Le attività del turista culturale
cultura materiale (città d'arte, siti archeologici, musei)
Nel 1945, Ernst Hemingway, giornalista inviato in Italia per seguire gli sviluppi della guerra, attraversò una zona verdissima in provincia di Piacenza, al seguito di una colonna di truppe della liberazione. Era la Val Trebbia, che il Premio Nobel americano non stentò a definire “la valle più bella del mondo”. Se avesse avuto modo di fermarsi e di fare il turista slow, Hemingway avrebbe di certo trovato numerosi altri spunti che non lo avrebbero lasciato indifferente: borghi medievali, castelli, tradizioni enogastronomiche, siti archeologici, pievi e abbazie dal fascino mistico e una natura incontaminata.
La Val Trebbia è il “link” geografico di collegamento tra la Liguria e la Pianura Padana e lungo i 110 km del fiume Trebbia si estende in effetti una delle più belle vallate appenniniche. Fra le emergenze architettoniche più ammirevoli della zona c’è il Castello di Rivalta, costruito proprio sulle rive del fiume, nel Comune di Gazzola, frammento di Medioevo perfettamente conservato con oltre cinquanta sale oggi aperte al pubblico.
Altra tappa imprescindibile è l’Abbazia di San Colombano di Bobbio, fondata da Colombano nel VII secolo, divenuta in breve uno dei centri monastici più importanti del Nord Italia, feudo reale ed imperiale monastico con domini in Lombardia, Liguria e Toscana. Ma a Bobbio si va anche per altre “chicche”: il famoso Ponte Gobbo, la Chiesa di San Pietro e il Castello, che insieme a quello di Rivalta è uno degli oltre ottanta che, fra rovine e fortilizi riattati a dimora signorile, punteggiano ancora oggi la Val Trebbia.
Le attività del turista Enogastronomico
Enogastronomia
Salumi, formaggi e buon vino. La ricetta che rende la Val Trebbia una destinazione gourmand è semplice quanto genuina e vincente. Seguendo la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini si incontrano piccole realtà come Rivergaro e Coli, “alpha” e “omega” di questo itinerario del gusto che attraversa una pianura resa ricca dalle acque del Trebbia.
La valle medio-bassa fino a Bobbio fa parte della zona vitivinicola dei Colli Piacentini, che vanta 3 IGT e ben 18 DOC. Il Gutturnio DOC, ottenuto dai vitigni di Barbera e Croatina, di certo il più apprezzato, deve il suo nome a un prezioso reperto di epoca romana, un boccale d’argento detto “Gutturnium”. Il Colli Piacentini Trebbianino Val Trebbia è invece una sottozona che prende il proprio nome dalla vallata e dal fatto di utilizzare una percentuale di uva Trebbiano. Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente, la tradizione vitivinicola locale fu garantita dai monaci dell’Abbazia di San Colombano, che introdussero un nuovo tipo di vinificazione in botti di legno, derivato dai popoli celtici. Lo stesso metodo che fu adottato nella Francia merovingia a partire dal VI secolo, nell’Abbazia matrice di Luxeuil, per poi essere importato in Italia.
Quanto ai piatti, anticamente da queste parti si utilizzava l’espressione “roba de Piasensa” per descrivere la prelibatezza di certe pietanze, in particolare di formaggi e salumi. Quella di Piacenza era una cucina di terra, come si conveniva al contesto della Pianura Padana, con una forte mescolanza di cultura emiliana, lombarda e ligure, che godeva della ricchezza e varietà generate dalle richieste delle famiglie nobiliari locali, fonte di numerose varianti di uno stesso piatto. Per esempio, l’uso delle carni equine si deve al fatto che la città fu per molto tempo un importante avamposto militare, il che rendeva facilmente reperibili cavalli e asini da soma.
La provincia di Piacenza è l’unica in Italia, oltre che l’unico distretto amministrativo europeo, ad annoverare tre salumi tipici protetti con il marchio DOP, da accompagnare, valorizzare o sostituire al momento dell’antipasto con torta di patate, torta salata dell’Appennino piacentino, funghi sott’olio e bortellina (burtleina), una sorta di frittella a base di farina, acqua e sale.
