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I Giganti della Valle d’Aosta: I 4000 metri della Valle d’Aosta

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  • Eccellenza Naturalistica

Giardino della Villa medicea di Castello

Firenze, Toscana

Il Giardino della Villa di Castello può a pieno titolo definirsi prototipo del giardino all’italiana cinquecentesco. Venne realizzato come parte significativa di un complessivo programma di rinnovamento e abbellimento della Villa di Castello, ereditata dalla madre Maria Salviati, nipote di Lorenzo il Magnifico. Il giardino vanta una eccezionale collezione di agrumi, costituita da circa cinquecento piante di importanza storico-botanica unica al mondo discendenti dalle antiche varietà medicee con esemplari di oltre trecento anni di vita. Le piante sono rigorosamente curate secondo le antiche tecniche di coltivazione, esposte all’aperto da aprile a ottobre e ricoverate nel periodo invernale nelle storiche limonaie. Anche il giardino delle erbe officinali è un vero gioiello con la Stufa dei mugherini, che custodisce il raro gelsomino indiano di Goa detto “mugherino”, che dà il nome alla serra del cosiddetto “ortaccio” o Giardino segreto.

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  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Villa Medicea della Petraia

Firenze, Toscana

La Petraia è una delle più affascinanti ville medicee per la felice collocazione nel paesaggio, per l’eccellenza delle decorazioni pittoriche, per la rigogliosa natura del parco. Dichiarata dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’Umanità nel 2013, distante pochi chilometri da Firenze è la tipica residenza suburbana, rifugio per i granduchi della famiglia Medici dalle fatiche della città. Un antico edificio fortificato, di cui resta ancora la grande torre, fu ingrandito verso la fine del Cinquecento per realizzare l’attuale villa e il terreno circostante fu sbancato per inquadrarla nel bellissimo giardino a terrazze. Il cortile della villa, coperto nell’Ottocento, è decorato con affreschi del Volterrano e di Cosimo Daddi. La famosa scultura bronzea del Giambologna raffigurante Venere-Fiorenza, che completava l’omonima fontana posta anticamente nel giardino della villa di Castello, è ora collocata all’interno per garantirne la conservazione.

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  • Museo

Villa Corsini a Castello

Firenze, Toscana

La Villa fu acquistata nel 1697 per la sua vicinanza alla Villa medicea della Petraia dal Consigliere del Granduca Cosimo III de’ Medici, Filippo Corsini, che ne affidò la ristrutturazione a Giovan Battista Foggini (1652-1725), architetto e scultore granducale, oltre che direttore delle manifatture di corte. La Villa rimase in proprietà dei principi Corsini fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando venne occupata dalle armate tedesche, per passare poi agli alleati della Divisione Fulgore. Nel 1960 Villa Corsini passò alla famiglia Costoli e all’ing. Galliano Pio Boldrini. Nel 1968 i Costoli vendettero la loro parte allo Stato e Boldrini donò la propria. Passata dal 1971 al demanio dello Stato, dal 2015 è entrata a far parte della Direzione regionale musei della Toscana. La Villa ospita dalla fine degli anni Ottanta un deposito di reperti archeologici della Soprintendenza Archeologica della Toscana, in origine sistemati negli ambienti di palazzo della Crocetta, da dove furono rimossi in seguito alla ristrutturazione del percorso museale compiuta dopo l’alluvione del 1966. La struttura è stata oggetto di una campagna di restauri diretti dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Firenze, iniziati nel 2000 con il grande salone e il cortile interno. Grazie al costante contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, il progetto di recupero dell’antico complesso barocco ha visto infine la sua conclusione nel 2010, con il rifacimento della facciata e di buona parte degli ambienti interni.

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  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Villa La Quiete

Firenze, Toscana

Villa La Quiete custodisce il patrimonio storico-artistico legato alle vicende delle Montalve – congregazione fondata nel Seicento da Eleonora Ramirez di Montalvo, Suore dal 1939 – che hanno vissuto e custodito la Villa per oltre tre secoli. Il percorso comincia con la visita alla sala dei capolavori cinquecenteschi e prosegue nella chiesa della SS. Trinità. Attraverso il corridoio d’ingresso si raggiunge poi il Cortile della Lanterna da cui si può ammirare la farmacia seicentesca. La visita si conclude con le sale affrescate e l’affaccio sul giardino all’italiana.

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  • Eccellenza Naturalistica

Parco di Villa Il Ventaglio

Firenze, Toscana

Originariamente l’edificio era nel Quattrocento una casa da oste con podere che apparteneva a Lippaccio e Giovanni Brancacci: situata sulla collina delle Forbici, offriva l’opportunità di una sosta ai pellegrini che da Porta a Pinti si recavano a San Domenico di Fiesole. Il Parco in stile inglese si estende sulla collina per circa cinque ettari, elementi caratterizzanti sono il laghetto romantico, con isoletta e ponticello, nel pratone di ingresso. Dopo l’acquisizione allo Stato, i lavori di restauro condotti dalla Soprintendenza tra il 1983 ed il 1985 hanno conservato integralmente i valori paesaggistici e ambientali del parco. L’impianto naturalistico collinare del parco, che presenta in prevalenza piantagioni aroree e boschive, è stato realizzato essenzialmente con caratteristiche e valori paesaggistici, sfruttando la potenzialità delle vedute e degli scorci verso la città

