Lago di Barcis

Comune di BARCIS

  • Lacuale

Praticare vela, surf, canoa, kayak e hovercraft. Oppure ancora affittare una moto d’acqua o muta e bombole per un’immersione. E tutto a 400 metri di quota, circondati da cime ardite, magari innevate. Accade sul Lago di Barcis, nella Riserva Naturale Forra del Cellina, bacino artificiale in provincia di Pordenone, dalle acque verdissime, che dai primi Anni ‘50 fa da richiamo nautico in un ambiente montano. Il contesto è infatti quello del Parco delle Dolomiti Friulane, in cui converge, oltre a quella del torrente Cellina, anche la Riserva Naturale Foresta Regionale del Prescudin, raggiungibile solo a piedi e da perlustrare mediante dieci percorsi, che vanno dalle passeggiate rilassanti alle escursioni più impegnative, sempre e comunque circondanti dal verde.

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  • Patrimonio culturale Religioso

Santuario Beata Vergine Maria Isola di Barbana

Grado, Friuli-Venezia Giulia

Il fascino spirituale dei santuari è spesso amplificato dagli splendidi paesaggi offerti dalle località che li ospitano: è così anche per la piccolissima isola di Barbana, nella laguna di Grado, dove si trova questo santuario mariano di antichissima origine, oggi sede di una comunità di Frati Minori Francescani.

Secondo la tradizione l’origine del santuario risale al 582 d.C., quando una violenta mareggiata minacciò la città di Grado. Al termine della tempesta un’immagine della Madonna, trasportata dalle acque, venne ritrovata sull’isola nei pressi delle capanne di due eremiti. Qui, il patriarca di Grado Elia fece erigere un sepolcro come ringraziamento alla Madonna per aver salvato la città. Presto l’isola divenne residenza stabile di una comunità di monaci e destinazione di frequenti pellegrinaggi.
Dal 1237 Barbana è anche meta del famoso Perdòn, la processione che la comunità di Grado compie ogni prima domenica di luglio a bordo di barche per rinnovare un antico voto alla Madonna che avrebbe salvato il paese da una terribile epidemia di peste

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  • Museo

Palazzo Coronini

Gorizia, Friuli-Venezia Giulia

Il palazzo Coronini Cronberg, divenuto sede dell’omonima Fondazione per volontà del suo ultimo proprietario, il conte Guglielmo Coronini Cronberg (1905-1990), è una dimora storica risalente alla fine del Cinquecento. Passeggiando attraverso le quindici sale che compongono il percorso museale, tra cui la stanza dove nel 1836 soggiornò e morì l’ultimo re di Francia Carlo X di Borbone, il visitatore è trasportato d’incanto indietro nel tempo, grazie all’atmosfera calda e suggestiva delle sale con arredi cinque e seicenteschi del piano terra, ai suntuosi salotti settecenteschi, alle sale impero e agli ambienti ottocenteschi del piano nobile. Il Palazzo è circondato da uno splendido parco all’inglese di cinque ettari, nel quale si scoprono importanti reperti archeologici aquileiesi, un elegante tempietto di stile Liberty, piante rare e preziose: frassini, tigli, cedri dell’Himalaya, piante esotiche come le palme, i nespoli del Giappone, bamboo e una centenaria quercia da sughero; non mancano alcune piante da fiore particolarmente amate nell’Ottocento quali magnolie, oleandri, rose e camelie.
Il parco è stato realizzato sul finire dell’Ottocento, nella scia di un ambizioso programma di riqualificazione urbana che mirava a creare per Gorizia l’immagine di città giardino.
Negli anni tra le due guerre il palazzo fu dato in affitto, divenendo sede di un comando dell’esercito italiano, al quale, dopo l’8 settembre 1943, subentrarono le truppe tedesche che avevano occupato Gorizia. Risalgono a questo periodo alcuni importati interventi nel parco: la costruzione della piscina sul retro del palazzo e la collocazione all’ingresso del parco di un portale in pietra proveniente dalla distrutta villa Attems di Piedimonte. Divenuto in seguito sede di un comando partigiano jugoslavo e poi delle truppe alleate, solo all’inizio degli anni Cinquanta il palazzo fu restituito ai Coronini che vi si stabilirono definitivamente. Fu a partire da questo momento che il conte Guglielmo, con il sostegno della sorella Nicoletta, iniziò a progettare per la residenza di famiglia una destinazione museale, che prese forma, come era nelle sue volontà, dopo la sua morte, avvenuta a Vienna il 13 settembre 1990.

