Albergo Diffuso Quaglietta
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Calabritto, Campania
1 corone +
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Scopri tutti i comuni del territorioL’Irpinia è una terra di passaggio tra due mari. il Tirreno e l’Adriatico, ricca di storia e cultura, di tradizioni religiose e popolari, di produzioni enogastronomiche di qualità. Il fascino dei piccoli borghi arroccati, che spesso ospitano fortificazioni e palazzi di pregio, ed il paesaggio naturale, fatto di boschi e corsi d’acqua ma anche di distese destinate a pascolo o a coltivazioni di grano e foraggio, costituiscono lo scenario per un’accoglienza calorosa, meta ideale per un turismo lento.
Il territorio, che corrisponde a quello della provincia di Avellino, è attraversato da itinerari culturali di grande valore storico: la Valle dell’Ofanto, la Via Francigena, la Via Appia e da cammini religiosi. È sede di due Parchi Naturali, il Parco regionale dei Monti Picentini e il Parco del Partenio, nel territorio dei quali sono presenti anche attrattori di interesse culturale oltre che naturalistico.
Tra le località che registrano il maggior numero di presenze di visitatori, in quanto meta di pellegrinaggio religioso, vi sono Montevergine con il Santuario dedicato alla Madonna “Mamma Schiavona” e l’Abbazia di Loreto e Materdomini, con il Santuario di San Gerardo Maiella. Entrambi richiamano ogni anno più di un milione di pellegrini in quanto luoghi di culto caratterizzati da una fervente spiritualità. Si trovano, inoltre, ubicati in aree di grande interesse naturalistico.
Il Santuario di Montevergine si trova nel territorio del Parco del Partenio che ospita al suo interno diversi sentieri sia di pellegrinaggio sia per gli amanti del trekking o del cicloturismo. In particolare, il Massiccio del Partenio è attraversato dal “Sentiero Italia” nel quale sono fatti convergere quasi tutti i 33 sentieri del Parco, in modo tale che l’intero territorio possa essere percorso da est (Ospedaletto-Summonte) ad ovest (Arienzo S. Felice a Cancello) per circa 35 chilometri e da sud (Valle di Lauro e Baianese) a nord (Valle Caudina), unendo simbolicamente in una unica rete ben 19 Comuni e 4 Province. Nel territorio del Parco del Partenio si trova anche l’Oasi gestita dal WWF, la “Montagna di Sopra di Pannarano”.
Il territorio di Caposele dove si trova il Santuario di San Gerardo Maiella è noto per la presenza delle sorgenti del Sele che alimentano l’“Acquedotto Pugliese” e fa parte della comunità montana Terminio Cervialto e gran parte del territorio comunale ricade per l’appunto nel Parco Regionale Monti Picentini. Il fiume Sele è citato da Virgilio nelle Georgiche, successivamente anche da Plinio il Vecchio e Strabone.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Le attività del turista culturale
Nel distretto del Partenio troviamo innumerevoli castelli, fra cui quelli di maggior rilievo il Castello di Avella ed il complesso castellare di Summonte, all’interno del quale è allestito il Museo Civico di Summonte. Altri castelli sono il castello di Monteforte Irpino, il castello di Mercogliano ed il castello di Pietrastornina. Altri siti culturali di interesse sono i siti archeologici di epoca romana e tarda ellenica di Avella (l’Anfiteatro di Avella e la Necropoli Monumentale di Avella). A Mercogliano, oltre al Santuario di Montevergine, è presente un museo all’interno dell’Abbazia di Loreto. Evento di particolare interesse culturale è il festival Sentieri Mediterranei che si tiene ogni anno a Summonte.
Nel piccolo comune di Gesualdo, poco più di tremila abitanti in provincia di Avellino, tutto parla ancora di colui che alla fine del ‘500 fu il suo Signore. La complessa figura del Principe Carlo Gesualdo è una di quelle capaci di suscitare leggende di ogni genere che travalicano i secoli. Esponente in vista della nobiltà del Regno di Napoli in quanto principe di Venosa, conte di Conza e barone di Montefusco, Gesualdo è passato alla storia in quanto musicista talentuoso ma anche spietato assassino. Da una parte infatti sono noti i suoi componimenti musicali, in particolare i madrigali, e dall’altra l’omicidio della prima moglie e del suo amante. In paese, a sua memoria oggi ci sono la Fondazione Gesualdo e la Mostra permanente “Carlo Gesualdo. Gli strumenti musicali”, allestita all’interno del Castello.
Negli anni addietro Gesualdo ha visto svolgersi anche una delle prime edizioni della manifestazione Irpinia Madre Contemporanea, che tocca diversi comuni dell’avellinese con l’intento di valorizzare tradizione, storia e natura, attraverso diverse forme di arte contemporanea. A fare da scenario a letture di opere teatrali e concerti, ci sono fra gli altri i borghi di Calabritto, Montaguto e Petruro Irpino, zone d’origine di prodotti da esportazione di una cultura di ben altro genere, quella della buona tavola. Autoctoni sono infatti i pregiati vitigni DOCG di Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo, spesso a loro volta protagonisti di eventi enogastronomici che fanno da motore all’economia locale e alla scoperta del territorio. Un esempio? La Fiera Enologica di Taurasi, il cui calendario prevede sempre laboratori del gusto, musica live, convegni, visite alle cantine e spettacoli itineranti.
Nel piccolo comune di Gesualdo, poco più di tremila abitanti in provincia di Avellino, tutto parla ancora di colui che alla fine del ‘500 fu il suo Signore. La complessa figura del Principe Carlo Gesualdo è una di quelle capaci di suscitare leggende di ogni genere che travalicano i secoli. Esponente in vista della nobiltà del Regno di Napoli in quanto principe di Venosa, conte di Conza e barone di Montefusco, Gesualdo è passato alla storia in quanto musicista talentuoso ma anche spietato assassino. Da una parte infatti sono noti i suoi componimenti musicali, in particolare i madrigali, e dall’altra l’omicidio della prima moglie e del suo amante. In paese, a sua memoria oggi ci sono la Fondazione Gesualdo e la Mostra permanente “Carlo Gesualdo. Gli strumenti musicali”, allestita all’interno del Castello.
