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agnone, bagnoli del trigno, capracotta, carovilli, macchia d'isernia, monteroduni, pescolanciano, pietrabbondante, san pietro avellana, scapoli, vastogirardi

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Il cerro e l’abete bianco sono per l’Alto Molise quello che l’acero è per il Canada. Un simbolo, che identifica un territorio richiamando subito alla memoria immagini di montagne coperte da boschi incontaminati. Accade soprattutto nella zona di Serra di Staffoli e di Selva di Castiglione per il cerro, e di Collemeluccio e Pecopennataro per l’abete bianco, e nei dintorni di Prato Gentile, come già di per sé ispira il toponimo, sono sostituite da praterie invase da un’eccezionale varietà floristica che nella bella stagione è un vero inno al colore con il Giardino della Flora Appenninica, uno dei rari esempi di “orto botanico naturale” esistenti in Italia vasto circa 10 ettari.

L’Alto Molise, compreso fra l’area urbana di Isernia e le province di Chieti e dell’Aquila, è così: una terra incontaminata, di montagne ispide percorse dai Tratturi, le antiche “autostrade verdi” della transumanza, che conducono verso borghi ricchi di storia e di splendidi monumenti, santuari, chiese, opere d’arte e architettoniche, dove ancora oggi si portano avanti tradizioni legate a prodotti artigianali ed enogastronomici, frutto di sapienza da esportazione.

Magari sotto forma di gigantesche campane, come accade da secoli ad Agnone, dove per le stradine del centro storico può ancora capitare di sentire riecheggiare i colpi del fabbro che plasma e fonde queste autentiche opere d’arte. Per scoprire i segreti di questo affascinante mestiere si può visitare il Museo Storico della Campana “Giovanni Paolo II” e la millenaria Fonderia Marinelli. Se poi si capita da queste parti nel mese di dicembre, e in particolare il giorno 24, si può assistere al rito igneo della N’Docciata, il “fiume del fuoco sacro”, sfilata di grandi torce portate a spalla da più di ottocento figuranti.

Temperature ben più rigide si trovano salendo a 1421 metri di quota, a Capracotta, rinomata stazione per lo sci di fondo.

Pietrabbondante, circondata da boschi irrigati da ruscelli e torrenti, è invece meta di appassionati di archeologia, a sud dell’abitato, sul pendio di Monte Saraceno, sorge un complesso di culto edificato dai Sanniti costituito da un tempio, due edifici e un teatro, forse l’esempio meglio conservato d’Italia risalente a quell’epoca.

Il momento migliore per andare a San Pietro Avellana è invece la seconda domenica di agosto, quando il borgo, parte dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo, si anima per la Fiera del Tartufo Nero, kermesse cultural-gastronomica di grande richiamo anche per chi viene da Marche e Abruzzo. Se il viaggio è programmato in autunno, è l’1 novembre la data da segnare in calendario, per l’appuntamento fisso con la Mostra Mercato del Tartufo Bianco. Fra gli altri prodotti tipici dell’Alto Molise, che si distinguono sempre per la loro genuinità, ci sono i vini Doc Pentro d’Isernia, l’IGT Rotae e Tintilia, la Scamorza e la Soppressata molisana, il Caciocavallo di Agnone, il Burrino e la Stracciata.

Altre piccole sorprese le riservano Vastogirardi, un paradiso naturale grazie alla Riserva Naturale Orientata di Montedimezzo – Collemeluccio, Riserva MAB dell’Unesco, ideale per escursioni slow e decisamente a impatto zero; Carovilli, fra portali, lavatoi e fontane scolpiti nella pietra, e Pescolanciano, che per la sua posizione geografica è definito come “la porta dell’Alto Molise”. Situato lungo il tratturo Castel di Sangro-Lucera, si presenta con una serie di viuzze strette attorno al millenario Castello D’Alessandro, originale per la sua pianta esagonale e a strapiombo su uno sperone di roccia inaccessibile.

