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Varese

Nella seconda metà del Settecento, il centro di Varese si trasformò in un grande cantiere a cielo aperto, cui diedero il loro contributo i più grandi architetti dell’epoca. Fra questi ci fu Giuseppe Antonio Bianchi, che nel 1766 ricevette la committenza più prestigiosa: Francesco III d’Este, Duca di Modena e Reggio. Pare che l’occasione per scoprire Varese come possibile meta per i suoi soggiorni estivi fu una visita al Marchese Menafoglio, che proprio in quell’anno inaugurava la sua sontuosa dimora, Villa Menafoglio, oggi Menafoglio Litta Panza. La rosa di cime delle Prealpi, la vista da Campo dei Fiori – oggi sede dell’Osservatorio Astronomico Schiaparelli – la piacevolezza del Lago di Varese, la misticità del Santuario del Sacro Monte – dal 2003 Patrimonio dell’Umanità insieme agli altri presenti in Lombardia e Piemonte – fecero il resto e lo convinsero a costruire il suo buen retiro, definito dal Leopardi una “piccola Versailles”. Undici anni più tardi, nel 1777, veniva inaugurato Palazzo Estense, oggi prestigiosa sede del Comune.

A partire dal 3000 a.C, periodo in cui si attestano i primi insediamenti, il territorio di Varese non ha mai smesso di evolversi, fino appunto ad arrivare alla sua età dell’oro, il Settecento, secolo in cui molti nobili lombardi decisero di realizzare qui le loro “dimore di delizia”. Di quel periodo di fasti, oggi rimangono molte testimonianze, fra cui appunto Villa Menafoglio Litta Panza, nella frazione di Biumo, che dal 1996 è di proprietà del FAI – Fondo Ambiente Italiano e dal 2001 accoglie uno dei Museo di Arte Contemporanea più importanti del Paese. In località Sant’Ambrogio Olona si trova invece Villa Toeplitz, voluta da un banchiere di origini polacche e oggi di proprietà del Comune che ne ha fatto una delle aree verdi più piacevoli e fruibili della città.

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Sacro Monte di Varese

Varese, Lombardia

7 elementi Cosa fare e vedere

  • Patrimonio culturale Religioso

Sacro Monte di Varese

Varese, Lombardia

Patrimonio Unesco dal 2003, il Sacro Monte di Varese, con il suo percorso seicentesco e il borgo di Santa Maria del Monte, è uno dei vanti della città e della Lombardia.
Lo potrai raggiungere facilmente da Varese, con i mezzi pubblici, la funicolare, o in auto, parcheggiando in via Prima Cappella, per iniziare la salita dal basso, oppure presso il Piazzale Pogliaghi, posto alle spalle del Santuario, in cima. Le quattordici le cappelle che ti accompagneranno durante la salita sono tutte dedicate ai misteri del Rosario e sono delle opere artistiche eccezionali.
Ognuna ha una propria architettura, curata nei minimi particolari, che conserva all’interno sculture e dipinti. Quando ti affacci per osservare le scene rappresentate, ricordati di guardare anche gli affreschi dei soffitti, sono magnifici. Superata l’ultima cappella, ti trovi dinnanzi alla salita che porta al Santuario e al borgo di Santa Maria del Monte.
Qui sarai accolto da un’enorme statua di Mosè e salendo la scalinata entrerai nel Santuario, dopo aver fatto tappa alla terrazza panoramica: non è molto grande ma ricco di affreschi da ammirare. Non perderti la cripta adiacente, restaurata e aperta al pubblico. Qui potrai ammirare i resti della chiesa altomedioevale ornata da stupendi affreschi trecenteschi.
Non pensare che sia tutto qui. Nel borgo di Santa Maria del Monte ci sono due bei musei che meritano senza dubbio una visita. Il Museo Baroffio si trova a fianco dell’ingresso del Santuario e ospita sculture romaniche, codici miniati e dipinti donati al Santuario dal barone Giuseppe Baroffio.
È stato riaperto nel 2001 e ampliato con una sezione di opere di arte sacra contemporanea. Una visita è d’obbligo anche al Museo Pogliaghi, ospitato nella casa che l’eclettico e geniale artista milanese elesse come sua residenza. Dall’esterno sembra una normale casa di inizio Novecento, forse un po’ bizzarra, ma nulla a confronto dell’interno.
Varcata la soglia ti troverai immerso in una miriade di bozzetti e sculture dell’artista, reperti greci, romani e orientali in un mix unico e originale. Metà casa e metà atelier artistico: ogni stanza è diversa dall’altra e ogni porta vi condurrà in un mondo a parte. Apice della visita è il salotto con il gesso preparatorio della porta del Duomo di Milano a grandezza naturale sulla parete di fondo; lo spettacolo ti lascerà a bocca aperta.
Parlando del Sacro Monte non ci si può dimenticare dello scenario naturalistico nel quale è immerso. Collocato su una collina alle spalle di Varese, nelle belle giornate potrai ammirare da qui buona parte della Pianura Padana e le montagne lombarde fino a quelle della bergamasca e della Valtellina.

