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Piazza del Plebiscito. La scoperta di Napoli non può che iniziare dalla piazza più grande. Adibita a isola pedonale e saltuariamente utilizzata per concerti e manifestazioni pubbliche, è il “salotto” del capoluogo campano, e deve la sua attuale configurazione a una serie di eventi. Primo fra tutti, la costruzione nel Seicento del maestoso Palazzo Reale, e nel 1817 della Basilica di San Francesco da Paola e dell’ampio emiciclo che oggi la cinge. A volere Palazzo Reale è il vicerè, il Conte di Lemos, in previsione di una visita del Re di Spagna Filippo III, e il progetto porta la firma dell’architetto Domenico Fontana. La Basilica è invece voluta da Ferdinando I di Borbone, come segno di ringraziamento per la riconquista del Regno dopo la sconfitta di Napoleone. E tutto questo in merito solamente a una piazza. Il resto della città è un intricato susseguirsi di quartieri, dove d’un tratto “esplodono” la grandiosità e la bellezza sfacciata di monumenti e palazzi d’epoca, dal 1995 tutelati come Patrimonio dell’Umanità. Con i suoi 17 kmq di beni protetti, è il più grande “Centro Storico Unesco” d’Italia e uno dei più vasti d’Europa.

Si vedano ad esempio il Museo Archeologico, Castel Nuovo, Castel dell’Ovo a Posillipo, la Reggia di Capodimonte e la Certosa di San Martino, sedi di collezioni museali tra le più importanti del mondo. E poi ancora l’elegante area collinare del Vomero, le architetture razionaliste della Mostra d’Oltremare, la Città della Scienza modello di archeologia industriale, il Palazzo delle Arti Napoli e il Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina come icone della Napoli che guarda al domani. E, sorpresa inattesa, stazioni del metrò progettate e riviste da artisti di tutto il mondo, come una galleria che si compone fermata dopo fermata.

Ultimo stop, i Campi Flegrei, misteriosa manifestazione del sottosuolo, con la copiosa attività vulcanica, e della storia, che qui ha lasciato resti archeologici da ammirare.

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L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano

Napoli, Campania

8 elementi Cosa fare e vedere

  • Arti, Saperi e Sapori

L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano

Napoli, Campania

L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano è stata proclamata Patrimonio dell’Umanità il 7 dicembre 2017. Si tratta di un grande riconoscimento per l’Italia, per Napoli e la Regione Campania.

L’iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO da parte del Comitato intergovernativo dell’UNESCO riunitosi in Corea, a Jeju, è avvenuta a conclusione di un lungo iter che ha visto la Regione Campania protagonista accanto al Mipaf.

Con il riconoscimento all’arte dei pizzaiuoli napoletani, la Campania si conferma la prima regione italiana al mondo per la sua produzione culturale agroalimentare. Infatti gli unici due elementi italiani iscritti nella lista dell’UNESCO del patrimonio culturale immateriale sono Campani: la Dieta Mediterranea iscritta nel 2010 e, l’arte dei pizzaiuoli napoletani.

La Campania è il luogo in cui l’eccellenza alimentare diventa cultura, questo è quanto dimostra il riconoscimento dell’Arte del Pizzaiuolo quale Patrimonio Immateriale dell’UNESCO.

Questo risultato premia la tenacia dei pizzaiuoli e delle loro associazioni, impegnati al fianco del Ministero dell’Agricoltura e della Regione Campania nella lunga strada che dal 2009 ad oggi ha portato al raggiungimento del fondamentale riconoscimento dell’UNESCO.

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  • Sito Archeologico

Anfiteatro Flavio Neroniano

Pozzuoli, Campania

Dell’antico centro della colonia romana di Puteoli sopravvivono cospicue testimonianze monumentali quali l’Anfiteatro Flavio. L’Anfiteatro, esplorato tra il 1839 ed il 1845, poi tra il 1880 ed il 1882, ed infine nel secondo dopoguerra, è la terza arena per dimensioni del mondo romano, dopo quelle di Roma (Colosseo) e Capua.

Venne costruito verso la metà del I sec. d.C. in sostituzione di uno più antico (in parte conservato), divenuto insufficiente. In età imperiale lo spettacolo gladiatorio si era infatti diffuso notevolmente, sostituendosi a quello teatrale come momento di aggregazione ludica della comunità urbana.