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Museo Storico della Campana - Pontificia Fonderia Marinelli

Agnone, Molise

2 elementi Cosa fare e vedere

  • Museo

Museo Storico della Campana – Pontificia Fonderia Marinelli

Agnone, Molise

MUSEO STORICO DELLA CAMPANA
Il museo Storico della Campana “Giovanni Paolo II” nasce nel 1999 ed è attiguo alla Fonderia Marinelli, che opera in Agnone sin dal medioevo. Sono documentate origine, storia e tradizioni, riferite alle campane ed è esposta la più vasta collezione al mondo di bronzi sacri tra cui la preziosissima “campana dell’anno mille”. Inoltre vi sono conservati studi, manoscritti, antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese, del 1664, del “de tintinnabulis”, opera definita la “bibbia” dell’arte campanaria. Grande spazio è dedicato ai grandi avvenimenti del XX secolo che sono commentati dall’opera dei fonditori Marinelli attraverso testimonianze fotografiche e campane commemorative.

Molto significativi sono i ricordi che legano la famiglia Marinelli ai papi del XX sec. a partire da Pio XI che la onorò del Brevetto Pontificio, a Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II, che visitò la fonderia il 19 Marzo del 1995. Il Museo Storico della Campana dispone inoltre di un’ampia sala per esposizioni e convegni, un riferimento internazionale aperto a qualsiasi incontro culturale. Sempre all’interno del Museo troviamo la biblioteca, l’archivio, la videoteca, lo spazio proiezioni, che sono fucina di lavoro e di studio sull’arte delle campane, dove si confrontano studiosi e fonditori per discutere sulle attività di formazione professionale e per approfondire diversi campi di ricerca.

PONTIFICIA FONDERIA MARINELLI
Una storia lunga oltre 1000 anni quella della Pontificia Fonderia Marinelli che ha visto alternarsi momenti di difficoltà a momenti di grandi soddisfazioni. Su tutte forse l’esperienza più significativa risale al 1924, anno in cui Papa Pio XI concesse alla famiglia Marinelli il privilegio di effigiarsi dello Stemma Pontificio e alla storica visita del 19 marzo 1995 di San Giovanni Paolo II. Campane Marinelli è situata ad Agnone, comune italiano di circa 5.200 abitanti in provincia di Isernia in Molise. Antica città sannita, è sede di quello che si presume sia il più antico stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane. Nell’anno 1954 il Presidente della Repubblica consegna alla famiglia Marinelli la medaglia d’oro “quale premio ambitissimo alla Ditta più anziana per attività e fedeltà al lavoro in campo Nazionale. Da allora sono trascorsi 50 anni ed il lavoro dei fonditori Marinelli prosegue inalterato sia per la tecnica di produzione, che è quella del Medioevo, sia per la perizia, la passione e la professionalità cui ci si dedica da 18 secoli. La Pontificia Fonderia è l’unica sopravvissuta tra le dinastie dei numerosi fonditori di campane di Agnone che da otto secoli, si tramanda ininterrottamente, di padre in figlio, quest’arte antica. Proprio nel Museo Marinelli è infatti conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole sia stata fusa 1000 anni fa, ad Agnone.

AGNONE
L’attuale centro abitato di Agnone, di origine sannitica, sarebbe sorto sull’antica Aquilonia. Nel corso dei secoli Agnone è stata feudo dei Borrello, dei Carbonara, degli Angioini, dei Carafa, dei Gonzaga e dei Caracciolo. Notevole l’architettura e l’arte dei numerosi edifici religiosi: da visitare la chiesa madre dedicata a San Marco (XI sec.), intorno alla quale si sviluppò il centro medioevale di Agnone; la chiesa di Sant’ Antonio Abate, con campanile settecentesco; la chiesa intitolata a San Francesco con pregevoli opere; la chiesa di Sant’Emidio che conserva tredici statue lignee del XVII secolo raffiguranti Cristo e gli Apostoli. Tra le costruzioni civili, meritano menzione Casa Nuonno con la bottega orafa, Casa Apollonio e Palazzo Fioriti, che presentano interessanti elementi decorativi.