L’assetto odierno del Sacro Monte varesino rispecchia un’invenzione risalente al primo Seicento.
Le trasformazioni urbanistiche del borgo furono rilevanti. In pochi decenni divenne parte integrante di un teatro di meditazione religiosa a cielo aperto dotandosi di edifici ecclesiastici e di rinnovate facciate di chiese, tutte tappe/stazioni di nuovi percorsi devozionali cittadini. A questo fervore non sfuggì la chiesa parrocchiale di San Vittore che, negli anni 1598-1599, fu oggetto di importanti lavori. Vennero coinvolte maestranze destinate poi a lavorare nell’impresa del Sacro Monte: lo stesso architetto Bernascone e Pier Francesco Mazzuchelli detto il Morazzone. Con l’aiuto di esperti stuccatori (Domenico Fontana di Muggio e Giuseppe Bianchi da Moltrasio), collaborarono alla ricostruzione e alla decorazione della cappella del Rosario, un’altra impresa dedicata alla Vergine. Messo a punto il progetto di massima, la realizzazione del complesso monumentale iniziò nel 1604. Nonostante siano andati perduti i documenti d’archivio relativi alla Fabbrica, le cronache tramandano il grande pragmatismo dell’intera macchina amministrativa. L’oculata gestione dei fondi garantì l’efficienza del cantiere: in trent’anni circa venne rifondata la chiesa di Santa Maria, costruita la via lungo le pendici del monte, incluse le soluzioni ingegneristiche per garantire – attraverso appositi terrapieni – la messa in sicurezza del percorso e, infine, vennero progettate e realizzate le quindici cappelle del percorso misterico, gli archi trionfali e le tre fontane ad essi correlate destinate al ristoro dei pellegrini. Seguendo il progetto del Bernascone, la struttura dell’intero apparato privilegiava l’inserimento di ogni singola parte in un ambiente naturale sacralizzato del quale si evidenziavano le qualità teatrali.
L’itinerario trasmette la prossimità fra l’uomo e la divinità attraverso la contemplazione. A differenza di quanto ideato a Varallo, al Sacro Monte varesino anche le cappelle sono marcate da uno stretto rapporto con il paesaggio circostante non soltanto perché distinte, e distanti le une dalle altre, ma soprattutto a causa del loro assetto architettonico. Tutte derivano sostanzialmente da due tipologie: il tempio a pianta centrale e quello a pianta quadrata cui spesso sono accorpati camminamenti con aperture verso l’esterno, ad archi e, in facciata, da protiri e pronai. Altre differenze intervengono a livello decorativo dove alla varietà di elementi classicisti si alternano, talvolta mescolandosi, trasgressioni tardomanieriste. Il dato certo è che il Bernascone, progettando tutti questi edifici, prese spunto soprattutto dai modelli di Pellegrino Tibaldi che del varesino fu il maestro e che con l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo contribuì in modo decisivo alla riforma dell’architettura ecclesiastica lombarda postconciliare (applicando le Instructiones Fabricae et Suppellectilis ecclesiasticae redatte dallo stesso Borromeo e pubblicate nel 1577). Nelle diverse cappelle del Sacro Monte, come pure negli archi trionfali lungo il percorso, il ricorso alla misura classicista interpretata in chiave monumentale è un Leitmotiv che dà all’insieme monumentale un’armonia unificante. I modelli tibaldiani sono aggiornati anche alla sensibilità del successore di san Carlo, il cardinale Federico Borromeo. Oltre a sembrare tanti preziosi tabernacoli in scala ingigantita, tutte le cappelle sprigionano un senso di ritrovato ottimismo cristiano mai espresso fino a quel momento in modo così esplicito.
Il Bernascone fu innovatore invece nel modo in cui interpretò la drammaturgia dei diversi frammenti del racconto religioso. Ma qui a stravolgere l’involucro architettonico sono gli affreschi del Busca. Il partito decorativo delle volte non riprende le forme dell’architettura. L’artista, infatti, tenta di andare oltre lo spazio fisico e l’architettura gradualmente si trasforma in una quinta teatrale illusionista.

