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Lombardia

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Il motore economico dell’Italia ha un epicentro ben preciso, la Regione Lombardia, che insieme a Baden-Wurttembergen, Catalogna e Alvernia-Rodano Alpi è uno dei quattro centri nevralgici del Pil dell’Europa. Un assetto che trova riscontro anche in un dato demografico: il territorio è suddiviso in 1506 Comuni, il più alto numero del Paese, distribuiti a loro volta in undici province più la città metropolitana di Milano. Un quadro d’insieme che potrebbe far immaginare paesaggi completamente urbanizzati, oltre che industrializzati, ma che invece lascia ampio spazio alla natura. Anzi, a onor del vero, la Lombardia è stata la prima Regione italiana a creare aree protette di vario genere e livello, arrivando a coprire una superficie pari al 29% del totale, istituendo parchi fluviali – il primo in Europa fu nel 1974 il Parco naturale lombardo della Valle del Ticino – parchi agricoli e locali, 24 parchi regionali, 65 riserve e 30 monumenti nazionali. A ciò si aggiunga la presenza di una porzione piuttosto consistente del Parco Nazionale dello Stelvio, condiviso con Trentino e Alto Adige, e del sito di Monte San Giorgio, Patrimonio dell’Umanità in “comproprietà” con la vicina Svizzera, meta ben nota ad appassionati ed esperti di paleontologia per i molti depositi fossiliferi. Ebbene, flora e fauna sono quindi preservate, tanto che lupi, stambecchi, cervi, caprioli, camosci, volpi, ermellini e marmotte sono solo alcune delle specie oggetto di “safari” fra la Pianura Padana e le Prealpi.

E se di tutela dei beni si tratta, bisogna allora considerare anche i dieci siti inseriti nel listing ufficiale dell’Unesco, che ne fanno la Regione con il maggior numero sui 53 totali nel Bel Paese. Scorrendo questa rosa di dieci soggetti non si può non notare la grande varietà di beni posti “sotto chiave”: partendo dal centro storico di Milano, ecco una delle opere più rappresentative di tutto il patrimonio artistico lombardo e forse d’Italia, la Chiesa e il Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie con l’affresco de L’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci. Sempre nell’ambito delle emergenze architettonico-artistiche si collocano il Complesso monastico longobardo di San Salvatore-Santa Giulia, le chiese di Santa Giulia e le Domus dell’Ortaglia a Brescia, i centri storici di Mantova e Sabbioneta, le Mura venete di Bergamo e i Sacri Monti del Rosario a Varese e della Beata Vergine del Soccorso a Ossuccio, nel comasco. Fra i beni preistorico-archeologici, troviamo il Parco di Castelseprio e i siti palafitticoli delle Alpi, oltre alle incisioni rupestri della Val Camonica. Unico nel suo genere il villaggio operaio di Crespi d’Adda, modello di un sistema industriale che fu, così come la Ferrovia retica dell’Albula e del Bernina, che travalicando le Alpi a bordo di un treno a scartamento ridotto consente di vivere una sorta di viaggio spazio-temporale memorabile per il contesto paesaggistico.
Insomma, da queste parti non si corre certo il rischio di annoiarsi in un territorio tanto vasto – la Lombardia è quarta per dimensioni dopo Sicilia, Piemonte e Sardegna – e multiforme, che comprende per il 47 % grandi pianure, per il 12% rilievi collinari che risalgono la china fino a ergersi a vere e proprie montagne (41 %), numerosi bacini lacustri che vanno dai piccoli specchi d’acqua come quello di Monate, d’Idro e Iseo, fino ai tre principali del Nord Italia – Maggiore, Como e Garda – e fiumi importanti quali l’Adda, l’Oglio, il Mincio, il Ticino e ovviamente il Po.