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  • Museo

Museo “Stibbert”

Firenze, Toscana

Il Museo deve la sua esistenza ad un uomo straordinario, Frederick Stibbert (1838-1906), di padre inglese e madre italiana, nato a Firenze ma educato in Inghilterra. Proveniva da una famiglia di militari: il padre colonnello delle prestigiose Coldstream Guards, il nonno governatore generale del Bengala, India, da dove ebbe inizio la ricchezza della famiglia che il giovane Stibbert ereditò appena ventenne. Dedicò presto la sua attenzione alla collezione per la quale egli stesso creò, sul colle di Montughi, un museo. “Il mio museo”, come egli lo chiamò, “che mi costa ingenti somme di denaro, tante cure e fatiche”, aggiunge nel suo testamento. Alla sua morte egli lasciò il Museo alla città di Firenze.

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  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Villa medicea di Careggi

Firenze, Toscana

Dopo le ville di Cafaggiolo e del Trebbio nel Mugello, quella di Careggi è la terza dimora campestre ad essere costruita dai Medici e ad essere ristrutturata da Michelozzo. Collocata sulla collina omonima, la dimora ha il carattere prevalentemente agreste di villa-fattoria, la cui estrema vicinanza alla città poteva consentire la cura degli affari pubblici e privati dei Medici. L’edificio che si articola su quattro piani, due fuori terra, uno interrato e uno sottotetto è caratterizzato da il fronte est leggermente incurvato e da un coronamento merlato in aggetto su beccatelli di pietra che diventa un elemento unificatore e richiama le sembianze di una fortezza senza tuttavia averne la funzione. Il corpo più antico, quello a pianta più compatta, ha un cortile loggiato centrale. Al piano terra si trovano la cappella, alcune sale di rappresentanza e lo scalone principale di collegamento alle stanze del piano superiore. Alla Villa sono annessi sia un giardino formale, prospicente la facciata a mezzogiorno, sia un grande parco paesistico che la circonda su tutti i lati. L’assetto ottocentesco del parco paesaggistico fu voluto da Francis Joseph Sloane e ancora oggi è caratterizzato da specie arboree ad alto fusto, con presenza di varie specie esotiche.

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  • Patrimonio culturale Religioso

Chiesa di Santa Maria del Carmine

Firenze, Toscana

Distrutta da un incendio nel 1771, fu ricostruita all’interno su progetto di Giuseppe Ruggieri e terminata nel 1782 da Giulio Mannaioni. La fondazione risale alla fine del Duecento e sui fianchi è ancora possibile ammirare le tracce del primitivo impianto gotico, mentre la facciata in pietrame e laterizio è rimasta incompiuta. Oltre alla Crocifissione di Vasari e la volta con l’ascensione di Giuseppe Romei, incorniciata dalle quadrature illusionistiche di Domenico Stagi, la chiesa è divenuta famosa per la Cappella Brancacci che ospita gli affreschi di Masaccio e Masolino. Nell’attiguo convento si può ammirare l’Ultima Cena di Alessandro Allori, in cui compare l’autoritratto dell’artista.

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  • Patrimonio culturale Religioso

Cappella Brancacci

Firenze, Toscana

La Cappella Brancacci è considerata un capolavoro assoluto della pittura, con cui si inaugura il Primo Rinascimento. È stata voluta dai Brancacci, una delle famiglie più in vista della Firenze del Quattrocento, poi caduta in disgrazia a causa del contrasto con la famiglia dei Medici. L’hanno dipinta tre tra i più famosi pittori della storia: Masolino da Panicale, Masaccio e Filippino Lippi. Il ciclo costituisce una delle più complete rappresentazioni delle storie di San Pietro, che ricevette il compito di fondare la Chiesa di Cristo per proseguire la missione di salvare l’uomo dopo il peccato originale e la cacciata dal paradiso. È stata ammirata e lodata fin dalle origini e ha costituito un modello su cui intere generazioni di artisti si sono formate, come Leonardo da Vinci e Michelangelo. È sopravvissuta al devastante incendio del 1771 che distrusse quasi completamente la Chiesa del Carmine.

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  • Museo

Sinagoga e museo di arte e storia ebraica

Firenze, Toscana

Inaugurata nel 1882, qualche anno dopo l’Emancipazione degli ebrei italiani, avvenuta nel 1861 con la proclamazione dell’Unità d’Italia, è uno degli esempi più significativi in Europa dello stile esotico moresco con elementi arabi e bizantini, che caratterizza sia l’esterno, con l’imponente facciata rivestita di lastre di travertino bianco e di pietra calcarea rosa, la cupola centrale e quelle delle torri laterali rivestite in rame (in origine dorate), i portali in legno di noce, sia gli interni e gli arredi in legno. La scelta del luogo seguì un lungo dibattito che vide contrapposti coloro che volevano mantenere il luogo di culto nel centro della città, e chi lo voleva in una zona più periferica. La seconda ipotesi prevalse e fu scelto il quartiere della “Mattonaia”, ancora dentro le mura cittadine ma in cui l’espansione edilizia non aveva coperto i terreni rimasti ad orti e giardini. Il nuovo Tempio di Firenze fu inaugurato il 24 ottobre 1882.

