Nuraghe Voes

Comune di NULE

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Il nuraghe Voes, situato su un altipiano a 700 metri d’altezza nell’agro di Nule, è di tipo complesso, costituito da una torre centrale, che, si ipotizza, si elevasse su tre livelli sovrapposti. Attorno ad essa è stato edificato un bastione trilobato, le cui tre torri sono collegate tra loro da corridoi. Il corridoio all’ingresso immette in un piccolo cortile rettangolare. Gli ingressi laterali portano ai corridoi che conducono agli ambienti della torre centrale e delle torri secondarie. Il mastio è caratterizzato da un ambiente circolare e da tre nicchie disposte a croce e la copertura a tholos – falsa volta ottenuta sovrapponendo anelli concentrici di pietre in maniera decrescente e chiusi nella parte superiore da una lastra. Datato tra il Bronzo medio e finale (1600-1000 a.C.), il nuraghe è stato probabilmente utilizzato anche in epoca successiva: tra i ritrovamenti più importanti rinvenuti nella zona si annovera un frammento di ceramica punica e un tesoretto di monete in rame e argento di età imperiale.
Ad oggi è possibile visitare il piano inferiore della torre principale, ancora integro, e poter vedere parte del secondo livello. Alcune camere e corridoi del nuraghe risultano non praticabili a causa di crolli.
Il comune di Nule, e il suo territorio circostante, è stato sede di numerosi insediamenti già a partire dal neolitico, comprende numerosi siti archeologici e testimonianze dell’età del bronzo: 18 nuraghi, alcuni circondati dai villaggi, e tre tombe di Giganti. Molto importante è il villaggio Santu Lesei, famoso per il ritrovamento del bronzetto di Nule – una statuetta con corpo di toro e testa d’uomo – custodito oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

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Area Archeologica di Sant’Anastasia

Sardara, Sardegna

L’area archeologica di Sant’Anastasia situata nella parte alta di Sardara. Il santuario nuragico ha come fulcro il tempio a pozzo e risulta inserito in un articolato insediamento a carattere civile e religioso ancora in fase di scavo. Esso comprende, a circa m 10 a S dal primo pozzo, un secondo pozzo sacro e parte di un grande recinto ad andamento curvilineo, al cui interno si individuano i resti di diverse capanne. Dentro la chiesa dedicata a S. Anastasia invece presente un pozzo nuragico d’uso, inserito originariamente in una capanna del villaggio. Luogo certificato Herity

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Parco Archeologico Naturalistico di Sa Fogaia

Siddi, Sardegna

Situato nel territorio di Siddi, a circa 330 metri s.l.m., in località Sa Fogaia, sul versante Est di un altopiano basaltico denominato Pranu de Siddi.
Il parco denominato di “Sa Fogaia” è un’area di rilevanza naturalistica e archeologica situata all’interno del territorio comunale di Siddi, sul versante est di un altipiano basaltico dell’agro, denominato Pranu de Siddi, a circa 330 metri sul livello del mare.
L’area è caratterizzata da un alto valore naturalistico per la presenza di numerose specie vegetali, anche endemiche e rare, una variegata fauna selvatica; al suo interno è presente un importante sito archeologico e servizi a supporto della fruizione.
Il sito archeologico è ubicato all’estremità del settore meridionale dell’altipiano della Giara di Siddi, su una prominenza la cui vista abbraccia tutta la vallata, in posizione dominate e di controllo.
È costituito da un monumento principale e dalle tracce di un villaggio.
Il monumento principale, realizzato in roccia vulcanica, è formato da tre corpi affiancati, che formano un unico complesso assieme a varie strutture minori, con una fronte di oltre 22 metri di ampiezza ed un’altezza residua di almeno 6 metri.
L’edificio più antico è un protonuraghe a corridoio che presenta una planimetria a tre lobi, quasi a “Y”, con ingresso rialzato di circa cinque metri, raggiungibile mediante una scala ricavata nelle murature stesse. Il vano interno è costituito da un corridoio attualmente a cielo aperto: alcuni gradini residui testimoniano l’originaria presenza di un livello superiore (o un terrazzo) oramai scomparso. Gli altri due corpi aggiunti si addossano al protonuraghe centrale nei versanti orientale ed occidentale, modificandone completamente la fisionomia. L’edificio orientale è percorso da un corridoio a copertura mista (tabulare ed ogivale), marginato da ambienti minori; il corpo occidentale ospita una tholos circolare, con ripida scala che saliva ai livelli superiori, ed un ulteriore vano di raccordo di pianta quadrangolare e copertura ogivale, a sua volta articolato in una piccola celletta laterale. È presente un cortile interno sul quale si affacciavano diversi ambienti minori; da esso parte anche la lunga scala dell’edificio più antico.