In Lombardia, montagne e pianura non sono dunque così lontane l’una dall’altra. Se si arriva in aereo, poco dopo aver sorvolato il Monte Bianco, ci si ritrova sui laghi e da lì in pochi minuti sulla Padania. Gli appassionati di arrampicata, salendo sulle cime Prealpine, possono sfiorare con lo sguardo un bel tratto di arco alpino, dal Monte Rosa all’Ortles, e da qui, nelle giornate particolarmente terse, fino alla Valle dell’Adige, mentre chi si affaccia sul delizioso balcone naturale di Brunate, sopra Como, può arrivare a inquadrare le vette piemontesi a ovest e quelle svizzere a nord. Stendhal, habitué delle valli lombarde, si faceva portare sulla collina sopra Montevecchia, nel lecchese, per ammirare all’orizzonte gli Appennini, alle spalle di Parma, forse, chissà, traendo ispirazione per uno dei suoi romanzi più celebri, La Certosa di Parma.
Estremamente favorita in questo zigzagare fra bellezze di ogni genere, la Lombardia consente sempre di girare l’angolo e trovare qualcosa di gratificante per occhi e spirito: Bergamo e Brescia sono due insospettabili scrigni di palazzi, chiese, strade medievali e piazze silenziose fra le quali si nascondono scavi archeologici di notevole importanza. Pavia trova la sua arteria nel Ticino, attraversato dal Ponte Coperto, il suo cuore nell’Università e nella Basilica di San Michele Maggiore e la sua appendice nella Certosa, appena fuori porta, così come Palazzo Te si trova alle porte di Mantova, splendidamente riflessa nei suoi tre specchi d’acqua – il Lago Superiore, di Mezzo e Inferiore, bacini fluviali del Mincio – e arroccata attorno al Castello e alle molte vestigia della corte dei Gonzaga. Nella Bassa, c’è un gioiello prezioso, Lodi, dove brillano la Piazza Maggiore per i portici, il Duomo e il Broletto. Ma ciò che è un vanto antico qui si coniuga con il fermento del lavoro, nelle fabbriche e nei campi, una costante anche per la provincia di Cremona, la città del “Torrazzo”, che svetta accanto alla Cattedrale di Santa Maria Assunta, del violino, eccellenza artigianale dai tempi di Stradivari e dal 2012 Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità, del torrone di mandorle e della mostarda, che raccoglie in barattoli di vetro tutti i frutti della campagna circostante.
Assai operosa è pure Monza, porta della Brianza, ricca di industrie e di storia millenaria, segnata dalla regina Teodolinda e da Napoleone, che volle il grande e rigoglioso parco di Villa Reale, polmone verde che oggi fa da quinta verde anche al noto circuito di Formula 1.

Con più di mille km di piste da sci, la Lombardia si colloca sul terzo gradino del podio nazionale per il numero di impianti, dopo Piemonte e Alto Adige, proponendosi come destinazione invernale di tutto rispetto. In Valtellina, provincia di Sondrio, si trovano le due ski area più gettonate: Bormio, storica località termale, e Santa Caterina Valfurva, mentre in Valle Spluga, nella Comunità Montana della Valchiavenna, la meta è senz’altro Madesimo. Queste zone richiamano alla mente anche la buona tavola, dove dopo una bella sciata non mancano mai i pizzoccheri, fra i piatti più rappresentativi della cultura gastronomica lombarda, accompagnati da un buon calice di vino, magari di Inferno – una delle 5 sottozone del Valtellina Superiore – o di Sforzato, entrambi DOCG regionali. Gli altri input enologici si assiepano nella zona del bresciano, nella spumeggiante Franciacorta e nell’Oltrepò Pavese. Le province di Lecco, Como e Varese evocano invece l’idea di placide sponde lacustri lungo le quali bordeggiare, ammirando giardini e ville storiche un tempo rifugio dell’aristocrazia milanese che amava ritirarsi in villeggiatura ora a Bellagio, Menaggio o Varenna, ora ad Angera, Luino o Varese.
A ciascuno il suo buen retiro, ieri per una fuga stagionale da una metropoli d’altri tempi, e oggi nel fine settimana, lasciando la città più silenziosa e “spoglia” d’auto, ideale per chi vuole godersi in tranquillità una visita al Castello Sforzesco, a Sant’Ambrogio o al Museo Poldi Pezzoli, una passeggiata lungo il Naviglio Grande o nei vicoli della vecchia Brera, un concerto al Teatro alla Scala o una salita sulle guglie del Duomo, per arrivare a un soffio dalla Madonnina e dominare la gran Milan.

