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Mercato Saraceno

bagno di romagna, cesena, mercato saraceno, sarsina, verghereto

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Fra il 1797 e il 1798, l’occupazione francese rischiò di distruggere per sempre quello che nel 2005 è stato finalmente dichiarato Patrimonio dell’Umanità e inserito dall’Unesco nel Registro della Memoria del Mondo. La Biblioteca Malatestiana di Cesena fu infatti trasformata per due anni in caserma, ma ciononostante fu risparmiata da saccheggi e distruzioni fino ad arrivare ai giorni nostri con tutto il suo immenso tesoro di 380.000 volumi fra manoscritti, libri, riviste, fotografie, lettere raccolte dal 1454 a oggi. La Malatestiana è dunque la prima biblioteca civica d’Italia e d’Europa ed unico esempio di biblioteca monastica umanistica giunta fino a noi perfettamente conservata nell’edificio, negli arredi e nella dotazione libraria. Questo luogo eccezionale può essere un buon punto di partenza per un itinerario attraverso la Valle del Savio, che si estende fra Romagna e Toscana, tra le sorgenti dei fiumi Tevere e Savio per oltre 800 kmq, scorrendo per l’ultimo tratto nella pianura a ridosso dell’Adriatico, in provincia di Forlì-Cesena.

Partendo da Cesena, considerata capoluogo della Valle del Savio, lungo di essa si incontrano alcune delle zone naturalistiche più belle del Centro Italia: la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, la Foresta della Lama, il Monte Falterona e la Diga di Ridracoli con il lago omonimo, dove è possibile effettuare anche brevi crociere in battello elettrico e godere di una prospettiva unica sull’alta Valle del Bidente e sul Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. E ancora, l’Altopiano di San Paolo in Alpe, i sentieri del Rio Cavo, il Monte Fumaiolo, la Ripa della Moia, le Foreste di Careste-Sarsina, il Parco delle Marmitte Giganti, il Lago di Quarto e quello di Acquapartita. Nei pressi delle Balze di Verghereto, sorge l’Eremo di Sant’Alberico, una delle numerose mete di fede della Valle del Savio. Bellissima anche la Pieve di San Damiano, eretta attorno all’anno mille sui resti di un antico tempio di Cerere, e la Pieve di Montesorbo a Mercato Saraceno, borgo da visitare per il suo centro medievale per poi salire sul colle dove si trova l’edificio religioso, al termine di un viale di cipressi che rende tutto molto suggestivo.

Strategico nella sua posizione a 20 km dal mare ma in collina, belvedere sulla valle, è il borgo di Montiano, con la cinquecentesca Rocca Malatestiana a forma di cuore, o almeno così sembra ai più romantici che ne frequentano la terrazza del ristorante al suo interno. Montiano è noto anche per la Sagra dei ciccioli, e già che si è in tema, vale la pena ricordare che tutta la provincia di Forlì-Cesena è nota per i prodotti derivati del maiale, quali insaccati e salumi, spesso realizzati con la Mora Romagnola, l’antico suino autoctono. Bagno di Romagna è invece il paese del benessere, attraverso le acque benefiche delle sue terme, che sgorgano a 45 gradi, e per il Val di Bagno Trek, circuito di più di 200 km di sentieri, alcuni dei quali lungo il corso del Savio.

Infine, Sarsina, la patria di Tito Maccio Plauto, il più celebre commediografo dell’Antica Roma, e di San Vicinio, il cui collare di ferro è conservato nella bella Basilica romanica a lui dedicata, meta ogni anno di migliaia di fedeli allo scopo di togliere malocchio e malattie. Sotto la piazza dedicata a Plauto, i resti del foro dell’antica Sassina, civitas fondata nel IV secolo a.C. di cui si possono vedere preziosi reperti e monumenti funerari nel Museo Archeologico Nazionale. Fra i più interessanti, il Mausoleo d Rufo, alto ben 13 metri e decorato da raffinati bassorilievi, e il mosaico di Dioniso su un carro trainato da tigri.