Costruito nello stesso periodo del Colosseo, come quest’ultimo anche l’Anfiteatro Flavio è una gigantesca costruzione che testimonia la tecnica straordinaria raggiunta dall’ingegneria romana alle prese con gli enormi problemi di calcolo, struttura, trasporti, idraulica ed organizzazione dei cantieri. L’edificio venne inaugurato in età flavia, come mostra l’orgogliosa iscrizione Colonia Flavia Augusta Puteolana pecunia sua. L’enorme edificio (m. 149 x 116) era strutturato all’esterno in tre ordini sovrapposti, coronati in alto da un attico.

Il veloce afflusso e deflusso degli spettatori ai settori dei gradini più bassi venivano consentiti mediante quattro ingressi principali e dodici secondari, mentre venti rampe di scale conducevano ai settori più alti e all’attico. La cavea conteneva trentanove file di gradini, su cui trovavano posto circa 40.000 spettatori. Come il Colosseo, anche qui l’arena conserva memoria di martiri cristiani: si ricorda il supplizio apprestato nel 305 d.C. per Gennaro, il celebre vescovo di Benevento

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  • Sito Archeologico

Parco Sommerso di Baia

Bacoli, Campania

Il parco sommerso di Baia è un’area marina protetta localizzata sulle coste della città metropolitana di Napoli a nord del Golfo di Napoli.

Istituita nel 2002 con decreto congiunto del ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e di quello per i beni e le attività culturali, l’area rappresenta, assieme al parco sommerso di Gaiola, un esempio unico in ambito Mediterraneo di protezione archeologica e naturalistica subacquea.
Le due aree protette, inserite a terra nel più vasto contesto del parco dei Campi Flegrei di competenza della Regione Campania, si propongono appunto la tutela e lo studio dei reperti archeologici sommersi in tali aree congiuntamente alla salvaguardia degli ecosistemi marini e costieri.

La particolarità di tali zone è legata al fenomeno vulcanico del bradisismo che ha interessato da sempre l’intera costa nord dell’area napoletana. Tale fenomeno ha causato movimenti verticali dell’area con escursioni in positivo ed in negativo di molti metri provocando negli ultimi 2000 anni l’inabissamento della linea di costa romana di circa 6/8 metri. Intorno al primo secolo a.C.

Infatti l’intera zona costiera a nord di Napoli era una fiorentissima stazione climatica, resa alla moda anche dalla presenza di una villa imperiale, il Pausilypon appunto che dette il nome al Promontorio di Posillipo, costruita dal ricco liberto Publio Vedio Pollione. Costui alla sua morte, nel 15 a.C., nominò Augusto erede di tutti i suoi beni, Pausilypon compreso. In seguito ingrandita ed abbellita come proprietà imperiale, tale luogo pare abbia visto il tragico concludersi della congiura contro l’imperatore Nerone.

Fra gli ambienti di maggiore pregio, che oggi si trovano inabissati, vi è il ninfeo di Punta Epitaffio, triclinium con funzione di sala per banchetti risalente all’epoca dell’imperatore Claudio, le cui statue sono state trasferite all’interno del Museo archeologico dei Campi Flegrei dove l’ambiente è stato ricostruito.

Inoltre si trovano sommersi su tale costa i resti dei porti commerciali di Baia (Lacus Baianus) ed il Portus Julius. Più a nord aveva sede il porto di Capo Miseno sede storica della flotta imperiale romana.

Lo straordinario valore di tali siti è dato sia dal notevole stato di conservazione dei reperti archeologici, oltre che dal loro valore storico archeologico oggettivo. Mosaici, tracce di affreschi, sculture, tracciati stradali e colonne, sono sommersi a circa 5 metri sotto il livello del mare tra anemoni stelle marine e branchi di castagnole.

Inoltre la presenza di ecosistemi sommersi di pregio come il fondale a precoralligeno e comunità di fanerogame marine (essenzialmente Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa) fanno di tali luoghi ambienti di valore naturalistico rilevante, riconosciuti come tali sia dalla legislazione nazionale italiana, sia da quella Comunitaria. Il luogo è straordinariamente suggestivo, e fa di questo tratto dei fondali una piccola Atlantide romana.