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  • Cammino - sportivo

Da Varese a Campo dei Fiori

Varese, Lombardia

I parchi che circondano le ville di Varese, la città-giardino, sono la miglior introduzione a una giornata in bicicletta di grande soddisfazione.
Saranno questi stessi polmoni verdi ad accoglierti alla fine dell’itinerario, una sessantina di chilometri in tutto, da coprire agilmente in un giorno. Dal 2008, quando ospitò i Campionati del mondo di ciclismo su strada, Varese è nel cuore degli appassionati delle due ruote di tutti i continenti. I tracciati studiati per le sfide ciclistiche portavano in luoghi spettacolari dal fascino ancora vivissimo.
Si parte in discesa dal parco di Villa Recalcati, in centro, per planare sulle rive del lago di Varese all’altezza di Schiranna. Si saluta subito il traffico motorizzato sulla ciclabile protetta che ne effettua il periplo, da percorrere in senso orario, sfiorando i canneti. Ci si inoltra di tanto in tanto nei boschi costieri, fino all’antico borgo di pescatori di Cazzago Brabbia, dove si trovano le Ghiacciaie, i fabbricati in pietra con tetti di forma conica utilizzati, dal XVIII secolo, per l’accumulo di lastroni di ghiaccio staccati dal lago e la conservazione del pesce.
A Biandronno ti puoi imbarcare alla volta dell’isolino Virginia, un coriandolo verde al centro dello specchio d’acqua, sede del più antico insediamento palafitticolo dell’arco alpino, Museo Preistorico e Parco Archeologico, dal 2011 Patrimonio Unesco. Tornato sulla terraferma, arriverai a Gavirate, patria dei brutti e buoni, i tradizionali dolcetti a base di mandorle e nocciole tostate che danno una giusta dose di energia a chi pedala. Poco distante dal centro, il duecentesco Chiostro di Voltorre invita a qualche istante di meditazione.
È una buona occasione per posare le bici prima di lasciarti alle spalle la ciclabile e raggiungere Cittiglio, il paese del mito delle due ruote Alfredo Binda. Al ciclista, tre volte campione del mondo, è dedicato un museo, tappa consigliata agli amanti delle due ruote. Rimettiti in sella alla volta della Valcuvia, valle con vista sul Lago Maggiore, che contorna a settentrione il Monte Campo dei Fiori.
Si procede lungo il fondovalle, senza dislivelli, apprezzando il trionfo delle montagne tutto intorno: a sudest Campo dei Fiori, a nord-ovest le pendici del Monte Nudo che nascondono le trincee, le mulattiere e gli osservatori della Linea Cadorna, la cerniera di fortificazioni costruita lungo il confine italo-svizzero a fine XIX secolo.
Le ombre belliche si dissolvono, lungo la Valcuvia, all’ingresso di Villa Della Porta Bozzolo, a Casalzuigno, gioiello settecentesco circondato da un grande parco a terrazze. Tutelata dal FAI, la villa di delizie pretende una sosta per la grandiosità della Corte d’onore e il salone da ballo. Nel roseto, di recente progettazione, concepito come un museo di storia della rosa, fioriscono varietà non più in coltivazione.
Nuovamente in bici, si pedala in leggera salita verso il territorio di Monte Campo dei Fiori, Parco Regionale con riserve naturali, un osservatorio astronomico e il complesso del Sacro Monte, itinerario mariano di 2 chilometri di acciottolato e cappelle sorto su un monte sacro di concezione medievale. Giunti a Orino, con la sua bella Rocca del XII secolo, si affronta un lungo saliscendi nel bosco. I ciclisti qui sono davvero numerosi, attratti dalla varietà del percorso e dal traffico ridotto.
Ecco poi Brinzio, affacciato su un laghetto, dove inizia l’agevole salita della Rasa. Si scollina quasi senza accorgersene e, volendo, ti puoi buttare a capofitto sulla via del ritorno fino a Varese senza più toccare i pedali (i freni sì, però).
La prima dimora storica con giardino che s’incontra è Villa Toeplitz, con spettacolari giochi d’acqua, alberi monumentali provenienti da tutto il mondo e aree picnic attrezzate.
Poco oltre si trova l’ottocentesca Villa Panza di proprietà del FAI. Scrigno di una collezione di arte contemporanea, il suo parco è anche scenario di un progetto di Art in Nature: installazioni di Land Art realizzate con pietre e tronchi, in dialogo con la natura, co-autrice e spettatrice. Alcune delle opere sono, casualmente, a forma di ruota, ennesimo richiamo alla bicicletta. Le fatiche della giornata finiscono qui. Solo i più allenati non si faranno mancare l’ascesa alla vetta del Campo dei Fiori. Quasi da campioni del mondo.

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  • Cammino-Religioso

Il Viale delle Cappelle del Sacro Monte

Varese, Lombardia

La Via Sacra del Sacro Monte di Varese è un ampio viale acciottolato che sale per più due chilometri lungo le pendici del monte fino a raggiungere il Santuario di Santa Maria svolgendo un cammino scandito da quattordici cappelle dedicate ai Misteri del Rosario (il XV mistero è celebrato in santuario).

