banner-
Termoli

campobasso, campomarino, larino, montenero di bisaccia, petacciato, termoli

Scopri tutti i comuni del territorio

Trentasei chilometri in tutto. Meno di mezz’ora di strada, ma che vale la pena percorrere per scoprire questo breve tratto di litorale adriatico ancora poco noto. La costa molisana è un susseguirsi di spiagge per lo più sabbiose, attrezzate e facilmente accessibili, che verso l’interno diventano dune coperte da macchia mediterranea.

A dividere a metà il litorale è Termoli, il più grande comune costiero e unico porto della Regione, situato su un promontorio fortificato che racchiude il Borgo Antico. I vicoli del centro storico si stringono attorno alla Cattedrale, Monumento Nazionale tra gli esempi più belli del romanico in Molise, e al Castello Svevo, eretto nell’XI secolo e fortificato un secolo più tardi da Federico II di Svevia. A rendere ancora più suggestivo il panorama è un antico trabucco, “macchina” per la pesca su palafitta, eco del passato di città marinara e caratteristico del sud dell’Adriatico.

Proseguendo verso il confine con la Puglia si incontra Campomarino Lido, capace di sorprendere con la sua ampia spiaggia di sabbia e una cultura enologica che affonda le radici in un vitigno autoctono antico, il “Tintilia” il giusto accompagnamento ai piatti tipici, un mix di prodotti di mare e terra che attinge da territorio e tradizioni, alternando pescato, formaggi, salumi, carni di agnello e capretto e verdure. Campomarino ha anche un Porto Turistico, la Marina di Santa Cristina, così come lo ha il vicino borgo di Montenero di Bisaccia, la Marina Sveva, con numerosi sistemi green decisamente all’avanguardia.

Distese di viti e olivi caratterizzano anche Petacciato, una collina alta appena 250 metri, ma da cui si apprezza un panorama a dir poco memorabile, che da una parte abbraccia le cime del massiccio della Majella e dall’altra il promontorio del Gargano, con il profilo delle Isole Tremiti all’orizzonte.

E tu che tipo di turista sei?

Scopri la destinazioni con gli

Inizia a costruire il tuo itinerario

Turista

culturale

Turista

Enogastronomico

Turista

Naturalistico

Inizia a costruire il tuo itinerario

E gli altri turisti cosa ne pensano?

Scopri le tre cose apprezzate di più da chi ha già visitato la destinazione

Percezione Servizi offerti

  • 32,69%

    Personale

  • 20,23%

    Pulizia

  • 12,32%

    Ristorazione

Percezione individuale

  • 30,00%

    Dimensione artistico-culturale

  • 26,60%

    Componente esperienziale

  • 21,20%

    Componente emozionale

Esperienza complessiva

  • 89,78%

    Qualità generale

  • 7,04%

    Organizzazione

  • 3,01%

    Raggiungibilità dei luoghi di interesse

Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web

Cerca per

  • map
    • CAMPOBASSO
    • CAMPOMARINO
    • LARINO
    • MONTENERO DI BISACCIA
    • PETACCIATO
    • TERMOLI
  • walk
    • Destinazioni
    • Punti di Interesse
    • Eventi
    • Itinerari
  • avatour
    • Turista culturale
    • Turista Enogastronomico
    • Turista Naturalistico
    • Turista Spirituale
    • Turista Sportivo
Montenero di Bisaccia - I Calanchi

Montenero Di Bisaccia, Molise

5 elementi Cosa fare e vedere

  • Eccellenza Naturalistica

Montenero di Bisaccia – I Calanchi

Montenero Di Bisaccia, Molise

Montenero di Bisaccia, in provincia di Campobasso, è un paese di circa 6.300 abitanti adagiato a 273 metri s.l.m. tra le colline molisane che guardano verso il mare. L’area urbana offre la possibilità di visitare il Borgo antico, un concentrato di storia, profumi e tradizioni che, fino al XVIII° secolo, rimase circondato da spesse mura e dieci alte torri provviste di feritoie e posti di guardia, che dominavano i dintorni. La zona antica del paese offre scenari originali e suggestivi, come l’area delle grotte arenarie e dell’antica Fonte Cassù, una fonte in muratura, con strutture ad archi, probabilmente ascrivibile a origini romane. Una fontana al servizio dell’antico centro abitato e dei suoi contadini, i quali la usarono fino a pochi anni prima del secondo conflitto mondiale. Nel III secolo a. C., Annibale, dopo la battaglia del Trasimeno, anziché marciare su Roma, entrò in Frentania e mise a sacco e fuoco l’intera Regione per rifornire d’acqua i suoi soldati, che marciavano verso la Piana di Guardialfiera e Larino. Annibale pose i suoi accampamenti a Montenero di Bisaccia, proprio in prossimità di Fonte Cassù, che in dialetto significa refrigerare. Oggi la fonte non è più utilizzabile, ma grazie a un recente restauro è stata recuperata e resa nuovamente visitabile.

LE GROTTE NEOLITICHE sono un complesso naturale di grotte arenarie risalenti al 10.000 a. C. e forniscono una testimonianza diretta di quella che è stata la storia di Montenero di Bisaccia; sono caverne naturali di roccia arenaria che furono abitate fin dal Paleolitico Medio. Infatti, pur non essendo mai state esplorate con intenti scientifici, dalla loro conformazione e da alcuni reperti fossili ritrovati (punte di frecce, ossa e cocci di vasi) si può supporre che esse siano servite come abitazioni umane in epoca risalente al Paleolitico Medio e al Neolitico. Durante il periodo natalizio, quest’area ospita, da più di trent’anni, una bellissima e suggestiva rappresentazione del Presepe Vivente, divenuta ormai una vera e propria tradizione famosa in tutta Italia. Un evento che con il passare degli anni ha creato un forte legame tra territorio, tradizione e leggende popolari.

I CALANCHI
I Calanchi di Montenero di Bisaccia, noti in paese come lame, si trovano alle spalle del Santuario della Madonna di Bisaccia. L’area è caratterizzata dalla presenza di forme erosive che si estendono su un territorio di circa 120,80 ettari, dando luogo al surreale paesaggio fatto di profonde valli dominate da creste sottili e frastagliate. I Calanchi sono delle forme erosive tipiche dei suoli argillosi, createsi in seguito all’azione delle acque meteoriche, che conferiscono un aspetto caratteristico al territorio. L’area è caratterizzata dalla presenza di forme erosive che si estendono su un territorio di circa 120,80 ettari, dando luogo al surreale paesaggio fatto di profonde valli dominate da creste sottili e frastagliate. La costituzione argillosa e quindi impermeabile del terreno rappresenta uno dei fattori caratterizzanti dell’area, assieme a forte pendenza, esposizione a sud, vegetazione scarsa, clima con precipitazioni intense e brevi e irraggiamento solare massiccio nel periodo estivo. Date anche le peculiarità della flora e della fauna presenti, l’area è stata individuata dal Ministero dell’Ambiente quale Sito di Interesse Comunitario (SIC) da valorizzare, tutelare e sviluppare. Sulle aree calanchive, infatti, si insedia una flora costituita in prevalenza da piante erbacee, con dominanza di graminacee, che formano l’habitat prioritario. L’ambiente si presenta sub steppico, caratterizzato da marme compatte, talora fogliettante e da argille marmose di tue tipi: varicolori e azzurre.

IL PRESEPE VIVENTE rappresenta uno degli eventi più attesi e caratteristici, non solo per i monteneresi ma per tutti i molisani. Come ogni anno, si svolge dal 24 dicembre al 6 gennaio presso le Grotte neolitiche. Il Presepe Vivente fu organizzato per la prima volta nel 1984, e sin dalla prima edizione, il presepe è stato allestito presso le Grotte Neolitiche. Con il passare degli anni e l’aumento di consensi e dell’entusiasmo, l’area interessata dalla rappresentazione si è notevolmente ampliata, regalando nuovi scenari. È una manifestazione molto importante che ogni anno coinvolge numerosi volontari e che è riuscita a creare un forte legame tra territorio, tradizioni, miti e leggende. Il luogo e l’impegno di tanti monteneresi rievocano, in modo accattivante e suggestivo, il racconto evangelico della Sacra Famiglia. Nel periodo natalizio, Montenero di Bisaccia e il suo Presepe Vivente diventano meta di numerosi visitatori provenienti ormai da tutta l’Italia. Lo scenario, i costumi e i tanti protagonisti immergono lo spettatore in un luogo incantato e unico.

