Le attività del turista culturale
cultura immateriale (eventi, spettacoli dal vivo, festival)
Il caffè a Trieste ha una storia lunga più di 200 anni. Nel Settecento, la città friulana diventa porto franco e inizia a commercializzare i chicchi provenienti dalle piantagioni di tutto il mondo, dapprima nei molti caffè dell’Impero austroungarico, sino a diventare nel Novecento punto di riferimento internazionale offrendo in loco l’intera filiera produttiva. Gli eleganti caffè storici cittadini sono, oggi come ieri, vere e proprie attrazioni turistiche, ritrovo di letterati e artisti, viaggiatori in cerca di ristoro, di confronto culturale. Qui, Stendhal, Joyce, Svevo e Saba hanno sorseggiato la loro bevanda corroborante, esattamente come fa oggi Claudio Magris, scrittore triestino Doc, che ha descritto così questi punti cardine del capoluogo: “il caffè è il luogo in cui si può stare contemporaneamente da soli e fra la gente”.
Data l’importanza storica di tali luoghi, nel 1998 è stata ideala la manifestazione Le Vie del Caffè che, di anno in anno, anima il periodo natalizio con un ricco programma di concerti, spettacoli teatrali, mise en scene ambientati nei caffè.
A Trieste, l’arte di questa antica bevanda ha anche un suo gergo speciale: un “capo in b tanta” è un cappuccino triestino in bicchiere con tanta schiuma, e un “goccia” è un caffè con una goccia di schiuma di latte al centro. Per sorseggiarne uno da manuale si può andare al Caffè Tommaseo, un’istituzione dal 1830, con decorazioni del pittore Gatteri e specchiere originali del Belgio, celebre per aver introdotto a inizio Novecento il gelato. Oppure, al Caffè San Marco, dalla storia travagliata. Aperto nel 1914, fu completamente distrutto durante la prima guerra in quanto luogo d’incontro di irredentisti, e poi ricostruito negli anni Venti per diventare un rifugio di intellettuali, fra cui Saba, Svevo e Giotti erano veri habitué. Il Caffè degli Specchi, del 1839, fu fondato e gestito dal greco Nicolò Privolo, al pianterreno di Palazzo Stratti, simbolo di Piazza Unità d’Italia, mentre il Caffè Tergesteo, ricavato nell’omonima galleria, è noto per le vetrate colorate raffiguranti episodi della storia cittadina. Oggi un restauro gli ha restituito l’atmosfera fin de siécle, anche se i triestini di lungo corso lamentano una scarsa aderenza al modello originale. Infine, altra tappa piacevole può essere il Caffè Stella Polare, un punto di riferimento dal 1867. Situato accanto alla chiesa serbo ortodossa, durante l’occupazione angloamericana divenne una famosa sala da ballo, luogo di incontri fra i soldati americani e le belle “mule”, le ragazze di Trieste. Oggi, niente balli, ma solo caffè e dolci, da gustare immaginando il tempo che fu.
cultura materiale (città d'arte, siti archeologici, musei)
Piazza dell’Unità d’Italia, o Piazza Grande, è da sempre il cuore di Trieste, politico, sociale, culturale. Qui affaccia il Municipio, edificato nel 1877 da Giuseppe Bruni e contraddistinto dalla torre dell’orologio, mentre ai lati della piazza stessa sorgono Palazzo Modello, Casa Stratti con il Caffè degli Specchi, il Palazzo del Governo oggi sede della Prefettura, il Palazzo del Lloyd Triestino, sede della Presidenza della Giunta Regionale, l’Hotel Duchi d’Aosta di Geiringer e il barocco Palazzo Pitteri, progettato nel 1790. La statua di Carlo VI, l’imperatore d’Austria che concesse a Trieste lo status di Porto Franco, scruta la piazza dal suo piedistallo posto all’angolo destro, mentre di fronte al Municipio c’è la Fontana dei quattro continenti, realizzata a metà Settecento su disegno del Mazzoleni: le statue rappresentano i 4 continenti allora conosciuti. Sulla sommità è invece rappresentata la Fama, che sovrasta Trieste, adagiata sulle rocce del Carso e attorniata dalle ricchezze frutto dei commerci.
Inoltrandosi nel quartiere noto come Borgo Teresiano, il cui nome deriva dalla sua fondatrice, Maria Teresa d’Austria che fece bonificare la zona delle antiche saline attorno al Canal Grande, ci si immerge nello stile neoclassico. La struttura dei palazzi qui parla chiaro: i magazzini al pianoterra, al primo le stanze padronali, al secondo gli uffici ed al quarto le stanze dei domestici rivelano che queste erano per lo più le abitazioni di mercanti e uomini d’affari, caratteristiche abitative ancora facilmente riscontrabili, specie nei grandi portoni e negli ampi atri oltre che nelle piccole finestrelle dei sottotetti, riservati alla servitù. Ne è un esempio Palazzo Carciotti, fatto costruire dal mercante greco Demetrio Carciotti su progetto dell’architetto Matteo Pertsch, prospiciente il mare e facilmente riconoscibile dalla sua cupola azzurra e dal colonnato in facciata, oggi sede della Capitaneria di Porto.
Da qui si raggiunge la Chiesa di S. Antonio Taumaturgo, realizzata in stile neoclassico dell’architetto Pietro Nobile nella prima metà dell’800, mentre lungo la riva destra del canale si incontra la Chiesa serbo-ortodossa di San Spiridione, realizzata in stile neobizantino, con le sue inconfondibili cupole celesti.