I lavori per la costruzione del Viale delle Cappelle del Sacro Monte di Varese iniziarono nel novembre del 1604, ma la Fabbrica del Santissimo Rosario fu ufficialmente inaugurata il 25 marzo 1605. L’ideazione della Via Sacra, ad opera del padre cappuccino Giambattista Aguggiari, permetteva di offrire ai pellegrini un percorso strutturato che, oltre ad alleviare la fatica della salita, prima condotta lungo sentieri disagevoli, consentiva di giungere in santuario con buoni frutti spirituali, recitando il Rosario e meditando di cappella in cappella sul mistero in essa rappresentato. Il Sacro Monte di Varese contribuì a ribadire, in questa terra di confine e di passaggio, l’importanza della preghiera del Rosario, strumento pacifico contro la riforma protestante, offrendo, allora come oggi, un complesso di rara bellezza in cui la rappresentazione del fatto sacro si manifesta in forme scenografiche dall’alto valore didascalico. Percorso di fede, fatto di preghiera, meditazione, catechesi è dunque anche percorso di storia, arte, natura che, intrecciate in una realtà unica, rendono manifesta la forza educativa dell’esperienza della bellezza.

Le cappelle, progettate dal valente architetto varesino Giuseppe Bernascone secondo modelli autonomi che conferiscono unicità a ogni cappella, in studiato rapporto con la natura intorno, sono animate da gruppi scultorei in terracotta policroma, realizzati da Francesco Silva, cui sono attribuite le sculture di ben dieci cappelle, Dionigi Bussola, Cristoforo e Marco Antonio Prestinari, Martino Retti, Carlo Antonio Buono. Gli affreschi, che hanno la funzione di ambientare le scene, ora descrivendo un ampio paesaggio o l’interno di un tempio, ora moltiplicando il numero degli spettatori all’evento o rappresentando diversi momenti narrativi, furono eseguiti da pittori quali Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (VII cappella, 1609), Giovan Paolo Ghianda (II cappella, 1624), Giovan Francesco e Giovan Battista Lampugnani (XII cappella, 1633), Giovan Battista e Giovan Paolo Recchi (VIII cappella, 1648; IX cappella, 1654), Carlo Francesco Nuvolone (III cappella, 1658; V cappella, 1650-52), Giovanni Ghisolfi (IV cappella, 1662), Antonio Busca (X cappella, 1668-71), Stefano Maria Legnani (XIV cappella, 1710 circa).

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  • Festival

Nature Urbane, Festival del Paesaggio

Varese, Lombardia

Indissolubilmente legato al tema della natura e della città, volto ad indagare ed approfondire il rapporto tra uomo e paesaggio, tra contesto urbano e ambiente rurale, il Festival intende valorizzare il patrimonio della città di Varese, e cioè i suoi beni culturali e il suo paesaggio. Una valorizzazione che parte dalla conoscenza dei luoghi, i veri protagonisti della rassegna.
Palcoscenici naturali per eccellenza di NATURE URBANE e nel contempo oggetto della narrazione, sono i parchi e i giardini, che, piccoli o grandi, pubblici e privati, con i loro elementi botanici e vegetali assumono un ruolo determinante all’interno del paesaggio urbano varesino connotandolo come unico del suo genere in Italia e nel mondo. Le dimore e i parchi della così detta “civiltà di ville” rappresentano infatti ancora oggi l’emblema di una città unica nel suo genere che è valso a Varese l’appellativo di “Città giardino”. Un nome che ancora la rappresenta, una visione che la città ha di sé e con la quale Varese è conosciuta in ambito internazionale. La loro conoscenza rappresenta dunque il primo e fondamentale punto di partenza per la valorizzazione del territorio.
Ma Varese, oltre ai cancelli delle ville e al di là dei giardini, possiede un patrimonio paesaggistico esteso e di straordinario valore che la caratterizza come eccellenza: dal lago alla montagna, dalle campagne ai colli, il festival accompagna il pubblico lungo percorsi storico-naturalistici, fa tappe in oasi di incontaminata bellezza a due passi dal centro urbano e cammina lungo antichi sentieri riportandone alla luce le testimonianze storiche, artistiche e antropiche.
Obiettivo del festival è anche quello di costruire, intorno al paesaggio, un programma di educazione rivolto alle nuove generazioni e, perché no, anche a coloro che hanno il compito di formarle: si propongono dunque alle scuole immersioni nella natura e nella cultura attraverso la narrazione poetica, fiabesca e immaginaria dei parchi sotto casa. L’obiettivo è trasformare questi luoghi in territori magici da esplorare attraverso il racconto dei segreti che essi nascondono e delle creature mitologiche e straordinarie che vi dimorano. Ma anche quello di valorizzare i prodotti che la natura varesina offre, tanto tipici quanto straordinari, a partire dalla tutela e dal recupero agricolo del territorio urbano e dall’utilizzo sapiente delle risorse primarie.