LA TORRE DI MONTEBELLO
La Torre di Vialante, meglio conosciuta come Torre di Montebello, è situata nella Contrada di Montebello, a circa 12 km dal centro abitato di Montenero di Bisaccia. Data la sua posizione, a poca distanza dal mare e sulla destra del Fiume Trigno, la torre aveva una funzione di difesa e controllo dell’intero litorale molisano. Infatti, era in collegamento con le torri costiere di Termoli e Petacciato e insieme vigilavano meglio la costa dagli attacchi dei Turchi. La Torre di Montebello è stata costruita sopra i ruderi del vecchio Castello di Montenero, con lo scopo di difendere e dare l’allarme durante il lungo periodo delle incursioni saracene. Si suppone che sia stata costruita dai Normanni, restaurata da Federico II e ricostruita completamente nel XVI secolo, sotto il dominio di Carlo V. La torre si presenta a pianta quadrata con scalinata di accesso e merlature e beccatelli che contornano la cornice superiore. La sua forma architettonica si riscontra in numerose torri pugliesi. È articolata su tre livelli: i primi due coperti da volte a botte e collegati internamente da scala a chiocciola in pietra arenaria, l’altro è un terrazzo che presenta una volta coronata da merli. Per poter accedere alla torre vi è una scala a rampa che conduce alla porta d’ingresso, sulla parete principale vi sono evidenti tracce di un ponte levatoio, probabilmente al posto dell’attuale scala esterna. Le superfici murarie sono quasi del tutto compatte: presentano quattro finestrelle rettangolari con semiarco, delineate da mattoni in cotto a forte strombatura e distribuite una per lato a diverso livello di altezza, una monofora aperta a nord-ovest e due porte praticate rispettivamente sui lati nord-ovest e sud-est.

PORTO TURISTICO MARINA SVEVA
Il Porto Turistico Marina Sveva è situato a circa mezzo miglio a nord dalla Foce del Fiume Trigno, in località Costa Verde presso la Marina di Montenero di Bisaccia e nel golfo che unisce le cittadine di Vasto e Temoli. Il Porto Turistico Marina Sveva è una struttura portuale di recente costruzione dotato di numerosi sistemi green attivi: un impianto di depurazione delle acque di ultima generazione per riciclo e sostenibilità che parte dalla raccolta delle acque meteoriche, una colonnina di aspirazione delle acque nere e di sentina con trattamento successivo prima dello smaltimento, sistemi autosufficienti per l’acqua calda basati su pannelli solari, trattamenti anti inquinamento per l’area di bunkeraggio e captazione dell’acqua dalle falde naturali per il lavaggio delle barche con risparmio di acqua potabile. Proprio per questo su carattere fortemente ecosostenibile, l’intera costruzione assume grande rilevanza ed è profondamente legata a un patrimonio naturale e paesaggistico straordinario. Il porto è composto da 7 pontili galleggianti dotati di finger che possono ospitare fino a 446 imbarcazioni da diporto di lunghezza massima di 30 metri. A terra sono disponibili molti servizi sia per le barche che per i diportisti. Marina Sveva è in grado di garantire un livello d’eccellenza nei servizi disponibili e di confezionare un’offerta unica nel suo genere per ampiezza e varietà, arricchita da una struttura di assoluta avanguardia sia dal punto di vista architettonico che funzionale.

Scopri di più arrow-right
  • Eccellenza Naturalistica

Marina di Petacciato – Riserva Naturalistica

Petacciato, Molise

Centro del litorale adriatico, Petacciato marina gode di un panorama mozzafiato che va dal promontorio del Gargano ai monti della Majella. La sua spiaggia di sabbia chiara e finissima, si allunga per parecchi chilometri in una distesa di natura incontaminata. A rendere Petacciato Marina una piccola meraviglia sono però le sue dune, caratteristico paesaggio della macchia mediterranea, tra le più affascinanti di tutto il litorale. Petacciato è un piccolo paese con meno di 3500 abitanti che sorge sulla cima di una dolce collina vista mare. La cittadina e il suo centro storico sono molto graziose e pittoresche, c’è una bella zona di riserva naturale alla foce del fiume Trigno e soprattutto la parte della marina di Petacciato è capace di incantare, con le sue acque azzurre e le sue dune costiere, anche il turista più reticente.
Il suo centro storico si trova arroccato tipicamente su una bella collina e presenta un classico tono medievale tutto vicoli e piccole piazze. Da visitare è la Chiesa di Santa Maria, che originariamente si chiamava Chiesa di San Rocco (patrono del paese), che rappresenta il cuore del borgo medievale. È stata costruita tra il XI e il XIII secolo con tufo e pietra arenaria, la sua pianta a croce greca ha tre navate e tre relativi altari, tra cui quello molto bello di Sant’Antonio dove si trova una ricca cappella familiare riservata alla nobile famiglia D’Avalos.

Sotto la Torre campanaria si trova la Cripta di San Rocco dove si può ammirare un’acquasantiera murale in pietra riccamente scolpita, una statua lignea di San Giuseppe, l’altare di Santa Lucia, il dossale dell’Addolorata e le particolari statue, in cartapesta dipinta, di Gesù Risorto e di S. Rocco.
Vicino al campanile sorge il PALAZZO DUCALE chiamato anche Castello di Petacciato perché venne creato per essere una vera e propria fortezza difensiva. Oggi è invece il luogo perfetto per ospitare gli eventi culturali e le feste cittadine, soprattutto nel suo elegante cortile-giardino interno.

Di grande interesse ambientale e turistico è l’area naturalistica SIC – Sito Interesse Comunitario – FOCE TRIGNO – MARINA DI PETACCIATO, quasi unica nel suo genere sull’Adriatico, caratterizzata da sabbia chiara e finissima, acqua azzurrra , dune costiere che si estendono per chilometri e una bella pineta che per due chilometri separa il mare dalla strada principale e garantisce riparo e ombra con i suoi grandi pini marittimi.

L’area della Foce del Trigno è un luogo bellissimo che comprende il medio e basso corso del fiume Trigno, con gli argini fluviali, i versanti vallivi e la Marina di Petacciato. Qui fiume e mare si incontrano e danno vita ad uno splendido ecosistema ricco di ornitofauna. Senza ombra di dubbio in molte stagioni questo è un vero paradiso per chi pratica birdwatching, infatti vengono organizzati molti tour e attività di didattica dalle associazioni locali.

L’area include il medio e basso corso del fiume Trigno comprendente gli habitat degli argini fluviali e dei versanti vallivi e la Marina di Petacciato. Il fiume Trigno ha un carattere quasi torrentizio, difatti, si presenta come una fiumara caratterizzata da un letto ampio e ciottoloso, con scarsa vegetazione riparia se non in alcuni tratti nei pressi della foce, dove sono presenti boschi ripari con salici e pioppi. Importante è la presenza di un habitat prioritario: percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea. La tipologia del biotopo consente la nidificazione di alcune specie di caradriformi il Corriere piccolo e il Piro piro piccolo, specie adattate agli ambienti in rapida evoluzione, come appunto i greti fluviali. Non è presente la macchia mediterranea ma pinete che hanno acquisito un elevato valore ecologico e paesaggistico per la presenza, nelle aree meglio conservate, di un sottobosco con specie di macchia e quindi con una evidente ripresa della vegetazione autoctona.

Da Petacciato Marina parte un bellissimo itinerario ciclabile che attraversando la valle del fiume Sinarca porta fino a Termoli, circa 30 chilometri tra campi coltivati spesso pieni di girasoli e placide colline che passa anche dalla bella Torre Saracena sulle rive del Sinarca, un luogo incantevole dove fare foto e ammirare la natura molisana.

Scopri di più arrow-right
  • Eccellenza Urbana / Centro Storico

I Trabucchi

Termoli, Molise

I TRABUCCHI – TERMOLI
Città di mare, Termoli è anche un borgo antico ricco di storia medievale. E punto di partenza per scoprire l’entroterra dalle dolci colline molisane e le meravigliose isole Tremiti. Dal Castello Svevo, simbolo della città, fino alle torrette che completavano la linea difensiva verso il mare tra Puglia e Abruzzo, Termoli esprime due facce della stessa medaglia: quella dell’antico borgo arroccato e quella della città nuova costruita fuori le mura alla metà del 1800.
Ai piedi del Borgo Antico inizia la Passeggiata dei Trabucchi, tra i simboli che caratterizzano la città, cammino che dai piedi del Castello Svevo si snoda lungo tutta la cinta muraria del Borgo e il promontorio che si affaccia sul mare adriatico fino ad arrivare al Porto.

I Trabucchi, chiamati trabucche in termolese, sono antiche e affascinanti macchine da pesca risalenti al XIX secolo. Era il 1850 quando Felice Marinucci, pescatore termolese, vide per la prima volta un trabucco mentre con la sua barca a vela si dirigeva verso Ancona. Secondo il racconto, nel corso del viaggio, fu attratto da questo strano strumento, formato da una fitta palizzata conficcata tra gli scogli, sulla quale era appoggiata una solida piattaforma fatta di assi di legno.