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  • Museo

Museo archeologico nazionale di Firenze

Firenze, Toscana

La formazione del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, uno dei più antichi in Italia e ad oggi il più grande museo archeologico d’Italia a nord di Roma, si colloca all’interno di un fenomeno di portata europea: la nascita di musei come istituzioni statali legate alla formazione delle nazioni moderne. Nel quadro di un programma più ampio di riordinamento dei musei della città mediante lo smembramento delle collezioni della Galleria degli Uffizi, il Museo (istituito con Regio decreto del 17 Marzo 1870) fu inaugurato dal re Vittorio Emanuele II il 12 Marzo 1871 nel cd. “Cenacolo di Foligno”, in via Faenza, con le collezioni del Museo Etrusco, che comprendeva anche le antichità greche e romane delle collezioni medicee e lorenesi.

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  • Museo

Pinacoteca della Certosa di Firenze

Firenze, Toscana

La pinacoteca raccoglie varie opere d’arte che ornavano il monastero. La visita comprende anche i locali monumentali della Certosa: chiesa, chiostri, sala capitolare, refettorio, foresteria.

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  • Museo

Museo del calcio

Firenze, Toscana

L’idea di realizzare il Museo del Calcio nasce con i lavori di ampliamento del Centro Tecnico Federale, in occasione dei mondiali di calcio del 1990, su iniziativa di Fino Fini. Dieci anni dopo Italia ’90, il 22 maggio 2000 viene inaugurato il Museo, alla presenza dell’allora Ministro per i Beni Culturali, Giovanna Melandri, e delle massime autorità federali e civili. L’idea che sta alla base della Fondazione non è solo quella di raccontare la storia della Nazionale Italiana e della FIGC, ma è soprattutto la convinzione che il calcio e lo sport recitino un ruolo chiave nello sviluppo della società e del singolo individuo: il calcio, grazie al suo linguaggio universale, è veicolo di valori fondamentali quali solidarietà, sacrificio, altruismo, generosità e giustizia, ed è uno strumento chiave di integrazione e superamento di qualsiasi barriera, sia essa linguistica o culturale

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  • Eccellenza Naturalistica

Giardino Bardini

Firenze, Toscana

La splendida posizione panoramica su Firenze le valse il nome di “Villa Belvedere”: Villa Bardini ricorda i “Casini di Delizia” diffusi a Firenze tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, nati per il riposo e lo svago e circondati da coltivazioni agricole con fini non solo produttivi, ma anche ornamentali. Fin dal Medioevo, il Giardino Bardini è appartenuto a ricche famiglie che si sono succedute: nato a destinazione agricola, si è trasformato nel corso dei secoli in uno splendido giardino all’italiana, che nei primi anni del Novecento fu usato dal proprietario da cui prende il nome, il collezionista Stefano Bardini, conosciuto come il “principe degli antiquari”, anche come uno spettacolare ambiente di rappresentanza, in cui accogliere la sua facoltosa clientela.

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  • Museo

Museo e Galleria Mozzi Bardini

Firenze, Toscana

Palazzo Mozzi Bardini, “il severo e turrito palagio che sorge a guardia dell’antico Ponte alle Grazie”, era la dimora medievale della ricca e potente famiglia dei Mozzi, mercanti e tesorieri pontifici per più generazioni, che tra Duecento e Trecento ha ospitato illustri uomini politici e condottieri, papa Gregorio X, Piero d’Angiò e Gualtieri VI di Brienne, duca di Atene. Costruito tra il 1266 e il 1273, frutto dell’unione di più case e torri, si presenta come un edificio medievale anche se il suo aspetto non è completamente autentico. Nel corso dei secoli, infatti, la facciata ha subito molteplici modifiche. Oggi il Palazzo fa da straordinaria quinta alla piazza intitolata ai Mozzi, con la sua severa e lunga facciata a piccole bozze squadrate, interrotta al centro dall’alta torre merlata e segnata al piano terreno dalla successione ininterrotta dei fornici, come si conviene all’immagine che del Medioevo si aveva tra Otto e Novecento. Al centro della facciata risalta un grande scudo con lo stemma dei Mozzi, la croce d’oro di Tolosa in campo rosso.

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  • Museo

Collezioni dell’osservatorio ximeniano

Firenze, Toscana

L’Osservatorio Ximeniano, da molti chiamato semplicemente lo Ximeniano, è presente a Firenze da più di 250 anni. Ancora oggi attivo come osservatorio meteorologico e sismologico, venne fondato come osservatorio astronomico dal gesuita Leonardo Ximenes nel 1756 e continuato dai Padri Scolopi. Situato in un antico edificio del centro, tra le Cappelle Medicee e la Cupola del Brunelleschi, conserva preziose strumentazioni ed una ricca biblioteca storico-scientifica, in un affascinante percorso dove la storia della sismologia, della cartografia, dell’astronomia, della meteorologia e della radiotecnica si intrecciano alla storia della città di Firenze e della Toscana.

