Le attività del turista culturale
cultura materiale (città d'arte, siti archeologici, musei)
Pare impossibile, eppure, a Sarsina, borgo di poco più di 3.000 abitanti, si trova uno dei più importanti Musei Archeologici dell’Italia settentrionale, grazie alla grande ricchezza e varietà di reperti, in gran parte di provenienza locale. Istituito nel 1890, si è andato vieppiù ampliandosi in seguito allo scavo della necropoli di Pian di Bezzo, appena fuori l’abitato.
A Cesena, a dominare la scena furono i Malatesta, di cui ancora oggi si possono ammirare due importanti lasciti: la Rocca Malatestiana e la Biblioteca Malatestiana, la prima Biblioteca Civica d’Italia. Fondata nel 1452 da Malatesta Novello, la Biblioteca ha la caratteristica di essere rimasta pressoché intatta dal 1454, anno della sua inaugurazione, tanto che nel 2005 è stata inserita dall’Unesco nel listing ufficiale della “Memoria del Mondo”.
Una raccolta altrettanto eccezionale, ma di attrezzi agricoli e di elementi di vita contadina provenienti dal territorio romagnolo, è quella del Museo dell’Agricoltura, allestito all’interno del torrione “femmina” della Rocca Malatestiana, la cui visita prevede anche un suggestivo percorso lungo i camminamenti interni alla cinta muraria, alle antiche prigioni, all’esposizione delle armi da giostra.
Per chi volesse scoprire il mondo della musica meccanica, a pochi chilometri dal centro storico, nella settecentesca Villa Silvia-Carducci, ex dimora del poeta Premio Nobel, si trova “Musicalia”, l’unico museo in Italia interamente dedicato a questo tema, con un’estensione nel Giardino Letterario, dove si sviluppa un curioso percorso sonoro.
Altre tappe culturali a Cesena sono il Palazzo del Ridotto, il Museo Diocesano e della Cattedrale allestito nella cappella di San Tobia (1528), il Teatro “Alessandro Bonci”, vero gioiello neoclassico, il Museo di Scienze Naturali, la Pinacoteca Comunale, il Museo Archeologico e il Museo della Centuriazione.
Le attività del turista Enogastronomico
Enogastronomia
La piadina romagnola è l’immancabile regina della tavola della Romagna, proposta anche nella versione del “gusùn” (guscioni o crescioni), dove il concetto è quello di una piadina richiusa su un lato e farcita con erbette di campo. Ma rispetto alla quantità di piatti della tradizione non è che l’inizio, si potrebbe dire l’”entrée di un menu assai vario, perché a seguire, nelle tipiche trattorie della provincia di Forlì-Cesena, e in particolare in quella terra di mezzo che è la Valle del Savio, al confine con la Toscana, a dominare è la nota della contaminazione fra cultura gastronomica romagnola e toscana. Esempio di tale commistione di sapori sono i “basotti”, tagliolini cotti al forno assieme al brodo, e ancora i “tortelli alla lastra” e il “raviggiolo”, il formaggio freschissimo Presidio Slow Food. Seguono poi i passatelli in brodo, la “salsiccia matta” chiamata così per la sua composizione e colore rosso scuro, e il “bustrengo”, una torta povera casalinga che varia a seconda della stagione e della dispensa. Tipica di questa “enclave” del gusto è anche la pera Cocomerina o pera briaca o pera Cocomera, diffusa nelle zone dell’Appennino Cesenate e appunto nella Valle del Savio, i cui filari si alternano a quelli dei vitigni di Sangiovese ed Albana.
Le attività del turista Naturalistico
trekking
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi si divide fra due province e due Regioni: quella di Arezzo in Toscana e quella di Forlì-Cesena in Emilia Romagna. Per esplorarlo sono disponibili numerosi itinerari segnalati, da fare a piedi, a cavallo o in bicicletta, e uno dei più suggestivi è sicuramente quello che gravita nella zona delle sorgenti del Savio, dove si trovano le Marne di Verghereto. Per chi non sapesse di cosa si tratta, basti sapere che la sensazione è quella di trovarsi su un altro pianeta, per via del suolo ricoperto di sassolini grigi che da lontano sembrano quasi sabbia, brulla e pronta a sgretolarsi e a cambiare forma al primo alito di vento. Un paesaggio lunare che accompagna la salita fino quasi alla Madonnina del Crestone, e che poi lascia spazio ai boschi del Monte Fumaiolo.