Completavano la costruzione un argano, una piccola cabina e due massicce antenne che si allungavano sull’acqua per molti metri. Ad esse era legata una rete di forma rettangolare che, a intervalli più o meno regolari, veniva immersa in acqua e subito dopo ritirata. Felice Marinucci ne rimase subito affascinato e, dopo avere assunto sufficienti informazioni sulla sua efficacia, al ritorno da quel viaggio, decise di costruirne uno anche a Termoli, esattamente a Marina di San Pietro, resistito fino ad oggi. Nacque così il primo trabucco di Termoli, al quale, nel 1950, un secolo dopo, ne seguirono circa una decina. A Termoli i trabucchi erano situati a ridosso del Borgo Antico ed erano particolarmente importanti per un borgo di mare perché garantivano il pescato anche in caso di cattive condizioni climatiche. La scelta dei luoghi di impianto dipendeva dal percorso del pesce, in particolare dalla sua fase di allontanamento dalla costa, alla quale si era avvicinato per via delle correnti.
Per cui, i Trabucchi venivano collocati lungo le direzioni d’uscita che andavano dall’insenatura verso il largo, cioè guardando il mare. La tecnica di pesca utilizzata consiste nell’intercettare, con le grandi reti a trama fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo gli anfratti della costa. Il trabucco è posizionato là dove il mare presenta una profondità di almeno 6 metri, ed è eretto a ridosso di punte rocciose orientate in genere verso sud-est o nord-ovest, in modo da poter sfruttare favorevolmente le correnti. La rete viene calata in acqua grazie ad un complesso sistema di argani e tirata su per recuperare il pescato. Negli anni più recenti, gli storici Trabucchi termolesi sono stati più volte ridisposti a causa del maltempo. Oggi come allora, i Trabucchi sono privati ed è possibile visitarli su richiesta. Rimangono attivi attivi due: il trabucco Celestino sul litorale Nord e il trabucco D’Abramo sul litorale sud.

D’obbligo una visita al Borgo Antico, arroccato su un promontorio delimitato da antiche mura a strapiombo sul mare Adriatico, risalente al V secolo. Si entra nel Borgo da un varco vicino al Castello o dalla porta ad arco in prossimità della Torretta Belvedere, con un piazzale che domina la vista sul porto e sulla spiaggia a sud di Termoli. Dopo aver percorso piazzette, scalinate, vicoli stretti tra cui il famoso Vico II Castello, il più stretto d’Europa, si apre una grande piazza circondata da casette bianche e ocra tra le quali spicca imponente la Cattedrale di San Basso, Duomo di Termoli, (XII-XIII sec.), splendido esempio di stile romanico. La visita prosegue lungo la cinta muraria tra case basse, in perfetta armonia con il Borgo marinaro fino a raggiungere il Faro e il monumento che caratterizza l’immagine del Borgo stesso: il Castello, probabilmente di origine normanna (XIsecolo), comunemente chiamato Castello Svevo per la ristrutturazione voluta da Federico II di Svevia.

Scopri di più arrow-right
  • Borgo

Campomarino: Il Borgo e i Murales

Campomarino, Molise

CAMPOMARINO
Campomarino, una delle principali cittadine della costa e dell’intera regione, si affaccia sul mare, da una parte, e sulle dolci colline del basso Molise, dall’altra Il paese, uno dei quattro molisani di minoranza etnica arbëreshë, ha la particolarità di avere quattro località: Campomarino Lido, Nuova Cliternia, Ramitelli e Contrada Arcora. Campomarino Lido è la frazione situata lungo la costa molisana dove si possono trovare ampie spiagge che ospitano stabilimenti con tutti i servizi sia aree di spiaggia libera, costeggiate da un bellissimo lungomare.
Il borgo di Campomarino custodisce anche un patrimonio storico e architettonico che è molto interessante scoprire. Una tra le caratteristiche più belle di Campomarino è la presenza di pregiati murales che raccontano i costumi e le tradizioni della comunità albanese in Italia. Le pareti di molte abitazioni, infatti, sono decorate con rappresentazioni della vita, delle attività e delle tradizioni arberesche. Camminando per le vie cittadine risulta impossibile non rimanere meravigliati dalle numerose chiese e dagli antichi palazzi. Il centro storico cittadino ha il suo cuore in Piazza Vittorio Veneto dove si trova uno stupendo belvedere che regala una vista sulla costa adriatica. Tra le tappe da non perdere c’è sicuramente la Chiesa di Santa Maria a Mare, nota anche come “Chiesa vecchia”. L’edificio religioso ha origini medievali, ma è stato oggetto di diversi rimaneggiamenti e l’aspetto attuale risale al XVIII secolo. All’interno la chiesa ospita una reliquia di Santa Cristina, patrona di Campomarino, e un busto della Santa. Poco distante, si trova la Chiesa del Santo Spirito che è comunemente nota come “chiesa nuova” perché è stata costruita nel 1995.

CAMPOMARINO IL BORGO DIPINTO – I MURALES
Il popolo Arbëreshë, di origine albanese immigrò a Campomarino già alla fine del XV secolo per sfuggire all’orrore dell’invasione ottomana dei Balcani. Questo popolo rifondò interi villaggi, ricostruì borghi e casali distrutti da terremoti e pestilenze, bonificò terreni paludosi e tramandò la propria lingua e cultura di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. Fu così che rinacque il borgo antico di Campomarino, con la struttura urbana tipica dei piccoli centri balcanici, C’è stato un tempo in cui il borgo antico di Campomarino aveva i muri delle case intonacati di bianco, come la tela di un pittore prima del passaggio del pennello o come un foglio di carta in attesa della prima parola. Liliana Corfiati ha visto in quegli spazi delimitati da porte, finestre e grondaie le pagine pronte ad accogliere i suoi racconti, storie di vita quotidiana, tradizioni da non dimenticare, immagini dai colori vivaci come i costumi Il popolo Arbëreshë.
Grazie, dunque, all’intuizione dell’artista Liliana Corfati, nativa di Campomarino, Il borgo è, infatti oggi, decorato con numerosi murales che si ammirano esplorando i vicoli del paese. In Italia esistono numerosi borghi arricchiti di murales, ma Campomarino non è un borgo dipinto come tutti gli altri, perché dietro la realizzazione delle opere d’arte che decorano il suo centro storico è scolpita la storia di un intero popolo arbëreshë. Sono piu’ di 35 i murales che raffigurano scene di vita ma anche tradizioni e vicende storiche del popolo albanese e passeggiare per le vie del borgo è come visitare un museo a cielo aperto dedicato alla storia e alla cultura arberesche. Ecco, di fronte all’inconfondibile chiesa trecentesca di Santa Maria a Mare, un gruppo di giovani, vestiti con abiti tradizionali dai colori vivaci, danzare in cerchio un antico ballo di buon auspicio al suono di due fisarmoniche. Poco oltre, un regale e fiero condottiero è approdato alla spiaggia del Lido di Campomarino insieme ai suoi fedeli soldati mentre la loro nave è all’ancora con la vela ammainata: è l’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg, vincitore di mille battaglie contro gli Ottomani, invincibile baluardo che, finché fu in vita, riuscì ad impedire l’avanzata turca. Dietro l’angolo, sotto un arco, una coppia di sposi riceve la corona nuziale da un prete ortodosso. Lì Papa Francesco benedice una famiglia arbëreshë; qui Madre Teresa di Calcutta, di origine albanese, abbraccia una ragazzina, circondata da altri giovani sorridenti. In fondo, Santa Cristina, patrona di Campomarino, resiste miracolosamente al martirio inflittole dal padre per farle abiurare la fede Cristiana. Ci sono immagini sacre ma anche scene di vita comune: oltre quella via, un giovane, accompagnato da due violinisti, canta una serenata alla sua amata affacciata alla finestra; due amici giocano a carte, seduti ad un tavolo con due bottiglie di buon vino, mentre una giovane contadina pigia i grappoli d’uva all’interno di un tino. Un gruppo di donne, sedute di fronte all’uscio di casa, sono intente a scambiarsi confidenze dopo aver appeso i panni ad asciugare. Un calzolaio aggiusta una scarpa. Una bella lavandaia lava i panni dopo aver attinto l’acqua dalla fontana del paese; c’è chi inforna il pane, chi prepara la conserva e chi tira la sfoglia con il mattarello mentre alle sue spalle un pentolone si scalda al fuoco del camino. Ovunque fioriere dipinte si confondono con quelle vere; da porte e finestre disegnate si affacciano personaggi che si mescolano agli abitanti di Campomarino: i murales di Liliana Corfiati raccontano scene di vita quotidiana, mestieri e tradizioni popolari; sono stati un dono che l’artista di origine arbëreshë ha voluto fare all’amato borgo natio.