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Parco Archeologico Monte Sirai

Carbonia, Sardegna

L’insediamento sorge a pochi chilometri dalla costa, su un pianoro a 191 m s.l.m. È in posizione strategica, di controllo del bacino minerario dell’Iglesiente e della valle del Cixerri, raccordo tra il Sulcis e le fertili pianure del Campidano.

Le prime tracce di vita si estendono dal Neolitico all’età nuragica.
Come centro urbano, forse fondato dai Fenici di Sulky o di Portoscuso, Monte Sirai risulta stabilmente abitato già attorno al 730 a.C. L’insediamento subcostiero si trova in una regione ricca di risorse minerarie e a diretto contatto con numerosi insediamenti nuragici.
Il periodo propriamente fenicio (VIII-VI secolo a.C.) risulta documentato in ambito sia abitativo sia funerario.
Sull’acropoli sono state indagate alcune abitazioni, tra cui la “casa del lucernario di Talco”, che restituiscono l’immagine di un florido centro che si consolida tra VII e VI secolo a.C., quando il tessuto urbano raggiunge dimensioni considerevoli.
Le abitazioni, edificate su quattro isolati disposti in senso longitudinale, erano costituite da vani articolati attorno ad una corte centrale, vero fulcro di tutte le attività domestiche. La presenza di piani sopraelevati, di muri intonacati e di canalizzazioni per il deflusso delle acque evidenziano la perizia delle tecniche costruttive.
Un santuario con cella bipartita dedicato alla dea Astarte (la cui statua di culto si conserva nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari) venne edificato riutilizzando in parte alcune precedenti strutture di un nuraghe monotorre.
Nell’area della necropoli alcune tra le numerose sepolture ad incinerazione e alcune inumazioni si riferiscono ad individui infantili e di sesso femminile. Questo fatto, come pure la totale assenza delle armi tra gli elementi di corredo delle sepolture maschili, sembrano indicare come l’insediamento sia stato concepito principalmente per un uso civile.
Questo contrariamente alla funzione militare e di centro fortificato, proposta in passato per Monte Sirai, che è stata ormai definitivamente ricondotta ad una breve parentesi nell’intera storia dell’insediamento. Infatti le mura di Monte Sirai furono erette attorno ai primi anni del IV secolo a.C. (375 a.C.) e durarono in opera fino allo smantellamento seguito alla conquista romana del 238 a.C. Gli eventi storici che segnarono la fase di passaggio alla dominazione punica hanno lasciato tangibili tracce in termini di stratificazione archeologica. Infatti, alla fine del VI secolo a.C. le tipologie tombali mutarono radicalmente con l’introduzione dell’inumazione in sepolcri ipogei con corto “dromos” d’accesso.
Nel settore abitativo si sono riscontrate cospicue tracce di distruzione nei livelli di vita della seconda metà del VI secolo a.C., attribuibili all’offensiva cartaginese. Durante i primi anni del V secolo a.C. si assiste, pertanto, ad una fase di recessione economica che si traduce in un forte ridimensionamento del tessuto abitativo che comporta il totale abbandono di aree in precedenza utilizzate anche per scopi abitativi.
In seguito, nel corso del IV secolo a.C. si registra una sostanziale ripresa con l’apprestamento delle fortificazioni e l’installazione del “tofet”, mentre nel corso della prima metà del III secolo a.C. il notevole sviluppo urbanistico comportò una rivitalizzazione di aree in precedenza defunzionalizzate.
Il definitivo abbandono del pianoro avvenne verso la fine del II secolo a.C. (110 a.C.), probabilmente a causa della repressione dell’attività di brigantaggio ad opera degli eserciti romani. Questo sembrerebbe suggerito dalla totale assenza di piccoli oggetti negli ultimi livelli di vita dell’abitato in cui sussistono unicamente i manufatti di grandi dimensioni, chiaro sintomo di un abbandono repentino. Le ultime tracce di una sporadica frequentazione del pianoro sono costituite da una moneta del IV secolo d.C. rinvenuta nell’area del tofet e da un reperto ceramico del VII secolo d.C. dalla cisterna del tempio sull’acropoli.