Le due aree protette sono ora sottoposte alla gestione provvisoria della soprintendenza archeologica di Napoli, in attesa dell’individuazione da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio di un ente gestore definitivo.

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  • Museo

Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)

Napoli, Campania

ll Museo Archeologico Nazionale di Napoli è tra i più importanti musei del mondo per l’archeologia classica. Per la sua storia, prima ancora che per la ricchezza straordinaria delle sue collezioni, rappresenta un momento fondamentale della formazione della cultura classica in Europa.

Il Museo affonda le sue radici in quella vicenda culturale che nel Settecento portò alla prima formazione dell’archeologia moderna: vicenda nella quale Napoli si trovò a giocare un ruolo da protagonista, molto al di sopra della stessa posizione che il Regno di cui era capitale occupava tra gli Stati europei.

Nel 1777 il re Ferdinando IV decise di destinare il seicentesco Palazzo degli Studi a sede del Museo Borbonico e della Real Biblioteca. Si andava così realizzando il progetto dei Borbone di creare a Napoli, capitale del Regno, un grandioso istituto per le arti, riunendo in un solo complesso il fondo librario, la ricchissima raccolta di antichità, appartenute ad Elisabetta Farnese, madre di Carlo III, divisa tra Roma e Capodimonte, e le collezioni archeologiche formatesi durante gli scavi intrapresi nelle cittadine vesuviane dal 1738 e precedentemente esposte nel Museo Ercolanese di Portici.

Arricchito di altre importanti collezioni, quali la Borgia e parte della stessa collezione personale formata a Napoli da Carolina Murat, il Museo fu inaugurato nel 1816 col nome di Real Museo Borbonico. Nel corso del XIX secolo si susseguirono molte nuove immissioni sia di collezioni private, sia di materiali provenienti dagli scavi eseguiti in Campania e nell’Italia meridionale e soprattutto nell’agro Pompeiano e Vesuviano: tra il 1830 ed il 1840, tra i monumenti di prestigio, giunsero al Museo il mosaico di Alessandro e gli altri mosaici della Casa del Fauno di Pompei, il “Vetro blu”, il “Vaso di Dario”.

Nel 1860, con l’Unità d’Italia, il Real Museo Borbonico divenne proprietà dello Stato, assumendo la nuova denominazione di “Museo Nazionale”. Al piano terra, la Farnese, di recente riallestita e riaperta al pubblico, è una Collezione di antichità formatasi nel XVI sec. per donazioni, acquisti?e scavi, quali quelli delle Terme di Caracalla, promossi dalla famiglia Farnese a Roma; nei sotterranei, vi sono la Collezione Epigrafica e quella Egizia, seconda per importanza solo al Museo Egizio di Torino; nell’ammezzato, il Medagliere, la sezione dei Mosaici -staccati all’epoca degli scavi borbonici nelle case delle città vesuviane- e il Gabinetto Segreto -materiali di tema erotico raccolti dal Settecento e sottratti per molto tempo alla vista del pubblico.

Al primo piano, il Salone della Meridiana, una delle più importanti e grandi aule d’Europa; la sezione degli Affreschi, staccati tra la metà del XVIII e gli inizi del XX sec. da case ed edifici di Pompei ed Ercolano; le sale della Villa dei Papiri di Ercolano, con le sculture che decoravano una delle più lussuose ville mai rinvenute nel mondo romano, celebre per la sua biblioteca di papiri con testi greci e latini; Napoli antica, con una selezione di reperti della Napoli greca e romana; le sale del Tempio di Iside di Pompei. Sito incluso nel circuito Campania Artecard.

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  • Museo

Museo Civico Gaetano Filangieri

Napoli, Campania

Il Museo civico “Gaetano Filangieri” ha sede nel quattrocentesco palazzo Como, costruito tra il 1464 ed il 1490 dal ricco mercante Angelo Como (o Cuomo) nelle forme del Rinascimento fiorentino su disegno, forse, di Giuliano da Maiano. Nel 1881- 82 per allargare la via fu demolito e ricostruito 20 metri più addietro. Il museo, inaugurato nel 1888, fu fondato da Gaetano Filangieri iuniore (1824-92), principe di Satriano, che vi raccolse tutte le sue varie e pregevoli collezioni d’arte, numismatiche, la biblioteca e l’archivio Filangieri. Purtroppo una parte del materiale raccolto andò distrutto nell’incendio appiccato dalle truppe tedesche nel deposito di San Paolo di Belsito nel settembre 1943. Il museo ha anche una sezione distaccata nella Villa Livia al parco Grifeo 13, donata da Domenico de Luca Montalto, con collezioni di quadri, porcellane, e mobili e dove ha sede il Centro Internazionale di Studi Numismatici”.