ABITATO PROTOSTORICO.
Di interesse una visita al Villaggio protostorico che sorge a poca distanza dal mare, in Località Arcora. Si tratta di una delle primissime testimonianze di villaggi protostorici della fascia costiera molisana. La datazione dell’insediamento non è esatta, ma si può dire con certezza che le varie fasi abitative partono dall’età del Bronzo Finale, inizio dell’età del Ferro, circa IX secolo a. C., e arrivano almeno al VII secolo a. C. Il sito presenta due aree a destinazione abitativa: La prima si sviluppa a nord-ovest e presenta una serie di strutture notevolmente interrate sul lato posteriore, precedute da un piano probabilmente porticato e pavimentato con un battuto di ghiaia. Alle spalle di una delle capanne e perfettamente allineata con essa, è stata rinvenuta la sepoltura di un bambino piccolissimo, deposto in posizione rannicchiata. La seconda area più ampiamente esplorata e articolata è situata nel settore sud-est del terrazzo. La superficialità delle stratigrafie e le recenti manomissioni rendono problematica la lettura delle singole unità abitative (capanne a pianta rettangolare). I numerosissimi reperti e i resti faunistici e botanici permettono di avere un’idea sulle attività e sull’organizzazione della vita in questo insediamento. Alcune strutture potrebbero aver avuto funzioni specializzate. Le fusarole e i pesi da telaio, per esempio, sono stati rinvenuti con particolare concentrazione in una delle strutture, così come i fornelli stabili che, concentrati in altre aree, sono sempre multipli. Mentre, in altre strutture sono concentrati i vasi per conservare. Tra i resti botanici prevalgono di gran lunga i legumi seguiti dai cereali. I resti dei pasti consumati, soprattutto le parti ossee degli animali, venivano depositati immediatamente al di fuori delle capanne.

Scopri di più arrow-right
  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Castello Svevo – Borgo Vecchio

Termoli, Molise

CASTELLO SVEVO
L’elemento che, forse più di ogni altro, racconta la storia di Termoli, è la torre, inserita nella cinta muraria che delimita il borgo vecchio. Nota anche come Castello Svevo, è diventata, col tempo, un’architettura che determina il genius loci, ossia un’architettura che favorisce l’interrelazione psicologica di ogni abitante col la propria città. Ad un primo sguardo, quello che salta subito all’occhio, è l’ambivalenza di un’architettura così imponente, se confrontata con le piccole casette che segnano il tratto urbano del borgo e, al contempo, la sincera fusione del Castello con lo stesso borgo.

La genesi del Castello è spesso confusa con quella della città: durante la dominazione longobarda delle terre molisane, il territorio era costellato da piccoli feudi disorganizzati spesso in lotta tra loro. È in questo periodo che gli abitanti dei villaggi sparsi sul territorio, si rifugiarono sul promontorio addossato sul mare, dove sorgerà poi il primo nucleo cittadino, e circondandosi di un sistema murario difensivo. Dal IX secolo i Normanni, insediatisi stabilmente nell’Italia meridionale, avviarono un programma di ristrutturazione delle fortificazioni longobarde e di costruzione di nuovi presidi di difesa: è probabile che in questo periodo si inserisca la costruzione del “donjon”, il Castello, evidente esempio di fortificazione normanna, costituito da due grandi volumi sovrapposti, innestate alla cinta muraria.

Il primo, costituente il basamento, è un tronco di piramide a pianta quadrata; il secondo è una torre a base quadrata più piccola. La sua geometria allude ad una compenetrazione quasi perfetta di corpi solidi. Differenti eventi hanno messo in pregiudizio lo stato dell’opera: dal susseguirsi di terremoti fino ad eventi meno devastanti, come l’invasione crociata, quella delle truppe di Enrico VI del 1194 e, infine, l’attacco delle galee veneziane nello scontro del 1240 contro Federico II di Svevia. Ed è proprio Federico II ad aver avviato un programma militare di recupero delle fortificazioni, costruendo le maglie nodali del sistema difensivo e, nel caso in esame, constatato lo stato di abbandono e degrado in cui versava il Castello, la sua ristrutturazione. Quest’ultimo svolgeva la duplice funzione di difesa della costa e della stessa città e, al contempo, era una sorta di simbolo del potere federiciano, fronteggiando, con la sua presenza, i fermenti delle autonomie locali contrarie al governo degli Svevi.

Un’analisi della struttura dichiara la mancanza della funzione residenziale della torre: se in epoca normanna essa svolgeva essenzialmente una funzione difensiva, con la prevalenza di caratteri militari della costruzione, sotto il dominio di Federico II, invece, esso ha assunto connotati più artistici e residenziali, nonostante conservasse ancora le funzioni originali di sicurezza. Si può affermare che l’aspetto definitivo del Castello è stato assunto proprio nel XV secolo, con la presenza di quattro torri circolari atte ad ospitare le bocche bombardiere e delle robuste cortine curvilinee, con la funzione di schivare i fuochi delle artiglierie. Dal 1885 il Castello è annoverato tra i monumenti nazionali e designato quale museo storico regionale: è oggi convertito in ambiente per le esposizioni temporanee di arte e per la celebrazione dei matrimoni civili. La parte superiore, invece, è chiusa al pubblico perché presidiata dall’aeronautica militare che utilizza gli spazi del torrione e ha costruito, in sommità, un locale che funge da stazione metereologica, dotata dei relativi impianti strumentali. Ogni anno, il 15 agosto, si svolge la suggestiva manifestazione dell’incendio del castello, rievocazione dell’assalto subito da parte dei turchi, e, nell’incantevole cornice del borgo vecchio, il castello si illumina a giorno di fuochi e colori.

BORGO ANTICO
Il borgo antico di Termoli conserva ancora oggi i segni del carattere polivalente della città: il porto, sviluppato a sud , testimonia lo stato di luogo di transito del posto, punto cruciale per lo spostamento di merci e persone; il trabucco, strutturato sull’antico sistema delle palafitte, ricorda un importante aspetto della vita della popolazione locale, quello della pesca. Il Borgo Vecchio, sulla sommità di un promontorio proteso sul mare Adriatico, si presenta come una suggestiva cittadella fortificata, caratterizzata da piazzette e vicoli molto caratteristici; tra questi si evidenza Vico Il Castello, uno dei più stretti d’Europa. Non esistono fonti d’archivio che documentano la storia delle origini di Termoli, a causa del saccheggio turco avvenuto nel 1566, ma il ritrovamento di alcune necropoli nelle località Porticone e Difesa Grande testimonia la presenza umana nella zona sin dal VI secolo a.C. Per sfuggire all’invasione dei Goti, nel 412 d.C. alcuni abitanti dell’entroterra termolese si rifugiarono sul vicino promontorio. Tale località prese l’appellativo di Tornola, in ricordo del nucleo originale che si chiamava Cliterniola. Alcuni vicoli e piazze del Borgo Vecchio hanno conservato questo nome fino ai giorni nostri. Successivamente, nel 568 d.C. i Longobardi fondarono il Ducato di Benevento e proclamarono Termoli capoluogo di Contea. Proprio per questo, la città fu munita di mura, di un torrione e di otto torrette merlate. Dalla dominazione Longobarda Termoli passò a quella Carolingia, nel periodo dall’ 801 al 1030 d.C Termoli divenne anche un possedimento del Regno delle Due Sicilie, governato prima dai Normanni e poi dagli Svevi. Risalgono al periodo Svevo la ricostruzione e l’ampliamento della cerchia muraria e del castello e l’istituzione di un importante mercato settimanale, da tenersi il lunedì entro le mura.