La gita è anche occasione per una sosta in due borghi fermi a secoli fa, Montecoronaro e Ville di Montecoronaro, meta ideale per degustare la cucina locale in qualche trattoria tipica. Sconfinando nel territorio di Bagno di Romagna, quanto a itinerari non c’è che l’imbarazzo della scelta: “Alla vetta della Croce”, “Il sentiero dell’Orchidea Selvaggia”, “L’anello dei Mandrioli”, “L’anello della Lama”, “L’anello delle Gualchiere”, “L’anello del Lupo”, “L’anello di Corzano” e “L’anello di San Piero”. Nomi suggestivi che stimolano alla camminata, passo dopo passo.
cammini
Nei suoi 280 km di tragitto, il Cammino di San Vicinio tocca 2 regioni, 3 province, 10 piccoli Comuni e 2 parchi. Guardando al tratto nella Valle del Savio, in provincia di Forlì-Cesena, caratterizzato da fitti boschi, si capisce perché il Santo scelse questa zona per trascorrere un lungo periodo da eremita. Questo fu anche il luogo dove nel 303 fu eletto vescovo di Sarsina, guidando poi la comunità dalla solitudine dei suoi boschi.
Il Cammino di San Vicinio rispecchia la vita agreste del Santo: ricavato da una serie di antiche mulattiere e sentieri, non ha strade asfaltate ed è una vera full immersion nella natura. La prima tappa è la Basilica di San Vicinio a Sarsina, in stile romanico e con mille anni di storia alle spalle, “scrigno” delle sue reliquie. Fra queste spicca il collare cui era solito appendere una pietra per penitenza, da secoli oggetto di venerazione perché considerato taumaturgico e protettivo contro i demoni.
Nel comune di Poppi si fa tappa a Camaldoli, nelle Foreste Casentinesi, dove San Romualdo eresse il suo eremo. Da qui si dipartono due varianti: una all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, verso il Santuario della Verna, celebre per i rilievi invetriati del ceramista Andrea Della Robbia, e una verso il comune di Verghereto dove a Balze si trova l’eremo di Sant’Alberico, raggiungibile solo mediante un’antica mulattiera.
Il profilo del borgo medievale di Sant’Agata Feltria è invece caratterizzato dalla silhouette dell’imponente Rocca Fregoso, trasformato da dimora da mille e una notte dei Fregoso di Genova, a convento francescano, e infine nell’odierno Museo Rocca delle Fiabe.
Superati Sogliano sul Rubicone, famoso per il suo formaggio di fossa DOP, e il piccolo borgo di Monteleone, nel comune di Roncofreddo, si punta verso Mercato Saraceno, e da qui sulla Pieve di Santa Maria Annunziata a Monte Sorbo e facendo infine ritorno al Santuario di San Vicinio. Il cerchio di è chiuso, il cammino è fatto, e non resta che ammirarlo nella sua interezza guardando il panorama sulla Valle del Savio.
tur. naturalistico/svago/relax
I 30 ettari del Parco Comunale delle Marmitte dei Giganti sono una delle mete più gettonate della Valle del Savio, in provincia di Forlì-Cesena.
Per raggiungere il punto esatto in cui si trovano le conformazioni geologiche chiamate appunto “marmitte”, basta seguire il corso dei rii Crocetta e Montalto: l’azione erosiva dei materiali detritici ha formato nella roccia profonde cavità ellittiche, ritenute da credenze popolari enormi marmitte in cui si scaldavano i cibi dei giganti. Proseguendo ci si imbatte nel “sasso spaccato”, un enorme masso rotolato lungo il torrente Alferello, che all’inizio del Novecento si è diviso improvvisamente in due parti quasi perfettamente eguali. Un fenomeno dovuto alla penetrazione dell’acqua e dei ghiacci tra i giunti di stratificazione, ma che anche in questo caso sembra avere qualcosa di magico. La distanza fra le due metà sta infatti aumentando di anno in anno, e ad oggi è di quasi 3 metri.
