Museo emozionale di Craco MEC

Comune di CRACO

  • Museo

Allestito all’interno degli spazi dell’antico monastero di San Pietro, il MEC – Museo Emozionale di Craco – rappresenta la porta di accesso al paese fantasma di Craco. Il visitatore potrà conoscere attraverso gli strumenti della tecnologia le emozioni, i racconti, i colori di un luogo unico in cui il tempo sembra essersi fermato.
Il luogo dove nasce l’allestimento multimediale del MEC è il Convento di San Pietro dei Frati Minori, una struttura sorta a partire dal 1620, posta alle porte della città fantasma di Craco. Un poderoso lavoro di recupero avvenuto in due fasi nel 1998-2000 e nel 2014-2015, ha consentito di rendere accessibili gran parte degli ambienti del Convento, che versavano in completo abbandono. Oggi la struttura rivive sotto una nuova veste, accogliendo i visitatori con il MEC, un allestimento multimediale per far conoscere la storia di questi luoghi.
Il MEC (Museo Emozionale di Craco) è parte di un progetto articolato di tutela e riqualificazione del patrimonio rurale, finanziato attraverso la Misura 323 del PSR Basilicata 2007-2013.

Negli scorsi anni diversi interventi hanno interessato il patrimonio culturale di Craco. La costituzione di un tecnologico Museo Emozionale va nella direzione di offrire uno spazio onnicomprensivo, che possa racchiudere questa costante opera di ricerca, reperimento e catalogazione dei materiali e delle informazioni sulla città fantasma, dandogli una forma nuova e interattiva.
All’interno dello spazio multimediale saranno approfonditi temi legati a Craco, alle sue vicissitudini storiche e ai suoi protagonisti.

Sarà possibile osservare il cambiamento che il processo franoso e l’incuria umana hanno prodotto nel tempo. A ciò va aggiunto il lungo e laborioso lavoro di valorizzazione e promozione intrapreso negli ultimi anni, che sta portando alla ribalta dei media nazionali e internazionali il paese.

Gli del luogo

Museo emozionale di Craco MEC

Turista

culturale

  • Turista

    culturale

NAVIGA PER PUNTI DI INTERESSE

Esplora il territorio

Scopri le attrazioni più interessanti

  • Naturalistico - Altro

Le Cascate di San Fele

San Fele, Basilicata

È dall’Appennino Lucano che nasce il torrente Bradano, le cui acque prendono vita presso San Fele (località Matise) per poi confluire nella fiumara di Atella, conosciuta nel suo tratto più ampio come fiume Ofanto-Mare Adriatico: è proprio qui, nella natura più incontaminata, che sono nate le cascate di San Fele.
Tra ponti antichi e caratteristici mulini, potrete godere di un paesaggio unico al mondo, dove la natura incontaminata saprà accogliere e suggestionare tutti coloro che hanno deciso di avventurarsi al suo interno.
Per visitare le cascate di San Fele è importante premunirsi di un abbigliamento consono all’occasione: l’ideale è portare con sé un impermeabile e scarpe da trekking utili ad affrontare il lungo percorso che costeggia le acque del torrente Bradano.
I percorsi consigliati per ammirare le bellissime Cascate sono diversi.
Per tutti coloro che vogliono compiere interamente il percorso della Cascate di San Fele è possibile camminare per un totale di 8 chilometri.
I percorsi sono personalizzati, si sceglie di seguire quello più attinente alle proprie esigenze. Qui riportiamo i sentieri più battuti, dal più breve al più lungo:
– IL PARADISO
Un sentiero molto breve (circa 300 metri) che permette di arrivare in soli dieci minuti alle Cascate di San Fele. Viene soprannominato “Il Paradiso” per la pace percepita durante la camminata. Le acque della cascata scorrono lente e, nel periodo più caldo si assiste al prosciugamento del torrente che si trasforma in un pozzo di circa sei metri.