La N’DOCCIATA
Altamente spettacolare e di assoluto rilievo demologico è il rito igneo denominato ‘Ndocciata, che si svolge il giorno 8 dicembre e il giorno 24 dicembre, consistente in una lunga sfilata di ‘ndoccie (torce) per le vie del paese. Le ‘ndocce agnonesi sono strutture dalla caratteristica forma a ventaglio, composte da polifiaccole (sono marginalmente in uso, ad inizio sfilata, anche monotorce) di numero variabile, sempre pari, fino a esemplari costituiti da venti fuochi e oltre. Tali ‘ndocce, che riecheggiano antichi culti mitraici, vengono trasportate da uno o due portatori in costume contadino. I portatori (‘ndocciari) introducono la testa tra le fiaccole, afferrandone saldamente due e tenendo in equilibrio l’intera struttura. Durante la sfilata, gli ‘ndocciari eseguono la ruotata, ossia una piroetta con cui, compiendo una rotazione completa su se stessi, mostrano lo splendore delle fiaccole e fanno sì che il fuoco formi spettacolari strisce di luce. Il materiale usato per la fabbricazione delle ‘ndocce di Agnone è l’abete bianco, una pianta resinosa e di facile combustione, rintracciabile nei boschi e nelle fustaie circostanti. Da qualche anno un Museo Permanente delle ‘Ndocce è stato aperto in un locale in Via Caracciolo, in prossimità di Piazza Plebiscito. L’evento richiama un numerosissimo numero di visitatori ed è stato riproposto in altri contesti nazionali: Roma Piazza San Pietro Roma – Milano Zona Navigli.

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  • Riserva

Riserva MaB Unesco Collemeluccio – Montedimezzo

Vastogirardi, Molise

La Riserva MaB di Collemeluccio-Montedimezzo si trova nell’Alto Molise, cioè nella parte più interna della regione, caratterizzata dalla natura incontaminata e da paesaggi di grande fascino, ove anche i costumi e le tradizioni locali sono ben conservati. Collemuccio è stata la prima riserva naturale, nell’anno 1977, tra i siti italiani, ad essere registrata come Riserva Biosfera Unesco MAB (Man an Biosphere Programme).
Ha una estensione di 654 ettari ed è costituita da due nuclei (Collemeluccio e Montedimezzo) che distano tra loro circa 15 Km ed evidenziati, ciascuno, da peculiari caratteristiche geomorfologiche e vegetazionali. Nel 2014 l’Unesco ha approvato l’ampliamento dell’area del progetto della riserva includendo sette comuni: Carovilli, Chiauci, Pescolanciano, Pietrabbondante, San Pietro Avellana, Vastogirardi. (Considerata la numerosità dei comuni si fa riferimento per le coordinate geografiche al sito di Montedimezzo – comune di Vastogirardi) – in particolare al punto di ingresso della riserva di Montedimezzo). Tale ampliamento è stato voluto dal Consorzio Asso Mab Alto Molise, composto dal Corpo Forestale dello Stato, dalla Regione Molise, dall’Università del Molise e dai sette comuni citati.

IL NUCLEO DI COLLEMELUCCIO
Il bosco di abete bianco di Collemeluccio, acquistato nel 1628 dalla nobildonna desiderata Melucci, dalla quale sembra derivi il nome, fu da costei portato in dote quando andò in sposa al Duca D’Alessandro di Pescolanciano. Nel 1895 il bosco fu espropriato dal Banco di Napoli e venduto in tre blocchi ad altrettante famiglie benestanti della zona. Negli anni che seguirono fu frazionato più volte per successioni ereditarie finché, a partire dal 1968, l’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali ha iniziato un’intensa attività di ricomposizione fondiaria che ha portato fino al 1977 (anno di soppressione dell’A.S.F.D.) alla formazione di un consistente nucleo di 363 ettari a fronte dei circa 500 ettari dell’abetina originaria. L’auspicio è che nel prossimo futuro possa ricomporsi per intero l’antica foresta. Nel 1971 parte del bosco (ettari 187) divenne Riserva Naturale Orientata. Nel 1977 ulteriori 160 ha furono dichiarati Bosco da Seme-Riserva Biogenetica. Infine, con D.M. 23/12/1977 tutti i 363 ettari furono inseriti, insieme con il nucleo di Montedimezzo, in un’unica Riserva della Biosfera. La specie vegetale maggiormente diffusa è l’abete bianco , associato al cerro ed in minor misura al faggio; altre specie forestali sono il carpino bianco, l’acero campestre e il frassino maggiore Nel sottobosco rigoglioso si trovano il biancospino, l’agrifolio, il prugnolo, il nocciolo, e il salice. Nelle radure e lungo i margini frequenti sono i meli, i peri selvatici e i sorbi. La fauna comprende: cinghiale, lepre, tasso, martora, donnola, faina, volpe, poiana, gufo, barbagianni, scoiattolo, ghiro, ghiandaia e molti passeracei. Nel fiume Trigno e nel torrente Salcitaro vive il gambero di fiume.