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  • Lacuale

Le Pozze Smeraldine

Tramonti Di Sopra, Friuli-Venezia Giulia

Sono considerate uno dei dieci posti più belli d’Italiadove fare il bagno dal noto tabloid inglese “The Guardian”.
Le pozze smeraldine lungo il corso del Meduna, sono un angolo davvero speciale inserito in uno dei contesti naturalistici più selvaggi delle Dolomiti.

Lungo il corso del Meduna, con solo una breve deviazione dal percorso che porta verso la borgata abbandonata di Frassaneit, è possibile arrivare a un luogo nascosto e ancora selvaggio, circondato da una natura incontaminata. Qui l’acqua si raccoglie in pozze profonde e le rocce bianche forniscono la piattaforma perfetta per un tuffo nelle acque fresche del fiume.

Queste piscine naturali sono le più conosciute ma rappresentano perfettamente una tipologia di piscina naturale che si ritrova in più luoghi nel territorio di Tramonti. Basti pensare alle due pozze presenti lungo il tratto del picnic Sottrivea (la cosiddetta “Cessa” e la seconda pozza creatasi recentemente a metà dell’area picnic), ma anche le altre piscine naturali, come la pila, o le pozze sotto i ponti e le passerelle, che si trovano risalendo il corso del Meduna.

L’incantevole bellezza e il fascino di questi luoghi permette di immergersi in un ambiente naturale e incontaminato dove il colore delle acque giustifica pienamente il nome “smeraldo” con cui le pozze sono note.

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  • Borgo

Borgo Frassaneit

Tramonti Di Sopra, Friuli-Venezia Giulia

Borgo Frassaneit, detto anche “Il paese fantasma di Frassaneit” dista circa 5 chilometri dall’abitato di Tramonti di Sopra.
Infossato nel Canal del Meduna questo borgo, di nascita più recente rispetto alla vicina Tramonti, fino al primo dopo guerra vi abitavano una dozzina di nuclei familiari per un totale di circa 60 abitanti. La domenica l’intero paese scendeva a valle per recarsi alla santa messa e in quella occasione si faceva la spesa: sale e zucchero, in tra parte, i quali venivano barattati con burro e formaggi. A Tramonti i “frassanesi” utilizzavano una stanza adibita a deposito fino al loro ritorno.
Come usanza dell’epoca, anche gli uomini di Frassaneit si recavano in osteria a Tramonti dove, di tanto in tanto, restavano fino al giorno successivo. A Frassaneit infatti non vi erano osterie e si beveva il “sir” ( siero di latte ) mentre la grappa era utilizzata come medicina unitamente all’olio di ricino.
Negli anni ‘50 i circa venti bambini rimasti nel paese seguivano le lezioni presso la scuola dove la maestra insegnava a leggere, scrivere e a “far di conto” a classi unite.
Le persone malate o i morti venivano trasportati fino a Tramonti su una portantina o su stanghe, anche se alle volte poteva essere utilizzata anche solo una sedia legata alla schiena del portatore tramite dei lacci.
Durante le feste si ballava al suono della fisarmonica o di un vecchio grammofono.
Per Frassaneit transitarono in direzione della forcella Caserata e della Val Cellina, gli alpini della 69ª compagnia del Gemona in ritirata dopo la disfatta di Caporetto.
Ora il paese è completamente abbandonato e i suoi abitanti partiti verso la pianura o emigrati.

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  • Lacuale

Lago di Redona

Tramonti Di Sopra, Friuli-Venezia Giulia

Fino agli anni ’50, Movada, Fleur e Redona Vecchia erano tre borghi meta di escursioni nella Val Tramontina, in provincia di Pordenone. Oggi, per vederli, bisogna attendere i periodi di secca del bacino artificiale del Lago di Redona, creato appunto a quell’epoca per produrre energia. Quando infatti il livello dell’acqua del bacino scende, tetti e campanili riaffiorano, riportando alla luce ciò che è rimasto di un tempo. Il lago è così diventato una delle principali attrattive dei comuni di Tramonti di Sopra e Tramonti di Sotto, nonché della Val Tramontina, da sempre nota per la natura rigogliosa e incontaminata e per la fauna selvatica che ne popola i boschi.

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  • Museo

Museo Archeologico del Friuli Occidentale

Pordenone, Friuli-Venezia Giulia

Situato in quello che un tempo era il Castello di Torre. Custodisce reperti che provengono da tutto il Friuli occidentale e ricostruiscono una vasta panoramica storica, dalla preistoria al Rinascimento.