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  • Museo

Casa Museo Lodovico Pogliaghi

Varese, Lombardia

Alla fine del Viale delle Cappelle del Sacro Monte di Varese si apre la Casa-Museo Lodovico Pogliaghi: abitazione, laboratorio e privato museo dell’artista e collezionista milanese.
L’edificio riflette il gusto ecclettico dell’epoca e l’interesse del proprietario verso tutte le forme d’arte.
La collezione comprende più di 1500 opere e circa 580 reperti archeologici, oltre a materiali di lavoro di Pogliaghi, tra cui spicca il gesso originale della porta maggiore del Duomo di Milano.
La villa di proprietà della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano ha riaperto al pubblico nel 2014.

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  • Congressuale

Centro Congressi Ville Ponti

Varese, Lombardia

Ville Ponti Centro Congressi è un elegante complesso di 3 dimore storiche ricche di charme, Villa Andrea, Villa Napoleonica e le Sellerie cui si aggiunge Sala Campiotti, nel palazzo della Camera di Commercio di Varese. Un unicum ambientale-architettonico dal fascino straordinario, uno spazio vario e suggestivo che coinvolge i visitatori in un’atmosfera magica e rilassante. È il luogo ideale per fare di ogni meeting, riunione o occasione celebrativa un evento di successo.

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  • Patrimonio culturale Religioso

Sacro Monte di Varese

Varese, Lombardia

Patrimonio Unesco dal 2003, il Sacro Monte di Varese, con il suo percorso seicentesco e il borgo di Santa Maria del Monte, è uno dei vanti della città e della Lombardia.
Lo potrai raggiungere facilmente da Varese, con i mezzi pubblici, la funicolare, o in auto, parcheggiando in via Prima Cappella, per iniziare la salita dal basso, oppure presso il Piazzale Pogliaghi, posto alle spalle del Santuario, in cima. Le quattordici le cappelle che ti accompagneranno durante la salita sono tutte dedicate ai misteri del Rosario e sono delle opere artistiche eccezionali.
Ognuna ha una propria architettura, curata nei minimi particolari, che conserva all’interno sculture e dipinti. Quando ti affacci per osservare le scene rappresentate, ricordati di guardare anche gli affreschi dei soffitti, sono magnifici. Superata l’ultima cappella, ti trovi dinnanzi alla salita che porta al Santuario e al borgo di Santa Maria del Monte.
Qui sarai accolto da un’enorme statua di Mosè e salendo la scalinata entrerai nel Santuario, dopo aver fatto tappa alla terrazza panoramica: non è molto grande ma ricco di affreschi da ammirare. Non perderti la cripta adiacente, restaurata e aperta al pubblico. Qui potrai ammirare i resti della chiesa altomedioevale ornata da stupendi affreschi trecenteschi.
Non pensare che sia tutto qui. Nel borgo di Santa Maria del Monte ci sono due bei musei che meritano senza dubbio una visita. Il Museo Baroffio si trova a fianco dell’ingresso del Santuario e ospita sculture romaniche, codici miniati e dipinti donati al Santuario dal barone Giuseppe Baroffio.
È stato riaperto nel 2001 e ampliato con una sezione di opere di arte sacra contemporanea. Una visita è d’obbligo anche al Museo Pogliaghi, ospitato nella casa che l’eclettico e geniale artista milanese elesse come sua residenza. Dall’esterno sembra una normale casa di inizio Novecento, forse un po’ bizzarra, ma nulla a confronto dell’interno.
Varcata la soglia ti troverai immerso in una miriade di bozzetti e sculture dell’artista, reperti greci, romani e orientali in un mix unico e originale. Metà casa e metà atelier artistico: ogni stanza è diversa dall’altra e ogni porta vi condurrà in un mondo a parte. Apice della visita è il salotto con il gesso preparatorio della porta del Duomo di Milano a grandezza naturale sulla parete di fondo; lo spettacolo ti lascerà a bocca aperta.
Parlando del Sacro Monte non ci si può dimenticare dello scenario naturalistico nel quale è immerso. Collocato su una collina alle spalle di Varese, nelle belle giornate potrai ammirare da qui buona parte della Pianura Padana e le montagne lombarde fino a quelle della bergamasca e della Valtellina.