– LE GEMELLE
Non si cammina molto, si tratta infatti di un percorso brevissimo di circa 300 metri da fare in meno di un quarto d’ora. Il paesaggio alla fine del sentiero è davvero molto suggestivo. Si può infatti ammirare le cascate “gemelle”, ovvero due ruscelli che si incontrano proprio in questo punto grazie al torrente Bradano e al torrente Acquafredda.

– FOSSO D’ANNA
Se si sceglie il Fosso d’Anna si dovrà percorrere un sentiero di circa un chilometro impiegando all’incirca un’ora a piedi. In questo punto particolare del sentiero le Cascate di San Fele vengono soprannominate “U Uattënnierë”, ovvero dal dialetto della zona: “gualchiera”, la macchina che permette di produrre energia per mezzo della forza motrice del torrente. Serviva per lavare e trattare i tessuti, in particolar modo la lana grezza.

– IL PONTE
Il più lungo di tutti i sentieri (4,5 km da percorrere in circa 4 ore) che portano alle Cascate di San Fele. Il cosiddetto “Il Ponte” dà la possibilità ai turisti di godere di un lungo percorso naturalistico e di passare al di sopra di un ponte molto vecchio e caratteristico, edificato prima della Seconda Guerra Mondiale. Per imboccare il sentiero è possibile entrare direttamente nel paese di San Fele attraversando la Piazza Nocicchio.

Durante il tragitto per arrivare alle Cascate di San Fele è possibile vedere anche la famosa macchina costruita dagli opifici degli anni Venti per la provincia di Potenza. Parliamo della famosa Gualchiera di San Fele, un macchinario all’epoca molto popolare e eco-sostenibile utilizzato per lavare e trattare al torrente la lana grezza.
L’area circostante è un ottimo anti-stress per tutti coloro che vogliono godere di un panorama tranquillo e rilassante.

Scopri di più arrow-right
  • Patrimonio culturale Religioso

Cripta della Chiesa di San Francesco

Irsina, Basilicata

Negli affreschi della cappella ipogea di San Francesco, ricavata all’interno di una torre quadrangolare del castello normanno è chiaro il richiamo alla pittura di Giotto, non solo nelle architetture ma anche nella spiritualità dei personaggi. L’ideazione,voluta dai committenti, i Del Balzo, rispecchia i temi cari alla pittura del Trecento: dalla raffigurazione del Creatore alla Crocifissione, dall’Ultima Cena alla Presentazione al Tempio. Affrescata tra il 1370 e il 1373 da artisti aperti alle influenze umbre e marchigiane, denota influssi di tutte le correnti pittoriche nazionali e internazionali che interessarono Napoli nel XIV secolo.

Gli elementi architettonici presenti nella cappella ipogea, quali le arcate, la volta a botte e le monofore strombate, inquadrano la sua costruzione nel XIII secolo, ad eccezione della porta di accesso che si apre nella nicchia della parete occidentale e del frammento d’arco gotico rinvenuto nell’absidiola della seconda nicchia della parete occidentale, elementi questi che risalgono al XIV secolo, epoca in cui fu affrescata la cappella. Nata come oratorio francescano, nel Trecento fu scelta come cappella gentilizia dai Del Balzo che ebbero ad Irsina un ruolo fondamentale nella promozione di importanti imprese artistiche tra cui la ideazione del ciclo pittorico, voluto da Margherita e da sua figlia Antonia , ritratte tra i personaggi raffigurati. La cappella, affrescata da artisti vicini a Roberto d’Oderisio, il più famoso dei pittori giotteschi napoletani, denota molteplici influssi di scuola fiorentina, senese, pisana, napoletana e romana, che si fondono con richiami oltremontani e irlandesi, conformandosi alla sintesi delle varie correnti pittoriche nazionali e internazionali che interessarono Napoli nel XIV secolo. Gli affreschi, che si sviluppano lungo le pareti e sulla volta della cappella le cui dimensioni sono m.7 per m.4, sconosciuti fino al primo Novecento, furono descritti per la prima volta dall’ultima feudataria irsinese, la contessina Margherita Nugent.
Gli affreschi della Chiesa di San Francesco vanno attribuiti a affrescanti di diretta ascendenza toscana e ad artisti meridionali che hanno avuto rapporti, oltre che con modelli di scuola toscana e romana, anche con l’arte internazionale della seconda metà del XIV secolo.