Una passeggiata nel borgo, tra stretti vicoli ed architetture dalle linee essenziali, che denotano un impianto urbano riconducibile al basso medio evo, permette di scoprire e vivere angoli e spazi suggestivi. Montecastello, la via panoramica, posta all’entrata del borgo in prossimità del castello è la parte più alta del borgo e dalle sue mura di cinta è possibile godere di una vista panoramica sul lungomare, sul golfo di Vasto , sul litorale di Rio Vivo e sulle isole Tremiti. Vico castello (rejecelelle) è un vicolo largo 41 cm., una delle vie più strette d’Italia, ed è una sorpresa trovarselo sul cammino, attraversarlo e continuare ad esplorare i segreti del borgo marinaro. I Trabucchi: antiche e affascinanti macchine da pesca che, nei tempi passati, permettevano ai pescatori di pescare anche quando il mare era in tempesta. Il primo trabucco di Termoli venne costruito intorno al 1850. Oggi i trabucchi sono fra i simboli che caratterizzano la città di Termoli. Per osservarli in tutta la loro bellezza si può percorrere la ‘Passeggiata dei trabucchi’ che dai piedi del Castello Svevo si snoda lungo tutta la cinta muraria del Borgo Antico fino ad arrivare al Porto. La Cattedrale è edificata sul punto più alto del Borgo Vecchio, nel luogo dell’insediamento urbano più antico, come testimoniano alcuni reperti archeologici risalenti all’età del bronzo. La prima costruzione sorge, verosimilmente su rovine di un antico edificio pagano di cui però non ci sono tracce. Ci sono, invece, tracce evidenti, quali il giro delle tre absidi e il mosaico pavimentale, di un edificio religioso preesistente a quello attuale e già Cattedrale, dedicata a S. Maria. Durante il sec. XII, due terremoti compromisero gravemente la Chiesa “mosaicata” e si decise quindi la costruzione di un nuovo tempio. La Cattedrale è suddivisa in tre navate da pilastri cruciformi e presenta una copertura a capriate nella navata centrale e volte a crociera in quelle laterali. Nel corso dei secoli la Cattedrale subì calamità naturali e saccheggi che la devastarono notevolmente. A metà del XVIII secolo l’interno subì una trasformazione barocca da cui venne liberata negli anni trenta, quando vennero alla luce i mosaici pavimentali e i resti delle absidi dell’edificio religioso preesistente. Con i recenti interventi di restauro sono venute alla luce altre parti del mosaico pavimentale e un’ampia area cimiteriale sotto i locali della sagrestia, risalente al IX secolo negli strati più antichi. Il 31 dicembre 1761 nella cripta della Cattedrale furono rinvenute le ossa di S. Basso, patrono di Termoli; mentre, nel maggio del 1945 vi furono rinvenute quelle di S. Timoteo, discepolo di S. Paolo.

Scopri di più arrow-right
  • Eccellenza Naturalistica

Montenero di Bisaccia – I Calanchi

Montenero Di Bisaccia, Molise

Montenero di Bisaccia, in provincia di Campobasso, è un paese di circa 6.300 abitanti adagiato a 273 metri s.l.m. tra le colline molisane che guardano verso il mare. L’area urbana offre la possibilità di visitare il Borgo antico, un concentrato di storia, profumi e tradizioni che, fino al XVIII° secolo, rimase circondato da spesse mura e dieci alte torri provviste di feritoie e posti di guardia, che dominavano i dintorni. La zona antica del paese offre scenari originali e suggestivi, come l’area delle grotte arenarie e dell’antica Fonte Cassù, una fonte in muratura, con strutture ad archi, probabilmente ascrivibile a origini romane. Una fontana al servizio dell’antico centro abitato e dei suoi contadini, i quali la usarono fino a pochi anni prima del secondo conflitto mondiale. Nel III secolo a. C., Annibale, dopo la battaglia del Trasimeno, anziché marciare su Roma, entrò in Frentania e mise a sacco e fuoco l’intera Regione per rifornire d’acqua i suoi soldati, che marciavano verso la Piana di Guardialfiera e Larino. Annibale pose i suoi accampamenti a Montenero di Bisaccia, proprio in prossimità di Fonte Cassù, che in dialetto significa refrigerare. Oggi la fonte non è più utilizzabile, ma grazie a un recente restauro è stata recuperata e resa nuovamente visitabile.

LE GROTTE NEOLITICHE sono un complesso naturale di grotte arenarie risalenti al 10.000 a. C. e forniscono una testimonianza diretta di quella che è stata la storia di Montenero di Bisaccia; sono caverne naturali di roccia arenaria che furono abitate fin dal Paleolitico Medio. Infatti, pur non essendo mai state esplorate con intenti scientifici, dalla loro conformazione e da alcuni reperti fossili ritrovati (punte di frecce, ossa e cocci di vasi) si può supporre che esse siano servite come abitazioni umane in epoca risalente al Paleolitico Medio e al Neolitico. Durante il periodo natalizio, quest’area ospita, da più di trent’anni, una bellissima e suggestiva rappresentazione del Presepe Vivente, divenuta ormai una vera e propria tradizione famosa in tutta Italia. Un evento che con il passare degli anni ha creato un forte legame tra territorio, tradizione e leggende popolari.

I CALANCHI
I Calanchi di Montenero di Bisaccia, noti in paese come lame, si trovano alle spalle del Santuario della Madonna di Bisaccia. L’area è caratterizzata dalla presenza di forme erosive che si estendono su un territorio di circa 120,80 ettari, dando luogo al surreale paesaggio fatto di profonde valli dominate da creste sottili e frastagliate. I Calanchi sono delle forme erosive tipiche dei suoli argillosi, createsi in seguito all’azione delle acque meteoriche, che conferiscono un aspetto caratteristico al territorio. L’area è caratterizzata dalla presenza di forme erosive che si estendono su un territorio di circa 120,80 ettari, dando luogo al surreale paesaggio fatto di profonde valli dominate da creste sottili e frastagliate. La costituzione argillosa e quindi impermeabile del terreno rappresenta uno dei fattori caratterizzanti dell’area, assieme a forte pendenza, esposizione a sud, vegetazione scarsa, clima con precipitazioni intense e brevi e irraggiamento solare massiccio nel periodo estivo. Date anche le peculiarità della flora e della fauna presenti, l’area è stata individuata dal Ministero dell’Ambiente quale Sito di Interesse Comunitario (SIC) da valorizzare, tutelare e sviluppare. Sulle aree calanchive, infatti, si insedia una flora costituita in prevalenza da piante erbacee, con dominanza di graminacee, che formano l’habitat prioritario. L’ambiente si presenta sub steppico, caratterizzato da marme compatte, talora fogliettante e da argille marmose di tue tipi: varicolori e azzurre.

IL PRESEPE VIVENTE rappresenta uno degli eventi più attesi e caratteristici, non solo per i monteneresi ma per tutti i molisani. Come ogni anno, si svolge dal 24 dicembre al 6 gennaio presso le Grotte neolitiche. Il Presepe Vivente fu organizzato per la prima volta nel 1984, e sin dalla prima edizione, il presepe è stato allestito presso le Grotte Neolitiche. Con il passare degli anni e l’aumento di consensi e dell’entusiasmo, l’area interessata dalla rappresentazione si è notevolmente ampliata, regalando nuovi scenari. È una manifestazione molto importante che ogni anno coinvolge numerosi volontari e che è riuscita a creare un forte legame tra territorio, tradizioni, miti e leggende. Il luogo e l’impegno di tanti monteneresi rievocano, in modo accattivante e suggestivo, il racconto evangelico della Sacra Famiglia. Nel periodo natalizio, Montenero di Bisaccia e il suo Presepe Vivente diventano meta di numerosi visitatori provenienti ormai da tutta l’Italia. Lo scenario, i costumi e i tanti protagonisti immergono lo spettatore in un luogo incantato e unico.

LA TORRE DI MONTEBELLO
La Torre di Vialante, meglio conosciuta come Torre di Montebello, è situata nella Contrada di Montebello, a circa 12 km dal centro abitato di Montenero di Bisaccia. Data la sua posizione, a poca distanza dal mare e sulla destra del Fiume Trigno, la torre aveva una funzione di difesa e controllo dell’intero litorale molisano. Infatti, era in collegamento con le torri costiere di Termoli e Petacciato e insieme vigilavano meglio la costa dagli attacchi dei Turchi. La Torre di Montebello è stata costruita sopra i ruderi del vecchio Castello di Montenero, con lo scopo di difendere e dare l’allarme durante il lungo periodo delle incursioni saracene. Si suppone che sia stata costruita dai Normanni, restaurata da Federico II e ricostruita completamente nel XVI secolo, sotto il dominio di Carlo V. La torre si presenta a pianta quadrata con scalinata di accesso e merlature e beccatelli che contornano la cornice superiore. La sua forma architettonica si riscontra in numerose torri pugliesi. È articolata su tre livelli: i primi due coperti da volte a botte e collegati internamente da scala a chiocciola in pietra arenaria, l’altro è un terrazzo che presenta una volta coronata da merli. Per poter accedere alla torre vi è una scala a rampa che conduce alla porta d’ingresso, sulla parete principale vi sono evidenti tracce di un ponte levatoio, probabilmente al posto dell’attuale scala esterna. Le superfici murarie sono quasi del tutto compatte: presentano quattro finestrelle rettangolari con semiarco, delineate da mattoni in cotto a forte strombatura e distribuite una per lato a diverso livello di altezza, una monofora aperta a nord-ovest e due porte praticate rispettivamente sui lati nord-ovest e sud-est.