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Sentiero Valtellina

Sondrio, Lombardia

185 elementi Cosa fare e vedere

  • Arti, Saperi e Sapori

Progetto Segale 100% Valtellina

Sondrio, Lombardia

Genuinità, salubrità, legame con il territorio, riscoperta e rivisitazione in chiave moderna di antichi sapori: sono le parole chiave del “PROGETTO SEGALE 100% VALTELLINA”, ideato e promosso dall’Unione del Commercio del Turismo e dei Servizi della provincia di Sondrio con l’Associazione Panificatori e Pasticceri attiva al suo interno, e da Coldiretti Sondrio. L’obiettivo dell’iniziativa è, da un lato, la reintroduzione e la valorizzazione di un’antica coltura, in passato ampiamente praticata anche sul nostro territorio; dall’altro, la produzione di un tipo di pane realizzato con farina di segale originaria esclusivamente della Valtellina, coltivata in modo naturale senza l’uso di fitofarmaci. Si tratta di un progetto ambizioso e di ampio respiro, che prende vita in forma sperimentale (con l’iniziale coinvolgimento dell’Azienda Agricola di Andrea Fanchi e di diciassette panifici distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio della provincia di Sondrio, dalla Valchiavenna a Livigno), ma che con il tempo intende ampliarsi, estendendosi ad altri operatori, sia coltivatori sia panificatori, che vorranno aderirvi.

L’auspicio è che questo primo seme metta radici, consentendo la nascita di una microeconomia sostenibile in grado di produrre reddito. Un valore aggiunto per la nostra comunità e l’intero territorio.
La segale (nelle forme dialettali valtellinesi più diffuse ségêl o blá) è un cereale buono, salubre e digeribile, dalle molteplici proprietà nutrizionali: contiene: vitamina E, vitamine del gruppo B (soprattutto acido folico e niacina), sali minerali (calcio, ferro, magnesio e potassio), proteine ad alto valore biologico (aminoacidi essenziali come lisina e treonina), fibra (15%; in particolare pentosani) utile per regolare sia l’intestino sia il ciclo del colesterolo nel sangue. La segale, inoltre, dà una sensazione di sazietà ed è perciò un buon alleato per regolare l’appetito. In virtù del suo basso indice glicemico, questo cereale è altresì particolarmente adatto per le persone affette da diabete.

Il consumo di segale in provincia di Sondrio fa parte della nostra cultura e delle nostre abitudini alimentari. Grazie al progetto “SEGALE 100% VALTELLINA” potremo riscoprire la bontà, la fragranza e le proprietà uniche di un alimento prodotto in loco, il pan de ségêl a forma di ciambella o brecadél, che è il pane della tradizione valtellinese. In questa fase di sperimentazione, la produzione del pane ottenuto con farina di segale 100% Valtellina avverrà per un periodo limitato, ossia in tutti i weekend (a partire dal 7 dicembre 2019) fino a esaurimento scorte, per divenire in prospettiva, una volta disponibili maggiori quantitativi di farina, via via più frequente.
Questo cereale ha una storia antichissima. Si ritiene che fosse noto in Valtellina già nel periodo compreso tra l’Età del Rame e l’Età del Bronzo. La coltivazione della segale fu praticata in Valle per molti secoli, grazie alla particolare adattabilità di questa pianta ai climi freddi, agli sbalzi termici e ai terreni poveri. La segale ci racconta di un’economia contadina essenziale e a conduzione familiare fatta di duro lavoro, di un tempo in cui la vita in Valle si svolgeva prevalentemente a “mezza costa”. I nostri nonni ricordano ancora i vasti campi del versante solivo retico (ma anche di parte di quello orobico, nelle zone più soleggiate) riservati a questa coltura, la cui presenza era divenuta un tratto distintivo del paesaggio locale insieme ai mulini ad acqua, che un tempo erano diffusissimi, persino in quota.

Questo prezioso cereale rappresentò a lungo una risorsa alimentare insostituibile per i valtellinesi, ma fu molto di più. Costituì, infatti, un autentico patrimonio culturale e spirituale, un concentrato di valori: attaccamento alla terra, operosità, sobrietà, resistenza alla fatica, lavoro di squadra, religiosità contadina, ciclo delle stagioni, solidarietà quotidiana nell’aiutare e nell’aiutarsi. Agli anni Quaranta del secolo scorso risale l’abbandono delle colture cerealicole e la fine di un mestiere praticato per secoli. Un tramonto che segnò una mutazione antropologica e paesaggistica del nostro territorio.