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Parco Archeologico di Montessu

Villaperuccio, Sardegna

Il Parco archeologico include i complessi megalitici prenuragici, l’allée couverte, e i nuraghi de s’Angioni e Corona Sa Figu. Necropoli a grotticelle artificiali o domus de janas, di tipologia varia, distribuite in quattro raggruppamenti: orientale, settentrionale (Tuttoneddus), occidentale (Sa Cresiedda) e nord occidentale (Cungiau Pittanu). Le tombe, una quarantina, sono prevalentemente del tipo a proiezione orizzontale e si diversificano per planimetria e grandezza. Il villaggio di riferimento della necropoli è stato individuato nella piana sottostante.

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Parco Archeologico di Pranu Mutteddu

Goni, Sardegna

Il parco di Pranu Muttedu, rappresenta uno dei pi suggestivi siti archeologici della Sardegna interna. L’area del parco si divide in due parti, per un estensione totale di circa 200 mila mq, interessata da uno dei pi importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunit stanziali di cultura “”Ozieri”” risalenti al Neolitico recente (3200 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico Presenta la pi alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).L’intero complesso monumentale sorge su un aria fittamente ricoperta da querce secolari e da altre essenze tipiche della macchia mediterranea.

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Complesso Nuragico di Genna Maria

Villanovaforru, Sardegna

Il Complesso Nuragico di “Genna Maria” è all’interno di un parco alberato, ubicato sulla sommità di una collina a 408 m. s. l. m. a circa un km dal paese di Villanovaforru. In posizione eccezionalmente dominante, con un campo visivo che consente di spaziare senza soluzione di continuità dal Golfo di Cagliari a quello di Oristano, si può facilmente raggiungere a piedi tramite sentieri sterrati e in parte lastricati. L’Unità Introduttiva agli scavi è fornita di pannelli che illustrano le caratteristiche del complesso nuragico messo in luce dagli scavi sulla sommità della collina.
Il complesso nuragico è costituito da un nuraghe complesso trilobato circondato da un antemurale turrito costruiti e utilizzati in funzione di controllo del territorio fra il Bronzo Medio ed il Bronzo Finale (XV-XI sec. a.C.). Un episodio di distruzione avvenuto intorno al X sec. a. C. riduce il bastione trilobato alle dimensioni attuali che superano di circa 7 metri di elevato. Lo stesso antemurale viene scapitozzato e ridotto ad un alzato di pochi filari. Nel IX sec. a.C. la collina viene rioccupata da un insediamento di capanne che vengono costruite al di sopra dei livelli delle antiche rovine. Gli scavi di queste capanne hanno documentato un violento incendio e la loro conseguente distruzione avvenuta intorno alla fine del IX sec. a.C.. Tale evento ha causato la completa sepoltura e sigillatura dei reperti di cultura materiale delleabitazioni, reperti che, grazie allo scavo scientifico sono giunti fino a noi raccontandoci la storia della vita quotidiana di una popolazione nuragica dell’Età del Ferro.