Scopri di più arrow-right
  • Sito Archeologico

Museo Archeologico Nazionale “Mario Torelli”, Parco Archeologico e Catacombe di Venosa

Venosa, Basilicata

L’area archeologica racchiude i resti monumentali della colonia latina di Venusia (fondata nel 291 a. C.) dal periodo repubblicano all’età medievale.

Sono presenti grandi complessi pubblici, quale l’impianto termale realizzato nel I sec. d.C. e ristrutturato fino al III sec. d.C., i quartieri abitativi, tra cui una domus con mosaici, un isolato delimitato da due assi viari basolati.

Fondale maestoso del percorso è l’Abbazia della Santissima Trinità, integralmente restaurata rendendo leggibili le diverse fasi costruttive: dalla domus romana imperiale al complesso episcopale paleocristiano, all’impianto abbaziale benedettino risalente all’epoca normanna.
Tra gli interventi successivi si segnala la nuova sistemazione, nel XVI secolo, del sepolcro di Roberto il Guiscardo e dei suoi fratelli. Sia dal parco che dall’abside della chiesa si accede all’Incompiuta, un impianto ecclesiale realizzato in epoca normanna e mai portato a compimento.

L’ampliamento del parco prevede l’integrazione con le aree archeologiche adiacenti ove sono visibili l’anfiteatro e le catacombe cristiane ed ebraiche.
Nel 1851 e nel 1930 il castello subì due violenti terremoti ma, a differenza di altri monumenti di Melfi che furono gravemente danneggiati, ne uscì quasi indenne.

In seguito al violento terremoto del 1930 il castello fu oggetto di imponenti lavori di recupero e dopo circa 50 anni, ancora a seguito di un terremoto, quello del 1980, furono promossi nuovi lavori di consolidamento. Ancora oggi la struttura vive la lunga fase di cantierizzazione volta al consolidamento e alla valorizzazione del monumento.

Attualmente ospita il Museo Archeologico Nazionale, inaugurato nel 1976.

Scopri di più arrow-right
  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Castello di Lagopesole

Avigliano, Basilicata

Con il rinvenimento degli Statuta Officiorum del Regno di Sicilia, si può asserire che nel 1242 l’Imperatore Federico II di Svevia dette inizio ai lavori di ampliamento del Castello di Lagopesole, l’ultimo e il più grande delle sue costruzioni.

Il castello, costruito su una roccaforte normanna domina tutta la sottostante valle di Vitalba, realizzato in conci di pietra arenaria, conserva ancora oggi la struttura originale.

Tenendo presente il suo amore per la caccia e per la natura, Federico II, fece di questo luogo dimora prediletta.

I suoi ampi saloni sono caratterizzati dalla presenza di mensole scultoree che reggevano gli archi a sesto acuto, abbelliti inoltre di bifore e monofore.

Un vasto rettangolo diviso a sud da una cortina muraria che collega internamente la parte residenziale attraverso un matroneo che si affaccia sulla cappella che conserva il portale originale realizzato forse, da Mele di Stigliano il quale lavorava nei cantieri siciliani di Federico II. Dopo la morte di Manfredi, ci saran

Dagli Svevi agli Angioini ai Doria – Pamphili il castello ha subito nel corso dei secoli varie manomissioni.

Oggi, proprietà del Demanio dello Stato, inserito all’interno della Riserva Nazionale Antropologica “Coste Castello”.