IL NUCLEO DI MONTEDIMEZZO
Il complesso forestale di Montedimezzo-Feudozzo-Pennataro, esteso circa 1.170 ettari, di proprietà degli Angioini dal 1200, fu acquistato nel 1606 dai Monaci Certosini di Napoli che lo conservarono fino al 1799 quando, in seguito alle leggi eversive della feudalità e sui beni ecclesiastici, entrò a far parte del regio patrimonio della Casa Borbonica e, con regio decreto n. 981 del 12 giugno 1825, fu dichiarato Reale Riserva di Caccia. Con l’Unità di Italia, fu incamerato dallo Stato che lo affidò in gestione all’ex Amministrazione Forestale (legge n. 376/1908) e, come beni dello Stato dichiarati inalienabili, fu trasferito all’Azienda Speciale del Demanio Forestale (1910) che tuttora lo gestisce ad eccezione della foresta di Pennataro che è foresta della regione Molise dal 1975 e di quella di feudozzo, rimasta in proprietà alla regione Abruzzo. Il bosco è formato da cerro e da faggio. Nella fascia del cerro è presente una ricca gamma di specie secondarie che, ove il cerro è rado, assume il ruolo di soprassuolo principale ed è rappresentato da carpino bianco, frassino maggiore, aceri, noccioli, agrifoglio, peri selvatici e meli. In tali situazioni nel passato sono stati eseguiti massicci coniferamenti a prevalenza di abete bianco. Nell’arboreto che si sviluppa all’ingresso della riserva, fino alle infrastrutture ricettive a forma di anfiteatro e le cui origini risalgono agli anni ’20, si annoverano molte altre specie sia indigene che esotiche. La fauna è del tutto simile a quella descritta per il nucleo di Collemeluccio, almeno per le specie superiori.

Nella riserva l’accesso è consentito per fini educativi, oltre che per motivi di studio e di vigilanza. Pertanto, le visite guidate sono di norma e si possono prenotare presso l’Ufficio Amministrazione dell’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali di Isernia sito in Via bellini, oppure presso il Comando Stazione Forestale di Montedimezzo (tel/fax 0865.940134).

Nel nucleo di Montedimezzo è allestito un centro visitatori che ospita un interessante museo suddiviso in tre sezioni: la prima sezione è dedicata ai legni delle due foreste di Collemeluccio e Montedimezzo e dintorni; la seconda è dedicata alla geologia di questi luoghi, con una discreta raccolta di rocce e minerali; la terza è dedicata alla fauna locale. Nel centro sono altresì esposti attrezzi forestali e altri oggetti attinenti alla cultura e alle tradizioni locali per quanto attiene al settore silvo-pastorale. Presso il nucleo di Collemeluccio è ripetuta in tono minore l’esposizione appena descritta.

Nella riserva è altresì consentita l’attività di campeggio per gruppi organizzati ed a scopo educativo. La riserva è aperta alla fruizione da parte di disabili nel sentiero colle S. Biagio (2,6KM). I due nuclei storici della riserva contano mediamente 25.000 visitatori annui. I principali visitatori sono le scuole e i gli occasionali, soprattutto d’estate. Oltre a essere importanti aree per la conservazione della biodiversità, sono anche luoghi ideali per educare le giovani generazioni al rispetto della natura e all’uso oculato delle risorse del territorio, fungendo da aule all’aperto, nonché siti privilegiati per attivare ricerche scientifiche su flora e fauna, grazie a rapporti di collaborazione con università italiane e straniere. Le due aree sono fruibili grazie a un’ampia rete sentieristica (in particolare, il sentiero Colle San Biagio, a Montedimezzo, garantisce l’accessibilità ai portatori di handicap), lungo la quale periodicamente si organizzano anche gare di orientering, corsa podistica e mountain bike, ad aree pic-nic e a zone adibite a campeggi su richiesta. La Riserva MaB si caratterizza, inoltre, per essere: un luogo di eccellenza in cui testare e applicare idee innovative per lo sviluppo sostenibile che fungano anche da supporto “logistico” per la ricerca, il monitoraggio, l’educazione e la formazione attiva; un sito in cui unire conoscenza scientifica e governance partecipata per limitare la perdita di biodiversità, migliorare le locali condizioni economiche, sociali e culturali in un quadro di sostenibilità ambientale; un’area con una fondamentale funzione di spazi educativi e di modello locale, in cui innovazione e buone pratiche siano condivise a livello globale nella Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera. Nell’area sono state individuate circa 900 specie di flora vascolare (oltre 1/3 di quelle dell’intero Molise) appartenenti a 900 famiglie e 400 generi. Per la flora le specie di particolare interesse conservazionistico sono 80. Per la fauna sono state individuate 196 specie (anfibi, rettili, invertebrati, uccelli e mammiferi) di cui 58 specie di particolare interesse.

