece sulla parete Est si trova L’Orazione di Gesù nell’orto, del pittore piemontese Giuseppe Vermiglio. Nella parete Sud, si trova l’affresco di un pittore anonimo ligure della fine del XV secolo: si tratta della Madonna col Bambino ed i SS. Pietro e Lorenzo.
Al pianterreno del museo, si trova la sezione archeologica. Qui è possibile vedere i basamenti originari del palazzo vescovile che ospita il museo. In questa parte del palazzo sono stati rinvenuti numerosi reperti ceramici, non ancora esposti al pubblico perché ancora in fase di studio e di catalogazione.

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Mercatino degli agricoltori e degli artigiani della Val Graveglia

Enogastronomico

Comune: Ne

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 7 Giorni

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PriamArt

Culturale

Comune: Savona

Mese di inizio: Novembre

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Presepe di Pentema a Torriglia

Religioso

Comune: Torriglia

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 30 Giorni

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Mercatini di Natale a Santo Stefano D’Aveto

Fiera

Comune: Santo Stefano D'aveto

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 15 Giorni

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Mercatino degli agricoltori e degli artigiani della Val Graveglia

Enogastronomico

Comune: Ne

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 7 Giorni

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