Aperto al pubblico tutto l’anno, sabato e domenica compresi, è meta di tantissimi visitatori dall’Italia e dall’estero.

Scopri di più arrow-right
  • Naturalistico - Altro

Valle del Mercure

Viggianello, Basilicata

La Valle del Mercure (l’origine del nome potrebbe essere riferita al dio Mercurio a seguito del monachesimo greco-orientale nella Lucania), si estende nella Basilicata sudoccidentale ai confini con la Calabria. Comprende in tutto sei comuni, di cui quattro in Lucania in provincia di Potenza (Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Rotonda e Viggianello) e due in Calabria in provincia di Cosenza (Laino Borgo e Laino Castello).

La Valle del Mercure è un ampio bacino fluviale, e come confermano gli studiosi, era interamente occupata da un lago Pliocenico che, a seguito delle evoluzioni geologiche della Terra, è interamente scomparso, per via di fratture che hanno favorito il deflusso verso il Mar Tirreno. Ne sono la prova i reperti paleontologici: oltre a ippopotami (Hippotamus), il rinoceronte, la iena, l’orso, rettili oceanici, lucertole gigantesche, la tigre, è stato rinvenuto interamente un Mammut o elefante primigenio (Elephas) di 400.000 – 700.000 anni fa, ora conservato presso il Museo di Naturalistico e Paleontologico di Rotonda.

La Valle, oltre ad essere la più importante stazione di ritrovamenti archeologici del Pollino, è attraversata da numerosi e importanti corsi d’acqua dal carattere torrentizio, dal fiume Mercure che, nasce a Viggianello (da Serra del Prete 2180 m) e diventa Lao in Calabria, al torrente Peschiera. Il Fiume Mercure è il più esteso con i suoi 64 Km, dando vita alla Valle del Fiume Lao, che è Riserva Naturale Statale; il Peschiera, lungo 17 km, nasce a Castelluccio Superiore (dal M. Zaccàna 1580 m), ospita la Lontra, ormai rarissima in Italia, segno inequivocabile della purezza e limpidità dell’acqua. Nella Valle del Mercure, intorno all’anno 1000, si insediarono comunità di monaci, diversamente organizzati in vita monastica o eremitica nelle numerose grotte, che diedero vita ad una delle più importanti comunità religiose del tempo denominata Mercurion, dalla quale derivano per l’appunto i nomi della valle e del fiume. Tra i membri più importanti si cita San Nilo da Rossano, fondatore dell’Abbazia di Grottaferrata vicino Roma.

L’abate Nilo, nato nella Calabria bizantina e quindi greco di origine e di rito, fondatore di vari monasteri, decise di fondare un monastero sui colli di Tuscolo, sui ruderi di una grande villa romana, dove sembra gli sia apparsa la Madonna. Anche se l’abbazia non venne vista compiuta da Nilo, poiché questi morì l’anno successivo al suo arrivo nell’attuale zona di Grottaferrata. I lavori vennero terminati sotto il controllo di san Bartolomeo, co-fondatore dell’abbazia. Le reliquie di Bartolomeo si dovrebbero ancora trovare nell’abbazia, anche se non sono state ritrovate assieme a quelle di Nilo. All’interno dell’abbazia si trova una delle biblioteche più fornite di testi in greco antico e latino al mondo, con migliaia di volumi di valore inestimabile. Il monastero comprende anche la chiesa di Santa Maria, dove viene seguito il rito ortodosso in greco antico.

Ritornando al Mercure, lungo il fiume Lao si incontrano Papasidero, Orsomarso e verso la foce Scalea e Santa Maria del Cedro. La vegetazione è tipicamente mediterranea con presenza di faggio e castagno alle quote più elevate. La specie animale più importante è rappresentata da un rarissimo nucleo di lontre. Sul fiume Lao è possibile praticare il rafting.