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Complesso Nuragico Su Mulinu

Villanovafranca, Sardegna

Rivestì una funzione templare confermata dal ritrovamento, dentro il suo vano centrale, di un altare decorato a forma di nuraghe, la cui riproduzione si trova in museo archeologico dedicato al sito. Il complesso nuragico su Mulinu sorge su un piccolo rilievo che domina la valle del rio Mannu, a meno di un chilometro da Villanovafranca, centro della Marmilla orientale. Il nuraghe complesso è sovrapposizione di varie tipologie costruttive, da quella ‘a corridoio’ alla copertura a tholos (falsa cupola). Il primo impianto, costituito da blocchi di marna, risale al XVI-XV secolo a.C. (Bronzo medio I), contestualmente attorno nacque un villaggio. In questa fase fu costruito un bastione con antemurale, dove noterai corridoi e celle. Nel XIV sec. a.C. furono sovrapposti una fortificazione trilobata e un antemurale composto da quattro torri unite da cortine murarie. Nel piano inferiore sorsero cellette e anditi, in quello superiore alcuni vani (oggetto di scavi). Nella terza fase l’antemurale fu rafforzato con una quinta torre. Un suo vano con volta a tholos ha restituito, nella strato superiore, reperti tardo-punici, romano-repubblicani e del Bronzo finale-prima età del Ferro, in quello inferiore reperti del Bronzo recente. Un altro vano simile ha restituito materiali altomedievali. Al di sotto dei livelli ‘storici’, è stato rinvenuto un pavimento in lastre che presenta un focolare: qui sono venuti alla luce frammenti compresi tra Bronzo finale ed età del Ferro.
Su Mulinu fu luogo di culto dal XIV secolo a.C., come testimoniano due focolari rituali nel vano centrale della fortezza. I riti, forse sospesi per qualche secolo, ripresero tra fine XI e IX a.C., periodo a cui risalgono bancone-sedile e scoperta più straordinaria del complesso: un altare-nuraghe in arenaria della prima età del Ferro (VIII secolo a.C.): sulla sommità ha una conca per la raccolta dei liquidi, collegata da un canale a una vasca, dove li riversava. Il monumento, usato per sacrifici e offerte votive, era decorato da quattro else di spade (tre integre) che sostenevano lame in bronzo. Altri oggetti bronzei con figure antropomorfe e animalesche lo decoravano superiormente, forse erano legati al mito della luna crescente alla base del misterioso culto nuragico, che riprese in età romana, specie tra 50 a.C. e 150 d.C. I materiali rinvenuti negli scavi (tuttora in corso) sono esposti nel civico museo archeologico su Mulinu, allestito nell’ottocentesco ex monte granatico di Villanovafranca, insieme a reperti ceramici, metallici, vitrei e litici del territorio circostante, che vanno dal IV millennio a.C. al III sec. d.C. L’esposizione mostra lo sviluppo della complessa architettura nuragica nell’arco di un millennio (XVI-VI secolo a.C.) e una ricostruzione scenografica dell’altare nuragico.

Servizi offerti: gestione biglietteria, informazioni, accoglienza e vigilanza; accompagnamento e guida degli utenti presso il sito; organizzazione e gestione mostre, convegni ed eventi in generale, attività didattiche; promozione.