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  • Sito Archeologico

Pozzuoli, Città dei “negotia” Antico porto di Roma

Pozzuoli, Campania

Situata sull’omonimo golfo, Pozzuoli è nota al mondo per la sua storia antica e per il «bradisismo», il fenomeno vulcanico che, nonostante i ciclici movimenti della terra, non ha scoraggiato l’insediamento dell’uomo in questa terra fertile e prospera.
Si parte dalla Stazione Pozzuoli – Solfatara della linea metropolitana per la visita presso l’Anfiteatro Neroniano Flavio, uno tra i maggiori anfiteatri romani d’Italia, capiente 40 mila spettatori, che ricorda i luminosi fasti della “Puteoli” imperiale.
Qui fu imprigionato San Gennaro, poi giustiziato presso il vulcano Solfatara. In epoca medievale, l’edificio subì spoliazioni ma, nei sotterranei, che conservano la struttura a botole e fossa scenica, sono visibili capitelli e rocchi di colonne che ornavano il loggiato superiore.
Imboccando la Via Carmine si giunge al Parco di Villa Avellino che collega la città alta con il mare. Realizzato, nel 1540, dai Principi Colonna di Stigliano, conserva l’agrumeto e alberi secolari, ma anche vestigia della prima età imperiale. Dalla terrazza si ammirano il Golfo di Napoli e la dimora di Don Pedro de Toledo, nota come Palazzo Toledo (1539), oggi Polo di Cultura della città.
Scendendo le rampe di Viale Capomazza, si accede al porto ed al Macellum, il mercato alimentare di Puteoli (I sec. d.C). Noto come Tempio di Serapide per il ritrovamento della statua del dio egizio durante gli scavi voluti da Carlo di Borbone (1750 -1818), il monumento presenta diffuse perforazioni sulle colonne del portico, operate da alcuni molluschi marini, ” litodomi, a testimonianza della sua immersione provocata dal bradisismo.
Continuando per il Lungomare Cristoforo Colombo, si accede al Porto, da cui partono traghetti per le isole di Ischia e Procida, e quindi alla Piazza San Paolo, racchiusa dal molo Caligoliano, con la Darsena dei Pescatori e la Chiesetta dell’Assunta a Mare.
Addentrandosi nel centro storico, si attraversa la Piazza della Repubblica, cuore della vite popolare, per raggiungere il Rione Terra che s erge sul costone a picco sul mare. Si ipotizza che vi sorgesse l’Acropoli della Dicearchica (giusto governo) fondata nell’anno 531 a.C. per concessione di Cuma.
Più certa è la fondazione, nel 194 a.C, di Puteoli (piccoli pozzi), centro di cultura dal carattere greco – orientale, porto commerciale dell’Impero, in concorrenza con i porti di Napoli e di Delo. Fin dal I sec. vi risiedeva una comunità cristiana che accolse San Paolo durante il suo viaggio verso Roma. L’attuale Rione Terra è l’esito di stratificazioni medievali e vicereali sul nucleo romano.
Da visitare il Duomo, il cui recente restauro ha messo in luce i resti del Tempio di Augusto, in uno scenario unico di architetture antiche e contemporanee ed il percorso archeologico sotterraneo.

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  • Arti, Saperi e Sapori

L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano

Napoli, Campania

L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano è stata proclamata Patrimonio dell’Umanità il 7 dicembre 2017. Si tratta di un grande riconoscimento per l’Italia, per Napoli e la Regione Campania.

L’iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO da parte del Comitato intergovernativo dell’UNESCO riunitosi in Corea, a Jeju, è avvenuta a conclusione di un lungo iter che ha visto la Regione Campania protagonista accanto al Mipaf.

Con il riconoscimento all’arte dei pizzaiuoli napoletani, la Campania si conferma la prima regione italiana al mondo per la sua produzione culturale agroalimentare. Infatti gli unici due elementi italiani iscritti nella lista dell’UNESCO del patrimonio culturale immateriale sono Campani: la Dieta Mediterranea iscritta nel 2010 e, l’arte dei pizzaiuoli napoletani.