Poco oltre, il torrente Alferello dà origine all’omonima cascata, alta 32 metri, considerata una delle più belle cascate dell’Appennino Tosco-Emiliano, dove la temperatura dell’acqua è sempre piuttosto fredda ma mai così tanto da far desistere i più coraggiosi dal tuffarsi nella piscina naturale ai piedi del salto.
ecoturismo
All’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi si trova uno specchio d’acqua artificiale che crea uno scenario naturalistico ideale per l‘escursionismo a piedi e su due ruote. E’ quello della Diga di Ridracoli, in provincia di Forlì-Cesena, realizzata fra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 e chiusa da un imponente muro di contenimento lungo 432 metri e alto 103,5 metri. Proprio dal coronamento della diga parte un sentiero natura che giunge al rifugio Ca’ di Sopra, lungo il quale si possono avvistare numerose specie animali. Un’alternativa a MTB e trekking decisamente molto rilassante è quella di un’escursione in battello elettrico sul lago oppure in canoa.
Se si vuole sapere di più sul lago, sul fiume Bidente che lo forma e anche su flora e fauna del Parco, nel borgo di Ridracoli si trova Idro – L’Ecomuseo delle acque. Fra i temi trattati c’è anche quello del risparmio idrico e del consumo consapevole, mentre il “Polo Tecnologico” è sulla storia della costruzione della diga e dei suoi sistemi di controllo.
turismo termale
Il primo baleum delle Acquae Calidae risale a circa duemila anni fa. Da allora, le terme di Bagno di Romagna, in provincia di Forlì-Cesena, non hanno smesso di attrarre e curare, e di infondere un senso di relax a chi le sceglie per un soggiorno benessere, fisico e mentale. Accadeva ai tempi dei Romani, poi, dopo l’arrivo dei Goti nel 540 d.C. e un periodo di abbandono, tornarono in auge sotto il dominio dei Medici, come attestato da habitué quali il figlio di Lorenzo il Magnifico e Benvenuto Cellini.
Con una temperatura di 45° C e una composizione bicarbonato-alcalino-sulfurea, le acque termali di Bagno di Romagna sono ideali per la cura di artropatie croniche, infiammazioni osteo-neuro-articolari e per le affezioni delle vie respiratorie. Tre gli stabilimenti termali con annesso hotel 4 stelle: il Grand Hotel Roséo, l’Euroterme e l’Hotel Sant’Agnese, ciascuna con piscina termale e percorsi benessere.
Le attività del turista Spirituale
cammini
Nei suoi 280 km di tragitto, il Cammino di San Vicinio tocca 2 regioni, 3 province, 10 piccoli Comuni e 2 parchi. Guardando al tratto nella Valle del Savio, in provincia di Forlì-Cesena, caratterizzato da fitti boschi, si capisce perché il Santo scelse questa zona per trascorrere un lungo periodo da eremita. Questo fu anche il luogo dove nel 303 fu eletto vescovo di Sarsina, guidando poi la comunità dalla solitudine dei suoi boschi.
Il Cammino di San Vicinio rispecchia la vita agreste del Santo: ricavato da una serie di antiche mulattiere e sentieri, non ha strade asfaltate ed è una vera full immersion nella natura. La prima tappa è la Basilica di San Vicinio a Sarsina, in stile romanico e con mille anni di storia alle spalle, “scrigno” delle sue reliquie. Fra queste spicca il collare cui era solito appendere una pietra per penitenza, da secoli oggetto di venerazione perché considerato taumaturgico e protettivo contro i demoni.