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  • Museo

Museo Storico della Campana – Pontificia Fonderia Marinelli

Agnone, Molise

MUSEO STORICO DELLA CAMPANA
Il museo Storico della Campana “Giovanni Paolo II” nasce nel 1999 ed è attiguo alla Fonderia Marinelli, che opera in Agnone sin dal medioevo. Sono documentate origine, storia e tradizioni, riferite alle campane ed è esposta la più vasta collezione al mondo di bronzi sacri tra cui la preziosissima “campana dell’anno mille”. Inoltre vi sono conservati studi, manoscritti, antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese, del 1664, del “de tintinnabulis”, opera definita la “bibbia” dell’arte campanaria. Grande spazio è dedicato ai grandi avvenimenti del XX secolo che sono commentati dall’opera dei fonditori Marinelli attraverso testimonianze fotografiche e campane commemorative.

Molto significativi sono i ricordi che legano la famiglia Marinelli ai papi del XX sec. a partire da Pio XI che la onorò del Brevetto Pontificio, a Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II, che visitò la fonderia il 19 Marzo del 1995. Il Museo Storico della Campana dispone inoltre di un’ampia sala per esposizioni e convegni, un riferimento internazionale aperto a qualsiasi incontro culturale. Sempre all’interno del Museo troviamo la biblioteca, l’archivio, la videoteca, lo spazio proiezioni, che sono fucina di lavoro e di studio sull’arte delle campane, dove si confrontano studiosi e fonditori per discutere sulle attività di formazione professionale e per approfondire diversi campi di ricerca.

PONTIFICIA FONDERIA MARINELLI
Una storia lunga oltre 1000 anni quella della Pontificia Fonderia Marinelli che ha visto alternarsi momenti di difficoltà a momenti di grandi soddisfazioni. Su tutte forse l’esperienza più significativa risale al 1924, anno in cui Papa Pio XI concesse alla famiglia Marinelli il privilegio di effigiarsi dello Stemma Pontificio e alla storica visita del 19 marzo 1995 di San Giovanni Paolo II. Campane Marinelli è situata ad Agnone, comune italiano di circa 5.200 abitanti in provincia di Isernia in Molise. Antica città sannita, è sede di quello che si presume sia il più antico stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane. Nell’anno 1954 il Presidente della Repubblica consegna alla famiglia Marinelli la medaglia d’oro “quale premio ambitissimo alla Ditta più anziana per attività e fedeltà al lavoro in campo Nazionale. Da allora sono trascorsi 50 anni ed il lavoro dei fonditori Marinelli prosegue inalterato sia per la tecnica di produzione, che è quella del Medioevo, sia per la perizia, la passione e la professionalità cui ci si dedica da 18 secoli. La Pontificia Fonderia è l’unica sopravvissuta tra le dinastie dei numerosi fonditori di campane di Agnone che da otto secoli, si tramanda ininterrottamente, di padre in figlio, quest’arte antica. Proprio nel Museo Marinelli è infatti conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole sia stata fusa 1000 anni fa, ad Agnone.