Mercurion

Il Mercurion identifica un territorio all’interno del Pollino in cui fiorì per molti secoli il monachesimo greco-orientale. L’origine del nome potrebbe essere riferita al dio Mercurio o in alternativa a San Mercurio di Cesarea. Il territorio su cui si estendeva il Mercurion si trovava al confine calabro-lucano e corrisponde ai territori attualmente compresi nei comuni di Aieta, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Episcopia, Laino, Latronico, Mormanno,

Noepoli, Orsomarso, Rotonda, Tortora, Scalea e Viggianello. Comprende il bacino del Mercure e la valle del fiume Lao. I suoi confini sono dati a sud dalle pendici occidentali ed orientali del massiccio del Pollino, mentre a nord è delimitata dalla valle del Sarmento e ad ovest dal monte Sirino. Ecclesiasticamente era organizzato come un’eparchia monastica, politicamente si trovava al confine tra l’Impero Bizantino e le terre longobarde. La nascita del Mercurion nel VI secolo e la sua successiva evoluzione possono essere legate a vari motivi:

– la crisi iconoclasta, che spinse molti monaci basiliani a cercare rifugio in zone dell’Impero bizantino scarsamente popolate e lontane dalle coste (cosa che garantiva un più facile difendibilità dalle scorrerie saracene);

– la conquista araba della Siria e dell’Egitto nel VI secolo, e della Sicilia nel IX secolo;

– la politica dell’Impero stesso, che incentivava la diffusione del cristianesimo ortodosso nelle zone da esso controllate.

Il periodo di massimo splendore della zona fu raggiunto nei secoli X-XI, in cui il Mercurion fu definito nuova Tebaide.
e divenne uno dei maggiori centri del misticismo dell’Italia meridionale e della Sicilia, in tale periodo infatti vissero o studiarono, presso i monasteri locali, un gran numero di personalità che saranno venerate come santi dalla chiesa.
Successivamente, con la conquista normanna e la conseguente espansione del rito romano, iniziò la decadenza che porterà i monasteri di rito greco ad essere assoggettati ad abbazie latine e quindi alla liquidazione dell’eparchia.

Scopri di più arrow-right
  • Patrimonio culturale Religioso

Abbazia Benedettina di San Michele Arcangelo

Montescaglioso, Basilicata

Montascaglioso, uno dei tesori della Basilicata, ha conquistato la denominazione di Gioiello d’Italia. Si trova vicino Matera, nell’area archeologica storica e naturale del Parco delle Chiese rupestri del Materano. Passeggiare nel suo centro storico consente di ammirarne ogni angolo tra vicoli e porte storiche, chiese e il Castello normanno, dell’XI secolo, eretto a controllo di Porta Maggiore, la più importante dei sei accessi alla città. Quello che però rende celebre Montescaglioso è l’Abbazia di San Michele Arcangelo, che spicca per bellezza ed imponenza. Si tratta di uno tra i più importanti monasteri benedettini del Sud Italia e il suo nucleo centrale è costituito da splendidi chiostri rinascimentali e dalla chiesa.

In uno dei chiostri hanno trovato sede il Museo d’arte contadina e la Collezione etnografica oltre al pozzo monolitico con l’immagine di San Michele. In una delle sale che circonda il primo chiostro è custodito il magnifico Telamone risalente al III sec. a.C., un manufatto del periodo ellenistico rinvenuto presso Montescaglioso nel 1925 in una via del paese, durante alcuni scavi. Il portale rinascimentale dell’Abbazia di San Michele Arcangelo è stato realizzato dallo scultore cinquecentesco Altobello Persio, originario proprio del comune materano. Oltre ai due meravigliosi chiostri si possono ammirare la sala del Capitolo, la cucina a camera e i due ambienti dell’accoglienza che raccontano dell’ordine benedettini e ricostruiscono uno scrittoio e il laboratorio dello speziale.