A soli tre chilometri dal centro di Pordenone, si trova il museo, aperto al pubblico dopo il restauro del Castello di Torre. Sorto alla fine del XII secolo, residenza della famiglia dei signori di Ragogna, dopo l’assalto del 1402 da parte del capitano austriaco a Pordenone Mordax, il castello fu ricostruito e in parte trasformato in dimora signorile.

Il museo custodisce nelle sue sale i numerosi reperti raccolti dall’ultimo esponente della famiglia residente nel maniero, il conte Giuseppe di Ragogna, durante la sua attività di archeologo. I reperti presentati provengono da tutto il Friuli occidentale e ricostruiscono una vasta panoramica storica, dalla preistoria al Rinascimento.

Il Museo conserva alcuni reperti provenienti dal Palù di Livenza, Sito Unesco dal 2011, in museo fin dagli anni ’70, quando si iniziò la riscoperta del sito e si recuperarono le prime ceramiche o assegnati in deposito successivamente.

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  • Riserva

Riserva Naturale della Val Rosandra

San Dorligo Della Valle, Friuli-Venezia Giulia

La Riserva Naturale Regionale della Val Rosandra è stata istituita con L.R. 30.9.1996 n. 42, art. 52.
È riconosciuta come area protetta nell’Elenco nazionale delle aree protette italiane e come Sito di importanza comunitaria (SIC IT3340004) e Zona di protezione speciale (ZPS) nell’ambito della rete Natura 2000.
Dal 2006 l’organo gestore della Riserva è il Comune di San Dorligo della Valle – Ob?ina Dolina
La riserva interessa la parte sudorientale della Provincia di Trieste e si estende poi oltre il confine con la Slovenia nel territorio del comune di Hrpelje – Kozina. La Val Rosandra rappresenta un collegamento naturale tra il mare e l’entroterra ed è stata da sempre utilizzata per i traffici commerciali. Pertanto è importante per le sue caratteristiche di interesse archeologico e paleontologico (la Caverna degli Orsi dell’epoca preistorica, i Castellieri di Monte S.Michele e del Monte Carso dove sono tuttora visibili i resti del muro di cinta), di interesse storico (con i resti dell’acquedotto romano, fonte di approvvigionamento per la città di Tergeste nel I secolo, con i ruderi del castello di Moccò e delle costruzioni alle risorgive di Moganjevec), di interesse religioso (con la chiesetta di S.Maria in Siaris del XVI secolo ed il suo antico sentiero d’accesso), di interesse sociale (con i due mulini caratteristici all’inizio della valle e nel borgo storico di Bottazzo; con i Centri Culturali nelle varie frazioni del Comune ed i Centri Giovanili, punto di riferimento per iniziative didattiche), di interesse sportivo (con attività che vanno dal semplice escursionismo all’equitazione, ma soprattutto con grandi strutture naturali di interesse speleologico e alpinistico note a livello internazionale, tanto che già negli anni Trenta del nostro secolo il famoso alpinista Emilio Comici organizzò nella valle i primi corsi di alpinismo).
Ma a questi valori storici e culturali si associa quello ambientale, mantenuto inalterato dalle tradizioni e dall’amore della popolazione locale per la natura che li circonda. La Val Rosandra, infatti, oltre ad essere dimora di specie caratteristiche sia animali che vegetali, offre difatti uno spettacolo unico con i suoi diversi ambienti: la landa carsica sul monte Stena, le pinete di pino nero, il profondo solco che incide l’altopiano carsico con le sue rupi, i ghiaioni con le specie vegetali termofile, l’ambiente montano di tipo illirico con la sua vegetazione endemica condizionata dall’azione della bora, le pareti verticali e la forra del torrente Rosandra – Glinš?ica con il suo ambiente acquatico che costituisce un habitat raro. Oltre alla presenza di crostacei ed invertebrati caratteristici di ruscelli di montagna, la presenza del corso d’acqua e le caratteristiche rupestri dell’ambiente determinano condizioni favorevoli per gli animali, in special modo per anfibi e rettili rappresentati rispettivamente da 6 e 12 specie (45% dell’erpetofauna regionale). La variabilità di ambienti all’interno del Parco condiziona in modo positivo la diversità delle specie d’uccelli, in transito o semistanziali, nonché di grandi rapaci diurni e notturni. Per quanto riguarda i mammiferi, frequentissimo è il capriolo, grazie all’incespugliamento in atto, ma non mancano roditori e canidi, come volpi o sciacalli, o qualche ospite indesiderato come i cinghiali semi domestici. Singolare è la presenza di numerose specie di gran pregio tra i pipistrelli (Chirotteri), tanto da adottare questo animale come simbolo della Riserva Naturale Regionale della Val Rosandra.
Il Centro visite della Riserva Naturale della Val Rosandra è una struttura situata all’interno del Centro culturale polifunzionale a Bagnoli della Rosandra, paese d’ingresso nella Valle.