La Campania è il luogo in cui l’eccellenza alimentare diventa cultura, questo è quanto dimostra il riconoscimento dell’Arte del Pizzaiuolo quale Patrimonio Immateriale dell’UNESCO.

Questo risultato premia la tenacia dei pizzaiuoli e delle loro associazioni, impegnati al fianco del Ministero dell’Agricoltura e della Regione Campania nella lunga strada che dal 2009 ad oggi ha portato al raggiungimento del fondamentale riconoscimento dell’UNESCO.

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  • Sito Archeologico

Anfiteatro Flavio Neroniano

Pozzuoli, Campania

Dell’antico centro della colonia romana di Puteoli sopravvivono cospicue testimonianze monumentali quali l’Anfiteatro Flavio. L’Anfiteatro, esplorato tra il 1839 ed il 1845, poi tra il 1880 ed il 1882, ed infine nel secondo dopoguerra, è la terza arena per dimensioni del mondo romano, dopo quelle di Roma (Colosseo) e Capua.

Venne costruito verso la metà del I sec. d.C. in sostituzione di uno più antico (in parte conservato), divenuto insufficiente. In età imperiale lo spettacolo gladiatorio si era infatti diffuso notevolmente, sostituendosi a quello teatrale come momento di aggregazione ludica della comunità urbana.

Costruito nello stesso periodo del Colosseo, come quest’ultimo anche l’Anfiteatro Flavio è una gigantesca costruzione che testimonia la tecnica straordinaria raggiunta dall’ingegneria romana alle prese con gli enormi problemi di calcolo, struttura, trasporti, idraulica ed organizzazione dei cantieri. L’edificio venne inaugurato in età flavia, come mostra l’orgogliosa iscrizione Colonia Flavia Augusta Puteolana pecunia sua. L’enorme edificio (m. 149 x 116) era strutturato all’esterno in tre ordini sovrapposti, coronati in alto da un attico.

Il veloce afflusso e deflusso degli spettatori ai settori dei gradini più bassi venivano consentiti mediante quattro ingressi principali e dodici secondari, mentre venti rampe di scale conducevano ai settori più alti e all’attico. La cavea conteneva trentanove file di gradini, su cui trovavano posto circa 40.000 spettatori. Come il Colosseo, anche qui l’arena conserva memoria di martiri cristiani: si ricorda il supplizio apprestato nel 305 d.C. per Gennaro, il celebre vescovo di Benevento

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Parco Sommerso di Baia

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Le due aree protette, inserite a terra nel più vasto contesto del parco dei Campi Flegrei di competenza della Regione Campania, si propongono appunto la tutela e lo studio dei reperti archeologici sommersi in tali aree congiuntamente alla salvaguardia degli ecosistemi marini e costieri.

La particolarità di tali zone è legata al fenomeno vulcanico del bradisismo che ha interessato da sempre l’intera costa nord dell’area napoletana. Tale fenomeno ha causato movimenti verticali dell’area con escursioni in positivo ed in negativo di molti metri provocando negli ultimi 2000 anni l’inabissamento della linea di costa romana di circa 6/8 metri. Intorno al primo secolo a.C.

Infatti l’intera zona costiera a nord di Napoli era una fiorentissima stazione climatica, resa alla moda anche dalla presenza di una villa imperiale, il Pausilypon appunto che dette il nome al Promontorio di Posillipo, costruita dal ricco liberto Publio Vedio Pollione. Costui alla sua morte, nel 15 a.C., nominò Augusto erede di tutti i suoi beni, Pausilypon compreso. In seguito ingrandita ed abbellita come proprietà imperiale, tale luogo pare abbia visto il tragico concludersi della congiura contro l’imperatore Nerone.

Fra gli ambienti di maggiore pregio, che oggi si trovano inabissati, vi è il ninfeo di Punta Epitaffio, triclinium con funzione di sala per banchetti risalente all’epoca dell’imperatore Claudio, le cui statue sono state trasferite all’interno del Museo archeologico dei Campi Flegrei dove l’ambiente è stato ricostruito.