L’assetto odierno del Sacro Monte varesino rispecchia un’invenzione risalente al primo Seicento.
Le trasformazioni urbanistiche del borgo furono rilevanti. In pochi decenni divenne parte integrante di un teatro di meditazione religiosa a cielo aperto dotandosi di edifici ecclesiastici e di rinnovate facciate di chiese, tutte tappe/stazioni di nuovi percorsi devozionali cittadini. A questo fervore non sfuggì la chiesa parrocchiale di San Vittore che, negli anni 1598-1599, fu oggetto di importanti lavori. Vennero coinvolte maestranze destinate poi a lavorare nell’impresa del Sacro Monte: lo stesso architetto Bernascone e Pier Francesco Mazzuchelli detto il Morazzone. Con l’aiuto di esperti stuccatori (Domenico Fontana di Muggio e Giuseppe Bianchi da Moltrasio), collaborarono alla ricostruzione e alla decorazione della cappella del Rosario, un’altra impresa dedicata alla Vergine. Messo a punto il progetto di massima, la realizzazione del complesso monumentale iniziò nel 1604. Nonostante siano andati perduti i documenti d’archivio relativi alla Fabbrica, le cronache tramandano il grande pragmatismo dell’intera macchina amministrativa. L’oculata gestione dei fondi garantì l’efficienza del cantiere: in trent’anni circa venne rifondata la chiesa di Santa Maria, costruita la via lungo le pendici del monte, incluse le soluzioni ingegneristiche per garantire – attraverso appositi terrapieni – la messa in sicurezza del percorso e, infine, vennero progettate e realizzate le quindici cappelle del percorso misterico, gli archi trionfali e le tre fontane ad essi correlate destinate al ristoro dei pellegrini. Seguendo il progetto del Bernascone, la struttura dell’intero apparato privilegiava l’inserimento di ogni singola parte in un ambiente naturale sacralizzato del quale si evidenziavano le qualità teatrali.
L’itinerario trasmette la prossimità fra l’uomo e la divinità attraverso la contemplazione. A differenza di quanto ideato a Varallo, al Sacro Monte varesino anche le cappelle sono marcate da uno stretto rapporto con il paesaggio circostante non soltanto perché distinte, e distanti le une dalle altre, ma soprattutto a causa del loro assetto architettonico. Tutte derivano sostanzialmente da due tipologie: il tempio a pianta centrale e quello a pianta quadrata cui spesso sono accorpati camminamenti con aperture verso l’esterno, ad archi e, in facciata, da protiri e pronai. Altre differenze intervengono a livello decorativo dove alla varietà di elementi classicisti si alternano, talvolta mescolandosi, trasgressioni tardomanieriste. Il dato certo è che il Bernascone, progettando tutti questi edifici, prese spunto soprattutto dai modelli di Pellegrino Tibaldi che del varesino fu il maestro e che con l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo contribuì in modo decisivo alla riforma dell’architettura ecclesiastica lombarda postconciliare (applicando le Instructiones Fabricae et Suppellectilis ecclesiasticae redatte dallo stesso Borromeo e pubblicate nel 1577). Nelle diverse cappelle del Sacro Monte, come pure negli archi trionfali lungo il percorso, il ricorso alla misura classicista interpretata in chiave monumentale è un Leitmotiv che dà all’insieme monumentale un’armonia unificante. I modelli tibaldiani sono aggiornati anche alla sensibilità del successore di san Carlo, il cardinale Federico Borromeo. Oltre a sembrare tanti preziosi tabernacoli in scala ingigantita, tutte le cappelle sprigionano un senso di ritrovato ottimismo cristiano mai espresso fino a quel momento in modo così esplicito.
Il Bernascone fu innovatore invece nel modo in cui interpretò la drammaturgia dei diversi frammenti del racconto religioso. Ma qui a stravolgere l’involucro architettonico sono gli affreschi del Busca. Il partito decorativo delle volte non riprende le forme dell’architettura. L’artista, infatti, tenta di andare oltre lo spazio fisico e l’architettura gradualmente si trasforma in una quinta teatrale illusionista.