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  • Museo

Mulino di Bottonera

Chiavenna, Lombardia

Il Mulino di Bottonera, fondato nel 1867, sorge nel vecchio quartiere artigianale di Chiavenna: una zona che è stata caratterizzata dalle attività che utilizzavano l´acqua del fiume Mera attraverso una serie di canali.
Sorgevano mulini, una cartiera, un maglio, due fabbriche di ovatta, diversi birrifici ed il pastificio. Strutturato su tre piani ed organizzato secondo un complesso gioco di pulegge, nastri e macine proseguiva la sua attività ininterrottamente giorno e notte. Il lavoro era coordinato da un capo mugnaio che, con una squadra di operai, controllava il buon funzionamento delle macchine e il caricamento nei sacchi dei prodotti della lavorazione: farina, crusca, farinette. L´edificio cessò l´attività negli anni Sessanta. Grazie all´impegno dei volontari, che con circa nove mila ore di lavoro gratuito hanno recuperato in modo perfetto questa importante risorsa, è oggi possibile visitare il Museo strutturato su tre piani ed organizzato secondo un complesso gioco di pulegge, nastri e macine.

Bottonera, il quartiere artigianale
Il mulino dell´ex Pastificio Moro sorge in Bottonera, il vecchio quartiere artigiano di Chiavenna, edificato nell´800 nella parte alta della città, tra il fiume Mera e piazza Castello.
La Bottonera è stata caratterizzata dalle attività che utilizzavano l´acqua del fiume Mera attraverso una rete di canali destinati a fornire la forza motrice alle attività produttive come mulini, una cartiera, un maglio, due fabbriche di ovatta, diversi birrifici ed il pastificio. I canali ebbero la loro importanza sino alla fine degli anni 40 quando furono soppiantati dall´energia idroelettrica. Oggi la Bottonera, per quanto modificata, non ha perso le testimonianze della precedente “vocazione”. Percorrendo i vicoli del quartiere sono leggibili alcuni aspetti tipologici anche se le recenti ristrutturazioni hanno riconvertito gli edifici in sede di enti pubblici come la Comunità Montana, il centro scolastico per le scuole superiori, la Biblioteca centrale ed il Museo di valle.

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  • Riserva

Riserva Naturale Pian di Gembro

Villa Di Tirano, Lombardia

La torbiera di Pian Gembro è una Riserva Naturale Parziale Botanica situata nel comune di Villa di Tirano tra Aprica e la località Trivigno.
L’origine della torbiera risale all’ultima glaciazione, circa 10.000 anni fa, quando una lingua del ghiacciaio dell’Adda defluiva verso quella dell’Oglio, modellando la conca di Pian Gembro, poi occupata da un lago che nel corso degli anni è stato invaso da detriti vegetali.
L’acidità del suolo e la carenza di ossigeno hanno rallentato i processi di decomposizione del materiale vegetale favorendo la formazione di uno strato di torba.
Nei primi anni del secolo è iniziata l’estrazione della torba per fini industriali, l’attività, sospesa da pochi decenni, se da un lato ha modificato profondamente il paesaggio dando luogo ad aree decorticate e pozze, dall’altro ha rallentato l’interramento della torbiera e la scomparsa delle specie vegetali caratteristiche di questi ambienti.
La vegetazione di Pian di Gembro presenta alcune specie, tipiche dei periodi post glaciali, rare nelle nostre zone e pertanto di particolare interesse botanico quali il Mirtillo di palude, l’Andromeda polifolia e l’Equiseto.
Altrettanto importante è la presenza di piante carnivore come la Drosera e la Pinguicola delle zone interrate o l’Utricularia delle pozze d’acqua.
La Riserva è sempre visitabile liberamente.

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  • Museo

Museo Minerario della Bagnada

Lanzada, Lombardia

Il Museo Minerario della Bagnada si trova a Lanzada in Valmalenco.
Nasce con lo scopo di valorizzare il patrimonio minerario della Valmalenco: talco steatite, pietra ollare e serpentinoscisto per la copertura dei tetti.
Recuperata per fini museali, la Bagnada ha cominciato una nuova vita per la gioia delle migliaia di persone che, a partire dal 2008, ogni anno la visitano.
La miniera si sviluppa su nove livelli, quattro dei quali visitabili. Al suo interno si percorrono diverse tipologie di gallerie.
Ci sono quelle dove si estraeva il minerale, quelle di servizio, il locale che serviva per la conservazione degli esplosivi e per la preparazione delle cariche. Una di queste gallerie, grazie alla particolare acustica delle sue alte volte rocciose, ospita concerti e altri appuntamenti musicali.
In poco spazio vi si legge l’evoluzione delle modalità di coltivazione: dal pic e pala (piccone e badile) alla perforatrice ad aria compressa, unico strumento di modernità assieme a una piccolissima pala meccanica, anch’essa funzionante ad aria compressa.