Inoltre si trovano sommersi su tale costa i resti dei porti commerciali di Baia (Lacus Baianus) ed il Portus Julius. Più a nord aveva sede il porto di Capo Miseno sede storica della flotta imperiale romana.

Lo straordinario valore di tali siti è dato sia dal notevole stato di conservazione dei reperti archeologici, oltre che dal loro valore storico archeologico oggettivo. Mosaici, tracce di affreschi, sculture, tracciati stradali e colonne, sono sommersi a circa 5 metri sotto il livello del mare tra anemoni stelle marine e branchi di castagnole.

Inoltre la presenza di ecosistemi sommersi di pregio come il fondale a precoralligeno e comunità di fanerogame marine (essenzialmente Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa) fanno di tali luoghi ambienti di valore naturalistico rilevante, riconosciuti come tali sia dalla legislazione nazionale italiana, sia da quella Comunitaria. Il luogo è straordinariamente suggestivo, e fa di questo tratto dei fondali una piccola Atlantide romana.

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Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)

Napoli, Campania

ll Museo Archeologico Nazionale di Napoli è tra i più importanti musei del mondo per l’archeologia classica. Per la sua storia, prima ancora che per la ricchezza straordinaria delle sue collezioni, rappresenta un momento fondamentale della formazione della cultura classica in Europa.

Il Museo affonda le sue radici in quella vicenda culturale che nel Settecento portò alla prima formazione dell’archeologia moderna: vicenda nella quale Napoli si trovò a giocare un ruolo da protagonista, molto al di sopra della stessa posizione che il Regno di cui era capitale occupava tra gli Stati europei.

Nel 1777 il re Ferdinando IV decise di destinare il seicentesco Palazzo degli Studi a sede del Museo Borbonico e della Real Biblioteca. Si andava così realizzando il progetto dei Borbone di creare a Napoli, capitale del Regno, un grandioso istituto per le arti, riunendo in un solo complesso il fondo librario, la ricchissima raccolta di antichità, appartenute ad Elisabetta Farnese, madre di Carlo III, divisa tra Roma e Capodimonte, e le collezioni archeologiche formatesi durante gli scavi intrapresi nelle cittadine vesuviane dal 1738 e precedentemente esposte nel Museo Ercolanese di Portici.

Arricchito di altre importanti collezioni, quali la Borgia e parte della stessa collezione personale formata a Napoli da Carolina Murat, il Museo fu inaugurato nel 1816 col nome di Real Museo Borbonico. Nel corso del XIX secolo si susseguirono molte nuove immissioni sia di collezioni private, sia di materiali provenienti dagli scavi eseguiti in Campania e nell’Italia meridionale e soprattutto nell’agro Pompeiano e Vesuviano: tra il 1830 ed il 1840, tra i monumenti di prestigio, giunsero al Museo il mosaico di Alessandro e gli altri mosaici della Casa del Fauno di Pompei, il “Vetro blu”, il “Vaso di Dario”.

Nel 1860, con l’Unità d’Italia, il Real Museo Borbonico divenne proprietà dello Stato, assumendo la nuova denominazione di “Museo Nazionale”. Al piano terra, la Farnese, di recente riallestita e riaperta al pubblico, è una Collezione di antichità formatasi nel XVI sec. per donazioni, acquisti?e scavi, quali quelli delle Terme di Caracalla, promossi dalla famiglia Farnese a Roma; nei sotterranei, vi sono la Collezione Epigrafica e quella Egizia, seconda per importanza solo al Museo Egizio di Torino; nell’ammezzato, il Medagliere, la sezione dei Mosaici -staccati all’epoca degli scavi borbonici nelle case delle città vesuviane- e il Gabinetto Segreto -materiali di tema erotico raccolti dal Settecento e sottratti per molto tempo alla vista del pubblico.

Al primo piano, il Salone della Meridiana, una delle più importanti e grandi aule d’Europa; la sezione degli Affreschi, staccati tra la metà del XVIII e gli inizi del XX sec. da case ed edifici di Pompei ed Ercolano; le sale della Villa dei Papiri di Ercolano, con le sculture che decoravano una delle più lussuose ville mai rinvenute nel mondo romano, celebre per la sua biblioteca di papiri con testi greci e latini; Napoli antica, con una selezione di reperti della Napoli greca e romana; le sale del Tempio di Iside di Pompei. Sito incluso nel circuito Campania Artecard.