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Nuraghe Piscu

Suelli, Sardegna

Il nome deriverebbe da su piscu, ossia il vescovo della diocesi di Barbaria, al quale i giudici di Cagliari fecero numerose donazioni, compreso il terreno dove sorge il parcoarcheologico. Il nuraghe Piscu si erge imponente su una collina, lungo la statale 128 per Senorbì e Mandas, a pochi passi da Suelli, nel Medioevo sede vescovile e da sempre centro di venerazione di san Giorgio vescovo.
Citato in vari documenti medioevali e noto localmente come sa domu de s’orcu, il Piscu è il più monumentale e meglio conservato dei 200 nuraghi censiti in Trexenta, ‘indagato’ archeologicamente e restaurato negli anni Ottanta del XX secolo. La maestosa architettura complessa sorse tra Bronzo Medio e recente (XV-XI secolo a.C.), costruita con blocchi di marna calcarea, lavorati e disposti su filari regolari, e formata da una torre principale, la più antica della struttura, e quattro torri angolari, unite da spesse mura, costruite in una fase successiva. All’interno del bastione, quasi un quadrato con lati di circa trenta metri, è delimitato un cortile. Attorno, un basso antemurale di grossi massi ‘abbraccia’ cinque torri sporgenti e include all’interno un villaggio di numerose capanne circolari e quadrangolari.
Alla torre principale, alta nove metri e di undici di diametro, accederai da un ingresso architravato con sovrastante finestrino di scarico. Il corridoio presenta due nicchie contrapposte e introduce nell’ampia camera a thòlos, costruita con blocchi sbozzati di calcare. La tecnica è ‘ad aggetto’: gli anelli diminuiscono di diametro man mano che si sale. In origine doveva essere costituita da due piani raggiungibili da una scala o attraverso spalti esterni. Il corridoio sfocia poi nel cortile, sul quale si aprono gli ingressi alle quattro torri secondarie di dimensioni differenti fra loro. Due di esse sono contigue, per cui l’insolita planimetria sembra quella di un trilobato più che di un quadrilobato. Le quattro torri presentano nicchie e feritoie, la maggiore è simile per dimensioni al mastio, dotata di camera circolare e un vano con pianta a T.
All’interno del muraglione è stato riportato alla luce un pozzo con funzione di cisterna per raccogliere acqua piovana. Nel fondo emersero vari tipi di vasi, alcuni piccoli con manico e cavità superiore tagliata diagonalmente (forse bicchieri). I primi scavi risalgono al 1860: nel mastio furono rinvenuti un grande giara infissa in terra e coperta da una lapide, gusci di ostriche, zanne di cinghiale e ossa di animali; in una camera e nell’andito, uno scodellino di bronzo, cocci, pezzi di macine di pietra, un pezzo di marmo, forse usato per conciare pelli e grano carbonizzato.
Il Piscu è l’edificio più rappresentativo di un’area ad alta densità preistorica, posto a controllo delle fertili vallate circostanti. Dalla piccola collina in cui sorge, dominerai con lo sguardo altri nuraghi, 15 circa, tra cui il Planu Senis, nonchè siti prenuragici, come le necropoli di Pranu Siara e di Santu Perdu.