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  • Museo

Casa “Rodolfo Siviero”

Firenze, Toscana

Casa Siviero è il museo che conserva gli ambienti, gli arredi e le opere d’arte legati alla Regione Toscana nelle volontà testamentarie di Rodolfo Siviero, il cosiddetto 007 dell’arte che dedicò la sua vita a riportare in Italia il patrimonio culturale illegalmente trafugato dal nostro paese. Le opere qui conservate non sono quelle recuperate da Siviero nel suo lavoro. Sono invece quelle da lui acquistate privatamente per soddisfare il suo piacere di collezionista, amatore delle cose belle. La raccolta comprende materiale archeologico di epoca etrusca e romana, dipinti e sculture di epoca medievale rinascimentale; mobili, ceramiche, arredi domestici ed ecclesiastici dal tardo medioevo all’Ottocento e un importante nucleo di opere novecentesche che Siviero acquistò da artisti suoi amici come De Chirico, Soffici, Manzù, Annigoni.

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  • Sportivo

Capanna Regina Margherita

Gressoney-saint-jean, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

La Capanna Regina Margherita: il rifugio più alto d’Europa
La capanna Regina Margherita si trova sulla Punta Gnifetti a 4556 metri del massiccio del Monte Rosa; ben visibile anche dal fondo valle, si impone allo sguardo di chiunque guardi verso le vette.
E’ il rifugio più alto d’Europa e ospita un importante laboratorio adibito alla ricerca scientifica ed è dedicato alla regina Margherita di Savoia che vi pernottò nel 1893, anno dell’inaugurazione.
Ha una capacità di 70 posti letto distribuiti in camere con letti a castello ed è dotata di sala bar ristorante, bagni in comune, illuminazione elettrica, corrente 220v, accesso internet, biblioteca.
La Capanna Osservatorio Regina Margherita è un edificio peculiare, che detiene diversi “record” legati alla quota, fondamentale punto di riferimento per le operazioni di Soccorso Alpino e parte del patrimonio storico-culturale del Club Alpino Italiano. Tuttavia, non deve essere considerato solo un semplice rifugio per alpinisti, ma una struttura complessa che offre la possibilità di agevolare la ricerca scientifica negli ambienti di alta montagna. Considerevoli sono gli sforzi per ridurre l’impatto ambientale e rendere la Capanna una struttura, per quanto possibile, moderna e sempre più ecocompatibile, mediante un sistema di gestione ambientale certificato secondo la ISO 14001.
Visto l’ambiente d’alta montagna e ghiacciaio su cui si svolge il percorso di accesso alla capanna Regina Margherita è necessario avere tutta l’attrezzatura necessaria e conoscenze alpinistiche. Consigliato farsi accompagnare da una Guida Alpina UIAGM.

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  • Termale

QC Terme Pré-Saint-Didier

Pré-saint-didier, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Nel cuore della Valle d’Aosta sorge il centro di QC Terme Pré Saint Didier: cascate tonificanti, idromassaggi con acqua termale, saune e sale relax. Vasche panoramiche esterne rendono ancora più suggestivo il maestoso panorama offerto dal Monte Bianco.
Acque calde che sgorgano dal cuore della montagna come 1.000 anni fa, legno e pietra naturale per le saune e le vasche, atmosfere luminose d’altri tempi, per una totale remise en forme. Inaugurate nel 1838, le terme di Pré Saint Didier offrono oggi un percorso con oltre quaranta pratiche sensoriali.
Le fonti di acqua termale di Pré-Saint-Didier erano note già in epoca romana, ma il loro sfruttamento ebbe inizio solo alla metà del Seicento. La realizzazione dello storico stabilimento termale risale al 1834, quando il paese prese il nome di Pré-Saint-Didier-les-Bains, un toponimo che svela l’anima di un paese termale ricco di un’acqua preziosa, mentre nel 1888 venne realizzato l’edificio che ospitava il casinò (oggi anche quest’ultimo complesso è stato integrato nei nuovi stabilimenti termali).
Per oltre 150 anni, queste terme furono uno dei principali centri di attrazione della famiglia reale sabauda. Nel Novecento, dopo circa 30 anni di inattività, l’impianto ha subito una ristrutturazione che ha portato alla riapertura al pubblico delle terme.

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  • Montano

Il Monte Bianco, ottava meraviglia del mondo

Courmayeur, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Per molti il Monte Bianco con i suoi 4807 metri di altezza è semplicemente la montagna più alta delle Alpi. Ma in realtà il Monte Bianco rappresenta anche un luogo di sfide e di attrattive naturali e una delle mete turistiche più note della Valle d’Aosta.
La vetta del Monte Bianco fu conquistata già nel 1786 da Jacques Balmat e da Michel Gabriel Paccard, ma ancora oggi le sue pareti costituiscono una meta ambita dagli alpinisti di tutto il mondo. Con attrezzatura e preparazione adeguata ed un accompagnatore esperto è possibile scalare il Monte Bianco, sentire la neve sotto i ramponi ed ammirare il panorama dal tetto d’Europa. Affidatevi alle Guide Alpine per vivere al meglio questa esperienza.
Ugualmente suggestive le emozioni che si provano salendo con l’avveniristica funivia Skyway fino ai 3.466 metri della terrazza panoramica a Punta Helbronner con la possibilità di fermarsi anche alla stazione intermedia del Pavillon du Mont Fréty, altrettanto ricca di interesse e di luoghi da visitare.
Il Monte Bianco domina i comuni del fondovalle — La Salle, Morgex, Pré-Saint-Didier e l’elegante Courmayeur — che, con La Thuile, formano la cosiddetta “Valdigne”. Ai piedi della catena, si aprono due valli particolarmente suggestive, la Val Veny, e la Val Ferret. A Pré-Saint-Didier si imbocca la valle di La Thuile, che arriva fino al Colle del Piccolo San Bernardo.