Negli anni addietro Gesualdo ha visto svolgersi anche una delle prime edizioni della manifestazione Irpinia Madre Contemporanea, che tocca diversi comuni dell’avellinese con l’intento di valorizzare tradizione, storia e natura, attraverso diverse forme di arte contemporanea. A fare da scenario a letture di opere teatrali e concerti, ci sono fra gli altri i borghi di Calabritto, Montaguto e Petruro Irpino, zone d’origine di prodotti da esportazione di una cultura di ben altro genere, quella della buona tavola. Autoctoni sono infatti i pregiati vitigni DOCG di Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo, spesso a loro volta protagonisti di eventi enogastronomici che fanno da motore all’economia locale e alla scoperta del territorio. Un esempio? La Fiera Enologica di Taurasi, il cui calendario prevede sempre laboratori del gusto, musica live, convegni, visite alle cantine e spettacoli itineranti.
Le attività del turista Enogastronomico
La coltivazione e la diffusione della vite in Campania, e in Irpinia in particolare è legata alla produzione di tre varietà DOCG: il Taurasi, il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino. Dalle colline che fiancheggiano il fiume Calore, dimora della vitis ellenica, il vitigno aglianico, a quelle del fiume Sabato, per i vitigni del Fiano di Avellino e del Greco di Tufo. Il pregio dei vini è legato alla terra: vulcanicità del suolo, mineralità, peculiarità del clima.
La Strada del Vino e dei Sapori d’Irpinia è la più preziosa delle vie campane dal punto di vista qualitativo del prodotto e si articola in tre itinerari: a) del Taurasi, che porta alla scoperta di straordinari paesaggi montani, occupati da boschi di querce e faggi; b) del Fiano di Avellino, attraverso il quale è possibile trovare antichi manieri più o meno ben conservati, ma anche visitare i meravigliosi luoghi di fede, come l’Abbazia di Loreto o il Santuario di Montevergine, entrambi a Mercogliano; c) del Greco di Tufo, che attraversa territori dove si trovano, tra l’altro, miniere di zolfo e cave di tufo, nonché interessanti testimonianze di arte e di storia, come i caratteristici centri storici di Montefusco e di Tufo, il castello medievale e le chiese di Chianche o il borgo di Petruro. L’area del Fiano di Avellino comprende 26 comuni ubicati tra la Valle del Calore, la Valle del Sabato, le falde del Monte Partenio e le colline che guardano al Vallo di Lauro. Da un punto di vista gustativo l’aspetto che colpisce maggiormente nelle versioni più riuscite è il connubio che si realizza fin da subito tra finezza e sapidità, energia ed eleganza, anche per effetto di un’acidità più armonica ed integrata rispetto a quella in genere più dura e scalpitante dei Greco di Tufo più territoriali. Il Greco di Tufo è uno dei più celebri vini italiani, e della vasta produzione campana rappresenta una rinomata eccellenza: il Greco di Tufo, vino bianco a cui viene attribuita la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è emblema del grande contributo che il territorio dell’Irpinia ha dato al patrimonio vinicolo italiano. Greco deve il suo nome con tutta probabilità all’origine del vitigno, importato dai Greci nel sud Italia probabilmente attorno all’VIII secolo a.C. Il Greco di Tufo DOCG proviene da una zona di terreno generalmente argilloso e ricco di potassio e magnesio. Il Greco di Tufo è un vino con una buona corposità, che si presenta di colore giallo paglierino, e ha un sapore fresco e minerale. Vino bianco secco, porta sentore di agrumi e mela, ma anche di fiori di ginestra. Perfetto come vino da aperitivo, esiste anche nella versione spumante. Nell’ottica della valorizzazione e promozione delle produzioni enologiche del territorio si inserisce la Fiera Enologica Taurasi, che si articola in cinque giorni di enogastronomia, musica e cultura del territorio ed è organizzato da Taurasi Wine City. L’obiettivo è quello di offrire un’ampia panoramica di tutto quello che in Irpinia si muove intorno al vino. Le giornate prevedono, oltre alle serate dedicate alla musica e allo spettacolo, degustazioni, visite, convegni, spazi espositivi, artigianato locale, stands enogastronomici, concerti, musica e ovviamente tanto ottimo vino. Non va sottovalutata, infine, la partecipazione di tutte le aziende vitivinicole e le cantine presenti sul territorio. I “Consorzio tutela vini d’Irpinia” è composto da circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole, e rappresenta il 75% dei vini prodotti e certificati in Irpinia per le denominazioni docg Taurasi, docg Fiano di Avellino, docg Greco di Tufo e doc Irpinia. I “Consorzio tutela vini d’Irpinia” è composto da circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole, e rappresenta il 75% dei vini prodotti e certificati in Irpinia per le denominazioni docg Taurasi, docg Fiano di Avellino, docg Greco di Tufo e doc Irpinia. Questo ente organizza annualmente, presso il comune di Atripalda, Ciak Irpinia, evento che intende immergere il wine lover nel mondo del vino attraverso degustazioni ed approndimenti tecnici. Wine Art Museum ( https://www.museoartevino.it/ ) propone incontri di Exclusive Wine Tasting Experience e percorsi didattici di realtà immersiva. Diversi sono le attività e gli eventi organizzate dal MAVV fra cui tour enogastronomici che attraversano questo distretto e i suoi prodotti. In particolare, in collaborazione con le Tenute Cavalier Pepe (https://www.tenutapepe.it/new-site/) , il Wine Art Museum organizza una giornata completa e immersiva alla riscoperta di questo territorio che unisce la spiegazione dei processi produttivi del vino, una degustazione tecnica di sei tipologie diverse di vino della Tenuta alla visita di altri luoghi di interesse culturale (come per es. il Castello di Taurasi, Mirabella Eclano e il parco Archeologico o il museo della civiltà contadina in Luogosano o il museo Abbaziale, il santuario e il dipinto della Madonna di Montevergine).
Ospedaletto d’Alpinolo è uno dei maggiori produttori di torrone e castagne del prete così chiamate perché fu proprio un frate a scoprire il processo di cottura particolare, che ancora oggi viene usato anche su scala industriale, che dà particolare sapore a questa golosità che è solo di Ospedaletto Nel comune di Avella è rinomata la coltivazione della nocciola che dallo stesso comune prende il nome. Proprio a queste specialità culinarie sono dedicate diversi eventi ed itinerari enogastronomici. Proprio ad Avella sono organizzati 5 Tour di Degustazioni che uniscono la visita presso ad aziende gastronomiche locali a quella dei siti archeologi di maggior interesse che caratterizzano la città. I “Tour Degustazione e Visite Guidate” sono gestiti ed organizzati dal Comune di Avella ed è possibile richiedere tutte le informazioni necessarie riferendosi all’ufficio turistico SIAT. Rimanendo nel novero delle specialità gastronomiche e delle produzioni tipiche non si possono non ricordare i famosi prodotti erboristici, soprattutto i liquori dei Padri Benedettini di Montevergine a Mercogliano.