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Protonuraghe Bruncu Madugui

Gesturi, Sardegna

Sa Jara manna, la Giara di Gesturi, è un luogo speciale sotto vari aspetti, ambientale e naturalistico in primis, ma anche archeologico. L’enorme tavolato, per millenni inespugnabile fortezza naturale, oggi custodisce tracce di un passato remotissimo: sulle sue pendici e in cima risiedono eredità di varie epoche. Uno dei monumenti più caratterizzanti risale agli esordi della civiltà nuragica, durante l’età del Bronzo medio (XVI-XIV secolo a.C.): è il ‘padre di tutti i nuraghi’, il protonuraghe Madugui (nome locale) o Maduli (denominazione archeologica), che svetta sul ciglio sud-orientale, particolarmente sporgente, dell’altopiano. Oggi le sue mura sono alte quattro metri e mezzo, un tempo di più. È uno degli esempi più significativi della tipologia architettonica protonuragica (o pseudonuragica), prototipo dei ‘nuraghi a corridoio’, in seguito evolutisi in torri o agglomerati di torri chiuse a falsa cupola (tholos).
La poderosa struttura in opera ciclopica, è costruita con enormi blocchi irregolari di basalto, con planimetria particolare, quasi ‘reniforme’. La sua ‘lettura’ non è facile: per lungo tempo il Madugui è stata datato tra Calcolitico e Bronzo antico, poi la data è stata ‘abbassata’. La peculiarità è un corridoio che ne percorre l’interno in tutta la sua lunghezza, con varie nicchie intramurarie. L’angusto ingresso del corridoio, sul lato meridionale dell’edificio, immette in una scala, coperta con filari in aggetto, che prosegue in un andito ascendente che porta a due camere superiori di pianta circolare, una a sinistra, l’altra sul fondo, interpretate originariamente – dal ‘padre’ dell’archeologia sarda Giovanni Lilliu – come capanne coperte da strame di paglia. Un’ipotesi più recente e verosimile interpreta i due ambienti come camere interne con volte a filari a sezione tronco-ogivale. Dalla camera sul fondo si diparte un ulteriore tratto di corridoio, discendente, che conduceva al secondo (presunto) ingresso. Nell’andito, inoltre, si apre un varco con un vano che forse era la scala d’accesso al terrazzo. Corridoio e camere sono cinte da un bastione dall’andamento concavo-convesso.
A circa cento metri dal nuraghe vedrai i resti di un villaggio di capanne, raccolte in una decina di isolati, ossia raccordate tra loro e disposte intorno a cortili comuni centrali. I vani hanno forma circolare e pavimenti lastricati e acciottolati; con focolari, nicchie, sedili e ripiani alle pareti. I materiali rinvenuti permettono di distinguere funzioni differenti delle varie capanne: preparazione e cottura dei cibi, lavorazione di materiali vari, depositi o discariche. Dai reperti si evince anche che il villaggio è successivo al protonuraghe, risalente al Bronzo finale (XIV-X a.C.). Demolizioni e ristrutturazioni delle murature, inoltre, testimoniano la vivacità demografica e sociale dell’abitato.
La Giara, celebre soprattutto per i cavallini, dista poco più di quattro chilometri di salita da Gesturi, il centro più a nord della Marmilla, meta di devoti in pellegrinaggio verso la modesta dimora del beato Nicola, Comune che amministra circa metà del territorio del parco. La stessa distanza c’è tra parcheggio sulla sommità dell’altopiano e il complesso di Bruncu Madugui, forse centro del potere civile e religioso, di certo punto di riferimento ben visibile da lontano, così come gli altri nuraghi che presidiavano is scalas, ossia gli accessi all’altopiano. Sulla sommità se ne contano 24, per lo più monotorre; il doppio, a due o più torri, si ergevano ai piedi e sulle pendici. Alcuni complessi furono frequentati sino all’alto Medioevo: Bruncu Suergiu, Pranu Omus e Santa Luisa. Le tracce preistoriche sulla Jara sono precedenti all’età nuragica, come testimoniano menhir e domus de Janas di sa Ucca ‘e su paui, e successive, come mostrano villaggi punico-romani di Tana e Tupp’e Turri.

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Complesso Nuragico di Seruci