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  • Montano

Il Gran Paradiso, un 4000 made in Italy

Cogne, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Mai nome fu così azzeccato: il Gran Paradiso, montagna custode dell’omonimo parco Nazionale, è davvero uno spettacolo della natura ed è l’unico 4.000 completamente in territorio italiano.
Uno dei punti di partenza classici per arrivare in vetta al Gran Paradiso (4061 metri) è il Rifugio Vittorio Emanuele, raggiungibile percorrendo un pratico sentiero dalla località Pont, in Valsavarenche. Meta ideale per l’avviamento all’alpinismo, la cima, raggiungibile con un passaggio facile ma esposto, riserva un finale vertiginoso. Affidatevi alle guide alpine per vivere al meglio questa emozionante esperienza.
I territori dai quali ammirare da vicino il massiccio del Gran Paradiso sono la Valsavarenche e la Valnontey (Cogne), ma appartiene all’area protetta, famosa per la sua fauna alpina, anche un versante della valle di Rhêmes.
Un tempo riserva di caccia di Casa Savoia, il Parco nazionale del Gran Paradiso fu il primo parco ad essere istituito in Italia, nel 1922, per scongiurare l’estinzione dello stambecco. In ogni stagione, è un privilegio camminare lungo i sentieri del Parco e contemplarne la straordinaria natura.
L’area turistica del Gran Paradiso, più vasta rispetto alla zona del Parco, raggruppa quattro vallate che si sviluppano dalla valle centrale in direzione sud: la Valgrisenche, la valle di Rhêmes, la Valsavarenche e la valle di Cogne. Completano l’area i pendii che da Saint-Pierre salgono verso Saint-Nicolas per arrivare fino ai 3.000 metri del monte Fallère e del vallone di Vertosan.
In questo territorio, noto anche per i suoi incantevoli laghi e cascate, spiccano anche altre montagne particolarmente suggestive come la Grivola, decantata dal Carducci, il Ciarforon, la Grande Sassière e la Granta Parey.

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  • Montano

Il Cervino (Matterhorn) la montagna perfetta

Valtournenche, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Per rappresentare una montagna, molti disegnano una piramide con la cima slanciata verso il cielo. Il Cervino è proprio così: una montagna perfetta che si staglia, isolato dal resto della catena montuosa, su una incantevole valle, la Valtournenche.
Il Cervino (4.478 metri) fu conquistato per la prima volta dal lato svizzero, il 14 luglio 1865, da Edward Whymper e da altri compagni di cordata, quattro dei quali perirono tragicamente durante la discesa. Pochissimi giorni dopo, una cordata interamente italiana, guidata da Jean-Antoine Carrel, lo scalò dal lato italiano. Ancora oggi alpinisti esperti da tutto il mondo si cimentano nella scalata del Cervino. Affidatevi alle guide alpine per vivere al meglio questa emozionante esperienza.
Se siete a Breuil-Cervinia e volete ammirare il Cervino da vicino è possibile salire con gli impianti fino a Plateau Rosa, paradiso dello sci invernale ed estivo.
La funivia permette di raggiungere il comprensorio per sciare, ma è una esperienza da non perdere anche per chi non scia e desidera godersi il panorama, il cielo terso e l’aria frizzante.
Risalendo la Valtournenche, che si imbocca a Châtillon, si comincia già a scorgere il Monte Cervino da Antey-Saint-André. Gli altri comuni si affacciano sulla valle da balconate pianeggianti: Torgnon e La Magdeleine, dalla caratteristica architettura alpina, Chamois, raggiungibile solo in funivia o a piedi, e Valtournenche che ha nel suo territorio la celebre Breuil-Cervinia con la sua vasta area sciistica che si estende fino a Zermatt, in Svizzera.

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  • Naturalistico - Altro

Miniera d’Oro di Chamousira Brusson

Brusson, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Nella stupenda Val d’Ayas un mondo di gallerie sotterrane è stato scavato nel corso dei secoli. Nei pressi del paese di Brusson, a dominare la valle, la miniera di Chamousira è diventata la più importante miniera d’oro della Valle d’Aosta. A partire dal 1899 è stata protagonista di una importante attività estrattiva fatta di sogni, speranze e duro lavoro. Rivivi il viaggio che conduce alla scoperta di questa incredibile miniera e delle sue preziose storie.

La miniera di Chamousira Fenilliaz è la più importante miniera d’oro della Valle d’Aosta.
La scoperta della miniera aurifera di Brusson risale al 1899; è stata attiva dal 1900 fino alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso. Questo giacimento fu sfruttato con un certo successo dalla compagnia inglese “The Evançon Gold Mining Company Limited” tra il 1903 e il 1906. Il permesso di ricerca passò in seguito alla famiglia italiana Rivetti che però ebbe meno fortuna.