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Museo Archeologico Nazionale

Sarsina, Emilia-Romagna

5 elementi Cosa fare e vedere

  • Lacuale

Diga di Ridracoli

Bagno Di Romagna, Emilia-Romagna

La Diga di Ridracoli sorge all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Parco di Campigna e Monte Falterona, lungo il corso del fiume Bidente nell’alto Appennino tosco-romagnolo, nel comune di Bagno di Romagna. Si tratta di un’opera d’ingegneria all’avanguardia i cui lavori sono iniziati nel 1975, dopo 13 anni di studi, e completata nel 1982. Il serbatoio artificiale di Ridracoli che alimenta il grande acquedotto inaugurato nel 1988, serve il territorio di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e la Repubblica di San Marino assicurando a 950.000 abitanti e a milioni di turisti un’acqua di ottima qualità. La Diga è un fulgido esempio di intervento altamente tecnologico che ha saputo integrarsi perfettamente nell’ecosistema esistente, nel pieno rispetto della natura. Le sue principali caratteristiche sono sorprendenti: la diga ad arco-gravità ha un’altezza di 103,5 metri e una lunghezza di 432 metri. Il lago ha una superficie di 1,035 kmq, l’invaso ha una capienza di 33 milioni di mc di acqua di alta qualità, perché si trova in una zona di elevato valore naturalistico, priva di insediamenti umani e produttivi. Il Parco di Ridracoli è una sorta di museo diffuso sul territorio. è composta centrale si completa infatti con la diga di Ridracoli, una sorta di museo a cielo aperto con i suoi tre poli tematici, tecnologico, paesaggistico e naturalistico, dislocati lungo il coronamento. IDRO è l’Ecomuseo delle Acque di Ridracoli, composto da una sede centrale disposta su 4 piani e da 3 poli tematici che si trovano invece nell’area della diga vera e propria: tecnologico, naturalistico e paesaggistico. All’interno di IDRO il visitatore può muoversi in autonomia esplorando i segreti dell’acqua e della foresta tramite l’utilizzo di touch screen, visori per la realtà aumentata, modellini, esperimenti e giochi interattivi coi quali bambini e adulti possono fare piccole e grandi scoperte.

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  • Museo

Museo Archeologico Nazionale

Sarsina, Emilia-Romagna

Fondato nel 1890, il Museo Archeologico di Sarsina è fra i più ‘antichi’ musei archeologici della regione ed ha conosciuto, lungo un secolo di vita, esperimenti e trasformazioni, fino all’assetto odierno di piena valorizzazione dei grandi monumenti sepolcrali d’epoca romana che caratterizzavano l’antica città di Sarsina (riscoperti gradualmente negli scavi ripetuti nella necropoli di Pian di Bezzo, e finalmente ricomposti in museo). E’ indubbiamente uno dei più importanti Musei Archeologici dell’Italia settentrionale per la ricchezza e la varietà dei reperti conservati. Occupa un edificio ampliato a più riprese da una fase originaria ottocentesca, e si trova al centro della cittadina che ricalca nel perimetro l’antica civitas romana di Sassina, nota per aver dato i natali verso il 254 a. C. al celebre commediografo latino Plauto. Tutti i reperti esposti provengono da scavi e ritrovamenti: le collezioni si sono formate gradualmente a seguito dei primi rinvenimenti di pietre ed iscrizioni, tracciati a partire dal secolo XVI ad opera di eruditi e studiosi locali. Al XIX secolo, e soprattutto nel primo tratto del ‘900, risalgono gli scavi sistematici nella zona della Necropoli sulla sponda destra del fiume Savio detta di Pian di Bezzo (per la conformazione assunta dal luogo a seguito di frane e depositi alluvionali), che hanno portato alla scoperta di numerosi monumenti sepolcrali di varia pezzatura, culminanti nei grandi mausolei (sul tipo di quello famosissimo di Alicarnasso), di Obulacco, Virginio Peto e Rufus (quest’ultimo alto quasi 14 metri ha richiesto la costruzione di un edificio apposito). Il percorso si snoda in sette sale al pian terreno – dedicate alla collezione ottocentesca, alla necropoli e alla città – e cinque sale nel piano superiore – dedicate alla preistoria, ai corredi funerari ed alle domus cittadine. Oltre le stele che, nelle iscrizioni dedicatorie, raccontano veri brani di storia e vita romana, molti sono i reperti scultorei di valore artistico eccellente, ma fra i pezzi unici della collezione sono i grandi pavimenti a mosaico figurati come il Trionfo di Dioniso o l’Ercole ebbro provenienti da due grandi domus della città romana. Quindi fra gli oggetti: una bellissima tazza di vetro multicolore (miracolosamente intatta da uno scavo) o il bronzo con il ratto di Europa, o ancora i bellissimi corredi di ceramiche invetriate da desco, tipiche dell’area medio-adriatica.