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Museo Civico Gaetano Filangieri

Napoli, Campania

Il Museo civico “Gaetano Filangieri” ha sede nel quattrocentesco palazzo Como, costruito tra il 1464 ed il 1490 dal ricco mercante Angelo Como (o Cuomo) nelle forme del Rinascimento fiorentino su disegno, forse, di Giuliano da Maiano. Nel 1881- 82 per allargare la via fu demolito e ricostruito 20 metri più addietro. Il museo, inaugurato nel 1888, fu fondato da Gaetano Filangieri iuniore (1824-92), principe di Satriano, che vi raccolse tutte le sue varie e pregevoli collezioni d’arte, numismatiche, la biblioteca e l’archivio Filangieri. Purtroppo una parte del materiale raccolto andò distrutto nell’incendio appiccato dalle truppe tedesche nel deposito di San Paolo di Belsito nel settembre 1943. Il museo ha anche una sezione distaccata nella Villa Livia al parco Grifeo 13, donata da Domenico de Luca Montalto, con collezioni di quadri, porcellane, e mobili e dove ha sede il Centro Internazionale di Studi Numismatici”.

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Pozzuoli, Città dei “negotia” Antico porto di Roma

Pozzuoli, Campania

Situata sull’omonimo golfo, Pozzuoli è nota al mondo per la sua storia antica e per il «bradisismo», il fenomeno vulcanico che, nonostante i ciclici movimenti della terra, non ha scoraggiato l’insediamento dell’uomo in questa terra fertile e prospera.
Si parte dalla Stazione Pozzuoli – Solfatara della linea metropolitana per la visita presso l’Anfiteatro Neroniano Flavio, uno tra i maggiori anfiteatri romani d’Italia, capiente 40 mila spettatori, che ricorda i luminosi fasti della “Puteoli” imperiale.
Qui fu imprigionato San Gennaro, poi giustiziato presso il vulcano Solfatara. In epoca medievale, l’edificio subì spoliazioni ma, nei sotterranei, che conservano la struttura a botole e fossa scenica, sono visibili capitelli e rocchi di colonne che ornavano il loggiato superiore.
Imboccando la Via Carmine si giunge al Parco di Villa Avellino che collega la città alta con il mare. Realizzato, nel 1540, dai Principi Colonna di Stigliano, conserva l’agrumeto e alberi secolari, ma anche vestigia della prima età imperiale. Dalla terrazza si ammirano il Golfo di Napoli e la dimora di Don Pedro de Toledo, nota come Palazzo Toledo (1539), oggi Polo di Cultura della città.
Scendendo le rampe di Viale Capomazza, si accede al porto ed al Macellum, il mercato alimentare di Puteoli (I sec. d.C). Noto come Tempio di Serapide per il ritrovamento della statua del dio egizio durante gli scavi voluti da Carlo di Borbone (1750 -1818), il monumento presenta diffuse perforazioni sulle colonne del portico, operate da alcuni molluschi marini, ” litodomi, a testimonianza della sua immersione provocata dal bradisismo.
Continuando per il Lungomare Cristoforo Colombo, si accede al Porto, da cui partono traghetti per le isole di Ischia e Procida, e quindi alla Piazza San Paolo, racchiusa dal molo Caligoliano, con la Darsena dei Pescatori e la Chiesetta dell’Assunta a Mare.
Addentrandosi nel centro storico, si attraversa la Piazza della Repubblica, cuore della vite popolare, per raggiungere il Rione Terra che s erge sul costone a picco sul mare. Si ipotizza che vi sorgesse l’Acropoli della Dicearchica (giusto governo) fondata nell’anno 531 a.C. per concessione di Cuma.
Più certa è la fondazione, nel 194 a.C, di Puteoli (piccoli pozzi), centro di cultura dal carattere greco – orientale, porto commerciale dell’Impero, in concorrenza con i porti di Napoli e di Delo. Fin dal I sec. vi risiedeva una comunità cristiana che accolse San Paolo durante il suo viaggio verso Roma. L’attuale Rione Terra è l’esito di stratificazioni medievali e vicereali sul nucleo romano.
Da visitare il Duomo, il cui recente restauro ha messo in luce i resti del Tempio di Augusto, in uno scenario unico di architetture antiche e contemporanee ed il percorso archeologico sotterraneo.

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