Tra i primi piatti tipici attinti dalla tradizione dell’Emilia e delle regioni confinanti c’è l’abbondante uso di pasta secca, riso o paste ripiene. Il più celebre dei primi è “Pisarei e fasö”, fatto con gnocchetti e fagioli borlotti lessati, seguito dagli anolini, che a Bobbio hanno una loro variante detta “alla bobbiese”. Poi c’è la bomba di riso tipica di Ferragosto, un pasticcio di riso e carne di piccione con funghi, animelle o tartufi. Le lasagne alla bobbiese si servono alla vigilia del Natale, condite con sugo di funghi o besciamella magra e sugo di funghi. I maccheroni bobbiesi, un must per il 23 novembre, giorno del patrono San Colombano, sono invece conditi con sugo di stracotto di manzo tagliato e sfilacciato al coltello.
In questa lista infinita ci sono anche i malfatti, gnocchetti composti da ricotta e bietole e cotti al forno, i pansotti alla salsa di noci, e i pinoli, panetti a base di farina, erbette o biete conditi con sugo di carne o con burro e salvia, tipici di Bobbio e dell’Alta Val Trebbia.
Altra specialità di casa è la torta di riso alla bobbiese, a base di pasta sfoglia ripiena di riso, uova, grana e funghi, di chiara influenza ligure. Anche i tortelli alla piacentina hanno una variante bobbiese con sfoglia verde a forma di medaglione o mezzaluna conditi con burro e salvia ma anche con sugo di funghi.
Tra i secondi piatti tipici della Val Trebbia va ricordato il brachettone, ormai una vera rarità trovabile sono a Bobbio e dintorni. Si tratta di un salume realizzato con la spalla del maiale conciata, cucita nella cotenna e fatta stagionare fra due fascette di legno, tagliato a fette spesse e servito con polenta o purea, oppure con legumi vari cucinati in casseruola, come fagioli o lenticchie. Della stessa zona solo le lumache in umido, proposte alla vigilia di Natale come piatto di magro, mentre per la festività dei Morti, in Val Trebbia si prepara la zuppa di ceci.
Dopo tanta abbondanza di proposte per primi e secondi, la lista dei dolci può sembrare piuttosto scarna, ma vale la pena assaggiare la torta di mandorle alla bobbiese, i farsö, frittelle tipiche del Carnevale e di San Giuseppe, il croccante bobbiese alle mandorle, e i canestrelli, tradizionali biscotti di farina bianca.
Le attività del turista Naturalistico
trekking
Si chiama “Giro del Postino” ed è solo uno dei percorsi trekking che si possono effettuare lungo la Val Trebbia. A tutti gli effetti, tale anello di circa 18 km per 1.500 metri di dislivello totali ricalca il tragitto che il portalettere faceva fino a qualche tempo fa, a piedi. Quattro le province che attraversa, partendo da Alessandria, toccando Pavia, Piacenza e Genova, e correndo per lo più accanto al Boreca, tributario del Trebbia.
Un altro contesto è quello proposto dal trekking delle Cascate del Carlone, un’escursione imperdibile per chi visita Bobbio e la Val Trebbia in generale. Il salto d’acqua si trova nei pressi di San Cristoforo di Bobbio, zona ricca di numerose cascatelle. Qui però il laghetto che si forma ai piedi delle rocce di caduta ha una particolarità decisamente invitante: si tratta di acque salso-bromo-iodiche-solforose, ricche di magnesio e perciò consigliate a chiunque voglia approfittare di Madre Natura per mettere in opera l’antico motto romano del “salus per aquam”, ossia migliorare il proprio stato psicofisico con un semplice tuffo in queste acque verde-azzurro.