Il suo nome è Irpinia Express, ma localmente lo chiamano anche il “treno delle tre DOCG”. Un modo inconsueto per viaggiare ma che permette di sintonizzarsi subito sul “canale” dello slow travel, utile per assaporare quanto ci attende nelle varie stazioni. Mentre procede, il treno si fa largo fra valli e colline ammantate di vigneti e oliveti, colture cui la zona è particolarmente vocata. La produzione di quest’ultima, per esempio, si concentra a Frigento, originando uno straordinario olio extravergine d’oliva DOP, denominato Irpinia – Colline dell’Ufita.
In alternativa al treno si può percorrere la “Strada dei vini e dei sapori di Irpinia”, che comprende tre distinti percorsi, uno per ciascuna delle tre DOCG. Quella del Taurasi ha il fascino di paesaggi montani coperti da boschi di querce e faggi. Quella del Fiano di Avellino tocca antichi manieri e luoghi di fede, come l’Abbazia di Loreto e il Santuario di Montevergine, entrambi a Mercogliano, mentre quella del Greco di Tufo porta alla scoperta delle origini di questo particolare nome, facendo tappa in miniere di zolfo e cave di tufo, e poi ancora nei centri medievali di Montefusco e di Tufo.
Il Taurasi, il re dei rossi campani, è prodotto in 17 comuni situati a un’altezza compresa fra 400 e 700 metri di quota, e per l’85% da vitigno Aglianico e invecchiato tre anni in botti di rovere. Il Fiano di Avellino ne comprende 26 di comuni, tra la Valle del Calore, la Valle del Sabato, le falde del Monte Partenio e le colline del Vallo di Lauro. Il suo nome deriva dal vitigno, l’antica Vitis Apiana, detta così perché con la dolcezza delle sue uve attira le api. Già apprezzato ai tempi di Federico II di Svevia e prima ancora dagli imperatori romani, il Fiano si colloca oggi fra i migliori bianchi d’Italia. La terza DOCG è quella del Greco di Tufo, bianco emblema del grande contributo che questo territorio ha dato al patrimonio vinicolo italiano. Deve probabilmente il suo nome all’origine del vitigno, importato dai Greci attorno all’VIII secolo a.C. Coltivato su terreni generalmente argillosi e ricchi di potassio e magnesio, ha un sapore fresco e minerale, ed è proposto anche spumantizzato.
Il Consorzio tutela vini d’Irpinia conta circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole, e rappresenta il 75% dei vini prodotti e certificati DOCG. Fra le sue attività c’è Ciak Irpinia, evento che si tiene annualmente ad Atripalda per promuovere la conoscenza di quelle che sono considerate a tutti gli effetti tre eccellenze del Sud. Nel borgo di Taurasi, in estate si svolge invece l’annuale Fiera Enologica, che si articola in cinque serate dedicate a musica, spettacolo, degustazioni, convegni, mostre, artigianato locale e visite ad aziende vitivinicole e cantine.
Un mix di tutto questo e in forma permanente lo offre il MAVV, il Museo Dell’Arte, Del Vivo e Della Vite, noto anche come Wine Art Museum, con sede nella Reggia di Portici, in provincia di Napoli. Da qui sono coordinate una serie di attività realizzate in loco e in collaborazione con alcune aziende irpine, fra cui le Tenute Cavalier Pepe. Fra le più proattive e indipendenti anche nel promuovere il territorio ci sono poi la Tenuta del Meriggio e Feudi di San Gregorio.
Le attività del turista Naturalistico
L’Alta Irpinia è un’area di grande attenzione per coloro che vogliono immergersi nella natura. Il Parco Regionale dei Monti Picentini abbraccia gran parte di questo distretto e al suo interno ospita due Oasi gestite dal WWF di cui una all’interno di questo distretto: L’Oasi Valle della Caccia – Senerchia. Un altro luogo da visitare è l’Oasi WWF Lago di Conza al cui interno è possibile percorrere diversi sentieri.
IL PARCO VALLO LAURO–PIZZO ALVANO Il parco, interessa comuni dellaprovincia di Napoli, Salerno e di Avellino.Le aree relative ai SIC di Pietra Maula edei Monti di Lauro, sono ricomprese geo-graficamente nell’intero massiccio deiMonti di Avella-Partenio-Pizzo d’Alvano. I comuni di riferimento nei cui territori sirintraccia la fitta rete di sentieri che per-mettono di esplorare le qualità naturali-stiche di Pietra Maula e dei Monti diLauro, sono Marzano, Pago Vallo diLauro, Taurano, Lauro, Moschiano, Quin-dici e Domicella che coincidono con la Valle di Lauro. Le aree montuose, oggi perimetrate nei Sic e in futuro parte integrante della pe-rimetrazione del Parco, presentano com-plessivamente una varietà di sentieri naturalistici che coprono circa 50 km, segnalati secondo le indicazioni internazio-nali del CAI, tali da permetterne la fruizione con un certo orientamento,secondo la numerazione che li classificacol numero 400. Nell’ambiente floristico e vegetazionale dei Siti di Pietra Maula e Monti di Lauro, prospera una fauna ricca e molto variegata. Molte specie animali si riscontrano in modo esclusivo in luoghi protetti, si-lenziosi e lontani dai centri abitati. Numerose sono le specie di volatili avvistabili, fra cui la rarissima aquila reale, lapoiana, l’astore, il picchio rosso e il picchio nero, l’upupa, e il più veloce dei volatili: il falco pellegrino.
Percorrere i 200 km del Trekking Partenio è come camminare indietro nel tempo. Tralasciando per un attimo l’aspetto preponderante, quello naturalistico, e concentrandosi invece sui segni lasciati dall’uomo, si può cogliere come questo tracciato sia un insieme di mulattiere, carrarecce, viottoli, sentieri più o meno comodi, ma sempre segnalati dal CAI, lungo i quali sono passati pastori, taglialegna, rifugiati e sfollati di guerre, briganti, contrabbandieri o semplici cercatori dei tesori del bosco, i funghi. Transiti che hanno cambiato, chi in un senso e chi in un altro, la storia stessa della Campania, e prima ancora della Valle Lauro e dell’Irpinia tutta.
Dopo decenni di abbandono dovuto al fenomeno dell’emigrazione e della motorizzazione, l’esigenza di un ritorno alla natura ha permesso di ripristinare tali sentieri, coniugando attività sportiva e culturale e ridando al territorio il suo giusto ruolo, tanto che oggi il Partenio è considerato una delle oasi naturali più belle e incontaminate del Paese.