Uno dei fiori all’occhiello della struttura religiosa è la Biblioteca dell’Abate che conserva interessanti affreschi di inizio Seicento. Del complesso monastico si possono visitare anche le antiche cantine e le zone dove una volta i monaci svolgevano le varie attività utili alla comunità e che oggi sono diventate spazi espositivi, come il frantoio, il granaio, il mulino, il forno e altri depositi che raccontano le attività legate alla vita di allora tra cui la produzione del vino o la lavorazione e decorazione delle ceramiche. Tra le antiche cantine una è costituita da una galleria e una grotta per la conservazione del vino completamente scavati nelle calcareniti di Monte Castiglione e utilizzata, negli Anni Sessanta, come deposito di detriti.

Scopri di più arrow-right
  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Palazzo Ducale di Tricarico

Tricarico, Basilicata

È stata la dimora dei conti di Tricarico dopo la donazione del castello normanno alle Clarisse per insediarvi il monastero di Santa Chiara. L’impianto originario va quindi collocato agli inizi del Trecento.
La struttura è quella tipica dei castelli, con una fortificazione esterna munita di torri e di un portone di accesso che si apre sulla corte inferiore, un secondo portone che si apre sulla corte superiore. La struttura originaria di castello propriamente detto è stata però celata da ampliamenti successivi, realizzati soprattutto dopo il 1631, anno nel quale il feudo venne acquistato da Ippolito Revertèra, duca della Salandra che spostò la sua residenza da Miglionico a Tricarico.
Gli ampliamenti e modifiche si sono estesi fino ad inglobare parzialmente il Seggio della nobiltà nella piazza sottostante (oggi piazza Garibaldi) e le torri lungo la cinta muraria della fortificazione cittadina, una delle quali, la più grande e che oggi è in parte crollata, è di probabile realizzazione normanna. Nella prima foto si può vedere la situazione prima del crollo avvenuto negli anni cinquanta con, in evidenza, le varie fasi di espansione e modifica, e nella seconda, partendo dalla precedente, una possibile ricostruzione attraverso l’elaborazione grafica con “ritaglio” ed eliminazione degli ampliamenti. Alcuni interventi (come la riapertura dei tre archi del loggiato) sono stati già realizzati. Nella celeberrima stampa di Tricarico del 1605, di Braun e Hogemberg, l’edificio è ancora indicato come “castello del Prencipe” mentre con l’avvento dei duchi Revertèra ha acquisito l’attuale denominazione di palazzo ducale. Proprio la famiglia Revertèra, nel Settecento, abbellì una saletta dell’edificio con un controsoffitto ligneo dipinto con scene della “Gerusalemme liberata”. Ospita attualmente la sede operativa della Soprintendenza Archeologica e, nel salone degli stemmi, una mostra permanente di reperti archeologici del territorio tricaricese e delle aree circostanti, primo nucleo dell’istituendo museo archeologico.

Il complesso, che conserva un impianto cinquecentesco e si sviluppa in sale con soffitti lignei e dipinti del ‘700, ospita il Centro Espositivo di Tricarico in cui, dal marzo del 2001, è visitabile una pregevole raccolta di reperti archeologici, a testimonianza dell’importanza che l’area del Medio Basento assunse sin dall’età arcaica come punto strategico di comunicazione viaria.