AGNONE
L’attuale centro abitato di Agnone, di origine sannitica, sarebbe sorto sull’antica Aquilonia. Nel corso dei secoli Agnone è stata feudo dei Borrello, dei Carbonara, degli Angioini, dei Carafa, dei Gonzaga e dei Caracciolo. Notevole l’architettura e l’arte dei numerosi edifici religiosi: da visitare la chiesa madre dedicata a San Marco (XI sec.), intorno alla quale si sviluppò il centro medioevale di Agnone; la chiesa di Sant’ Antonio Abate, con campanile settecentesco; la chiesa intitolata a San Francesco con pregevoli opere; la chiesa di Sant’Emidio che conserva tredici statue lignee del XVII secolo raffiguranti Cristo e gli Apostoli. Tra le costruzioni civili, meritano menzione Casa Nuonno con la bottega orafa, Casa Apollonio e Palazzo Fioriti, che presentano interessanti elementi decorativi.

La N’DOCCIATA
Altamente spettacolare e di assoluto rilievo demologico è il rito igneo denominato ‘Ndocciata, che si svolge il giorno 8 dicembre e il giorno 24 dicembre, consistente in una lunga sfilata di ‘ndoccie (torce) per le vie del paese. Le ‘ndocce agnonesi sono strutture dalla caratteristica forma a ventaglio, composte da polifiaccole (sono marginalmente in uso, ad inizio sfilata, anche monotorce) di numero variabile, sempre pari, fino a esemplari costituiti da venti fuochi e oltre. Tali ‘ndocce, che riecheggiano antichi culti mitraici, vengono trasportate da uno o due portatori in costume contadino. I portatori (‘ndocciari) introducono la testa tra le fiaccole, afferrandone saldamente due e tenendo in equilibrio l’intera struttura. Durante la sfilata, gli ‘ndocciari eseguono la ruotata, ossia una piroetta con cui, compiendo una rotazione completa su se stessi, mostrano lo splendore delle fiaccole e fanno sì che il fuoco formi spettacolari strisce di luce. Il materiale usato per la fabbricazione delle ‘ndocce di Agnone è l’abete bianco, una pianta resinosa e di facile combustione, rintracciabile nei boschi e nelle fustaie circostanti. Da qualche anno un Museo Permanente delle ‘Ndocce è stato aperto in un locale in Via Caracciolo, in prossimità di Piazza Plebiscito. L’evento richiama un numerosissimo numero di visitatori ed è stato riproposto in altri contesti nazionali: Roma Piazza San Pietro Roma – Milano Zona Navigli.

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Riserva MaB Unesco Collemeluccio – Montedimezzo

Vastogirardi, Molise

La Riserva MaB di Collemeluccio-Montedimezzo si trova nell’Alto Molise, cioè nella parte più interna della regione, caratterizzata dalla natura incontaminata e da paesaggi di grande fascino, ove anche i costumi e le tradizioni locali sono ben conservati. Collemuccio è stata la prima riserva naturale, nell’anno 1977, tra i siti italiani, ad essere registrata come Riserva Biosfera Unesco MAB (Man an Biosphere Programme).
Ha una estensione di 654 ettari ed è costituita da due nuclei (Collemeluccio e Montedimezzo) che distano tra loro circa 15 Km ed evidenziati, ciascuno, da peculiari caratteristiche geomorfologiche e vegetazionali. Nel 2014 l’Unesco ha approvato l’ampliamento dell’area del progetto della riserva includendo sette comuni: Carovilli, Chiauci, Pescolanciano, Pietrabbondante, San Pietro Avellana, Vastogirardi. (Considerata la numerosità dei comuni si fa riferimento per le coordinate geografiche al sito di Montedimezzo – comune di Vastogirardi) – in particolare al punto di ingresso della riserva di Montedimezzo). Tale ampliamento è stato voluto dal Consorzio Asso Mab Alto Molise, composto dal Corpo Forestale dello Stato, dalla Regione Molise, dall’Università del Molise e dai sette comuni citati.