Il Trekking Partenio è l’itinerario principale che insiste sul Monte Partenio, mettendo in comunicazione i vari comuni attraverso un percorso che si snoda lungo la dorsale principale fra i passi dei Monti di Avella, Piano di Lauro e Mafariello, toccando le zone più alte del territorio e collegandole direttamente con le aree a valle.
I 1809 metri di quota del Monte Cervialto, nell’avellinese, rappresentano la seconda cima della Campania ma soprattutto uno dei punti di riferimento e di arrivo dei numerosi percorsi di trekking in Alta Irpinia. Il suo nome lo deve al cospicuo numero di cervi che un tempo popolavano la zona, ma a essere rimasto inalterato è il panorama che spazia dalla Piana del Sele al Golfo di Salerno, fino a intravvedere il Tavoliere delle Puglie. Assieme al Montagnone di Nusco, il Cervialto costituisce un complesso orografico di grande interesse faunistico, tale da essere riconosciuto come area SIC (Sito di Interesse Comunitario). Attraverso fitti boschi di castagni, principale coltura arborea del territorio, si raggiunge l’Altopiano di Sazzano, a circa 1330 metri, e da qui quello di Gaudo, nei pressi del Santuario della Madonna della Neve.
Il vicino borgo di Calabritto con le sue 14 cascate formate dal rio Zagarone è una di quelle mete imperdibili, soprattutto se al trekking si vuole alternare il canyoning nella Forra di Calabritto.
Camminate con vari livelli di difficoltà, escursioni in MTB, quad, cavallo e, in stagione, con gli sci ai piedi sono invece praticabili sull’Altopiano di Laceno, nei dintorni di Bagnoli Irpino, alle pendici dei Monti Picentini. Qui si trova anche il borgo di Caposele, da dove inizia il cosiddetto Anello delle 7 Fontane: nella pratica, 18 km di lunghezza per 800 metri di dislivello e una difficoltà classificata E, quindi non per tutte le gambe, che conduce alle sorgenti del Sele, incipit dell’Acquedotto Pugliese. Un’opera ingegneristica di tutto rispetto, perché grazie ai 250 km di lunghezza, che dall’Irpinia portano fino a Santa Maria di Leuca, in Puglia, detiene il record di acquedotto più lungo del mondo.
Se poi non si è ancora sazi di natura, a Senerchia, delizioso borgo medievale con i resti di un castello longobardo, c’è l’Oasi WWF Valle della Caccia, popolata da falchi pellegrini, aquile, poiane e picchi neri, oltre che da volpi, martore e lupi. Per saperne di più su quest’ultima specie, c’è persino il Museo del Lupo.
Le aree tutelate del Parco Regionale dei Monti Picentini ricoprono gran parte dell’Alta Irpinia, facendo quindi di quest’ultima una destinazione vocata all’escursionismo naturalistico. All’interno del Parco sono identificati sei diversi percorsi principali, che consentono di entrare in contatto con le piccole comunità montane e di scoprirne le bellezze monumentali e di flora e fauna più nel dettaglio.
Un esempio concreto è offerto dall’itinerario denominato Dal Monte Terminio al Monte Cervialto: nella sola prima tappa, identificata con il comune di Serino, si possono vedere il duecentesco Convento dei Frati Minori, i resti del Castello Medievale e la Grotta di San Salvatore, ricca di stalattiti. Nell’itinerario della Valle del Sele, ci si imbatte invece nella natura rigogliosa che circonda le sorgenti del Sele, le cui acque trovano il mare 250 km più a sud, a Santa Maria di Leuca, punta estrema della Puglia, incanalate nel cosiddetto Acquedotto Pugliese, il più lungo del mondo. Nelle vicinanze della sorgente si trovano poi il Santuario di San Gerardo Maiella, luogo di culto frequentato da pellegrini, e l’Oasi WWF Valle della Caccia – Senerchia. Una seconda Oasi WWF è in zona Lago di Conza, con sentieri anche di facile percorribilità.
Le attività del turista Spirituale
La toponomastica è una scienza esatta. La località di Ospedaletto d’Alpinolo, in provincia di Avellino, deve il suo nome al cospicuo numero di ostelli che nei secoli sono sorti attorno al Santuario di Montevergine per accogliere i tanti pellegrini devoti a Guglielmo da Vercelli, vissuto a cavallo fra XI e XII secolo. Il Santuario è un complesso monastico dedicato alla Madonna la cui storia, iniziata nel 1126 con la costruzione di una serie di celle fatte di solo fango e malta per accogliere i molti proseliti di Guglielmo, lo ha visto passare attraverso momenti di grande splendore ma anche di gravi difficoltà, per lo più economiche ma anche strutturali a causa di un incendio, fino a essere dichiarato Monumento Nazionale e a custodire segretamente la Sacra Sindone nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
I pellegrinaggi a Montevergine sono tuttora un fenomeno importante, tanto che arrivano a sfiorare il milione e mezzo di presenze all’anno. Un tempo, chi decideva di salire lungo il percorso che oggi coincide in gran parte con il Sentiero di Mamma Schiavona, era tenuto al digiuno o all’astinenza di carni, uova e formaggi. La tradizione prevedeva anche che a recarsi in pellegrinaggio fossero ragazze e donne nubili, promettendo alla Madonna di tornare l’anno successivo con lo sposo. Scendendo a valle, gli uomini dovevano invece compiere la “recanata”, una corsa su carri, accompagnati dai canti delle mogli.
Un’altra festività molto sentita è quella della Candelora, coincidente con il 2 febbraio, che ricorda un episodio datato al 1200: una coppia di amanti omossessuali fu scoperta e imprigionata in lastre di ghiaccio, che per intercessione della Vergine si sciolsero grazie a un improvviso raggio di sole, permettendo ai due di scappare. Da allora, il Santuario è considerato un luogo di culto anche per i gay, che ogni 2 febbraio celebrano la Mamma Schiavona, o “juta dei femminielli”, con le “tammurriate”, le tradizionali danze locali.
Una volta giunti fin qui non si può omettere una visita anche alla vicina Abbazia del Loreto, residenza invernale dei monaci benedettini di Montevergine, soprattutto per la Biblioteca, custode di preziosi incunaboli e manoscritti, e per la Farmacia, dove si conserva una collezione di maioliche antiche degne di un museo.