Scopri di più arrow-right
  • Eccellenza Urbana / Centro Storico

Chiesa Diruta

Grottole, Basilicata

Una delle cose più belle da vedere una volta arrivato a Grottole è la Chiesa Diruta. Puoi trovarla sulla via principale del centro storico, via della Resistenza. E’ imponente, enorme e di grande effetto. Ogni volta che ci vado, scatto tante foto, è veramente bella. La Diruta risale al XV secolo. Chiamata diruta, o caduta era la Chiesa dei patroni della città: San Luca e San Giuliano. Restarono i 2 patroni di Grottole sino al 1815. L’impianto è a croce latina, con arcate maestose che dovevano reggere una cupola ad ellisse, che non fu mai costruita. Guardando la Chiesa dal retro puoi riconoscere la navata centrale, ed il transetto che si insinua in un grandissimo arco trionfale. Ma la cosa che sbalordisce della struttura sono le dimensioni. La Diruta, infatti, è alta 30 metri, larga circa 20. Sono visibili ancora le mura intorno, le fogge per la sepoltura e alcuni ambienti mai terminati. Giulio Carrara della Padula intervenne in ulteriori lavori nel 1595. In seguito subì altri interventi nel 1600. Purtroppo nel 1694 la Chiesa ebbe grossi danni a causa di un forte terremoto, e si aggiunsero altri danni nel terremoto del 1980. Oggi, comunque, è possibile visitare la Chiesa Diruta sia esternamente che internamente. Conserva un fascino ancora unico.

Scopri di più arrow-right
  • Riserva

Riserva Regionale

Rionero In Vulture, Basilicata

I Laghi di Monticchio si trovano nella Riserva del Vulture in Basilicata, precisamente al posto del cratere del Monte Vulture, antico vulcano ormai spento.
Questi due laghi vulcanici, uno più grande e l’altro più piccolo, rappresentano uno scenario imperdibile e suggestivo: i due verdeggianti bacini d’acqua naturale sorgono proprio nel cratere del vulcano Vulture e sono ubicati nel comune di Monticchio in provincia di Potenza, da cui prendono il nome.
Noti anche come Lago Piccolo e Lago Grande di Monticchio, questi specchi d’acqua differiscono tra loro in quanto a dimensioni e colore – il primo è verdastro, mentre quello più grande è di una tinta che si avvicina molto al verde oliva. Sono un sito di interesse naturalistico e archeologico di inestimabile valore e offrono un panorama mozzafiato proprio perché situati in cima alla bocca di un vulcano spento. Percorrendo il sentiero adiacente al Lago Piccolo, si possono ammirare diverse specie di piante (faggi, aceri, carpini e frassini) e di animali selvatici (rettili, anfibi, pesci ed uccelli come i corvi reali, i nibbi e gli sparvieri).
Nella riserva naturale che si sviluppa intorno al Lago Grande, poi, se sarete fortunati potrete ammirare una varietà molto rara di farfalla notturna: la Bramea di Harting. Si possono percorrere itinerari in mountain bike, a piedi, a cavallo.
Un’altra attività piacevole da svolgere è quella di osservare gli scenari naturali della zona direttamente dal lago, noleggiando un pedalò dalle rive del Lago Grande.
Un’occasione unica per ammirare la meravigliosa Ninfea Alba, i cui fiori galleggiano solo in queste acque.

Scopri di più arrow-right
  • Museo

Museo Archeologico Nazionale del Melfese “Massimo Pallottino”

Melfi, Basilicata

Il Museo, ubicato all’interno del castello federiciano di Melfi, presenta l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio del Vulture-Melfese. All’età arcaica risalgono i corredi funerari che hanno restituito raffinate ceramiche daunie a decorazione geometrica, armature in bronzo, preziosi ornamenti in argento, oro e ambra nonché vasi in bronzo di produzione sia greca che etrusca.

La sezione classica è incentrata su straordinari reperti di IV-III secolo a.C. tra cui ceramiche magno-greche a figure rosse e monumentali vasi a decorazione policroma con figure applicate, di produzione canosina, rinvenuti a Lavello (l’antica Forentum).

La fase romana è documentata da un eccezionale sarcofago in marmo del II secolo d.C. con decorazione a rilievo, riferibile a botteghe dell’Asia Minore che presenta sul coperchio la defunta “dormiente” e sulle lastre laterali dei ed eroi romani inquadrati in nicchie.