PORTO TURISTICO MARINA SVEVA
Il Porto Turistico Marina Sveva è situato a circa mezzo miglio a nord dalla Foce del Fiume Trigno, in località Costa Verde presso la Marina di Montenero di Bisaccia e nel golfo che unisce le cittadine di Vasto e Temoli. Il Porto Turistico Marina Sveva è una struttura portuale di recente costruzione dotato di numerosi sistemi green attivi: un impianto di depurazione delle acque di ultima generazione per riciclo e sostenibilità che parte dalla raccolta delle acque meteoriche, una colonnina di aspirazione delle acque nere e di sentina con trattamento successivo prima dello smaltimento, sistemi autosufficienti per l’acqua calda basati su pannelli solari, trattamenti anti inquinamento per l’area di bunkeraggio e captazione dell’acqua dalle falde naturali per il lavaggio delle barche con risparmio di acqua potabile. Proprio per questo su carattere fortemente ecosostenibile, l’intera costruzione assume grande rilevanza ed è profondamente legata a un patrimonio naturale e paesaggistico straordinario. Il porto è composto da 7 pontili galleggianti dotati di finger che possono ospitare fino a 446 imbarcazioni da diporto di lunghezza massima di 30 metri. A terra sono disponibili molti servizi sia per le barche che per i diportisti. Marina Sveva è in grado di garantire un livello d’eccellenza nei servizi disponibili e di confezionare un’offerta unica nel suo genere per ampiezza e varietà, arricchita da una struttura di assoluta avanguardia sia dal punto di vista architettonico che funzionale.

Scopri di più arrow-right
  • Eccellenza Naturalistica

Marina di Petacciato – Riserva Naturalistica

Petacciato, Molise

Centro del litorale adriatico, Petacciato marina gode di un panorama mozzafiato che va dal promontorio del Gargano ai monti della Majella. La sua spiaggia di sabbia chiara e finissima, si allunga per parecchi chilometri in una distesa di natura incontaminata. A rendere Petacciato Marina una piccola meraviglia sono però le sue dune, caratteristico paesaggio della macchia mediterranea, tra le più affascinanti di tutto il litorale. Petacciato è un piccolo paese con meno di 3500 abitanti che sorge sulla cima di una dolce collina vista mare. La cittadina e il suo centro storico sono molto graziose e pittoresche, c’è una bella zona di riserva naturale alla foce del fiume Trigno e soprattutto la parte della marina di Petacciato è capace di incantare, con le sue acque azzurre e le sue dune costiere, anche il turista più reticente.
Il suo centro storico si trova arroccato tipicamente su una bella collina e presenta un classico tono medievale tutto vicoli e piccole piazze. Da visitare è la Chiesa di Santa Maria, che originariamente si chiamava Chiesa di San Rocco (patrono del paese), che rappresenta il cuore del borgo medievale. È stata costruita tra il XI e il XIII secolo con tufo e pietra arenaria, la sua pianta a croce greca ha tre navate e tre relativi altari, tra cui quello molto bello di Sant’Antonio dove si trova una ricca cappella familiare riservata alla nobile famiglia D’Avalos.

Sotto la Torre campanaria si trova la Cripta di San Rocco dove si può ammirare un’acquasantiera murale in pietra riccamente scolpita, una statua lignea di San Giuseppe, l’altare di Santa Lucia, il dossale dell’Addolorata e le particolari statue, in cartapesta dipinta, di Gesù Risorto e di S. Rocco.
Vicino al campanile sorge il PALAZZO DUCALE chiamato anche Castello di Petacciato perché venne creato per essere una vera e propria fortezza difensiva. Oggi è invece il luogo perfetto per ospitare gli eventi culturali e le feste cittadine, soprattutto nel suo elegante cortile-giardino interno.

Di grande interesse ambientale e turistico è l’area naturalistica SIC – Sito Interesse Comunitario – FOCE TRIGNO – MARINA DI PETACCIATO, quasi unica nel suo genere sull’Adriatico, caratterizzata da sabbia chiara e finissima, acqua azzurrra , dune costiere che si estendono per chilometri e una bella pineta che per due chilometri separa il mare dalla strada principale e garantisce riparo e ombra con i suoi grandi pini marittimi.

L’area della Foce del Trigno è un luogo bellissimo che comprende il medio e basso corso del fiume Trigno, con gli argini fluviali, i versanti vallivi e la Marina di Petacciato. Qui fiume e mare si incontrano e danno vita ad uno splendido ecosistema ricco di ornitofauna. Senza ombra di dubbio in molte stagioni questo è un vero paradiso per chi pratica birdwatching, infatti vengono organizzati molti tour e attività di didattica dalle associazioni locali.

L’area include il medio e basso corso del fiume Trigno comprendente gli habitat degli argini fluviali e dei versanti vallivi e la Marina di Petacciato. Il fiume Trigno ha un carattere quasi torrentizio, difatti, si presenta come una fiumara caratterizzata da un letto ampio e ciottoloso, con scarsa vegetazione riparia se non in alcuni tratti nei pressi della foce, dove sono presenti boschi ripari con salici e pioppi. Importante è la presenza di un habitat prioritario: percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea. La tipologia del biotopo consente la nidificazione di alcune specie di caradriformi il Corriere piccolo e il Piro piro piccolo, specie adattate agli ambienti in rapida evoluzione, come appunto i greti fluviali. Non è presente la macchia mediterranea ma pinete che hanno acquisito un elevato valore ecologico e paesaggistico per la presenza, nelle aree meglio conservate, di un sottobosco con specie di macchia e quindi con una evidente ripresa della vegetazione autoctona.

Da Petacciato Marina parte un bellissimo itinerario ciclabile che attraversando la valle del fiume Sinarca porta fino a Termoli, circa 30 chilometri tra campi coltivati spesso pieni di girasoli e placide colline che passa anche dalla bella Torre Saracena sulle rive del Sinarca, un luogo incantevole dove fare foto e ammirare la natura molisana.

Scopri di più arrow-right
  • Eccellenza Urbana / Centro Storico

I Trabucchi

Termoli, Molise

I TRABUCCHI – TERMOLI
Città di mare, Termoli è anche un borgo antico ricco di storia medievale. E punto di partenza per scoprire l’entroterra dalle dolci colline molisane e le meravigliose isole Tremiti. Dal Castello Svevo, simbolo della città, fino alle torrette che completavano la linea difensiva verso il mare tra Puglia e Abruzzo, Termoli esprime due facce della stessa medaglia: quella dell’antico borgo arroccato e quella della città nuova costruita fuori le mura alla metà del 1800.
Ai piedi del Borgo Antico inizia la Passeggiata dei Trabucchi, tra i simboli che caratterizzano la città, cammino che dai piedi del Castello Svevo si snoda lungo tutta la cinta muraria del Borgo e il promontorio che si affaccia sul mare adriatico fino ad arrivare al Porto.

I Trabucchi, chiamati trabucche in termolese, sono antiche e affascinanti macchine da pesca risalenti al XIX secolo. Era il 1850 quando Felice Marinucci, pescatore termolese, vide per la prima volta un trabucco mentre con la sua barca a vela si dirigeva verso Ancona. Secondo il racconto, nel corso del viaggio, fu attratto da questo strano strumento, formato da una fitta palizzata conficcata tra gli scogli, sulla quale era appoggiata una solida piattaforma fatta di assi di legno.

Completavano la costruzione un argano, una piccola cabina e due massicce antenne che si allungavano sull’acqua per molti metri. Ad esse era legata una rete di forma rettangolare che, a intervalli più o meno regolari, veniva immersa in acqua e subito dopo ritirata. Felice Marinucci ne rimase subito affascinato e, dopo avere assunto sufficienti informazioni sulla sua efficacia, al ritorno da quel viaggio, decise di costruirne uno anche a Termoli, esattamente a Marina di San Pietro, resistito fino ad oggi. Nacque così il primo trabucco di Termoli, al quale, nel 1950, un secolo dopo, ne seguirono circa una decina. A Termoli i trabucchi erano situati a ridosso del Borgo Antico ed erano particolarmente importanti per un borgo di mare perché garantivano il pescato anche in caso di cattive condizioni climatiche. La scelta dei luoghi di impianto dipendeva dal percorso del pesce, in particolare dalla sua fase di allontanamento dalla costa, alla quale si era avvicinato per via delle correnti.
Per cui, i Trabucchi venivano collocati lungo le direzioni d’uscita che andavano dall’insenatura verso il largo, cioè guardando il mare. La tecnica di pesca utilizzata consiste nell’intercettare, con le grandi reti a trama fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo gli anfratti della costa. Il trabucco è posizionato là dove il mare presenta una profondità di almeno 6 metri, ed è eretto a ridosso di punte rocciose orientate in genere verso sud-est o nord-ovest, in modo da poter sfruttare favorevolmente le correnti. La rete viene calata in acqua grazie ad un complesso sistema di argani e tirata su per recuperare il pescato. Negli anni più recenti, gli storici Trabucchi termolesi sono stati più volte ridisposti a causa del maltempo. Oggi come allora, i Trabucchi sono privati ed è possibile visitarli su richiesta. Rimangono attivi attivi due: il trabucco Celestino sul litorale Nord e il trabucco D’Abramo sul litorale sud.