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  • Patrimonio culturale Religioso

Abbazia di Santa Maria del Monte

Cesena, Emilia-Romagna

L’imponente complesso dell’abbazia di Santa Maria del Monte sorge sul colle Spaziano, a Cesena.
Sorto sui resti di una precedente chiesa costruita nel IX secolo, ampliata e abbellita in un periodo presumibilmente compreso tra il 1001 e il 1026 quando fu fondato il monastero, ha raggiunto l’aspetto attuale al termine dei successivi restauri tra il XV secolo e il XVI secolo. L’interno è a una navata con quattro cappelle per lato, che conservano opere d’arte di grande prestigio. In alto, sui tre lati, corre il fregio di Gerolamo Longhi che contiene quattordici scene della vita della Vergine.
Patrimonio insigne dell’abbazia è la collezione di ex voto, una raccolta di 690 pezzi di grande valore, costituita da tavolette dipinte a partire dal 1400 che raffigurano i miracoli con i quali la Vergine del Monte esprimeva la sua protezione a Cesena e ai cesenati.
Nel 1986, papa Giovanni Paolo II, durante la visita in Romagna, ha soggiornato e visitato l’abbazia; per ricordare l’evento evento è stato dipinto un ex voto.

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  • Eccellenza Urbana / Centro Storico

Biblioteca Malatestiana

Cesena, Emilia-Romagna

La Biblioteca Malatestiana di Cesena è una biblioteca monastica di particolare importanza storica. Fondata alla metà del XV secolo, detiene due primati assoluti: è stata la prima biblioteca civica d’Italia e d’Europa; è l’unico esempio di biblioteca monastica umanistica giunta fino a noi perfettamente conservata nell’edificio, negli arredi e nella dotazione libraria.
Nel 2005 l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza culturale della Malatestiana inserendola, prima in Italia, nel Registro della Memoria del Mondo. Il 19 settembre 2008, Poste Italiane ha emesso un francobollo dedicato alla biblioteca, sulla serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.
Oggi vi sono conservati quasi 250 000 volumi, di cui 287 incunaboli, circa 4 000 cinquecentine, 1 753 manoscritti che spaziano fra il XVI secolo e il XIX secolo e oltre 17 000 lettere e autografi; mentre nella sezione moderna della biblioteca sono presenti oltre centomila volumi.
Inoltre vi ha sede la Società di Studi Romagnoli, istituzione fondata nel 1949.

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  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Rocca Malatestiana

Cesena, Emilia-Romagna

La Rocca Malatestiana è una fortezza nata per difendere la città di Cesena e posta sulla sommità del colle Garampo e circondata dal Parco della Rimembranza; è la terza fortificazione costruita a poca distanza dalle rovine delle due precedenti di epoca tardo-romana e medievale.