La miniera ha un’estensione in sotterraneo di circa 1.600 metri.
In compagnia delle guide, oggi è possibile visitare:

  • la galleria al livello 7 del filone Fenilliaz, lungo un suggestivo percorso sotterraneo scavato nel cuore della montagna;
  • il Museo della Miniera di Chamousira, situato invece in una struttura panoramica che insiste sull’area esterna un tempo occupata dalla teleferica per il trasporto del minerale;
  • il “Centro di documentazione Joseph Herbet”, mostra permanente dove sono esposte alcune interessanti testimonianze fotografiche e cartografie d’epoca.
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  • Cammino - sportivo

Alta Via n. 2 La via naturalistica: un trekking alpino per scoprire flora e fauna

La Thuile, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

L’Alta Via n. 2, denominata alta via naturalistica, è un itinerario escursionistico di eccezionale interesse: buona parte del suo percorso si snoda infatti nei territori del Parco Nazionale del Gran Paradiso e del Parco Regionale del Mont Avic.

Questo itinerario attraversa zone selvagge dai paesaggi suggestivi, dove vivono numerosi esemplari di flora e fauna alpina, anche delle specie più rare, e zone abitate nelle quali è possibile scoprire le origini antiche delle tradizioni e dell’artigianato valdostani e dove poter degustare i prodotti tipici locali. Tracciata lungo la destra orografica della Dora Baltea, l’Alta Via n. 2 è alla portata di tutti poiché si snoda lungo sentieri ben tracciati, con larghezza media di 80 cm., e interamente segnalati. L’escursionista abituato a camminare in montagna potrà percorrerla integralmente, mentre coloro che vogliono provare, per la prima volta, l’esperienza dell’andare per sentieri, potranno percorrerne anche solo qualche breve tratto, più in basso.

L’itinerario conduce da Courmayeur a Donnas, con 14 tappe giornaliere che richiedono in media 3-5 ore di marcia ciascuna, offrendo svariati punti di sosta: campeggi, bivacchi, rifugi, alberghi e posti tappa. Il percorso scende, quasi ad ogni tappa, nel fondovalle dove è possibile usufruire dei servizi dei paesi oppure interrompere il tragitto con rientro in autobus. L’itinerario è percorribile nei mesi estivi e si sviluppa nella media e alta montagna, fra prati, pascoli, boschi e pietraie, mantenendosi ad una quota media di 2.000 metri e raggiungendo talvolta i 3.000 m. (sul Col Loson si sfiorano i 3.300 m.!!).

Qui, dove la natura si mostra ancora intatta, è possibile ammirare la grazia di un camoscio in corsa oppure l’elegante volo dell’aquila reale, o trovarsi circondati da un branco di stambecchi maschi che, nelle ultime ore del giorno, si radunano a brucare l’erba nelle vallette ai piedi delle morene e delle nevi perenni. Il periodo ideale per ammirare la flora è il mese di luglio, quando ha luogo la massima fioritura in montagna. Piccole macchie di fiori dai colori brillanti, che in basso si confonderebbero con la vegetazione più lussureggiante, quassù assumono un particolare valore: rappresentano la vittoria della vita sulla severità dell’ambiente.

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  • Cammino - sportivo

Alta via numero 1 – Via dei giganti: trekking d’alta quota tra le vette più alte d’Europa

Ayas, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

L’Alta Via n. 1, denominata alta via dei giganti, è un itinerario escursionistico dallo scenario incomparabile: si sviluppa infatti ai piedi dei massicci più elevati d’Europa quali il Monte Rosa, il Cervino e il Monte Bianco.

Questo itinerario offre, accanto ai superbi esempi di architettura naturale delle Alpi, basti pensare all’elegante piramide del Cervino, impareggiabili testimonianze di architettura rurale, strettamente legata alla vita degli alpeggi, come le costruzioni tradizionali Walser della Valle di Gressoney e dell’Alta Valle di Ayas. Tracciata lungo la sinistra orografica della Dora Baltea, l’Alta Via n.1 è percorribile da chiunque poiché si snoda lungo sentieri ben tracciati, con larghezza media di 80 cm. e interamente segnalati. L’escursionista abituato a camminare in montagna potrà percorrerla integralmente, mentre coloro che vogliono provare, per la prima volta, l’esperienza dell’andare per sentieri, potranno percorrerne anche solo qualche breve tratto, più in basso.

L’itinerario conduce da Donnas a Courmayeur, con 17 tappe giornaliere che richiedono in media 3-5 ore di marcia ciascuna, offrendo punti di sosta per ogni necessità: campeggi, bivacchi, rifugi, alberghi e dormitori. Il percorso scende, quasi ad ogni tappa, nel fondovalle dove è possibile usufruire dei servizi dei paesi oppure interrompere il tragitto con rientro in autobus. L’itinerario è percorribile nei mesi estivi e si sviluppa nella media e alta montagna, fra prati, pascoli, boschi e pietraie, mantenendosi ad una quota media di 2.000 metri e sfiorando spesso i 3.000 m. (sul Col Malatrà si raggiungono i 2925 m.).

L’elevato valore naturalistico di questi ambienti, che testimoniano il rispetto e l’equilibrio della cultura contadina tradizionale nell’uso delle risorse del territorio, e le alte e celebri montagne, cariche di storia e di imprese, che ne fungono da superba cornice, offrono un quadro d’altri tempi che l’escursionista dovrà semplicemente ammirare ed apprezzare.