Scopri di più arrow-right
  • Patrimonio culturale Religioso

Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio

Acerenza, Basilicata

Considerata uno dei monumenti più importanti della Basilicata, la Cattedrale venne eretta sulla base dei resti di una chiesa paleocristiana, a sua volta sorta sul sito di un antico tempio pagano dedicato all’Ercole “Acheruntino”. La sua costruzione impegnò numerose maestranze locali, ma anche architetti francesi: ciò è testimoniato dallo stile romanico-clunyacense, ispirato alle indicazioni dell’abate di Cluny, Arnoldo, che peraltro la consacrò a San Canio e a Santa Maria Assunta nel 1080.

Suoi elementi caratteristici sono l’immensa abside e le tre navale che ospitano sulle pareti tavole risalenti al Cinquecento; negli interni spicca anche il polittico di Antonio Stabile (de 1583), la cripta adornata con splendidi affreschi (costruita nel 1524), la sacrestia con il busto dell’imperatore Giuliano l’Apostata e la cupola sulla crociera, più tarda poiché ultimata nel XIX secolo.

Scopri di più arrow-right
  • Riserva

Riserva naturale San Giuliano

Miglionico, Basilicata

L’Oasi di San Giuliano si trova a circa 6 km da Matera.
Raggiungere il centro naturalistico dall’abitato materano è molto semplice, data la sua vicinanza con la zona urbana a sud della periferia. Si trova a pochi passi dalla città di Miglionico e da Matera.
Il sito riserva regionale San Giuliano rappresenta la Riserva Naturale più vasta di tutta la provincia.
L’invaso si è formato in modo artificiale, ed è uno dei laghi più importanti della Basilicata.
E’ un’area SIC e ZPS, cioè un sito d’interesse comunitario e zona a protezione speciale soprattutto per l’avifauna.
L’intero territorio della diga San Giuliano, inoltre, è stato inserito tra le aree RAMSAR, cioè aree umide d’importanza internazionale per la fauna acquatica.
Nell’area vige, naturalmente, il divieto di caccia ed è possibile fare birdwatching ed esursioni di tipo storico ed ambientale.
L’Oasi di San Giuliano si estende per 2500 ettari, rappresenta un’Oasi naturalistica del WWF Matera ed è circondata da verdeggianti paesaggi, e masserie immerse nel verde.
La superficie protetta si estende tra il territorio di Matera, la provincia di Miglionico e Grottole.
Tutta l’area dell’Oasi San Giuliano, tra l’altro, è ideale per attività di trekking, giri in mountain bike, escursioni, walking map, orienteering, e rifugi adibiti al birdwatching.
Il parco è attrezzato con aree pic-nic e giochi, con attività adatte ai bambini.
Ma il punto di forza di questo posto è costituito dalla fauna, ricchissima, e soprattutto di rapaci, presenti in gran numero e di diverse specie.
Negli ultimi anni sono nate nuove aziende agricole, e graziosi agriturismi in prossimità dell’Oasi, aperti in ogni stagione.

Scopri di più arrow-right

Eventi

Fiera di Santa Caterina

Culturale

Comune: Viggianello

Mese di inizio: Novembre

Durata: 1 Giorni

Sagra delle Castagne e dei Funghi

Enogastronomico

Comune: Viggianello

Mese di inizio: Novembre

Durata: 2 Giorni

Salvador Dalí – La persistenza degli opposti

Culturale

Comune: Matera

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 365 Giorni

Visita il sito

Sagra della Cuccia

Enogastronomico

Comune: Castelmezzano

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 1 Giorni

Fiera di Santa Caterina

Culturale

Comune: Viggianello

Mese di inizio: Novembre

Durata: 1 Giorni

Sagra delle Castagne e dei Funghi

Enogastronomico

Comune: Viggianello

Mese di inizio: Novembre

Durata: 2 Giorni

Salvador Dalí – La persistenza degli opposti

Culturale

Comune: Matera

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 365 Giorni

Visita il sito

Sagra della Cuccia

Enogastronomico

Comune: Castelmezzano

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 1 Giorni

Skip to content