La prima fortezza, detta “Rocca antica”, si trovava più a monte, al Beccavento, sull’antico “castrum romanum”, e venne distrutta da una frana provocata da una piena del fiume Savio intorno all’anno 1000
Successivamente venne costruita più a valle la seconda, detta “Rocca vecchia” nota come “dell’Imperatore” perché vi soggiornò Federico Barbarossa. Nel 1357 Cia degli Ordelaffi, moglie di Francesco II Ordelaffi, signore di Forlì, vi sostenne con coraggio e valore l’assedio del Cardinale Albornoz. La Rocca venne distrutta nel 1377 dall’esercito dei Bretoni, guidati dal cardinale Roberto da Ginevra (futuro Antipapa Clemente VII), che saccheggiarono e incendiarono l’intera città.
Nel 1380 incominciarono i lavori di rinnovamento della rocca Malatestiana, per iniziativa di Galeotto I Malatesta, che la rese punto strategico per la difesa della città. I lavori della rocca Nuova, diretti inizialmente dall’architetto Matteo Nuti da Fano, ultimati da Cristoforo e Francesco Baldini da Ferrara, furono condotti in due tranche, la prima dal 1466 al 1470, quando era pontefice Paolo II (1464-1471), la seconda dal 1475 al 1477, regnante Sisto IV (1471-1484).
Nell’ottobre del 1432, dopo la morte prematura di Galeotto Roberto, a Cesena subentra Domenico Malatesta Novello, al quale si devono attribuire le grandi opere che hanno dato alla città l’impronta malatestiana che ancora oggi la caratterizza nella parte storica del centro urbano. In particolare nel 1441 Novello si dedicò assiduamente ai nuovi lavori per il rafforzamento e il rinnovamento della cinta muraria cittadina.

Dopo la morte di Novello, avvenuta nel 1465, Cesena ritornò sotto la dominazione pontificia e il fortilizio d’epoca malatestiana fu completamente rinnovato, adeguato ai sistemi difensivi legati all’introduzione delle nuove armi da fuoco.
Nel 1500 Cesare Borgia, chiamato “il Valentino”, eresse Cesena a capitale del Ducato di Romagna, centro del suo potere. Nel 1502 giunse in città Leonardo da Vinci, al quale Borgia aveva conferito l’incarico di rilevare ed aggiornare le fortificazioni delle città di Romagna conquistate[3]. Della sua attività ci restano i rilievi della cinta muraria, con annotazioni sulle due rocche, e il disegno dei rastelli che proteggevano la porta principale di accesso alla rocca Nuova. Certamente Leonardo approvò la soluzione adottata per la costruzione del nuovo sistema di bombardiere posto sul “muro grosso” della rocca Nuova. Queste postazioni, dette alla “franzosa”, vennero ultimate nel giugno del 1503. La rocca Nuova di Cesena conserva, assieme agli aspetti tradizionali del sistema di fortificazione in uso nella seconda metà del Quattrocento, interessanti e particolari soluzioni difensive che furono adottate in tutta Italia nei primi anni del Cinquecento, in seguito alla diffusione delle armi pesanti, per contrastare il tiro potente delle bocche da fuoco.

Dal Settecento in poi

Antica stampa con Rocca Malatestiana e Ponte Vecchio
Fino alla fine del Settecento la Rocca mantenne la sua funzione di fortezza militare, ma dopo l’epoca napoleonica, attraverso lavori di modifica, venne trasformata in carcere sia all’interno del Maschio e della Femmina, sia nella “Torre del Nuti” così chiamata dal nome dell’architetto Matteo Nuti che la progettò.

Nei primi anni quaranta del XX secolo, su Viale Mazzoni, è stato costruito un rifugio antiaereo dall’ingegnere Mario Tellerini. Il tunnel, lungo 60 m, largo 3 m e alto 4 m, è costruito in mattoni e in grado di ospitare 800 persone; è dotato di un impianto di aerazione, illuminazione, due latrine e di rifornimento idrico[2].

La Rocca rimase carcere fino al dicembre del 1969 e solo nel 1970, quando il castello tornò al Comune, vennero eliminate alcune strutture della prigione[2].

Nel 1974 venne collocato nella Femmina il Museo della Civiltà Contadina che fino al 1988 rimase l’unica parte visitabile dell’intero complesso. Dal 1989 per ripetuti interventi di recupero e di adeguamento alle norme di sicurezza e per continue iniziative di valorizzazione quali mostre, spettacoli, manifestazioni varie, la Rocca si è proposta all’attenzione di cittadini e turisti e nel giugno del 2003 sono stati riaperti i camminamenti interni alle mura e il Maschio[5]. Nel 2008 la Rocca è stata al centro di un progetto di consolidamento e di restauro, che ha interessato in particolare le decorazioni pittoriche.[6] Negli anni 2010 la Rocca è sede di alcuni eventi culturali ed è oggetto di visite guidate sia diurne che notturne.[5]