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  • Sportivo

Ponte nel Cielo

Tartano, Lombardia

UN COLLEGAMENTO DIRETTO TRA CAMPO E IL MAGGENGO FRASNINO, A OLTRE 140 METRI DI ALTEZZA. E’ il ponte tibetano più alto d’Europa.
Nel 2016 parte l’iniziativa della passerella, un ardito ponte tibetano che collega Campo Tartano con il maggengo Frasnino, sul modello di altre realizzazioni in Svizzera ed in Austria che hanno avuto un grande successo. Dal ponte tibetano si può ammirare lo spettacolare scenario delle nostre care montagne, la sella di Campo Tartano, le imponenti vette ed i ghiacciai delle Alpi Retiche, la verde vallata del Tartano, la diga di Colombera, il fiabesco maggengo Frasnino e l’apertura del fondovalle valtellinese che culmina nel lago di Como per tramonti indimenticabili. I soci del consorzio, valligiani ed altri cari amici tutti accomunati dall’amore per la montagna, con proprie risorse, hanno reso possibile la costruzione di questa grande opera che aiuterà la piccola ma bella Val Tartano a non rimanere abbandonata a se stessa. Lo sforzo economico ed umano per sostenerne la costruzione é stato affrontato con lo spirito proprio degli antichi consorzi, l’unione delle forze di tante persone per un valido fine comune condiviso.

234 M
Lunghezza
140 M
Altezza
1 M
Larghezza
1034 M
Quota partenza (Campo)
1038 M
Quota arrivo (Frasnino)
2018
Anno di costruzione

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  • Borgo
  • Arti, Saperi e Sapori

Progetto Segale 100% Valtellina

Sondrio, Lombardia

Genuinità, salubrità, legame con il territorio, riscoperta e rivisitazione in chiave moderna di antichi sapori: sono le parole chiave del “PROGETTO SEGALE 100% VALTELLINA”, ideato e promosso dall’Unione del Commercio del Turismo e dei Servizi della provincia di Sondrio con l’Associazione Panificatori e Pasticceri attiva al suo interno, e da Coldiretti Sondrio. L’obiettivo dell’iniziativa è, da un lato, la reintroduzione e la valorizzazione di un’antica coltura, in passato ampiamente praticata anche sul nostro territorio; dall’altro, la produzione di un tipo di pane realizzato con farina di segale originaria esclusivamente della Valtellina, coltivata in modo naturale senza l’uso di fitofarmaci. Si tratta di un progetto ambizioso e di ampio respiro, che prende vita in forma sperimentale (con l’iniziale coinvolgimento dell’Azienda Agricola di Andrea Fanchi e di diciassette panifici distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio della provincia di Sondrio, dalla Valchiavenna a Livigno), ma che con il tempo intende ampliarsi, estendendosi ad altri operatori, sia coltivatori sia panificatori, che vorranno aderirvi.

L’auspicio è che questo primo seme metta radici, consentendo la nascita di una microeconomia sostenibile in grado di produrre reddito. Un valore aggiunto per la nostra comunità e l’intero territorio.
La segale (nelle forme dialettali valtellinesi più diffuse ségêl o blá) è un cereale buono, salubre e digeribile, dalle molteplici proprietà nutrizionali: contiene: vitamina E, vitamine del gruppo B (soprattutto acido folico e niacina), sali minerali (calcio, ferro, magnesio e potassio), proteine ad alto valore biologico (aminoacidi essenziali come lisina e treonina), fibra (15%; in particolare pentosani) utile per regolare sia l’intestino sia il ciclo del colesterolo nel sangue. La segale, inoltre, dà una sensazione di sazietà ed è perciò un buon alleato per regolare l’appetito. In virtù del suo basso indice glicemico, questo cereale è altresì particolarmente adatto per le persone affette da diabete.

