Con la sovrapposizione di tredici dominazioni nell’arco di duemila anni, la Sicilia è oggi un puzzle di culture e tradizioni in grado di riassumere secoli di storia e civiltà fiorite nel bacino mediterraneo, di cui è pure l‘isola più grande. Grazie ai suoi quasi 26.000 km2 di superficie, è poi la Regione più estesa d’Italia, la settima isola d’Europa e, curiosità, la 45esima al mondo, comprendendo anche alcuni arcipelaghi, come quelli delle Eolie, delle Egadi, delle Pelagie, dello Stagnone e dei Ciclopi, oltre alle romite Ustica e Pantelleria.
Una varietas multiculturale enfatizzata da quella altrettanto generosa a livello geografico, offrendo un territorio vasto e suddiviso in nove province, ciascuna con la propria identità, ma dal 1946 assemblate in un’unica Regione a Statuto Speciale, e prima ancora, dal 1130 al 1816, nel Regno di Sicilia, annessa infine nel 1860 per plebiscito a quello d’Italia. Non è dunque un caso che, grazie a questo suo “identikit”, i sette siti siculi inseriti nel listing ufficiale del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco comprendano sia luoghi d’arte che realtà naturalistiche: fra i primi, la Val di Noto con i suoi centri Barocchi, vale a dire Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Caltagirone, Scicli e Militello; Siracusa e la Necropoli Rupestre di Pantalica in quanto una delle più grandi e meglio conservate di epoca preistorica; la Valle dei Templi di Agrigento; la Villa del Casale a Piazza Armerina, vicino Catania, grazie alla magnificenza dei mosaici e dell’architettura dell’edificio patrizio di epoca romana; la Palermo Arabo-Normanna, comprendente 9 beni tutelati, fra cui il celebre Duomo di Monreale e quello di Cefalù. Fra i siti Unesco naturalistici troviamo invece le Isole Eolie, dal fascino tipico di una terra di origini vulcaniche, e il Monte Etna, cuore dell’omonimo Parco, uno dei cinque regionali, insieme a quelli dei Monti Sicani, dei Nebrodi, delle Madonie e a quello fluviale dell’Alcantara. Unico Parco Nazionale è quello dell’Isola di Pantelleria, in virtù delle rare specie endemiche di flora e fauna, mentre infinite sono le riserve naturali, le aree marine e le zone umide protette, per un totale di 10,5% di territorio posto a vario titolo sotto tutela. Basti citare ad esempio la Riserva naturale integrale Grotta Conza, del Fiume Ciane e Saline di Siracusa, l’Oasi del Simeto, quella Orientata Bosco di Santo Pietro, di Cavagrande del Cassibile, l’Oasi Faunistica di Vendicari e quella dei Pini di Aleppo. Fra le Aree marine protette, altrettanto numerose, Capo Gallo – Isole delle Femmine, quella di Torre Salsa e quella dell’Isola dei Ciclopi di fronte ad Aci Trezza, che già nel nome riecheggia miti e leggende qui mai sopite.
Proprio partendo da uno di questi punti di interesse così speciali si può cogliere una sorta di metafora della storia della Sicilia stessa: se è vero che la Necropoli di Pantalica è stato un tempo luogo di morte, lo era ed è in senso cristiano anche di resurrezione, un po’ come ci raccontano gli annali locali, in un continuum di distruzioni e rinascite, conseguenti a guerre, invasioni, eruzioni e terremoti che hanno caratterizzato ogni epoca, passata o vicina. Memorabile, per gli effetti catastrofici che causò soprattutto nella Sicilia Orientale, fu quello del 1693, da cui però si ebbe una ri-genesi artistica e architettonica che ha appunto portato a quel crogiuolo di tesori inestimabili che è oggi la Valle di Noto. Esuberante, esagerato, esibizionista, unico. Così hanno voluto il Barocco gli aristocratici di Scicli e Modica, nel ragusano, risalendo la costa est fino alle pendici dell’Etna, plasmando infine il centro storico di Catania. Simile ma allo stesso tempo diverso nello spirito è il Barocco di Palermo, lustro e vanto delle casate più “gattopardesche”, accostato a quel mix di stili che vedono una copiosa alternanza di epoche e culture, che va dalla reggia islamica della Zisa all’eleganza Liberty di Via Ruggiero Settimo.