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  • Lacuale

Diga di Ridracoli

Bagno Di Romagna, Emilia-Romagna

La Diga di Ridracoli sorge all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Parco di Campigna e Monte Falterona, lungo il corso del fiume Bidente nell’alto Appennino tosco-romagnolo, nel comune di Bagno di Romagna. Si tratta di un’opera d’ingegneria all’avanguardia i cui lavori sono iniziati nel 1975, dopo 13 anni di studi, e completata nel 1982. Il serbatoio artificiale di Ridracoli che alimenta il grande acquedotto inaugurato nel 1988, serve il territorio di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e la Repubblica di San Marino assicurando a 950.000 abitanti e a milioni di turisti un’acqua di ottima qualità. La Diga è un fulgido esempio di intervento altamente tecnologico che ha saputo integrarsi perfettamente nell’ecosistema esistente, nel pieno rispetto della natura. Le sue principali caratteristiche sono sorprendenti: la diga ad arco-gravità ha un’altezza di 103,5 metri e una lunghezza di 432 metri. Il lago ha una superficie di 1,035 kmq, l’invaso ha una capienza di 33 milioni di mc di acqua di alta qualità, perché si trova in una zona di elevato valore naturalistico, priva di insediamenti umani e produttivi. Il Parco di Ridracoli è una sorta di museo diffuso sul territorio. è composta centrale si completa infatti con la diga di Ridracoli, una sorta di museo a cielo aperto con i suoi tre poli tematici, tecnologico, paesaggistico e naturalistico, dislocati lungo il coronamento. IDRO è l’Ecomuseo delle Acque di Ridracoli, composto da una sede centrale disposta su 4 piani e da 3 poli tematici che si trovano invece nell’area della diga vera e propria: tecnologico, naturalistico e paesaggistico. All’interno di IDRO il visitatore può muoversi in autonomia esplorando i segreti dell’acqua e della foresta tramite l’utilizzo di touch screen, visori per la realtà aumentata, modellini, esperimenti e giochi interattivi coi quali bambini e adulti possono fare piccole e grandi scoperte.

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Museo Archeologico Nazionale

Sarsina, Emilia-Romagna

Fondato nel 1890, il Museo Archeologico di Sarsina è fra i più ‘antichi’ musei archeologici della regione ed ha conosciuto, lungo un secolo di vita, esperimenti e trasformazioni, fino all’assetto odierno di piena valorizzazione dei grandi monumenti sepolcrali d’epoca romana che caratterizzavano l’antica città di Sarsina (riscoperti gradualmente negli scavi ripetuti nella necropoli di Pian di Bezzo, e finalmente ricomposti in museo). E’ indubbiamente uno dei più importanti Musei Archeologici dell’Italia settentrionale per la ricchezza e la varietà dei reperti conservati. Occupa un edificio ampliato a più riprese da una fase originaria ottocentesca, e si trova al centro della cittadina che ricalca nel perimetro l’antica civitas romana di Sassina, nota per aver dato i natali verso il 254 a. C. al celebre commediografo latino Plauto. Tutti i reperti esposti provengono da scavi e ritrovamenti: le collezioni si sono formate gradualmente a seguito dei primi rinvenimenti di pietre ed iscrizioni, tracciati a partire dal secolo XVI ad opera di eruditi e studiosi locali. Al XIX secolo, e soprattutto nel primo tratto del ‘900, risalgono gli scavi sistematici nella zona della Necropoli sulla sponda destra del fiume Savio detta di Pian di Bezzo (per la conformazione assunta dal luogo a seguito di frane e depositi alluvionali), che hanno portato alla scoperta di numerosi monumenti sepolcrali di varia pezzatura, culminanti nei grandi mausolei (sul tipo di quello famosissimo di Alicarnasso), di Obulacco, Virginio Peto e Rufus (quest’ultimo alto quasi 14 metri ha richiesto la costruzione di un edificio apposito). Il percorso si snoda in sette sale al pian terreno – dedicate alla collezione ottocentesca, alla necropoli e alla città – e cinque sale nel piano superiore – dedicate alla preistoria, ai corredi funerari ed alle domus cittadine. Oltre le stele che, nelle iscrizioni dedicatorie, raccontano veri brani di storia e vita romana, molti sono i reperti scultorei di valore artistico eccellente, ma fra i pezzi unici della collezione sono i grandi pavimenti a mosaico figurati come il Trionfo di Dioniso o l’Ercole ebbro provenienti da due grandi domus della città romana. Quindi fra gli oggetti: una bellissima tazza di vetro multicolore (miracolosamente intatta da uno scavo) o il bronzo con il ratto di Europa, o ancora i bellissimi corredi di ceramiche invetriate da desco, tipiche dell’area medio-adriatica.