Di eventi prodigiosi o presunti tali si narra anche in altri due luoghi sacri della zona. Piccola ma dall’atmosfera mistica per la presenza di una grotta naturale dalla quale trasudano acque ritenute “miracolose” è la chiesetta rurale di San Silvestro Papa, nei pressi di Sant’Angelo a Scala. Qui, a generare la fama delle proprietà terapeutiche delle acque è la leggenda riguardante la guarigione di Costantino per intercessione di Papa Silvestro. Il Santuario di Santa Filomena a Mugnano del Cardinale custodisce invece le reliquie della Santa, meta di migliaia di pellegrini carichi di devozione in cerca di un aiuto celeste. La bellezza dell’edificio, eretto nel 1641, merita comunque una visita: splendida la cupola sormontata da una piccola torre cilindrica e da due torri quadrate gemelle.
I pellegrinaggi a Montevergine sono una tradizione molto radicata non solo in Campania, ma anche in tutto il resto del Sud Italia: le prime testimonianze di salite al monte Partenio si hanno già all’epoca di Guglielmo da Vercelli quando piccole comunità di persone giungevano alla chiesa soprattutto per conoscere il virtuoso santo. Il costante flusso di pellegrini negli anni portò benefici anche a valle, tanto che nella zona furono costruiti numerosi ostelli: oggi questo luogo prende il nome di Ospedaletto d’Alpinolo. Diversi sono i percorsi e i sentieri che portano al Santuario fra cui il Sentiero detto sentiero di Mamma Schiavona. Il percorso dedicato alla Madonna di Montevergine, parte dal centro di Ospedaletto d’Alpinolo ed in due ore porta al Santuario di Montevergine a quota 1260 metri. All’area del Partemio molti sono i sentieri che partono dai centri urbani e si sviluppano tra i boschi di castagno e faggio conducendo a luoghi dalla valenza naturalistica rilevante. E’ possibile contattare l’ente del Parco del Partenio per prenotare la guida a diversi sentieri ed itinerari con l’associazione Irpinia Trekking o l’organizzazione WWF. E’ possibile consultare la Mappa Escursionistica del Partenio – Alta Via del Partenio nata dalla collaborazione tra la sez. di Avellino del Club Alpino Italiano e la Comunità Montana del Partenio. Il “Sentiero Italia” attraversa il Massiccio del Partenio da Mercogliano a S. Martino Valle Caudina, passando per la cresta dei Monti di Avella. E’ su questo asse, dunque, che si sono fatti convergere quasi tutti i 33 sentieri del Parco, in modo tale che l’intero territorio possa essere percorso da est (Ospedaletto-Summonte) ad ovest (ArienzoS. Felice a Cancello) per circa 35 chilometri e da sud (Valle di Lauro e Baianese) a nord (Valle Caudina), unendo simbolicamente in una unica rete ben 19 Comuni e 4 Province.
A piedi da Roma a Santa Maria di Leuca. Le Vie Francigene nel Sud uniscono l’Occidente all’Oriente, il cristianesimo al paganesimo, l’Età Antica al Medio Evo. Un itinerario trasversale, tra basolati romani ed antichi tratturi, templi pagani, imponenti cattedrali e santuari cristiani, dolci panorami collinari e aspri passaggi montani. L’itinerario proposto ripercorre il percorso della troupe di Radio RAI durante il cammino del 2012, raccontato da Sergio Valzania e da altri giornalisti nella trasmissione radiofonica “Da Roma a Gerusalemme, le strade, il mare, la nostra lingua”, e descritto da Alberto Conte e Chiara Rossi nella pubblicazione realizzata da Touring Editore per conto dell’Associazione Civita “La Via Francigena nel Sud”. Tappa 20 Da Buonalbergo a Celle San Vito: Da Buonalbergo si prosegue in direzione di Casalbore superato il quale ha inizio una lenta discesa fino al fondo della vallata dove scorre il torrente Ginestra: qui si ergono i resti del ponte romano denominato del Diavolo. Il cammino continua attraverso le vaste colline e passando da luoghi di grande rilevanza storica: i resti dell’antico centro di Aequum Tuticum e la Taverna Tre Fontane, stazione di posta della Via Traiana. (Circa 29 km).
Le attività del turista Sportivo
Percorrere i 200 km del Trekking Partenio è come camminare indietro nel tempo. Tralasciando per un attimo l’aspetto preponderante, quello naturalistico, e concentrandosi invece sui segni lasciati dall’uomo, si può cogliere come questo tracciato sia un insieme di mulattiere, carrarecce, viottoli, sentieri più o meno comodi, ma sempre segnalati dal CAI, lungo i quali sono passati pastori, taglialegna, rifugiati e sfollati di guerre, briganti, contrabbandieri o semplici cercatori dei tesori del bosco, i funghi. Transiti che hanno cambiato, chi in un senso e chi in un altro, la storia stessa della Campania, e prima ancora della Valle Lauro e dell’Irpinia tutta.
Dopo decenni di abbandono dovuto al fenomeno dell’emigrazione e della motorizzazione, l’esigenza di un ritorno alla natura ha permesso di ripristinare tali sentieri, coniugando attività sportiva e culturale e ridando al territorio il suo giusto ruolo, tanto che oggi il Partenio è considerato una delle oasi naturali più belle e incontaminate del Paese.
Il Trekking Partenio è l’itinerario principale che insiste sul Monte Partenio, mettendo in comunicazione i vari comuni attraverso un percorso che si snoda lungo la dorsale principale fra i passi dei Monti di Avella, Piano di Lauro e Mafariello, toccando le zone più alte del territorio e collegandole direttamente con le aree a valle.
I 1809 metri di quota del Monte Cervialto, nell’avellinese, rappresentano la seconda cima della Campania ma soprattutto uno dei punti di riferimento e di arrivo dei numerosi percorsi di trekking in Alta Irpinia. Il suo nome lo deve al cospicuo numero di cervi che un tempo popolavano la zona, ma a essere rimasto inalterato è il panorama che spazia dalla Piana del Sele al Golfo di Salerno, fino a intravvedere il Tavoliere delle Puglie. Assieme al Montagnone di Nusco, il Cervialto costituisce un complesso orografico di grande interesse faunistico, tale da essere riconosciuto come area SIC (Sito di Interesse Comunitario). Attraverso fitti boschi di castagni, principale coltura arborea del territorio, si raggiunge l’Altopiano di Sazzano, a circa 1330 metri, e da qui quello di Gaudo, nei pressi del Santuario della Madonna della Neve.
Il vicino borgo di Calabritto con le sue 14 cascate formate dal rio Zagarone è una di quelle mete imperdibili, soprattutto se al trekking si vuole alternare il canyoning nella Forra di Calabritto.