Molti sono i punti di interesse della Riserva Naturale. Il torrente Rosandra sorge oltre l’attuale confine di stato e nel suo breve corso, ha una cascata con un salto di 35 metri che porta l’acqua in un bacino di erosione e forma un laghetto i cui colori degradano dal verde all’azzurro. Questa è la prima di una serie di ventuno vasche che si succedono nel breve spazio tra la cascata e l’insediamento di Bagnoli della Rosandra. All’ingresso della Valle si possono vedere i resti dell’acquedotto romano (sentiero CAI n.1). Su uno sfondo rupestre, si erge su una rupe scoscesa la chiesetta di Santa Maria in Siaris. Troviamo inoltre minime tracce del castello di Moccò, costruito in posizione strategica sull’altura di Moccò (241 m), fu per secoli difesa avanzata dei triestini. Il più antico documento che parla del Castello risale al 1190. Dopo la sua distruzione nel 1511 fu eretto poco più sotto il castello nuovo, riutilizzando le pietre del vecchio, nel corso del XVII secolo. Anch’esso ebbe vita movimentata e alla fine nel XIX secolo divenne trattoria e albergo. Il torrione quadrato si conservò intatto fino agli ultimi giorni della seconda guerra mondiale quando fu fatto saltare dalle truppe tedesche.Il castello di San Servolo-Socerb, oggi in territorio sloveno, è un luogo abitato fin dai tempi preistorici, le cui solide mura in parte diroccate e la torre si possono ammirare dal paese di Dolina.
Sono questi ruderi, contrapposti alla serenità che ispira tutta la zona, a ricordarci che per secoli questo fu una delle tappe dei pellegrini sulla via di Gerusalemme: molte incisioni rupestri, lungo i sentieri e soprattutto nella cavità di San Servolo ne tramandano il ricordo.
Lungo il torrente Rosandra e i suoi affluenti da Sant’Antonio in Bosco a Dolina erano attivi 32 mulini, Il progresso tecnologico causò l‘interruzione dell‘attività negli anni settanta. Attualmente si possono vedere o intuire i resti di quattro mulini nella zona di Bottazzo, uno sotto Draga e quattro prima dell’abitato di Bagnoli Superiore.
La Val Rosandra divenne famosa agli inizi del ventesimo secolo quando venne scoperta dai rocciatori. Gli impervi versanti della valle si rivelarono di gran interesse anche per i più esperti alpinisti in quanto offrono punti con difficoltà addirittura del sesto grado classico (ottavo grado UIAA), a solo mezz’ora di cammino dall’abitato. Sono più di 520 le vie attrezzate nella valle che attirano numerosi rocciatori da tutte le parti del mondo, perchè fruibili anche d’inverno. Tutte le associazioni sportive degli alpinisti portano i loro allievi qui a prendere dimestichezza con le pareti. La parete più nota è senza dubbio quella che sovrasta il paese di Bagnoli denominata Falesia dei Canarini: qui la roccia, lavorata nei millenni dal torrente Rosandra, presenta inclinazioni che sfiorano i 45 richiedendo, così, un impegno fisico notevole.
La Valle offre un paesaggio naturale noto per la quantità di specie faunistiche e vegetali e per la presenza di rari esemplari animali, caratterizzato inoltre, da fenomeni carsici superficiali e innumerevoli grotte. La valle è divisa in due dal torrente Rosandra che sfocia poi in mare a Zaule (al confine con il vicino Comune di Muggia). Presenta tutte le caratteristiche di una valle prealpina, pur essendo situata a quota altimetrica bassissima. In Val Rosandra è possibile effettuare uno dei più suggestivi percorsi ciclabili della provincia di Trieste: la pista ciclopedonale – ex ferrovia Giordano Cottur detta Ciclabile della Val Rosandra. E’ l’unica pista ciclopedonale della Val Rosandra. E’ infatti vietato percorrere i sentieri della Riserva in biciletta. Unica nel suo genere, poichè permette di raggiungere la Val Rosandra e la natura incontaminata partendo direttamente dal centro di Trieste. A piedi o in bici è un percorso facile, adatto a tutti che permette di arrivare fino a Kozina oppure di fermarsi a Bottazzo.
Le grotte presentano delle peculiarità che possono interessare diverse tipologie di escursionisti: dai semplici curiosi agli appassionati di speleologia. Per gli amanti dell’avventura ci sono percorsi ipogei con difficoltà sempre crescenti che vanno dalla semplice escursione in cavità ad andamento orizzontale, alla discesa in grotte verticali dove, in questo ultimo caso, la conoscenza delle tecniche di progressione su corda è indispensabile. Gli accessi di alcune grotte della Riserva, particolarmente concrezionate da delicati speleo temi, sono stati regolamentati al fine di mantenere al loro interno un giusto microclima. Prima di visitare le grotte suggeriamo di contattare i Gruppi speleologici della provincia di Trieste o il Collegio delle Guide Speleologiche del Friuli Venezia Giulia.