Il consumo di segale in provincia di Sondrio fa parte della nostra cultura e delle nostre abitudini alimentari. Grazie al progetto “SEGALE 100% VALTELLINA” potremo riscoprire la bontà, la fragranza e le proprietà uniche di un alimento prodotto in loco, il pan de ségêl a forma di ciambella o brecadél, che è il pane della tradizione valtellinese. In questa fase di sperimentazione, la produzione del pane ottenuto con farina di segale 100% Valtellina avverrà per un periodo limitato, ossia in tutti i weekend (a partire dal 7 dicembre 2019) fino a esaurimento scorte, per divenire in prospettiva, una volta disponibili maggiori quantitativi di farina, via via più frequente.
Questo cereale ha una storia antichissima. Si ritiene che fosse noto in Valtellina già nel periodo compreso tra l’Età del Rame e l’Età del Bronzo. La coltivazione della segale fu praticata in Valle per molti secoli, grazie alla particolare adattabilità di questa pianta ai climi freddi, agli sbalzi termici e ai terreni poveri. La segale ci racconta di un’economia contadina essenziale e a conduzione familiare fatta di duro lavoro, di un tempo in cui la vita in Valle si svolgeva prevalentemente a “mezza costa”. I nostri nonni ricordano ancora i vasti campi del versante solivo retico (ma anche di parte di quello orobico, nelle zone più soleggiate) riservati a questa coltura, la cui presenza era divenuta un tratto distintivo del paesaggio locale insieme ai mulini ad acqua, che un tempo erano diffusissimi, persino in quota.

Questo prezioso cereale rappresentò a lungo una risorsa alimentare insostituibile per i valtellinesi, ma fu molto di più. Costituì, infatti, un autentico patrimonio culturale e spirituale, un concentrato di valori: attaccamento alla terra, operosità, sobrietà, resistenza alla fatica, lavoro di squadra, religiosità contadina, ciclo delle stagioni, solidarietà quotidiana nell’aiutare e nell’aiutarsi. Agli anni Quaranta del secolo scorso risale l’abbandono delle colture cerealicole e la fine di un mestiere praticato per secoli. Un tramonto che segnò una mutazione antropologica e paesaggistica del nostro territorio.

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  • Museo

Mulino di Bottonera

Chiavenna, Lombardia

Il Mulino di Bottonera, fondato nel 1867, sorge nel vecchio quartiere artigianale di Chiavenna: una zona che è stata caratterizzata dalle attività che utilizzavano l´acqua del fiume Mera attraverso una serie di canali.
Sorgevano mulini, una cartiera, un maglio, due fabbriche di ovatta, diversi birrifici ed il pastificio. Strutturato su tre piani ed organizzato secondo un complesso gioco di pulegge, nastri e macine proseguiva la sua attività ininterrottamente giorno e notte. Il lavoro era coordinato da un capo mugnaio che, con una squadra di operai, controllava il buon funzionamento delle macchine e il caricamento nei sacchi dei prodotti della lavorazione: farina, crusca, farinette. L´edificio cessò l´attività negli anni Sessanta. Grazie all´impegno dei volontari, che con circa nove mila ore di lavoro gratuito hanno recuperato in modo perfetto questa importante risorsa, è oggi possibile visitare il Museo strutturato su tre piani ed organizzato secondo un complesso gioco di pulegge, nastri e macine.

Bottonera, il quartiere artigianale
Il mulino dell´ex Pastificio Moro sorge in Bottonera, il vecchio quartiere artigiano di Chiavenna, edificato nell´800 nella parte alta della città, tra il fiume Mera e piazza Castello.
La Bottonera è stata caratterizzata dalle attività che utilizzavano l´acqua del fiume Mera attraverso una rete di canali destinati a fornire la forza motrice alle attività produttive come mulini, una cartiera, un maglio, due fabbriche di ovatta, diversi birrifici ed il pastificio. I canali ebbero la loro importanza sino alla fine degli anni 40 quando furono soppiantati dall´energia idroelettrica. Oggi la Bottonera, per quanto modificata, non ha perso le testimonianze della precedente “vocazione”. Percorrendo i vicoli del quartiere sono leggibili alcuni aspetti tipologici anche se le recenti ristrutturazioni hanno riconvertito gli edifici in sede di enti pubblici come la Comunità Montana, il centro scolastico per le scuole superiori, la Biblioteca centrale ed il Museo di valle.