Nel comune di Poppi si fa tappa a Camaldoli, nelle Foreste Casentinesi, dove San Romualdo eresse il suo eremo. Da qui si dipartono due varianti: una all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, verso il Santuario della Verna, celebre per i rilievi invetriati del ceramista Andrea Della Robbia, e una verso il comune di Verghereto dove a Balze si trova l’eremo di Sant’Alberico, raggiungibile solo mediante un’antica mulattiera.
Il profilo del borgo medievale di Sant’Agata Feltria è invece caratterizzato dalla silhouette dell’imponente Rocca Fregoso, trasformato da dimora da mille e una notte dei Fregoso di Genova, a convento francescano, e infine nell’odierno Museo Rocca delle Fiabe.
Superati Sogliano sul Rubicone, famoso per il suo formaggio di fossa DOP, e il piccolo borgo di Monteleone, nel comune di Roncofreddo, si punta verso Mercato Saraceno, e da qui sulla Pieve di Santa Maria Annunziata a Monte Sorbo e facendo infine ritorno al Santuario di San Vicinio. Il cerchio di è chiuso, il cammino è fatto, e non resta che ammirarlo nella sua interezza guardando il panorama sulla Valle del Savio.
Le attività del turista Sportivo
ippoturismo/equitazione
Immaginate di percorrere oltre 1.000 km a cavallo, intere giornate in sella, su sentieri, mulattiere e strade solo a tratti asfaltate, che transitano in boschi e vallate. Siete sulla Grande Ippovia Regionale, un sistema articolato di vie che consente di attraversare tutta l’Emilia Romagna, dalla provincia di Piacenza e quella di Rimini, toccando quelle di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena. Nessuna esclusa. Un viaggio in cui sport, riposo, enogastronomia, cultura e divertimento si integrano, in cui si vive a contatto con la natura, offrendo le comodità di base negli oltre 250 centri ippici lungo il percorso, ma soprattutto regalando l’emozione di un itinerario e di un’esperienza che sanno di antico, come per esempio avviene sulle mulattiere di Pietrapazza e Rio Petroso.
trekking
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi si divide fra due province e due Regioni: quella di Arezzo in Toscana e quella di Forlì-Cesena in Emilia Romagna. Per esplorarlo sono disponibili numerosi itinerari segnalati, da fare a piedi, a cavallo o in bicicletta, e uno dei più suggestivi è sicuramente quello che gravita nella zona delle sorgenti del Savio, dove si trovano le Marne di Verghereto. Per chi non sapesse di cosa si tratta, basti sapere che la sensazione è quella di trovarsi su un altro pianeta, per via del suolo ricoperto di sassolini grigi che da lontano sembrano quasi sabbia, brulla e pronta a sgretolarsi e a cambiare forma al primo alito di vento. Un paesaggio lunare che accompagna la salita fino quasi alla Madonnina del Crestone, e che poi lascia spazio ai boschi del Monte Fumaiolo.
La gita è anche occasione per una sosta in due borghi fermi a secoli fa, Montecoronaro e Ville di Montecoronaro, meta ideale per degustare la cucina locale in qualche trattoria tipica. Sconfinando nel territorio di Bagno di Romagna, quanto a itinerari non c’è che l’imbarazzo della scelta: “Alla vetta della Croce”, “Il sentiero dell’Orchidea Selvaggia”, “L’anello dei Mandrioli”, “L’anello della Lama”, “L’anello delle Gualchiere”, “L’anello del Lupo”, “L’anello di Corzano” e “L’anello di San Piero”. Nomi suggestivi che stimolano alla camminata, passo dopo passo.
cammini
Nei suoi 280 km di tragitto, il Cammino di San Vicinio tocca 2 regioni, 3 province, 10 piccoli Comuni e 2 parchi. Guardando al tratto nella Valle del Savio, in provincia di Forlì-Cesena, caratterizzato da fitti boschi, si capisce perché il Santo scelse questa zona per trascorrere un lungo periodo da eremita. Questo fu anche il luogo dove nel 303 fu eletto vescovo di Sarsina, guidando poi la comunità dalla solitudine dei suoi boschi.