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  • Sportivo

Salita dello Zoncolan in bicicletta

Ravascletto, Friuli-Venezia Giulia

Il monte Zoncolan è divenuto noto tra gli appassionati di ciclismo con il soprannome di “Kaiser”, in quanto la strada che vi sale è molto impegnativa (a tratti estrema) da affrontare in bicicletta. Il versante ovest da Ovaro è considerato infatti da molti la salita più dura d’Europa superando in difficoltà anche il Passo del Mortirolo,

Pendenza media complessiva: 9%. Pendenza massima: 27% (si tratta di 80 metri a 1,5 km dallo scollinamento). Un terzo versante è quello da Priola (frazione di Sutrio) con lunghezza di 8,9 km e pendenza media del 12,8%, considerato leggermente più facile di quello da Ovaro, ma molto più duro rispetto a quello da Sutrio

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  • Altro - Altro

Terme di Arta

Arta Terme, Friuli-Venezia Giulia

Centro termale

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  • Termale

Terme di Grado

Grado, Friuli-Venezia Giulia

Annus Domini 1873. Inizia allora la storia del primo stabilimento marino di Grado, anche se bisogna attendere il 1892 perché l’Imperial Regio Governo Astro-Ungarico, che all’epoca dominava l’isola, riconosca ufficialmente la destinazione come stazione di cura, iscrivendola nell’albo ufficiale dell’impero asburgico.
La cittadina friulana ha per sua natura il privilegio di assommare i benefici di una destinazione marina a quelli di un microclima mediterraneo caratterizzato da alta pressione costante, ridotte escursioni termiche e forte carica di ionizzazione negativa dell’aria, cui si aggiungono Terme Marine e Istituto Talassoterapico di Grado fra i più moderni e sostenibili d’Italia, grazie a impianti di estrazione dell’acqua rispettosi dell’ambiente e delle norme ecologico-sanitarie. Se l’Ottocento è stato il periodo delle frequentazioni aristocratiche, austro-ungariche e non solo, dagli anni ’60 del Novecento in poi la Stazione Termale di Grado è stata meta di alcuni dei più grandi sportivi italiani ed internazionali, fra cui spiccano i nomi di grandi calciatori di ieri e di oggi, come Gigi Riva, Omar Sivori, Fabio Capello e Roberto Baggio.

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  • Borgo

Sappada Vecchia

Sappada, Friuli-Venezia Giulia

Nel 2017 Sappada è stata riconosciuta uno dei Borghi d’Italia.
L’origine di Sappada vede, secondo l’ipotesi più accreditata, alcune famiglie partite dall’Austria, per insediarsi nella vallata, probabilmente chiamate dai governanti del Patriarcato di Aquileia, che concessero l’autorizzazione all’insediamento.
La datazione è incerta (X-XI secolo): la valle allora era disabitata, le famiglie iniziarono così opere di disboscamento e di coltivazione.
Lentamente il paese prese forma: le quindici famiglie originarie andarono a formare le altrettante borgate che ancora oggi costituiscono Sappada.
Sappada Vecchia è una caratteristica zona del paese che conserva le case e gli edifici costruiti secondo l’antica architettura in legno. Essa si estende lungo il versante nord della vallata, quello più esposto al sole, lungo le strade che corrono parallele a quella principale del paese. Delle quindici borgate che formano l’abitato di Sappada, quelle compongono Sappada Vecchia vanno da Mühlbach a Cima Sappada.