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Abbazia di Santa Maria del Monte

Cesena, Emilia-Romagna

L’imponente complesso dell’abbazia di Santa Maria del Monte sorge sul colle Spaziano, a Cesena.
Sorto sui resti di una precedente chiesa costruita nel IX secolo, ampliata e abbellita in un periodo presumibilmente compreso tra il 1001 e il 1026 quando fu fondato il monastero, ha raggiunto l’aspetto attuale al termine dei successivi restauri tra il XV secolo e il XVI secolo. L’interno è a una navata con quattro cappelle per lato, che conservano opere d’arte di grande prestigio. In alto, sui tre lati, corre il fregio di Gerolamo Longhi che contiene quattordici scene della vita della Vergine.
Patrimonio insigne dell’abbazia è la collezione di ex voto, una raccolta di 690 pezzi di grande valore, costituita da tavolette dipinte a partire dal 1400 che raffigurano i miracoli con i quali la Vergine del Monte esprimeva la sua protezione a Cesena e ai cesenati.
Nel 1986, papa Giovanni Paolo II, durante la visita in Romagna, ha soggiornato e visitato l’abbazia; per ricordare l’evento evento è stato dipinto un ex voto.

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Biblioteca Malatestiana

Cesena, Emilia-Romagna

La Biblioteca Malatestiana di Cesena è una biblioteca monastica di particolare importanza storica. Fondata alla metà del XV secolo, detiene due primati assoluti: è stata la prima biblioteca civica d’Italia e d’Europa; è l’unico esempio di biblioteca monastica umanistica giunta fino a noi perfettamente conservata nell’edificio, negli arredi e nella dotazione libraria.
Nel 2005 l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza culturale della Malatestiana inserendola, prima in Italia, nel Registro della Memoria del Mondo. Il 19 settembre 2008, Poste Italiane ha emesso un francobollo dedicato alla biblioteca, sulla serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.
Oggi vi sono conservati quasi 250 000 volumi, di cui 287 incunaboli, circa 4 000 cinquecentine, 1 753 manoscritti che spaziano fra il XVI secolo e il XIX secolo e oltre 17 000 lettere e autografi; mentre nella sezione moderna della biblioteca sono presenti oltre centomila volumi.
Inoltre vi ha sede la Società di Studi Romagnoli, istituzione fondata nel 1949.

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  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Rocca Malatestiana

Cesena, Emilia-Romagna

La Rocca Malatestiana è una fortezza nata per difendere la città di Cesena e posta sulla sommità del colle Garampo e circondata dal Parco della Rimembranza; è la terza fortificazione costruita a poca distanza dalle rovine delle due precedenti di epoca tardo-romana e medievale.