Il Cammino di San Vicinio rispecchia la vita agreste del Santo: ricavato da una serie di antiche mulattiere e sentieri, non ha strade asfaltate ed è una vera full immersion nella natura. La prima tappa è la Basilica di San Vicinio a Sarsina, in stile romanico e con mille anni di storia alle spalle, “scrigno” delle sue reliquie. Fra queste spicca il collare cui era solito appendere una pietra per penitenza, da secoli oggetto di venerazione perché considerato taumaturgico e protettivo contro i demoni.
Nel comune di Poppi si fa tappa a Camaldoli, nelle Foreste Casentinesi, dove San Romualdo eresse il suo eremo. Da qui si dipartono due varianti: una all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, verso il Santuario della Verna, celebre per i rilievi invetriati del ceramista Andrea Della Robbia, e una verso il comune di Verghereto dove a Balze si trova l’eremo di Sant’Alberico, raggiungibile solo mediante un’antica mulattiera.
Il profilo del borgo medievale di Sant’Agata Feltria è invece caratterizzato dalla silhouette dell’imponente Rocca Fregoso, trasformato da dimora da mille e una notte dei Fregoso di Genova, a convento francescano, e infine nell’odierno Museo Rocca delle Fiabe.
Superati Sogliano sul Rubicone, famoso per il suo formaggio di fossa DOP, e il piccolo borgo di Monteleone, nel comune di Roncofreddo, si punta verso Mercato Saraceno, e da qui sulla Pieve di Santa Maria Annunziata a Monte Sorbo e facendo infine ritorno al Santuario di San Vicinio. Il cerchio di è chiuso, il cammino è fatto, e non resta che ammirarlo nella sua interezza guardando il panorama sulla Valle del Savio.
pesca
Lago di Quarto, Lago di Acquapartita, Lago dei Pontini e Lago Lungo sono le mete per chi ama la pesca sportiva nella zona di Sarsina e Bagno di Romagna, in provincia di Forlì-Cesena. Che si tratti di trota o carpa, tutto è predisposto per una battuta di pesca che consenta divertimento e allo stesso tempo rispetto delle regole. Nel caso del carp-fishing, per esempio, si può effettuare con esche naturali, esclusa la carva di mosca o bigattino, e con esche artificiali al silicone. Per il carp fishing, c’è l’obbligo di rilascio.
A Bagno di Romagna, in un tratto del fiume Savio è presente anche un’area per pescatori nel quale è ammessa esclusivamente la pesca con obbligo di rilascio immediato del pescato (sistema “No Kill”) con uso di esche artificiali munite di un solo amo senza ardiglione o con ardiglione schiacciato. In ogni caso, è necessario possedere la regolare licenza di pesca nonché munirsi di apposito permesso a pagamento numerato rilasciato dal Comune.
ciclismo
Il Valle Savio Bike Hub è una realtà in fieri, che sta per fare il suo debutto con una serie di itinerari all’interno di un sistema diffuso di offerte e servizi integrati che promuovano un turismo sostenibile e inclusivo. Nell’attesa che questo ”hub” delle due ruote della provincia di Forlì-Cesena sia operativo, gli appassionati di cicloturismo sanno che nello scenario della Valle de Savio e del Parco delle Foreste Casentinesi le alternative non mancano. Si vedano ad esempio i percorsi nella Foresta della Lama, nella Riserva naturale integrale di Sassofrattino, nelle valli di Pietrapazza e di Ridracoli, nella zona dell’Eremo dei Frati Camaldolesi e del Monte Fumaiolo: decine gli itinerari, da scegliere per grado di difficoltà e distanze da percorrere, in famiglia o per promettenti atleti che amano le sfide. “I 4 Passi Romagnoli”, il “Tour del Còmero”, “Alla Lama, la pista forestale più bella d’Italia”, l'”Anello del Càrpano” o l'”Anello del Castelluccio”, l'”Anello del Rio Petroso” o l'”Anello del RIo Salso”… Non c’è che da scegliere, per un turismo più o meno slow, più o meno arduo, ma che consente sempre una bike experience da ricordare.