Camminate con vari livelli di difficoltà, escursioni in MTB, quad, cavallo e, in stagione, con gli sci ai piedi sono invece praticabili sull’Altopiano di Laceno, nei dintorni di Bagnoli Irpino, alle pendici dei Monti Picentini. Qui si trova anche il borgo di Caposele, da dove inizia il cosiddetto Anello delle 7 Fontane: nella pratica, 18 km di lunghezza per 800 metri di dislivello e una difficoltà classificata E, quindi non per tutte le gambe, che conduce alle sorgenti del Sele, incipit dell’Acquedotto Pugliese. Un’opera ingegneristica di tutto rispetto, perché grazie ai 250 km di lunghezza, che dall’Irpinia portano fino a Santa Maria di Leuca, in Puglia, detiene il record di acquedotto più lungo del mondo.
Se poi non si è ancora sazi di natura, a Senerchia, delizioso borgo medievale con i resti di un castello longobardo, c’è l’Oasi WWF Valle della Caccia, popolata da falchi pellegrini, aquile, poiane e picchi neri, oltre che da volpi, martore e lupi. Per saperne di più su quest’ultima specie, c’è persino il Museo del Lupo.
Summonte sembra essere stato una scelta strategica per la localizzazione del castello (documentato per la prima volta nel 1094) e della fortificazione del casale. Si può affermare, pertanto, che Summonte sia stato fino agli albori della modernità essenzialmente un presidio militare. L’elemento superstite di tale sistema di fortificazioni è la torre cilindrica a base tronco-conica (fine sec. XIII-inizi sec, XIV ). La torre fu elevata sui ruderi del castello dove probabilmente, abitò la famiglia Malerba che tenne il feudo locale in epoca normanna. Intorno alla metà degli anni novanta, tuttavia, sono state ritrovate le strutture del castello di epoca normanno-sveva in Summonte, a seguito di uno scavo archeologico condotto con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Salerno, Avellino e Benevento.
La torre che fino a pochi anni fa si presentava come un rudere, è stata di recente restaurata recuperandone l’apparecchiatura muraria e ricostruendone i solai lignei fino all’ultimo livello, di cui si è trovata traccia.
E’ costruita interamente in conci di pietra calcarea sbozzati e malta di allettamento a base di calce, sabbia mista a lapillo e pietra macinata. In origine il paramento esterno doveva essere interamente intonacato. I solai dovevano essere forse cinque ed avevano travi e tavolato in legno di castagno. Il volume di base della torre angioina, modellato a tronco di cono, non era di sezione circolare bensì ellittica, forse perché la costruzione aveva dovuto includere le strutture murarie di un mastio preesistente, supportato da uno sperone alto e massiccio sul lato nord-ovest. La ricomposizione della torre è stata effettuata studiando attentamente tutti i particolari costruttivi e riproponendo i materiali e le tecniche costruttive preesistenti, sia come mezzo di rimodellamento degli aspetti architettonici sia come mezzo di consolidamento della fabbrica.
La torre è caratterizzata da cinque piani, così suddivisi:
· Piano terra
E’ in realtà una cisterna sottostante il primo vero livello della torre, essa risale al XIII-XIV secolo ed era utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana.
· Piano sopraelevato
Vano soprastante la cisterna e ad essa collegata mediante un pozzo, probabilmente tale ambiente era destinato alla conservazione delle vettovaglie. Oggi il piano è stato pavimentato con tavolato di legno di castagno, supportato con struttura metallica e dotato di una botola di cristallo, il piano ha un accesso indipendente rispetto agli altri piani della torre e vi si accede attraverso una scaletta laterale in ferro e legno.·
· Piano primo
Vi si accede attraverso una scala esterna in muratura di conci di pietra sbozzata, semicircolare che si sviluppa lungo la parete esterna della torre, il piano è caratterizzato al suo interno da un pavimento in tavolato ligneo supportato da travi di legno lamellare posizionate sulle medesime riseghe delle strutture antiche, centralmente e presente una scala di legno lamellare con pedate lignee e balaustre di ferro, la scala si sviluppa per tutti i piani fino al terrazzo terminale. Lungo le pareti in conci di pietra calcarea sbozzata a vista sono presenti una serie di feritoie chiuse con infissi di legno, destinate essenzialmente all’illuminazione e all’aerazione dell’ambiente interno.·
· Piano secondo
Il piano ha le stesse caratteristiche del primo, con la sola differenza che è un po’ più ampio ed al posto delle feritoie per l’aerazione, presenta una sola apertura, una sorta di monofora ad arco policentrico, realizzata in scheggioni di pietra calcarea e chiusa da infisso di legno trattato a cera.
· Piano terzo
Il piano ha le stesse caratteristiche dei precedenti con la sola differenza che presenta sei monofore ad arco policentrico.
· Terrazza
Dalla terrazza è possibile godere di uno scenario panoramico eccezionale, ad essa vi si accede dalla scala tramite un lucernaio, in legno vetro e struttura metallica, il pavimento è rivestito con gres porcellanato ad effetto legno, antigelivo ed antiscivolo perimetralmente è presente un parapetto in apparecchiatura muraria di conci di pietra sbozzati e bauletto di coronamento in schegge di pietra.
L’intera struttura è fornita di un impianto elettrico autonomo caratterizzato da faretti e punti presa distribuiti per ogni piano. L’impianto è stato realizzato secondo tutte le norme di sicurezza vigenti in materia. Gli infissi sono in legno di castagno rinforzato con caratteristiche estetiche tipiche delle forme medioevali.
La Sagra della Castagna e del Tartufo Nero è un evento enogastronomico che si svolge a Bagnoli Irpino, ogni anno, nel periodo autunnale.
La rassegna è dedicata a due eccellenze tradizionali del Parco dei Monti Picentini: il Tartufo Nero di Bagnoli Irpino PAT e la Castagna di Montella IGP. Dall’aroma e dal sapore inconfondibili, con il tartufo si condiscono molte delle pietanze offerte nel menù dell’evento. La castagna, accompagnata da funghi e prodotti caseari, in particolare il pecorino bagnolese (prodotto con il latte di pecore autoctone), contribuisce a rendere questa Sagra un appuntamento atteso da un numero sempre più crescente di visitatori.
Il percorso enogastronomico si snoda nel centro storico del paese, tra circa 100 stand di prodotti tipici di eccellenza. Contribuisce a rendere l’atmosfera festante un programma che prevede spettacoli, concerti di musica popolare e danze folkloristiche. Per far conoscere le bellezze del territorio bagnolese, ricco di arte e cultura, si organizzano visite guidate ai siti di interesse che, per l’occasione, restano aperti.