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  • Riserva

Riserva Naturale Pian di Gembro

Villa Di Tirano, Lombardia

La torbiera di Pian Gembro è una Riserva Naturale Parziale Botanica situata nel comune di Villa di Tirano tra Aprica e la località Trivigno.
L’origine della torbiera risale all’ultima glaciazione, circa 10.000 anni fa, quando una lingua del ghiacciaio dell’Adda defluiva verso quella dell’Oglio, modellando la conca di Pian Gembro, poi occupata da un lago che nel corso degli anni è stato invaso da detriti vegetali.
L’acidità del suolo e la carenza di ossigeno hanno rallentato i processi di decomposizione del materiale vegetale favorendo la formazione di uno strato di torba.
Nei primi anni del secolo è iniziata l’estrazione della torba per fini industriali, l’attività, sospesa da pochi decenni, se da un lato ha modificato profondamente il paesaggio dando luogo ad aree decorticate e pozze, dall’altro ha rallentato l’interramento della torbiera e la scomparsa delle specie vegetali caratteristiche di questi ambienti.
La vegetazione di Pian di Gembro presenta alcune specie, tipiche dei periodi post glaciali, rare nelle nostre zone e pertanto di particolare interesse botanico quali il Mirtillo di palude, l’Andromeda polifolia e l’Equiseto.
Altrettanto importante è la presenza di piante carnivore come la Drosera e la Pinguicola delle zone interrate o l’Utricularia delle pozze d’acqua.
La Riserva è sempre visitabile liberamente.

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  • Museo

Museo Minerario della Bagnada

Lanzada, Lombardia

Il Museo Minerario della Bagnada si trova a Lanzada in Valmalenco.
Nasce con lo scopo di valorizzare il patrimonio minerario della Valmalenco: talco steatite, pietra ollare e serpentinoscisto per la copertura dei tetti.
Recuperata per fini museali, la Bagnada ha cominciato una nuova vita per la gioia delle migliaia di persone che, a partire dal 2008, ogni anno la visitano.
La miniera si sviluppa su nove livelli, quattro dei quali visitabili. Al suo interno si percorrono diverse tipologie di gallerie.
Ci sono quelle dove si estraeva il minerale, quelle di servizio, il locale che serviva per la conservazione degli esplosivi e per la preparazione delle cariche. Una di queste gallerie, grazie alla particolare acustica delle sue alte volte rocciose, ospita concerti e altri appuntamenti musicali.
In poco spazio vi si legge l’evoluzione delle modalità di coltivazione: dal pic e pala (piccone e badile) alla perforatrice ad aria compressa, unico strumento di modernità assieme a una piccolissima pala meccanica, anch’essa funzionante ad aria compressa.

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  • Sportivo

Ponte nel Cielo

Tartano, Lombardia

UN COLLEGAMENTO DIRETTO TRA CAMPO E IL MAGGENGO FRASNINO, A OLTRE 140 METRI DI ALTEZZA. E’ il ponte tibetano più alto d’Europa.
Nel 2016 parte l’iniziativa della passerella, un ardito ponte tibetano che collega Campo Tartano con il maggengo Frasnino, sul modello di altre realizzazioni in Svizzera ed in Austria che hanno avuto un grande successo. Dal ponte tibetano si può ammirare lo spettacolare scenario delle nostre care montagne, la sella di Campo Tartano, le imponenti vette ed i ghiacciai delle Alpi Retiche, la verde vallata del Tartano, la diga di Colombera, il fiabesco maggengo Frasnino e l’apertura del fondovalle valtellinese che culmina nel lago di Como per tramonti indimenticabili. I soci del consorzio, valligiani ed altri cari amici tutti accomunati dall’amore per la montagna, con proprie risorse, hanno reso possibile la costruzione di questa grande opera che aiuterà la piccola ma bella Val Tartano a non rimanere abbandonata a se stessa. Lo sforzo economico ed umano per sostenerne la costruzione é stato affrontato con lo spirito proprio degli antichi consorzi, l’unione delle forze di tante persone per un valido fine comune condiviso.

234 M
Lunghezza
140 M
Altezza
1 M
Larghezza
1034 M
Quota partenza (Campo)
1038 M
Quota arrivo (Frasnino)
2018
Anno di costruzione

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