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  • Cammino - sportivo

Da Varese a Campo dei Fiori

Varese, Lombardia

I parchi che circondano le ville di Varese, la città-giardino, sono la miglior introduzione a una giornata in bicicletta di grande soddisfazione.
Saranno questi stessi polmoni verdi ad accoglierti alla fine dell’itinerario, una sessantina di chilometri in tutto, da coprire agilmente in un giorno. Dal 2008, quando ospitò i Campionati del mondo di ciclismo su strada, Varese è nel cuore degli appassionati delle due ruote di tutti i continenti. I tracciati studiati per le sfide ciclistiche portavano in luoghi spettacolari dal fascino ancora vivissimo.
Si parte in discesa dal parco di Villa Recalcati, in centro, per planare sulle rive del lago di Varese all’altezza di Schiranna. Si saluta subito il traffico motorizzato sulla ciclabile protetta che ne effettua il periplo, da percorrere in senso orario, sfiorando i canneti. Ci si inoltra di tanto in tanto nei boschi costieri, fino all’antico borgo di pescatori di Cazzago Brabbia, dove si trovano le Ghiacciaie, i fabbricati in pietra con tetti di forma conica utilizzati, dal XVIII secolo, per l’accumulo di lastroni di ghiaccio staccati dal lago e la conservazione del pesce.
A Biandronno ti puoi imbarcare alla volta dell’isolino Virginia, un coriandolo verde al centro dello specchio d’acqua, sede del più antico insediamento palafitticolo dell’arco alpino, Museo Preistorico e Parco Archeologico, dal 2011 Patrimonio Unesco. Tornato sulla terraferma, arriverai a Gavirate, patria dei brutti e buoni, i tradizionali dolcetti a base di mandorle e nocciole tostate che danno una giusta dose di energia a chi pedala. Poco distante dal centro, il duecentesco Chiostro di Voltorre invita a qualche istante di meditazione.
È una buona occasione per posare le bici prima di lasciarti alle spalle la ciclabile e raggiungere Cittiglio, il paese del mito delle due ruote Alfredo Binda. Al ciclista, tre volte campione del mondo, è dedicato un museo, tappa consigliata agli amanti delle due ruote. Rimettiti in sella alla volta della Valcuvia, valle con vista sul Lago Maggiore, che contorna a settentrione il Monte Campo dei Fiori.
Si procede lungo il fondovalle, senza dislivelli, apprezzando il trionfo delle montagne tutto intorno: a sudest Campo dei Fiori, a nord-ovest le pendici del Monte Nudo che nascondono le trincee, le mulattiere e gli osservatori della Linea Cadorna, la cerniera di fortificazioni costruita lungo il confine italo-svizzero a fine XIX secolo.
Le ombre belliche si dissolvono, lungo la Valcuvia, all’ingresso di Villa Della Porta Bozzolo, a Casalzuigno, gioiello settecentesco circondato da un grande parco a terrazze. Tutelata dal FAI, la villa di delizie pretende una sosta per la grandiosità della Corte d’onore e il salone da ballo. Nel roseto, di recente progettazione, concepito come un museo di storia della rosa, fioriscono varietà non più in coltivazione.
Nuovamente in bici, si pedala in leggera salita verso il territorio di Monte Campo dei Fiori, Parco Regionale con riserve naturali, un osservatorio astronomico e il complesso del Sacro Monte, itinerario mariano di 2 chilometri di acciottolato e cappelle sorto su un monte sacro di concezione medievale. Giunti a Orino, con la sua bella Rocca del XII secolo, si affronta un lungo saliscendi nel bosco. I ciclisti qui sono davvero numerosi, attratti dalla varietà del percorso e dal traffico ridotto.
Ecco poi Brinzio, affacciato su un laghetto, dove inizia l’agevole salita della Rasa. Si scollina quasi senza accorgersene e, volendo, ti puoi buttare a capofitto sulla via del ritorno fino a Varese senza più toccare i pedali (i freni sì, però).
La prima dimora storica con giardino che s’incontra è Villa Toeplitz, con spettacolari giochi d’acqua, alberi monumentali provenienti da tutto il mondo e aree picnic attrezzate.
Poco oltre si trova l’ottocentesca Villa Panza di proprietà del FAI. Scrigno di una collezione di arte contemporanea, il suo parco è anche scenario di un progetto di Art in Nature: installazioni di Land Art realizzate con pietre e tronchi, in dialogo con la natura, co-autrice e spettatrice. Alcune delle opere sono, casualmente, a forma di ruota, ennesimo richiamo alla bicicletta. Le fatiche della giornata finiscono qui. Solo i più allenati non si faranno mancare l’ascesa alla vetta del Campo dei Fiori. Quasi da campioni del mondo.

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Il Viale delle Cappelle del Sacro Monte

Varese, Lombardia

La Via Sacra del Sacro Monte di Varese è un ampio viale acciottolato che sale per più due chilometri lungo le pendici del monte fino a raggiungere il Santuario di Santa Maria svolgendo un cammino scandito da quattordici cappelle dedicate ai Misteri del Rosario (il XV mistero è celebrato in santuario).

I lavori per la costruzione del Viale delle Cappelle del Sacro Monte di Varese iniziarono nel novembre del 1604, ma la Fabbrica del Santissimo Rosario fu ufficialmente inaugurata il 25 marzo 1605. L’ideazione della Via Sacra, ad opera del padre cappuccino Giambattista Aguggiari, permetteva di offrire ai pellegrini un percorso strutturato che, oltre ad alleviare la fatica della salita, prima condotta lungo sentieri disagevoli, consentiva di giungere in santuario con buoni frutti spirituali, recitando il Rosario e meditando di cappella in cappella sul mistero in essa rappresentato. Il Sacro Monte di Varese contribuì a ribadire, in questa terra di confine e di passaggio, l’importanza della preghiera del Rosario, strumento pacifico contro la riforma protestante, offrendo, allora come oggi, un complesso di rara bellezza in cui la rappresentazione del fatto sacro si manifesta in forme scenografiche dall’alto valore didascalico. Percorso di fede, fatto di preghiera, meditazione, catechesi è dunque anche percorso di storia, arte, natura che, intrecciate in una realtà unica, rendono manifesta la forza educativa dell’esperienza della bellezza.