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  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Castel Savoia

Gressoney-saint-jean, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

LA FIABESCA RESIDENZA ESTIVA DELLA REGINA MARGHERITA
Realizzato per volere della regina Margherita di Savoia, che soggiornava a Gressoney-Saint-Jean sin dal 1889, il castello sorge nella località denominata Belvedere, da dove domina tutta la vallata fino al ghiacciaio del Lyskamm.
Il maniero presenta un aspetto fiabesco esaltato da cinque torrette perimetrali. A fronte del suo carattere sobrio dato dall’uso della pietra grigia locale, l’interno è riccamente decorato da pitture, boiseries e arredi di ispirazione medievale; frequenti i richiami al fiore della margherita, nome della regina. Del castello si visitano due piani: il pianterreno con i locali da giorno e il piano nobile con gli appartamenti reali, raggiungibile grazie ad un maestoso scalone elicoidale in legno di rovere intagliato e scolpito.
Progettato dall’architetto Emilio Stramucci, capo dell’Ufficio tecnico della Real Casa, il castello si presenta come un grandioso esercizio eclettico fin de siècle. L’edificio evoca un turrito maniero, ingentilito da numerose finestre e da una veranda semicircolare affacciata sulla valle; appare elegante e raffinato nelle sue decorazioni, nelle volute elicoidali dello scalone padronale e negli affreschi a tema floreale. La posa della prima pietra avvenne il 24 agosto 1899; il re Umberto I, assassinato a Monza il 29 luglio 1900, non avrebbe visto la conclusione dei lavori, terminati nel 1904. Tutto fu realizzato su misura da maestranze locali e da artisti di fama. Le pitture interne sono opera del pittore torinese Carlo Cussetti, decoratore del Palazzo Reale di Torino. I soffitti a cassettoni, le boiseries e gli arredi medievaleggianti sono invece opera dell’intagliatore Michele Dellera, fornitore della Casa Reale. Su porte, vetrate e fregi ricorrono alcuni emblemi della casata tra cui il motto “Fert” e il Nodo sabaudo. Un’eclettica “dimora gioiello”: neomedievale, neo-rinascimentale e Art Nouveau, assolutamente all’avanguardia per l’epoca, con termosifoni, acqua riscaldata, impianto di illuminazione elettrica e un collegamento su binario sotterraneo per mettere in comunicazione la sala da pranzo alle cucine situate in un fabbricato separato. La dimora ospitò la regina accompagnata dalla fidata marchesa di Villamarina durante i suoi soggiorni estivi fino al 1925, un anno prima della sua morte. Dopo l’acquisto nel 1937 da parte dell’industriale milanese Ettore Moretti, il castello divenne proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta nel 1981.

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  • Parco

Parco Nazionale Gran Paradiso

Cogne, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è il primo parco nazionale italiano, istituito il 3 dicembre del 1922 “allo scopo di preservare la fauna e la flora e di preservarne le speciali formazioni geologiche, nonché la bellezza del paesaggio”. Situato a cavallo delle regioni Valle d’Aosta e Piemonte, attorno al massiccio del Gran Paradiso, protegge un territorio di 70.000 ettari, prevalentemente montuoso, tutelandone il rilevante valore naturalistico e ambientale.
Il Gran Paradiso è l’unico massiccio montuoso culminante a oltre 4000 metri interamente in territorio italiano. Il parco è interessato da cinque valli principali: Val di Rhêmes, Val di Cogne, Valsavarenche in Valle d’Aosta e Valle dell’Orco e Val Soana in Piemonte.
All’interno del Parco è possibile praticare sci alpinismo con il supporto di guide alpine, effettuare escursioni con le Guide, camminare per i sentieri, visitare il Giardino botanico alpino di Paradisia e i Centri visitatori, che sono dei punti informativi monotematici (il gipeto, lo stambecco, il camoscio, la geologia, i predatori, i mestieri) distribuiti sul territorio dei vari comuni del parco e presenti in ogni valle.
All’interno del parco sono presenti anche numerosi rifugi, a cui si aggiungono i bivacchi per gli alpinisti e per coloro che ne usufruiscono saltuariamente nel rispetto delle regole dettate dal CAI. Ognuno di essi ha diversi periodi di apertura e chiusura e in alcuni è data la possibilità di vitto e/o alloggio.
All’interno del Parco è piuttosto facile incontrare e osservare animali selvatici liberi già nei fondovalle nella stagione invernale ed in primavera, mentre in quella estiva si spostano a quote più alte per alimentarsi ed arrivare ben nutriti al lungo inverno che li aspetta.
Il parco organizza inoltre numerose attività didattico-divulgative rivolte sia alle scuole che ai turisti.
Con il progetto “A piedi tra le nuvole” il Parco promuove una mobilità dolce, regolamentando il traffico automobilistico privato d’estate lungo la strada che conduce al Colle del Nivolet e favorendo gli spostamenti a piedi, in bici e con navetta.
Grazie al progetto Rê.V.E. – Grand Paradis, cofinanziato con il fondo FESR dell’Unione Europea, dal 2012 è disponibile una flotta di biciclette elettriche a pedalata assistita per attraversare il parco, in uno dei sistemi di bike sharing più grandi d’Europa.