L’impegno profuso dagli organizzatori ha reso la manifestazione tra le più seguite in Irpinia, accompagnata da magnifici vini, eccellenze gastronomiche e musica popolare.
Il Museo della Ceramica si apre tra gli ambienti restaurati del Borgo Castello di Calitri.
Inaugurato nel settembre del 2008, contribuisce a preservare e valorizzare un’arte che nel borgo irpino ha tradizioni antichissime. Negli spazi espositivi sono infatti conservati oggetti prodotti nelle botteghe di ceramica calitrane e nell’intera Alta Valle dell’Ofanto, databili dal XVIII al XX secolo.
Il viaggio nell’arte della ceramica in questo spazio museale parte dalla preistoria e dalla protostoria, con la fossakultur di Oliveto-Cairano, prosegue con le mezze maioliche dell’epoca medievale e le maioliche rinascimentali, interessa le produzioni ottocentesche e novecentesche, e giunge alle maioliche artistiche contemporanee, con le botteghe di restauro e i laboratori di produzione locale odierna. Questi ultimi, insieme ad alcune industrie che si occupano della produzione di laterizi e vasi in terracotta, tramandano la tradizione secolare che lega il territorio alla sua comunità.
Il percorso espositivo prevede una collezione in costante evoluzione, con sezioni storiche dedicate ai manufatti e ai reperti in terracotta, che un tempo furono impiegati in edilizia. Si tratta di oggetti caratteristici della cultura del luogo, rinvenuti durante le complesse ricerche e i numerosi scavi archeologici effettuati nel corso del tempo e non solo, arricchiti con prestiti e donazioni di cittadini privati e associazioni culturali.
Inoltre, la conoscenza della variegata produzione di ceramiche calitrane, dall’età antica in poi, viene tramandata e valorizzata attraverso degli spazi dedicati alla didattica e a manifestazioni artistico culturali di vario genere.
Tutto ciò rende il Museo del Ceramica un luogo di testimonianza di un’arte antichissima e di memoria dell’arte e del tempo, una finestra diretta sulla cultura calitrana.
Il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino è situato all’interno di Palazzo Forte e ospita oltre 250 oggetti di vario tipo che testimoniano le vicende di un’antica arte, molto diffusa nel Tricolle.
La raccolta di maioliche custodite ripercorre un arco temporale che va dal XIV secolo ai giorni nostri. Accanto a tale repertorio si trovano oggetti in ceramica databili tra il IX e il XIII secolo, provenienti da sporadici ritrovamenti e da scavi condotti nelle zone limitrofe. Frutto di maestri lontani dalle mode e dalle correnti pittoriche, le ceramiche arianesi raccontano, con poche semplici pennellate, gli usi, i costumi, le abitudini e i valori di un popolo e del suo territorio. Per secoli, i “mastri” ceramisti arianesi hanno forgiato brocche, piatti, fiasche e boccali dai colori solari e inconfondibili nel loro genere.
Degna di essere menzionata è la collezione di oggetti risalenti al Settecento, secolo d’oro della ceramica arianese. Appartenenti a tale periodo storico, sono attestate ben 11 fornaci e circa 29 artigiani con diverse mansioni: faenzari, cretai, rovagnari e stovigliai. I settecenteschi maiolicari arianesi produssero originali modelli decorativi, tra cui lucerne antropomorfe e zoomorfe, brocche e fiasche a segreto, estrose saliere, scaldamani a foggia di scarpetta, grandi piatti e piatti devozionali, diversi dei quali giunti fino ai nostri giorni.
Autentico polo didattico e scientifico, il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino è il luogo in cui acqua, fuoco, terra e aria si uniscono ai colori e alla maestria dei ceramisti arianesi.
Il Festival Internazionale del Film “Laceno d’Oro” è uno degli eventi più storici e importanti dedicati al “cinema del reale” in italia.
Nato più di mezzo secolo fa da una felice intuizione di Pier Paolo Pasolini e Camillo Marino, si tiene tradizionalmente in Irpinia.
La rivista, sin dalle sue origini, si è sempre distinta per la vocazione internazionale e l’attenzione ai problemi sociali, per aver voluto essere stimolo al dibattito e all’approfondimento, alla continua scoperta di il cinema “che riflette”, quello che raccoglie premi e consensi in tutto il mondo ma spesso è fuori dai circuiti della grande distribuzione.
Ogni edizione è all’altezza della mission originaria del Festival, con un programma che coinvolge alcuni dei autori italiani e internazionali più importanti e premiati, la proiezione dei più opere significative del cinema indipendente e di ricerca, una ricca serie di iniziative collaterali che compongono, edizione dopo edizione, il cartellone davvero speciale.
Da decenni il festival irpino è uno dei più importanti sulla scena internazionale, conservando la lezione di attualità trasmessa dagli storici fondatori e affidata alle nuove generazioni, perché possano affrontare la realtà di oggi con la stessa lucida e visionaria follia di coloro che, più di mezzo secolo fa, diede vita al Laceno d’oro
La Campania è terra di antichi e pregiati vitigni, con una produzione vinicola di forte tipicità, frutto di una storia bimillenaria, che trova le sue radici in antichissimi insediamenti, con la presenza ancora oggi, in molti vigneti, di ceppi plurisecolari. I “vini degli imperatori”, la Vitis Hellenica, il Vinum Album Phalanginum e la Vitis Apiana, citati da Virgilio, Plinio, Cicerone e Marziale, sono gli antenati di Greco, Falanghina e Fiano. Grazie alla antica diffusione della coltivazione della vite, la regione Campania, vanta oggi un notevole patrimonio ampelografico caratterizzato da una grande varietà di uve autoctone, da cui derivano un centinaio di vini, bianchi e rossi, altamente tipicizzati e di riconosciuto pregio.
L’Irpinia dei Principi e dei tre Re è il distretto che comprende i seguenti comuni: Bonito, Chiusano San Domenico, Frigento, Gesualdo, Montemiletto, Paternopoli, Salza Irpina, San Mango sul Calore, Sant’Angelo all’Esca, Sorbo Serpico, Taurasi. La denominazione di questa area richiama il Principe Carlo Gesualdo da Venosa e i tre vini, i tre Re, che nascono in queste terre, ma sono amati in tutta Italia e non solo: il Taurasi DOCG, il Fiano di Avellino DOCG e il Greco di Tufo DOCG.