Le cappelle, progettate dal valente architetto varesino Giuseppe Bernascone secondo modelli autonomi che conferiscono unicità a ogni cappella, in studiato rapporto con la natura intorno, sono animate da gruppi scultorei in terracotta policroma, realizzati da Francesco Silva, cui sono attribuite le sculture di ben dieci cappelle, Dionigi Bussola, Cristoforo e Marco Antonio Prestinari, Martino Retti, Carlo Antonio Buono. Gli affreschi, che hanno la funzione di ambientare le scene, ora descrivendo un ampio paesaggio o l’interno di un tempio, ora moltiplicando il numero degli spettatori all’evento o rappresentando diversi momenti narrativi, furono eseguiti da pittori quali Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (VII cappella, 1609), Giovan Paolo Ghianda (II cappella, 1624), Giovan Francesco e Giovan Battista Lampugnani (XII cappella, 1633), Giovan Battista e Giovan Paolo Recchi (VIII cappella, 1648; IX cappella, 1654), Carlo Francesco Nuvolone (III cappella, 1658; V cappella, 1650-52), Giovanni Ghisolfi (IV cappella, 1662), Antonio Busca (X cappella, 1668-71), Stefano Maria Legnani (XIV cappella, 1710 circa).

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  • Festival

Nature Urbane, Festival del Paesaggio

Varese, Lombardia

Indissolubilmente legato al tema della natura e della città, volto ad indagare ed approfondire il rapporto tra uomo e paesaggio, tra contesto urbano e ambiente rurale, il Festival intende valorizzare il patrimonio della città di Varese, e cioè i suoi beni culturali e il suo paesaggio. Una valorizzazione che parte dalla conoscenza dei luoghi, i veri protagonisti della rassegna.
Palcoscenici naturali per eccellenza di NATURE URBANE e nel contempo oggetto della narrazione, sono i parchi e i giardini, che, piccoli o grandi, pubblici e privati, con i loro elementi botanici e vegetali assumono un ruolo determinante all’interno del paesaggio urbano varesino connotandolo come unico del suo genere in Italia e nel mondo. Le dimore e i parchi della così detta “civiltà di ville” rappresentano infatti ancora oggi l’emblema di una città unica nel suo genere che è valso a Varese l’appellativo di “Città giardino”. Un nome che ancora la rappresenta, una visione che la città ha di sé e con la quale Varese è conosciuta in ambito internazionale. La loro conoscenza rappresenta dunque il primo e fondamentale punto di partenza per la valorizzazione del territorio.
Ma Varese, oltre ai cancelli delle ville e al di là dei giardini, possiede un patrimonio paesaggistico esteso e di straordinario valore che la caratterizza come eccellenza: dal lago alla montagna, dalle campagne ai colli, il festival accompagna il pubblico lungo percorsi storico-naturalistici, fa tappe in oasi di incontaminata bellezza a due passi dal centro urbano e cammina lungo antichi sentieri riportandone alla luce le testimonianze storiche, artistiche e antropiche.
Obiettivo del festival è anche quello di costruire, intorno al paesaggio, un programma di educazione rivolto alle nuove generazioni e, perché no, anche a coloro che hanno il compito di formarle: si propongono dunque alle scuole immersioni nella natura e nella cultura attraverso la narrazione poetica, fiabesca e immaginaria dei parchi sotto casa. L’obiettivo è trasformare questi luoghi in territori magici da esplorare attraverso il racconto dei segreti che essi nascondono e delle creature mitologiche e straordinarie che vi dimorano. Ma anche quello di valorizzare i prodotti che la natura varesina offre, tanto tipici quanto straordinari, a partire dalla tutela e dal recupero agricolo del territorio urbano e dall’utilizzo sapiente delle risorse primarie.

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  • Museo

Casa Museo Lodovico Pogliaghi

Varese, Lombardia

Alla fine del Viale delle Cappelle del Sacro Monte di Varese si apre la Casa-Museo Lodovico Pogliaghi: abitazione, laboratorio e privato museo dell’artista e collezionista milanese.
L’edificio riflette il gusto ecclettico dell’epoca e l’interesse del proprietario verso tutte le forme d’arte.
La collezione comprende più di 1500 opere e circa 580 reperti archeologici, oltre a materiali di lavoro di Pogliaghi, tra cui spicca il gesso originale della porta maggiore del Duomo di Milano.
La villa di proprietà della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano ha riaperto al pubblico nel 2014.

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  • Congressuale

Centro Congressi Ville Ponti

Varese, Lombardia

Ville Ponti Centro Congressi è un elegante complesso di 3 dimore storiche ricche di charme, Villa Andrea, Villa Napoleonica e le Sellerie cui si aggiunge Sala Campiotti, nel palazzo della Camera di Commercio di Varese. Un unicum ambientale-architettonico dal fascino straordinario, uno spazio vario e suggestivo che coinvolge i visitatori in un’atmosfera magica e rilassante. È il luogo ideale per fare di ogni meeting, riunione o occasione celebrativa un evento di successo.

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