Qui si può osservare la particolare architettura a travi incastrate sugli angoli con basamento in muratura. Si può notare poi la struttura delle case, che una volta erano abitazione e stalla unite insieme in un unico edificio. In questa zona del paese sono visibili anche i luoghi di attività come mulini e fontane, oltre ai simboli di devozione religiosa come cappelline, crocifissi e chiesette.

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  • Monumento

Sacrario di Redipuglia

Fogliano Redipuglia, Friuli-Venezia Giulia

Il Sacrario di Redipuglia è il più grande e maestoso sacrario italiano dedicato ai caduti della Grande Guerra. Realizzato sulle pendici del Monte Sei Busi su progetto dell’architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni, fu inaugurato il 18 settembre 1938 dopo dieci anni di lavori. Quest’opera, detta anche Sacrario dei Centomila, custodisce i resti di 100.187 soldati caduti nelle zone circostanti, in parte già sepolti inizialmente sull’antistante Colle di Sant’Elia.
Fortemente voluto dal regime fascista, il sacrario voleva celebrare il sacrificio dei caduti nonché dare una degna sepoltura a coloro che non avevano trovato spazio nel cimitero degli Invitti. La struttura è composta da tre livelli e rappresenta simbolicamente l’esercito che scende dal cielo, alla guida del proprio comandante, per percorrere la Via Eroica. In cima, tre croci richiamano l’immagine del Monte Golgota e la crocifissione di Cristo.
Parcheggiata l’automobile sul piazzale di fronte al Sacrario, la visita inizia dopo aver superato la catena del cacciatorpediniere Grado, una nave austro-ungarica divenuta italiana dopo la fine della guerra. Camminando verso le tombe si percorre la Via Eroica, ovvero una strada lastricata in pietra delimitata da 38 targhe in bronzo che indicano i nomi delle località carsiche contese durante la Grande Guerra.
Terminato questo suggestivo percorso, si arriva alle maestose tombe dei generali, tra le quali spicca quella del comandante della Terza Armata, Emanuele Filiberto Duca d’Aosta che aveva espresso il desiderio di essere sepolto a Redipuglia. Il sepolcro è formato da un blocco di marmo rosso della Val Camonica dal peso di 75 tonnellate. Al suo fianco si trovano invece le tombe in granito di cinque generali: Antonio Chinotto, Tommaso Monti, Giovanni Prelli, Giuseppe Paolini e Fulvio Riccieri.
Alle spalle si elevano i 22 gradoni (alti 2,5 metri e larghi 12) che, in ordine alfabetico, custodiscono le spoglie dei 39857 soldati identificati. Ogni loculo è sormontato dalla scritta “Presente” e sono raggiungibili grazie alle scalinate laterali che conducono in cima. Al centro del primo gradone si trova l’unica donna sepolta, una crocerossina di nome Margherita Kaiser Parodi Orlando, mentre sul ventiduesimo si trovano i resti di 72 marinai e 56 uomini della Guardia di Finanza.
Arrivati al termine della scalinata e dei gradoni, due grandi tombe coperte da lastre di bronzo custodiscono i resti di oltre 60 mila soldati ignoti. Oltrepassate si arriva in cima al sacrario dove la visita può continuare visitando la piccola cappella che custodisce la “Deposizione” e le formelle della Via Crucis dello scultore Castiglioni. Sopra a questa struttura religiosa si trovano le tre croci in bronzo.
Nella parte posteriore dell’ultimo gradone sono state allestite due salette museali: all’interno si trovano le fotografie del primo Sacrario di Redipuglia, i documenti, i reperti bellici ed i dipinti di Ciotti che adornavano la prima Tomba del Duca D’Aosta, posta originariamente nella cappelletta in cima al Colle Sant’Elia. Sul pianoro, a Quota 89, si trova l’Osservatorio e un plastico del territorio che evidenzia la linea di confine all’alba del 24 ottobre 1917, il giorno della Dodicesima Battaglia dell’Isonzo.
Ogni 4 novembre si svolge una cerimonia di commemorazione per tutti i soldati caduti durante la prima guerra mondiale. La cerimonia si tiene alla presenza del presidente del Senato, in sostituzione del Presidente della Repubblica impegnato in contemporanee celebrazioni all’Altare della Patria.

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Eventi

Dedica Festival

Culturale

Comune: Pordenone

Mese di inizio: Novembre

Durata: 4 Giorni

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San Nicolò e i Krampus

Culturale

Comune: Tarvisio

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 1 Giorni

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Poffabro: Presepe tra i Presepi

Culturale

Comune: Frisanco

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 40 Giorni

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Natale d’Amare

Altro

Comune: Lignano Sabbiadoro

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