Gonnesa, Sardegna

Un vasto monumento che documenta perfettamente capacità architettonica e vita sociale e spirituale della civiltà nuragica. Il complesso di Seruci si estende per ben sei ettari nel territorio di Gonnesa, ed è costituito da nuraghe complesso, antemurale, esteso villaggio di capanne e una tomba di Giganti. Lo raggiungerai dall’accogliente centro dell’Iglesiente, da cui dista circa sei chilometri, percorrendo la provinciale 82 verso Portoscuso. Era di certo un nuraghe complesso, penta o esalobato, la cui costruzione iniziò presumibilmente a fine XIV secolo a.C., nel Bronzo recente, e la cui vita si protrasse sino al X a.C., nel Bronzo finale. La torre centrale (mastio) a cupola aggettante era composta in origine da tre celle sovrapposte. Il mastio, con un diametro alla base di circa 60 metri (!), si eleva per circa 15 metri svettando su un rilievo, ed è tuttora circondata da un antemurale a cinque (o sei) torri, alcune in buono stato di conservazione. Le loro sommità dovevano essere coronate da merli in pietra, recuperati alla base delle strutture durante gli scavi, iniziati con la scoperta del 1897 e portati avanti da Antonio Taramelli (1917), poi ripresi a fine XX e proseguiti a inizio XXI secolo, sino a un recentissimo restauro. All’interno della torre visiterai numerose cellette, i cui pavimenti erano forse foderati con sughero per ‘isolare’ le camere. In una cella al primo piano, chiusa a cupola, potrai notare e toccare la pietra totemica di fondazione: una testa d’ascia levigata inserita tra le pietre del murale. Ogni interstizio tra un concio e l’altro nasconde segreti. All’uscita nord del tempio vedrai una grande vasca per le abluzioni, che riceve l’acqua da un pozzo rivestito in pietra, profondo una decina di metri. Davanti uno spettacolare teatro gradonato dove gli abitanti del villaggio assistevano e partecipavano ai rituali dell’acqua e ai culti della dea Madre. Era forse la ‘capanna delle riunioni’, la maggiore, con probabile funzione di ritrovo della comunità, per discutere su decisioni da prendere per il villaggio, che si estende sulle pendici su cui svetta il nuraghe. Risalente al Bronzo finale, è uno dei più grandi ‘quartieri’ nuragici dell’intera Sardegna con oltre cento capanne circolari suddivise in sei isolati. Gli ‘agglomerati’ abitativi sono di dimensioni simili e con lo stesso impianto ‘ad anello’, distinti ma interrelati da vie, disposti a gruppi. In alcune di esse si nota l’uso di soluzioni architettoniche rare: presentano resti di piccole pareti divisorie interne e ambienti aggiuntivi di varia forma, collegati a quelli abitativi consueti. È stato scavato e indagato un isolato costituto da 14 ambienti disposti attorno ad un cortile centrale: si tratta della tipica struttura abitativa dell’ultima fase nuragica. Al centro del villaggio, osserverai la piazza, luogo di scambio commerciale. E poi, oltre alla capanna delle riunioni, c’è il tempio, dove sono stati rinvenuti resti di sacrifici rituali, il focolare sacro e la ‘capanna delle terme’ con il bacile centrale pieno d’acqua, nel quale venivano immerse le pietre roventi per sprigionare il vapore. Dai sedili circolari attorno forse veniva praticato il ‘rito del sudore’.
Arrampicata sulla collina prospiciente il complesso, troverai una tomba di Giganti, luogo di sepoltura al servizio del villaggio. Dalla posizione rilevata del nuraghe osserverai l’intero territorio attorno, compresi altri due insediamenti coevi, i nuraghi sa Turrita e Gennerei, coi quali il Seruci doveva essere in collegamento.

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Nuraghe Majore

Ittiri, Sardegna

Il nuraghe Majore, situato su una piccola altura nei pressi del comune di Ittiri, è un nuraghe complesso, costruito in blocchi di trachite disposti in filari irregolari, che presenta una struttura bilobata (a due torri). La torre centrale, probabilmente costruita in due piani, si sviluppa fino a un’altezza di circa 15 metri e si conserva parzialmente, come la torre secondaria, costruita in direzione Est, di forma leggermente ellittica. Nonostante non versi in buono stato di conservazione, il nuraghe Majore resta uno dei più importanti e interessanti del territorio di Ittiri, grazie anche alla presenza di una struttura in muratura isodoma di forma circolare racchiusa nella torre secondaria, originariamente coperta a falsa cupola e utilizzata per cerimonie e rituali. Questo ambiente è presumibilmente riferibile a una fase successiva alla costruzione del nuraghe.
Gli ingenti crolli non permettono di individuare con precisione l’ingresso del Nuraghe, tuttavia è possibile scorgere numerosi blocchi in calcare lavorati e dotati di alloggiamenti per grappe in ferro, elementi architettonici facenti probabilmente parte del coronamento del nuraghe.
Nei dintorni del nuraghe Majore si possono trovare tracce di frequentazione dell’area sia riferibili già all’epoca prenuragica, come un grande menhir in trachite, Sa Pedra Fichida, sia a una fase successiva, come testimoniano tracce di muri rettilinei costruiti in grossi blocchi trachitici e i numerosi ritrovamenti di materiale ceramico e vari frammenti di laterizi e ceramiche romane.
Per raggiungere il sito percorrere la SP15, proseguire per il comune di Ittiri lasciandosi alle spalle l’abitato, fino a raggiungere la strada Monte Untulzu, strada a fondo naturale: il nuraghe è situato a destra sulla leggera altura in località Musellos.