Il “Taurasi” è prodotto in un’area di grande tradizione vitivinicola, che comprende 17 comuni dell’Irpinia. E’ un vino DOCG dal colore rosso rubino intenso, tendente al granato, adatto a lungo invecchiamento, durante il quale sviluppa aromi e sapori di grande e complessa intensità. Annoverato tra i più pregiati vini d’Italia, è ottenuto dal vitigno Aglianico (è consentito l’uso di altri vitigni a bacca rossa non aromatici fino ad un massimo del 15 %), e invecchiato tre anni in botti di rovere: il “Taurasi”. Questo eccellente prodotto vinicolo ottenuto è il frutto di una miscela perfetta di ingredienti particolari: la terra, il clima e le uve dei rigogliosi vigneti situati sulle splendide colline irpine, tra i 400 ed i 700 metri. Questo vino è prodotto caratteristico della “Strada dei vini e dei sapori di Irpinia”. La Strada del Vino e dei Sapori d’Irpinia è la più preziosa delle vie campane dal punto di vista qualitativo del prodotto e si articola in tre itinerari: a) del Taurasi, che porta alla scoperta di straordinari paesaggi montani, occupati da boschi di querce e faggi; b) del Fiano di Avellino, attraverso il quale è possibile trovare antichi manieri più o meno ben conservati, ma anche visitare i meravigliosi luoghi di fede, come l’Abbazia di Loreto o il Santuario di Montevergine, entrambi a Mercogliano; c) del Greco di Tufo, che attraversa territori dove si trovano, tra l’altro, miniere di zolfo e cave di tufo, nonché interessanti testimonianze di arte e di storia, come i caratteristici centri storici di Montefusco e di Tufo, il castello medievale e le chiese di Chianche o il borgo di Petruro.
Il Fiano, nobile bianco citato dal Gambero Rosso come uno dei migliori vini del genere attualmente sul mercato è prodotto in un’area che comprende 26 comuni ubicati tra la Valle del Calore, la Valle del Sabato, le falde del Monte Partenio e le colline che guardano al Vallo di Lauro. Da un punto di vista gustativo l’aspetto che colpisce maggiormente nelle versioni più riuscite è il connubio che si realizza fin da subito tra finezza e sapidità, energia ed eleganza, anche per effetto di un’acidità più armonica ed integrata rispetto a quella in genere più dura e scalpitante dei Greco di Tufo più territoriali.
Il Greco di Tufo è uno dei più celebri vini italiani, e della vasta produzione campana rappresenta una rinomata eccellenza: il Greco di Tufo, vino bianco a cui viene attribuita la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è emblema del grande contributo che il territorio dell’Irpinia ha dato al patrimonio vinicolo italiano. Greco deve il suo nome con tutta probabilità all’origine del vitigno, importato dai Greci nel sud Italia probabilmente attorno all’VIII secolo a.C. Il Greco di Tufo DOCG proviene da una zona di terreno generalmente argilloso e ricco di potassio e magnesio.
Il Greco di Tufo è un vino con una buona corposità, che si presenta di colore giallo paglierino, e ha un sapore fresco e minerale. Vino bianco secco, porta sentore di agrumi e mela, ma anche di fiori di ginestra. Si accompagna splendidamente al pesce, ai crostacei e ai molluschi, ma non teme le carni bianche ed è ottimo con i formaggi freschi. Perfetto come vino da aperitivo, esiste anche nella versione spumante.
Nell’ottica della valorizzazione e promozione delle produzioni enologiche del territorio si inserisce la Fiera Enologica Taurasi, che si articola in cinque giorni di enogastronomia, musica e cultura del territorio ed è organizzato da Taurasi Wine City. L’obiettivo è quello di offrire un’ampia panoramica di tutto quello che in Irpinia si muove intorno al vino.
Le giornate prevedono, oltre alle serate dedicate alla musica e allo spettacolo, degustazioni, visite, convegni, spazi espositivi, artigianato locale, stands enogastronomici, concerti, musica e ovviamente tanto ottimo vino. Non va sottovalutata, infine, la partecipazione di tutte le aziende vitivinicole e le cantine presenti sul territorio.
I “Consorzio tutela vini d’Irpinia” è composto da circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole, e rappresenta il 75% dei vini prodotti e certificati in Irpinia per le denominazioni docg Taurasi, docg Fiano di Avellino, docg Greco di Tufo e doc Irpinia. ( http://consorziovinidirpinia.it/ ) Questo ente organizza annualmente, presso il comune di Atripalda, Ciak Irpinia, evento che intende immergere il wine lover nel mondo del vino attraverso degustazioni ed approndimenti tecnici.
Wine Art Museum ( https://www.museoartevino.it/ ) propone incontri di Exclusive Wine Tasting Experience e percorsi didattici di realtà immersiva. Diversi sono le attività e gli eventi organizzate dal MAVV fra cui tour enogastronomici che attraversano questo distretto e i suoi prodotti. In particolare, in collaborazione con le Tenute Cavalier Pepe (https://www.tenutapepe.it/new-site/) , il Wine Art Museum organizza una giornata completa e immersiva alla riscoperta di questo territorio che unisce la spiegazione dei processi produttivi del vino, una degustazione tecnica di sei tipologie diverse di vino della Tenuta alla visita di altri luoghi di interesse culturale (come per es. il Castello di Taurasi, Mirabella Eclano e il parco Archeologico o il museo della civiltà contadina in Luogosano o il museo Abbaziale, il santuario e il dipinto della Madonna di Montevergine).
Altre degustazioni del vino d’Irpinia sono proposte dalla Tenuta del Meriggio, peculiarità della tenuta sono l’utilizzo di tecnologie ecosostenibili, come pannelli fotovoltaici e impianti di fitodepurazione, e di tecniche di vinificazione all’avanguardia, che conservano la qualità e la tradizione di un vino estratto anche grazie alle sapienti mani dell’agronomo ed enologo Carmine Valentino. (https://www.tenutadelmeriggio.it/promozioni/percorso-degustazione-vini/)
In questo territorio troviamo anche Feudi di San Gregorio, che si annovera fra i primi posti delle le principali aziende vinicole del sud Italia. Fondata nel 1986, oggi appartiene alla famiglia Capaldo e produce 3,5 milioni di bottiglie all’anno provenienti da 300 ettari di vigneti nel territorio dell’Irpinia. La cantina si trova a Sorbo Serpico, in provincia di Avellino, e mira a ripristinare e rinnovare la produzione vinicola locale attraverso un approccio moderno e di alta qualità. Anche questa cantina apre le sue porte per diversi percorsi degustativi. ( https://www.feudi.it/ ). In alternativa è possibile rivolgersi a The Grand Wine Tour (https://www.thegrandwinetour.com/it/wine-tours/campania/irpinia-wine-tour/ ) che organizza un servizio completo visitare questa cantina.