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Comune di BELLUNO
“Le sculture lignee barocche si distinguono per una straordinaria fecondità di fantasia, per l’accuratezza dell’esecuzione, per i contrasti cromatici fra i vari tipi di legno”.
Il tema di questo articolo riguarda uno dei più straordinari scultori bellunesi del Seicento ma allo stesso tempo artista poco conosciuto: Andrea Brustolon.
Grande considerazione ebbe di lui lo scrittore francese Honorè de Balzac tanto da definirlo il “Michelangelo del legno” e non solo, anche successivamente lo storico dell’arte Leopoldo Cicognara ebbe parole positive nei suoi confronti attribuendogli “eleganza e dolcezza” e definendo gli altri artisti contemporanei ad Andrea Brustolon come “una folla di cattivi manieristi”.
Andrea Brustolon nacque a Belluno nel 1662 e la sua formazione avvenne principalmente a Venezia (1677) dove subì l’influsso dello scultore genovese Filippo Parodi e dello scultore belga Josse Le Court considerato il Bernini veneziano. Parodi gli infuse eleganza e vivacità compositiva. Si presume poi, un suo viaggio a Roma dove avrebbe subito l’influsso del Bernini. Ritornato a Belluno, scolpì una delle opere più sorprendenti per la sua composizione, per la sua carica espressiva, per il suo trasmettere il sentimento del dolore, per il suo estremo realismo: l’Altare delle Anime di San Floriano a Pieve di Zoldo. Non mancano comunque le commissioni di patrizi veneziani quali i Correr, i Pisani e i Venier ma la sua committenza fu prevalentemente ecclesiastica. La sua arte non riguardò solo la statuaria ma anche apparati decorativi come mobili, cornici e arredi. Andrea Brustolon fu uno scultore che seppe creare un suo personale stile e eccezionale fu il suo estrarre dalla materia prima del legno l’anima della composizione. Morì a Belluno nel 1732.
Le sue opere sono presenti in quasi tutto il territorio provinciale: a Belluno presso il Museo Civico e la chiesa di San Pietro; a Feltre nel Museo Diocesano d’Arte Sacra; in Val di Zoldo nella Chiesa di San Floriano e Valentino e in Comelico presso la chiesa dei Santi Rocco e Osvaldo e a Farra d’Alpago.
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