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Reggia Nuragica Santu Antine

Torralba, Sardegna

Il nuraghe è noto anche come sa Domu de su Re, in riferimento alla sua maestosità e alla teoria che vi risiedesse il capo tribù. È considerato uno dei gioielli dell’architettura protosarda, in auge dal Bronzo medio all’età del Ferro (XVI-IX secolo a.C.). La struttura presenta di un mastio (torre centrale) e un bastione trilobato. Attorno si estende un abitato di capanne circolari e di edifici rettangolari di età romana.
È un’opera di ingegneria nuragica di indubbio pregio, realizzata con blocchi basaltici murati a secco, imponenti e irregolari alla base e progressivamente più piccoli e sagomati verso la sommità.
La muratura esterna segue un andamento curvilineo, con file di massi disposti orizzontalmente. Il monumento ha una pianta triangolare con al centro il mastio ben protetto da tre torri.
L’ingresso principale si affaccia sul cortile dove si innalza il mastio, del quale si conservano integralmente solo la prima e la seconda camera; sulla parete sono presenti 7 accessi disposti simmetricamente, che intercettano i vari spazi anche al primo e al secondo piano. Alle due estremità del cortile ci sono gli ingressi delle torri Ovest ed Est: in ciascuna di queste camere, un altro varco le collega, mediante monumentali corridoi, alla torre Nord.
Dal piano terra del Mastio si sale lungo la scala elicoidale e si raggiunge la camera del primo piano che, come quella sottostante, ha la copertura a tholos. Le linee geometriche dello schema planimetrico del piano inferiore, sono riproposte anche al piano superiore: solo la Torre Centrale aveva un ulteriore livello, di cui si conservano solo alcuni filari.
All’interno del nuraghe si sviluppano lunghi corridoi, scale elicoidali che introducono agli ambienti superiori, silos per conservare le derrate e un sistema di pozzi. Il sito si caratterizza per l’ampiezza degli spazi all’interno delle mura.
I reperti delle varie campagne di scavo sono esposti nel Museo della Valle dei Nuraghi nel Logudoro Meilogu, nel centro urbano di Torralba.
All’esterno i ruderi delle 14 capanne circolari e degli edifici rettangolari testimoni del riuso in epoca romana. Le capanne conservano sedili, focolari, tramezzi e stipetti, che aiutano a ipotizzarne la funzione: abitazioni, laboratori, sedi pubbliche, come la capanna delle riunioni. Vicino alla torre ovest fu rinvenuto un ripostiglio di pani di bronzo, esposti nel museo Sanna di Sassari.
Il Nuraghe Santu Antine è ubicato 4 km a sud dal centro abitato del Comune di Torralba, ed 1,5km dalla Strada Statale 131 Carlo Felice. Per raggiungerlo dalla SS 131, direzione Cagliari – Sassari, si prende lo svincolo per Torralba al km 173,200, svoltando per Bono. Superata la stazione ferroviaria il nuraghe, si raggiunge dopo poche centinaia di metri, procedendo per una stradina laterale, sulla destra che conduce al sito archeologico.

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Eventi

Capodanno di Alghero / Cap d’Any de l’Alguer

Culturale

Comune: Alghero

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 30 Giorni

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Comune: Alghero

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