Su Piazza della Borsa affaccia l’omonimo palazzo, oggi sede della Camera di Commercio, edificato su progetto del Mollari nel 1806: lo si riconosce per il colonnato dorico e le statue allegoriche sulla sommità, raffigurati la città di Trieste e il Danubio. A sinistra dell’edificio vi è il massiccio Palazzo del Tergesteo, sorto tra il 1840 ed il 1842 ad opera dell’architetto e ingegnere triestino F. Bruyn, a destra della borsa vi è invece Casa Rusconi, uno dei pochi esempi di architettura barocca a Trieste. Casa Bartoli è invece un vero modello di Art Nouveau, ad opera di Max Fabiani. Anche questa piazza è dominata da una statua, quella di Leopoldo I, imperatore d’Austria.
La Galleria del Tergesteo, con la sua sequenza di eleganti negozi e caffè, conduce infine al Teatro comunale Giuseppe Verdi, costruito in stile neoclassico su progetto del Pertsch, allievo del Piermarini, autore del progetto del Teatro alla Scala di Milano. La stagione lirica merita attenzione per la selezione di opere e artisti destinati a calcare questo storico palcoscenico triestino, dove atmosfere d’antan e contemporaneità si fondono, dentro e fuori dal teatro.
Le attività del turista Spirituale
religioso
Per una città di confine come Trieste che ha fatto di questa sua collocazione geografica un punto di forza, è normale trovare lungo la stessa via luoghi di culto che accostano religioni di varia provenienza. Questa libertà di culto ha un’origine ben precisa, e una data soprattutto: 1781, anno dell’Editto di Tolleranza, che permise di penetrare nella società a differenti comunità religiose ed etniche, facendo attecchire i rispettivi credo religiosi e costruire gli edifici ad essi pertinenti. Da allora, dunque, hanno fatto la loro comparsa in città numerose perle architettoniche. Fra queste, per esempio, la Sinagoga, eretta tra il 1908 ed il 1912, su progetto degli architetti triestini Ruggero e Arduino Berlam. Lo stile fonde architetture medio-orientali e tecniche costruttive moderne, come l’uso del cemento armato. La Chiesa Greco – Ortodossa di San Nicolò è l’unica a Trieste posta di fronte al mare, in quanto San Nicola è il patrono dei marittimi, degli armatori e di coloro che lavorano con i traffici del mare. Curiosa la storia della sua origine: sorge infatti su un lotto di terra acquistato dalla comunità nel 1784, a seguito della rottura con la comunità serbo-ortodossa. Consacrata nel 1787, la facciata a capanna dal chiaro aspetto neoclassico risale al 1820 ed è opera di Matteo Pertsch. La Chiesa Serbo – Ortodossa di San Spiridione, costruita tra il 1861 e il 1868 su progetto di Carlo Maciacchini, la si nota per un dettaglio che spicca fra i tetti di Trieste: l’edificio, di ispirazione bizantina, con la pianta a croce greca, è sovrastata da una grande cupola azzurra e da quattro cupole più piccole agli angoli, mentre l’esterno è decorato con mosaici, marmi e pietre di vari colori. La Chiesa Evangelica riformata Elvetica e Valdese di San Silvestro detiene il primato di più antico edificio di culto in città, dopo la basilica paleocristiana di via Madonna del Mare. Datata alla metà del XII secolo, e più volte ristrutturata, è a tre navate separate da un colonnato.
Il principale edificio di culto, la Cattedrale di San Giusto, si trova sull’omonimo Colle, là dove nell’antichità fu edificato un tempio dedicato alla triade capitolina, poi sostituito attorno al V secolo da una Basilica Paleocristiana, di cui si conservano ancora parte dei mosaici. Risalgono invece all’XI secolo due edifici di culto, la Basilica dell’Assunta e il Sacello di San Giusto, unificati nel Trecento a formare quello attuale, di cui notevole è il rosone gotico realizzato in pietra carsica. All’interno sono molto interessanti i mosaici di ispirazione bizantino-ravennate, gli affreschi, la Cappella del Tesoro e l’antico Battistero.
In questa babele di religiosi non manca la Chiesa Evangelica Luterana, rappresentata dall’unico edificio in stile neogotico del capoluogo friulano. A progettarla nel 1874 fu l’architetto Zimmermann di Breslavia, mentre a realizzarla furono i triestini Berlam e Scalmanini, in pietra bianca, il cui tocco si nota nella miriade di tetti a spiovente in lastre di ardesia e nelle guglie tra cui spicca il campanile.
Si deve invece a un voto fatto nel 1945 dall’arcivescovo Antonio Santin la costruzione del Tempio Mariano Nazionale di Monte Grisa che domina il Golfo di Trieste. I fatti andarono così: il voto era stato fatto perché la città si salvasse dai bombardamenti bellici, e una volta finita la guerra, nel 1948 fu eretto un tempio di interesse nazionale dedicato alla Madonna. Poi, nel 1959, Papa Giovanni XXIII decise di dedicarlo a Maria Madre e Regina come simbolo di pace e unità tra tutti i popoli. Dal 2011, il Tempio si è guadagnato una certa fama oltre che come meta di pellegrinaggio anche per il Coro Incanto Gregoriano.