D’obbligo una visita al Borgo Antico, arroccato su un promontorio delimitato da antiche mura a strapiombo sul mare Adriatico, risalente al V secolo. Si entra nel Borgo da un varco vicino al Castello o dalla porta ad arco in prossimità della Torretta Belvedere, con un piazzale che domina la vista sul porto e sulla spiaggia a sud di Termoli. Dopo aver percorso piazzette, scalinate, vicoli stretti tra cui il famoso Vico II Castello, il più stretto d’Europa, si apre una grande piazza circondata da casette bianche e ocra tra le quali spicca imponente la Cattedrale di San Basso, Duomo di Termoli, (XII-XIII sec.), splendido esempio di stile romanico. La visita prosegue lungo la cinta muraria tra case basse, in perfetta armonia con il Borgo marinaro fino a raggiungere il Faro e il monumento che caratterizza l’immagine del Borgo stesso: il Castello, probabilmente di origine normanna (XIsecolo), comunemente chiamato Castello Svevo per la ristrutturazione voluta da Federico II di Svevia.

Scopri di più arrow-right
  • Borgo

Campomarino: Il Borgo e i Murales

Campomarino, Molise

CAMPOMARINO
Campomarino, una delle principali cittadine della costa e dell’intera regione, si affaccia sul mare, da una parte, e sulle dolci colline del basso Molise, dall’altra Il paese, uno dei quattro molisani di minoranza etnica arbëreshë, ha la particolarità di avere quattro località: Campomarino Lido, Nuova Cliternia, Ramitelli e Contrada Arcora. Campomarino Lido è la frazione situata lungo la costa molisana dove si possono trovare ampie spiagge che ospitano stabilimenti con tutti i servizi sia aree di spiaggia libera, costeggiate da un bellissimo lungomare.
Il borgo di Campomarino custodisce anche un patrimonio storico e architettonico che è molto interessante scoprire. Una tra le caratteristiche più belle di Campomarino è la presenza di pregiati murales che raccontano i costumi e le tradizioni della comunità albanese in Italia. Le pareti di molte abitazioni, infatti, sono decorate con rappresentazioni della vita, delle attività e delle tradizioni arberesche. Camminando per le vie cittadine risulta impossibile non rimanere meravigliati dalle numerose chiese e dagli antichi palazzi. Il centro storico cittadino ha il suo cuore in Piazza Vittorio Veneto dove si trova uno stupendo belvedere che regala una vista sulla costa adriatica. Tra le tappe da non perdere c’è sicuramente la Chiesa di Santa Maria a Mare, nota anche come “Chiesa vecchia”. L’edificio religioso ha origini medievali, ma è stato oggetto di diversi rimaneggiamenti e l’aspetto attuale risale al XVIII secolo. All’interno la chiesa ospita una reliquia di Santa Cristina, patrona di Campomarino, e un busto della Santa. Poco distante, si trova la Chiesa del Santo Spirito che è comunemente nota come “chiesa nuova” perché è stata costruita nel 1995.

CAMPOMARINO IL BORGO DIPINTO – I MURALES
Il popolo Arbëreshë, di origine albanese immigrò a Campomarino già alla fine del XV secolo per sfuggire all’orrore dell’invasione ottomana dei Balcani. Questo popolo rifondò interi villaggi, ricostruì borghi e casali distrutti da terremoti e pestilenze, bonificò terreni paludosi e tramandò la propria lingua e cultura di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. Fu così che rinacque il borgo antico di Campomarino, con la struttura urbana tipica dei piccoli centri balcanici, C’è stato un tempo in cui il borgo antico di Campomarino aveva i muri delle case intonacati di bianco, come la tela di un pittore prima del passaggio del pennello o come un foglio di carta in attesa della prima parola. Liliana Corfiati ha visto in quegli spazi delimitati da porte, finestre e grondaie le pagine pronte ad accogliere i suoi racconti, storie di vita quotidiana, tradizioni da non dimenticare, immagini dai colori vivaci come i costumi Il popolo Arbëreshë.
Grazie, dunque, all’intuizione dell’artista Liliana Corfati, nativa di Campomarino, Il borgo è, infatti oggi, decorato con numerosi murales che si ammirano esplorando i vicoli del paese. In Italia esistono numerosi borghi arricchiti di murales, ma Campomarino non è un borgo dipinto come tutti gli altri, perché dietro la realizzazione delle opere d’arte che decorano il suo centro storico è scolpita la storia di un intero popolo arbëreshë. Sono piu’ di 35 i murales che raffigurano scene di vita ma anche tradizioni e vicende storiche del popolo albanese e passeggiare per le vie del borgo è come visitare un museo a cielo aperto dedicato alla storia e alla cultura arberesche. Ecco, di fronte all’inconfondibile chiesa trecentesca di Santa Maria a Mare, un gruppo di giovani, vestiti con abiti tradizionali dai colori vivaci, danzare in cerchio un antico ballo di buon auspicio al suono di due fisarmoniche. Poco oltre, un regale e fiero condottiero è approdato alla spiaggia del Lido di Campomarino insieme ai suoi fedeli soldati mentre la loro nave è all’ancora con la vela ammainata: è l’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg, vincitore di mille battaglie contro gli Ottomani, invincibile baluardo che, finché fu in vita, riuscì ad impedire l’avanzata turca. Dietro l’angolo, sotto un arco, una coppia di sposi riceve la corona nuziale da un prete ortodosso. Lì Papa Francesco benedice una famiglia arbëreshë; qui Madre Teresa di Calcutta, di origine albanese, abbraccia una ragazzina, circondata da altri giovani sorridenti. In fondo, Santa Cristina, patrona di Campomarino, resiste miracolosamente al martirio inflittole dal padre per farle abiurare la fede Cristiana. Ci sono immagini sacre ma anche scene di vita comune: oltre quella via, un giovane, accompagnato da due violinisti, canta una serenata alla sua amata affacciata alla finestra; due amici giocano a carte, seduti ad un tavolo con due bottiglie di buon vino, mentre una giovane contadina pigia i grappoli d’uva all’interno di un tino. Un gruppo di donne, sedute di fronte all’uscio di casa, sono intente a scambiarsi confidenze dopo aver appeso i panni ad asciugare. Un calzolaio aggiusta una scarpa. Una bella lavandaia lava i panni dopo aver attinto l’acqua dalla fontana del paese; c’è chi inforna il pane, chi prepara la conserva e chi tira la sfoglia con il mattarello mentre alle sue spalle un pentolone si scalda al fuoco del camino. Ovunque fioriere dipinte si confondono con quelle vere; da porte e finestre disegnate si affacciano personaggi che si mescolano agli abitanti di Campomarino: i murales di Liliana Corfiati raccontano scene di vita quotidiana, mestieri e tradizioni popolari; sono stati un dono che l’artista di origine arbëreshë ha voluto fare all’amato borgo natio.

ABITATO PROTOSTORICO.
Di interesse una visita al Villaggio protostorico che sorge a poca distanza dal mare, in Località Arcora. Si tratta di una delle primissime testimonianze di villaggi protostorici della fascia costiera molisana. La datazione dell’insediamento non è esatta, ma si può dire con certezza che le varie fasi abitative partono dall’età del Bronzo Finale, inizio dell’età del Ferro, circa IX secolo a. C., e arrivano almeno al VII secolo a. C. Il sito presenta due aree a destinazione abitativa: La prima si sviluppa a nord-ovest e presenta una serie di strutture notevolmente interrate sul lato posteriore, precedute da un piano probabilmente porticato e pavimentato con un battuto di ghiaia. Alle spalle di una delle capanne e perfettamente allineata con essa, è stata rinvenuta la sepoltura di un bambino piccolissimo, deposto in posizione rannicchiata. La seconda area più ampiamente esplorata e articolata è situata nel settore sud-est del terrazzo. La superficialità delle stratigrafie e le recenti manomissioni rendono problematica la lettura delle singole unità abitative (capanne a pianta rettangolare). I numerosissimi reperti e i resti faunistici e botanici permettono di avere un’idea sulle attività e sull’organizzazione della vita in questo insediamento. Alcune strutture potrebbero aver avuto funzioni specializzate. Le fusarole e i pesi da telaio, per esempio, sono stati rinvenuti con particolare concentrazione in una delle strutture, così come i fornelli stabili che, concentrati in altre aree, sono sempre multipli. Mentre, in altre strutture sono concentrati i vasi per conservare. Tra i resti botanici prevalgono di gran lunga i legumi seguiti dai cereali. I resti dei pasti consumati, soprattutto le parti ossee degli animali, venivano depositati immediatamente al di fuori delle capanne.