La prima fortezza, detta “Rocca antica”, si trovava più a monte, al Beccavento, sull’antico “castrum romanum”, e venne distrutta da una frana provocata da una piena del fiume Savio intorno all’anno 1000
Successivamente venne costruita più a valle la seconda, detta “Rocca vecchia” nota come “dell’Imperatore” perché vi soggiornò Federico Barbarossa. Nel 1357 Cia degli Ordelaffi, moglie di Francesco II Ordelaffi, signore di Forlì, vi sostenne con coraggio e valore l’assedio del Cardinale Albornoz. La Rocca venne distrutta nel 1377 dall’esercito dei Bretoni, guidati dal cardinale Roberto da Ginevra (futuro Antipapa Clemente VII), che saccheggiarono e incendiarono l’intera città.
Nel 1380 incominciarono i lavori di rinnovamento della rocca Malatestiana, per iniziativa di Galeotto I Malatesta, che la rese punto strategico per la difesa della città. I lavori della rocca Nuova, diretti inizialmente dall’architetto Matteo Nuti da Fano, ultimati da Cristoforo e Francesco Baldini da Ferrara, furono condotti in due tranche, la prima dal 1466 al 1470, quando era pontefice Paolo II (1464-1471), la seconda dal 1475 al 1477, regnante Sisto IV (1471-1484).
Nell’ottobre del 1432, dopo la morte prematura di Galeotto Roberto, a Cesena subentra Domenico Malatesta Novello, al quale si devono attribuire le grandi opere che hanno dato alla città l’impronta malatestiana che ancora oggi la caratterizza nella parte storica del centro urbano. In particolare nel 1441 Novello si dedicò assiduamente ai nuovi lavori per il rafforzamento e il rinnovamento della cinta muraria cittadina.

Dopo la morte di Novello, avvenuta nel 1465, Cesena ritornò sotto la dominazione pontificia e il fortilizio d’epoca malatestiana fu completamente rinnovato, adeguato ai sistemi difensivi legati all’introduzione delle nuove armi da fuoco.
Nel 1500 Cesare Borgia, chiamato “il Valentino”, eresse Cesena a capitale del Ducato di Romagna, centro del suo potere. Nel 1502 giunse in città Leonardo da Vinci, al quale Borgia aveva conferito l’incarico di rilevare ed aggiornare le fortificazioni delle città di Romagna conquistate[3]. Della sua attività ci restano i rilievi della cinta muraria, con annotazioni sulle due rocche, e il disegno dei rastelli che proteggevano la porta principale di accesso alla rocca Nuova. Certamente Leonardo approvò la soluzione adottata per la costruzione del nuovo sistema di bombardiere posto sul “muro grosso” della rocca Nuova. Queste postazioni, dette alla “franzosa”, vennero ultimate nel giugno del 1503. La rocca Nuova di Cesena conserva, assieme agli aspetti tradizionali del sistema di fortificazione in uso nella seconda metà del Quattrocento, interessanti e particolari soluzioni difensive che furono adottate in tutta Italia nei primi anni del Cinquecento, in seguito alla diffusione delle armi pesanti, per contrastare il tiro potente delle bocche da fuoco.

Dal Settecento in poi

Antica stampa con Rocca Malatestiana e Ponte Vecchio
Fino alla fine del Settecento la Rocca mantenne la sua funzione di fortezza militare, ma dopo l’epoca napoleonica, attraverso lavori di modifica, venne trasformata in carcere sia all’interno del Maschio e della Femmina, sia nella “Torre del Nuti” così chiamata dal nome dell’architetto Matteo Nuti che la progettò.

Nei primi anni quaranta del XX secolo, su Viale Mazzoni, è stato costruito un rifugio antiaereo dall’ingegnere Mario Tellerini. Il tunnel, lungo 60 m, largo 3 m e alto 4 m, è costruito in mattoni e in grado di ospitare 800 persone; è dotato di un impianto di aerazione, illuminazione, due latrine e di rifornimento idrico[2].

La Rocca rimase carcere fino al dicembre del 1969 e solo nel 1970, quando il castello tornò al Comune, vennero eliminate alcune strutture della prigione[2].

Nel 1974 venne collocato nella Femmina il Museo della Civiltà Contadina che fino al 1988 rimase l’unica parte visitabile dell’intero complesso. Dal 1989 per ripetuti interventi di recupero e di adeguamento alle norme di sicurezza e per continue iniziative di valorizzazione quali mostre, spettacoli, manifestazioni varie, la Rocca si è proposta all’attenzione di cittadini e turisti e nel giugno del 2003 sono stati riaperti i camminamenti interni alle mura e il Maschio[5]. Nel 2008 la Rocca è stata al centro di un progetto di consolidamento e di restauro, che ha interessato in particolare le decorazioni pittoriche.[6] Negli anni 2010 la Rocca è sede di alcuni eventi culturali ed è oggetto di visite guidate sia diurne che notturne.[5]

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