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  • Cammino - Altro
  • Cammino - sportivo

Percorso di Barefooting

Morgex, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Il percorso di barefooting di Morgex, situato nella zona del campo sportivo comunale, ha una lunghezza di circa 600 metri e offre un’esperienza sensoriale che coinvolge soprattutto il tatto ma anche gli altri sensi. Si basa sull’esplorazione a piedi nudi degli elementi presenti in natura, sollecitando le capacità sensoriali delle persone durante la camminata. L’esperienza varia in base ai vari materiali che sono stati posati sul terreno: pietra legno erba muschio fango acqua e sabbia ed altri elementi che differiscono a seconda delle stagioni come petali di fiori, aghi di larice, pigne. La disciplina del barefooting può essere praticata da chiunque, unica condizione sono i piedi nudi. Il percorso, inoltre, è anche fattibile dalle persone non vedenti.

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  • Montano

Il Monte Rosa da record

Ayas, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Il gruppo del Monte Rosa è il massiccio montuoso con l’altezza media più elevata delle Alpi. La sua cima più alta, la Punta Dufour (metri 4.634) è la seconda vetta di tutta la catena Alpina.
Ben trenta cime con altezza superiore ai 4.000 metri si innalzano dal massiccio. Le principali, dal Colle del Teodulo andando verso est, sono: il gruppo del Breithorn, che culmina nei 4.165 metri del Breithorn occidentale, i gemelli Polluce (m 4.092) e Castore (m 4.228), il Lyskamm (m 4.527), celebre cresta nevosa, la più elevata del Rosa in territorio valdostano, il Colle del Lys (m 4.153), spettacolare passo alpinistico, la Punta Gnifetti (m 4.554), sulla quale si trova la Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d’Europa, la Zumstein (m 4.563), la Dufour (m 4.634) e la Nordend (m 4.612).
Da Cervinia, nella Valtournenche, si può scalare la vetta del Breithorn, classica meta di avvicinamento all’alpinismo. Da Saint-Jacques, in Val d’Ayas, si può affrontare il Polluce, mentre da Gressoney-La-Trinité, è possibile raggiungere la Punta Gnifetti ed il Castore.
Verso l’ampio massiccio salgono la valle di Ayas e la valle di Gressoney (o valle del Lys), che conducono alla scoperta della cultura Walser, a villaggi dalla caratteristica architettura ed a un importante comprensorio sciistico intervallivo.
La valle di Ayas inizia a Verrès e, attraversati i comuni di Challand-Saint-Victor, Challand-Saint-Anselme e Brusson, culmina ad Ayas, nel cui territorio si trovano le note località turistiche di Champoluc e Antagnod.
Risalendo la valle di Gressoney, da Pont-Saint-Martin, si incontrano Perloz, Fontainemore, Lillianes, Issime, Gaby, Gressoney-Saint-Jean, con il fiabesco Castel Savoia, e Gressoney-La-Trinité.

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  • Parco

Giardini di Villa Seghetti Panichi

Colli Del Tronto, Marche

Il complesso, conosciuto anche con la denominazione di “Villa Odoardi Seghetti”, sorge in prossimità di Castel di Lama sul crinale collinare che, nella bassa vallata del Tronto, guarda la sponda sinistra del fiume e il tracciato storico della via Salaria.
Nel XVIII secolo, inglobando i resti della fortificazione precedente, Odoardo Odoardi fece realizzare la villa, che però all’epoca ancora non possedeva un giardino. Verso la fine del secolo successivo, Vincenzo Carfratelli Seghetti acquistòla villa e fece realizzare il giardino, tra il 1875 e i 1890, affidandolo a un personaggio di spicco nell’ambito europeo: il grande paesaggista tedesco Ludwig Winter.
Il parco è testimonianza del suo grande amore per i palmizi. Si può ammirare un raro esemplare di Jubaea spectabilis, numerose Phoenix canariensis e Ph. dactilifera, Heritea armata dal color blu argento, monumentali Washingtonia filifera, Chamaerops humilis e gruppi di Yucca gloriosa e Cordyline australis.
Il parco si segnala come il primo giardino storico italiano
con rilevamenti di vaste aree bioenergetiche. I rilevamenti di elettromagnetismo sono durati due anni. Camminando in una piacevole cornice naturale e sostando in luoghi calmi e rasserenanti, si può usufruire di un percorso che suggerisce al visitatore una verifica concreta dei particolari effetti benefici generati dalle varie specie di piante. Alcune sono tipiche del paesaggio marchigiano, per esempio faggi rossi e querce. Altre, soprattutto attorno al morbido laghetto, sono orientali: dorati Ginkgo biloba, Prunus rosa del Giappone che, primi a fiorire, sono messaggeri della primavera, un leggero Taxodium disticum ed una Sophora japonica ‘Pendula’. Nello specchio d’acqua inoltre vivono ninfee e fiori di loto bianchi.
Sul retro, in mezzo ad un laghetto, si erge una delicata statua di travertino settecentesca raffigurante Venere e Amore che si cingono la mano.
Come in ogni giardino di Winter, infine, anche qui esiste un piccolo angolo dedicato alla meditazione: il “romitorio”, luogo che offre pace e interiorizzazione a ciascun visitatore.

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