Scopri di più arrow-right
  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Castello Svevo – Borgo Vecchio

Termoli, Molise

CASTELLO SVEVO
L’elemento che, forse più di ogni altro, racconta la storia di Termoli, è la torre, inserita nella cinta muraria che delimita il borgo vecchio. Nota anche come Castello Svevo, è diventata, col tempo, un’architettura che determina il genius loci, ossia un’architettura che favorisce l’interrelazione psicologica di ogni abitante col la propria città. Ad un primo sguardo, quello che salta subito all’occhio, è l’ambivalenza di un’architettura così imponente, se confrontata con le piccole casette che segnano il tratto urbano del borgo e, al contempo, la sincera fusione del Castello con lo stesso borgo.

La genesi del Castello è spesso confusa con quella della città: durante la dominazione longobarda delle terre molisane, il territorio era costellato da piccoli feudi disorganizzati spesso in lotta tra loro. È in questo periodo che gli abitanti dei villaggi sparsi sul territorio, si rifugiarono sul promontorio addossato sul mare, dove sorgerà poi il primo nucleo cittadino, e circondandosi di un sistema murario difensivo. Dal IX secolo i Normanni, insediatisi stabilmente nell’Italia meridionale, avviarono un programma di ristrutturazione delle fortificazioni longobarde e di costruzione di nuovi presidi di difesa: è probabile che in questo periodo si inserisca la costruzione del “donjon”, il Castello, evidente esempio di fortificazione normanna, costituito da due grandi volumi sovrapposti, innestate alla cinta muraria.

Il primo, costituente il basamento, è un tronco di piramide a pianta quadrata; il secondo è una torre a base quadrata più piccola. La sua geometria allude ad una compenetrazione quasi perfetta di corpi solidi. Differenti eventi hanno messo in pregiudizio lo stato dell’opera: dal susseguirsi di terremoti fino ad eventi meno devastanti, come l’invasione crociata, quella delle truppe di Enrico VI del 1194 e, infine, l’attacco delle galee veneziane nello scontro del 1240 contro Federico II di Svevia. Ed è proprio Federico II ad aver avviato un programma militare di recupero delle fortificazioni, costruendo le maglie nodali del sistema difensivo e, nel caso in esame, constatato lo stato di abbandono e degrado in cui versava il Castello, la sua ristrutturazione. Quest’ultimo svolgeva la duplice funzione di difesa della costa e della stessa città e, al contempo, era una sorta di simbolo del potere federiciano, fronteggiando, con la sua presenza, i fermenti delle autonomie locali contrarie al governo degli Svevi.

Un’analisi della struttura dichiara la mancanza della funzione residenziale della torre: se in epoca normanna essa svolgeva essenzialmente una funzione difensiva, con la prevalenza di caratteri militari della costruzione, sotto il dominio di Federico II, invece, esso ha assunto connotati più artistici e residenziali, nonostante conservasse ancora le funzioni originali di sicurezza. Si può affermare che l’aspetto definitivo del Castello è stato assunto proprio nel XV secolo, con la presenza di quattro torri circolari atte ad ospitare le bocche bombardiere e delle robuste cortine curvilinee, con la funzione di schivare i fuochi delle artiglierie. Dal 1885 il Castello è annoverato tra i monumenti nazionali e designato quale museo storico regionale: è oggi convertito in ambiente per le esposizioni temporanee di arte e per la celebrazione dei matrimoni civili. La parte superiore, invece, è chiusa al pubblico perché presidiata dall’aeronautica militare che utilizza gli spazi del torrione e ha costruito, in sommità, un locale che funge da stazione metereologica, dotata dei relativi impianti strumentali. Ogni anno, il 15 agosto, si svolge la suggestiva manifestazione dell’incendio del castello, rievocazione dell’assalto subito da parte dei turchi, e, nell’incantevole cornice del borgo vecchio, il castello si illumina a giorno di fuochi e colori.

BORGO ANTICO
Il borgo antico di Termoli conserva ancora oggi i segni del carattere polivalente della città: il porto, sviluppato a sud , testimonia lo stato di luogo di transito del posto, punto cruciale per lo spostamento di merci e persone; il trabucco, strutturato sull’antico sistema delle palafitte, ricorda un importante aspetto della vita della popolazione locale, quello della pesca. Il Borgo Vecchio, sulla sommità di un promontorio proteso sul mare Adriatico, si presenta come una suggestiva cittadella fortificata, caratterizzata da piazzette e vicoli molto caratteristici; tra questi si evidenza Vico Il Castello, uno dei più stretti d’Europa. Non esistono fonti d’archivio che documentano la storia delle origini di Termoli, a causa del saccheggio turco avvenuto nel 1566, ma il ritrovamento di alcune necropoli nelle località Porticone e Difesa Grande testimonia la presenza umana nella zona sin dal VI secolo a.C. Per sfuggire all’invasione dei Goti, nel 412 d.C. alcuni abitanti dell’entroterra termolese si rifugiarono sul vicino promontorio. Tale località prese l’appellativo di Tornola, in ricordo del nucleo originale che si chiamava Cliterniola. Alcuni vicoli e piazze del Borgo Vecchio hanno conservato questo nome fino ai giorni nostri. Successivamente, nel 568 d.C. i Longobardi fondarono il Ducato di Benevento e proclamarono Termoli capoluogo di Contea. Proprio per questo, la città fu munita di mura, di un torrione e di otto torrette merlate. Dalla dominazione Longobarda Termoli passò a quella Carolingia, nel periodo dall’ 801 al 1030 d.C Termoli divenne anche un possedimento del Regno delle Due Sicilie, governato prima dai Normanni e poi dagli Svevi. Risalgono al periodo Svevo la ricostruzione e l’ampliamento della cerchia muraria e del castello e l’istituzione di un importante mercato settimanale, da tenersi il lunedì entro le mura.

Una passeggiata nel borgo, tra stretti vicoli ed architetture dalle linee essenziali, che denotano un impianto urbano riconducibile al basso medio evo, permette di scoprire e vivere angoli e spazi suggestivi. Montecastello, la via panoramica, posta all’entrata del borgo in prossimità del castello è la parte più alta del borgo e dalle sue mura di cinta è possibile godere di una vista panoramica sul lungomare, sul golfo di Vasto , sul litorale di Rio Vivo e sulle isole Tremiti. Vico castello (rejecelelle) è un vicolo largo 41 cm., una delle vie più strette d’Italia, ed è una sorpresa trovarselo sul cammino, attraversarlo e continuare ad esplorare i segreti del borgo marinaro. I Trabucchi: antiche e affascinanti macchine da pesca che, nei tempi passati, permettevano ai pescatori di pescare anche quando il mare era in tempesta. Il primo trabucco di Termoli venne costruito intorno al 1850. Oggi i trabucchi sono fra i simboli che caratterizzano la città di Termoli. Per osservarli in tutta la loro bellezza si può percorrere la ‘Passeggiata dei trabucchi’ che dai piedi del Castello Svevo si snoda lungo tutta la cinta muraria del Borgo Antico fino ad arrivare al Porto. La Cattedrale è edificata sul punto più alto del Borgo Vecchio, nel luogo dell’insediamento urbano più antico, come testimoniano alcuni reperti archeologici risalenti all’età del bronzo. La prima costruzione sorge, verosimilmente su rovine di un antico edificio pagano di cui però non ci sono tracce. Ci sono, invece, tracce evidenti, quali il giro delle tre absidi e il mosaico pavimentale, di un edificio religioso preesistente a quello attuale e già Cattedrale, dedicata a S. Maria. Durante il sec. XII, due terremoti compromisero gravemente la Chiesa “mosaicata” e si decise quindi la costruzione di un nuovo tempio. La Cattedrale è suddivisa in tre navate da pilastri cruciformi e presenta una copertura a capriate nella navata centrale e volte a crociera in quelle laterali. Nel corso dei secoli la Cattedrale subì calamità naturali e saccheggi che la devastarono notevolmente. A metà del XVIII secolo l’interno subì una trasformazione barocca da cui venne liberata negli anni trenta, quando vennero alla luce i mosaici pavimentali e i resti delle absidi dell’edificio religioso preesistente. Con i recenti interventi di restauro sono venute alla luce altre parti del mosaico pavimentale e un’ampia area cimiteriale sotto i locali della sagrestia, risalente al IX secolo negli strati più antichi. Il 31 dicembre 1761 nella cripta della Cattedrale furono rinvenute le ossa di S. Basso, patrono di Termoli; mentre, nel maggio del 1945 vi furono rinvenute quelle di S. Timoteo, discepolo di S. Paolo.

Scopri di più arrow-right

Eventi

Santa Lucia – Natale e Presepi al Borgo

Culturale

Comune: Campomarino

Mese di inizio: Dicembre

Visita il sito

Santa Lucia – Natale e Presepi al Borgo

Culturale

Comune: Campomarino

Mese di inizio: Dicembre

Visita il sito

NAVIGA PER DESTINAZIONE

Altre destinazioni vicine

del Molise

Alto Molise

Molise

Alto Molise

Molise

Skip to content