Specchio di tanta opulenza di contenuti è anche la cucina, che varia a seconda della zona: se a est prevale una tavola semplice, nell’entroterra vince una versione ancora più schietta, mentre a ovest si fanno ancora sentire l’influsso arabo e i fasti di corte. Comune e diffuso ovunque è il concetto del piatto unico a base di pasta, condita con pesce o carne, oppure con le verdure, come l’intramontabile pasta alla Norma, originaria di Catania, o il trapanese cuscus, versione ittica di quello arabo. Il trionfo dei sapori lo si raggiunge poi al momento del dessert, idealmente un buffet infinito di dolcezza portata fino quasi all’eccesso, in una vera festa di colori, in cui pasta martorana e cassata spiccano su tutto. Superbi anche i vini, che affondano le radici nei secoli ma solo di recente hanno riscosso il meritato successo. Ipercromatiche, chiassose e sempre cariche di storia sono anche le feste tradizionali che animano la scena in ogni stagione dell’anno: il Festino di Santa Rosalia a Palermo e Sant’Agata a Catania sono le due patrone più celebri e celebrate, il Carnevale si traduce nell’Abballu di li Diavuli, mentre con il teatro dei Pupi si apprezza la rappresentazione della vita, a tratti grottesca ma straordinariamente ricca di suggestioni storiche.
La riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale è un’area naturale protetta situata nei comuni di Caltanissetta, Enna e Pietraperzia ed è stata istituita nel 1999.
A Corleone, nel cuore dell’entroterra della provincia di Palermo, si trova la bellissima Cascata delle due Rocche, formata dal salto del fiume San Leonardo, un affluente del fiume Belice. Alta circa 4 metri, si trova a pochi passi dal centro storico in un contesto che per le sue caratteristiche morfologiche è chiamato Canyon e sul quale si possono ammirare anche i resti di un acquedotto forse di origine medievale. il sito è stato tra i più votati della campagna “luoghi Del cuore” in Sicilia ed il secondo come luogo d’ acqua. Ai piedi della cascata trovasi un mulino ad acqua. Il periodo nel quale la cascata dà il meglio di se sono i mesi da Gennaio ad Aprile , ma anche in autunno quando piove in maniera copiosa. Attorno al Canyon vi sono sentieri, non facili da percorrere, dai quali si ha una veduta piuttosto suggestiva. Una strada collega in salita al Convento del SS Salvatore, altro luogo suggestivo da visitare. Un unicum naturalistico e architettonico degno di una gita .
Il Museo degli Archi di Pasqua è una struttura di circa 500 mq destinata alla valorizzazione degli Archi di Pasqua. All’interno 8 sale espositive, una sala per la proiezione in 3D degli Archi di Pasqua e una sala laboratorio. Nato con lo scopo di preservare i pezzi di ogni edizione degli Archi, il museo arricchisce la visita sotto il punto di vista storico e culturale, rendendo partecipe il visitatore della storia degli Archi, della tradizione, e della passione che le confraternite mettono nel realizzare tale manifestazione.
La festa di sant’Agata è la più importante festa religiosa della città di Catania. Si celebra in onore della santa patrona della città, ed è una tra le feste religiose cattoliche più seguite, proprio per il numero di persone che coinvolge e attira. Si svolge tutti gli anni dal 3 al 5 febbraio, il 12 febbraio. La ricorrenza di febbraio è legata al martirio della santa catanese, mentre la data di agosto ricorda il ritorno a Catania delle sue spoglie, dopo che queste erano state trafugate e portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace quale bottino di guerra e dove rimasero per 86 anni. Dal 3 al 5 febbraio giungono a Catania più di un milione tra fedeli e turisti.
Le fortificazioni greche di Gela, meglio conosciute come Mura timoleontee di Caposoprano, costituiscono un’importantissima testimonianza archeologica del sistema difensivo che cingeva la collina sulla quale sorgeva l’antica città greca di Gela, fondata da coloni di Rodi e Creta nel 689 e definitivamente distrutta nel 282 a.C Le mura si trovano all’interno di un grande parco posto tra la città moderna e la costa, in località Caposoprano.
A 40 km, il Cretto di Alberto Burri a Gibellina è una delle più importanti opere di land art del Novecento. Per restare a Sambuca, il Monte Genuardo e la Riserva naturale orientata (1180 m. s.l.m.) comprendente la zona di Santa Maria del Bosco e il Bosco del Pomo con l’insediamento di Adranon, sono meta di passeggiate e trekking. A oriente di Monte Genuardo corre la valle segnata dai castelli arabi, che controllavano la via dei commerci dal porto di Sciacca sino a Palermo. La rocca di Zabut era il guardiano della valle. Il lago Arancio è un bacino artificiale, alle cui spalle partono alcuni itinerari di trekking, come quello lungo la gola della Tardara che conduce a Sciacca. Meritano una visita la torre di Pandolfina di metà Quattrocento, che si erge a difesa della masseria, la torre di Cellaro (XI secolo) sulle sponde del lago Arancio e, poco distante, i resti del fortino arabo di Mazzallakkar. Dal lago, attraverso la strada statale 188, si raggiungono le cave di Misilbes, “fantastiche e irreali – scrive nel 1960 Leonardo Sciascia – scavate nel fianco delle collina come templi egiziani”. A nord dell’abitato si trova la chiesa di Santa Maria di Adragna, nota come “Bammina”, tra i luoghi di culto più antichi del territorio. Sembra avere origine dal primitivo luogo di culto annesso al casale di Adragna. Infine, si può visitare il sito archeologico di Monte Adranone..
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