Extra questi due esempi di percorsi, chi ha scelto la Val Trebbia proprio per praticare trekking deve sapere che qui non serve essere un esperto escursionista e che infinite sono le possibilità e i gradi di livello.
ecoturismo
Fra i vari Parchi del Ducato, compresi cioè nel territorio che un tempo costituiva il Ducato di Parma e Piacenza, c’è anche il Parco Fluviale del Trebbia, vera full immersion nella biodiversità che caratterizza i 30 km lungo il corso del Trebbia, da Rivergaro fino alla confluenza con il Grande Fiume, il Po. Il paesaggio, pur nella sua varietà, è dominato dalle ampie zone di greto fluviale, habitat di numerose specie di uccelli migratori.
Fra le mille attività escursionistiche e sportive che vi si possono praticare, trekking e cicloturismo sono sicuramente le principali. Nel Parco si individuano facilmente le segnaletiche per i vari percorsi tematici, corredate da cartelli con immagini e informazioni naturalistiche e storiche in modo che ciascun visitatore possa scegliere fra quello più adatto ai suoi interessi, alla sua preparazione e al tempo a disposizione. Le medesime considerazioni valgono per le ciclovie che transitano nel Parco. Qui le emergenze architettoniche, storiche e naturalistiche si susseguono, toccando borghi, castelli e canali, derivazioni del corso principale lungo i quali si possono avvistare interessanti specie floro-faunistiche. Punto di arrivo della Ciclovia del Trebbia è il Centro Storico di Piacenza, ricco di chiese romaniche e monumenti, tappe ideali per dare tregua alle gambe e ritemprare l’anima con un bagno di bellezza.
svago/relax (mare, lago, etc)
La chiamano Discesa dei Meandri l’avventura in kayak che porta lungo il corso del fiume Trebbia. Il mezzo più adatto per farla è il Kayak Sit On Top, imbarcazioni monoposto inaffondabili e autosvuotanti, ideali anche per chi non ha esperienza di navigazione o in questa specifica disciplina sportiva. La durata dell’esperienza è di 5 ore circa, e si svolge in genere dalle 10.30 fino alle 15.30, dopo un breve briefing preparatorio che inizia alle 9.30. Durante la Discesa dei Meantri si fanno però alcuni brevi stop, per permettere a tutto il team di escursionisti di rilassarsi, prendere il sole, fare il bagno. Il percorso del Trebbia non mostra eccessivi ostacoli ma per svolgere l’attività in tutta sicurezza è necessario seguire alcune direttive e attenersi al regolamento. Oltre al kayak, qui si possono praticare anche Canyoning o Torrentismo, attività che consiste nella discesa di strette gole caratterizzate prevalentemente dalla presenza di piccoli corsi d’acqua.
Le attività del turista Sportivo
trekking
Si chiama “Giro del Postino” ed è solo uno dei percorsi trekking che si possono effettuare lungo la Val Trebbia. A tutti gli effetti, tale anello di circa 18 km per 1.500 metri di dislivello totali ricalca il tragitto che il portalettere faceva fino a qualche tempo fa, a piedi. Quattro le province che attraversa, partendo da Alessandria, toccando Pavia, Piacenza e Genova, e correndo per lo più accanto al Boreca, tributario del Trebbia.
Un altro contesto è quello proposto dal trekking delle Cascate del Carlone, un’escursione imperdibile per chi visita Bobbio e la Val Trebbia in generale. Il salto d’acqua si trova nei pressi di San Cristoforo di Bobbio, zona ricca di numerose cascatelle. Qui però il laghetto che si forma ai piedi delle rocce di caduta ha una particolarità decisamente invitante: si tratta di acque salso-bromo-iodiche-solforose, ricche di magnesio e perciò consigliate a chiunque voglia approfittare di Madre Natura per mettere in opera l’antico motto romano del “salus per aquam”, ossia migliorare il proprio stato psicofisico con un semplice tuffo in queste acque verde-azzurro.
Extra questi due esempi di percorsi, chi ha scelto la Val Trebbia proprio per praticare trekking deve sapere che qui non serve essere un esperto escursionista e che infinite sono le possibilità e i gradi di livello.