IL NUCLEO DI COLLEMELUCCIO
Il bosco di abete bianco di Collemeluccio, acquistato nel 1628 dalla nobildonna desiderata Melucci, dalla quale sembra derivi il nome, fu da costei portato in dote quando andò in sposa al Duca D’Alessandro di Pescolanciano. Nel 1895 il bosco fu espropriato dal Banco di Napoli e venduto in tre blocchi ad altrettante famiglie benestanti della zona. Negli anni che seguirono fu frazionato più volte per successioni ereditarie finché, a partire dal 1968, l’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali ha iniziato un’intensa attività di ricomposizione fondiaria che ha portato fino al 1977 (anno di soppressione dell’A.S.F.D.) alla formazione di un consistente nucleo di 363 ettari a fronte dei circa 500 ettari dell’abetina originaria. L’auspicio è che nel prossimo futuro possa ricomporsi per intero l’antica foresta. Nel 1971 parte del bosco (ettari 187) divenne Riserva Naturale Orientata. Nel 1977 ulteriori 160 ha furono dichiarati Bosco da Seme-Riserva Biogenetica. Infine, con D.M. 23/12/1977 tutti i 363 ettari furono inseriti, insieme con il nucleo di Montedimezzo, in un’unica Riserva della Biosfera. La specie vegetale maggiormente diffusa è l’abete bianco , associato al cerro ed in minor misura al faggio; altre specie forestali sono il carpino bianco, l’acero campestre e il frassino maggiore Nel sottobosco rigoglioso si trovano il biancospino, l’agrifolio, il prugnolo, il nocciolo, e il salice. Nelle radure e lungo i margini frequenti sono i meli, i peri selvatici e i sorbi. La fauna comprende: cinghiale, lepre, tasso, martora, donnola, faina, volpe, poiana, gufo, barbagianni, scoiattolo, ghiro, ghiandaia e molti passeracei. Nel fiume Trigno e nel torrente Salcitaro vive il gambero di fiume.

IL NUCLEO DI MONTEDIMEZZO
Il complesso forestale di Montedimezzo-Feudozzo-Pennataro, esteso circa 1.170 ettari, di proprietà degli Angioini dal 1200, fu acquistato nel 1606 dai Monaci Certosini di Napoli che lo conservarono fino al 1799 quando, in seguito alle leggi eversive della feudalità e sui beni ecclesiastici, entrò a far parte del regio patrimonio della Casa Borbonica e, con regio decreto n. 981 del 12 giugno 1825, fu dichiarato Reale Riserva di Caccia. Con l’Unità di Italia, fu incamerato dallo Stato che lo affidò in gestione all’ex Amministrazione Forestale (legge n. 376/1908) e, come beni dello Stato dichiarati inalienabili, fu trasferito all’Azienda Speciale del Demanio Forestale (1910) che tuttora lo gestisce ad eccezione della foresta di Pennataro che è foresta della regione Molise dal 1975 e di quella di feudozzo, rimasta in proprietà alla regione Abruzzo. Il bosco è formato da cerro e da faggio. Nella fascia del cerro è presente una ricca gamma di specie secondarie che, ove il cerro è rado, assume il ruolo di soprassuolo principale ed è rappresentato da carpino bianco, frassino maggiore, aceri, noccioli, agrifoglio, peri selvatici e meli. In tali situazioni nel passato sono stati eseguiti massicci coniferamenti a prevalenza di abete bianco. Nell’arboreto che si sviluppa all’ingresso della riserva, fino alle infrastrutture ricettive a forma di anfiteatro e le cui origini risalgono agli anni ’20, si annoverano molte altre specie sia indigene che esotiche. La fauna è del tutto simile a quella descritta per il nucleo di Collemeluccio, almeno per le specie superiori.

Nella riserva l’accesso è consentito per fini educativi, oltre che per motivi di studio e di vigilanza. Pertanto, le visite guidate sono di norma e si possono prenotare presso l’Ufficio Amministrazione dell’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali di Isernia sito in Via bellini, oppure presso il Comando Stazione Forestale di Montedimezzo (tel/fax 0865.940134).

Nel nucleo di Montedimezzo è allestito un centro visitatori che ospita un interessante museo suddiviso in tre sezioni: la prima sezione è dedicata ai legni delle due foreste di Collemeluccio e Montedimezzo e dintorni; la seconda è dedicata alla geologia di questi luoghi, con una discreta raccolta di rocce e minerali; la terza è dedicata alla fauna locale. Nel centro sono altresì esposti attrezzi forestali e altri oggetti attinenti alla cultura e alle tradizioni locali per quanto attiene al settore silvo-pastorale. Presso il nucleo di Collemeluccio è ripetuta in tono minore l’esposizione appena descritta.

Nella riserva è altresì consentita l’attività di campeggio per gruppi organizzati ed a scopo educativo. La riserva è aperta alla fruizione da parte di disabili nel sentiero colle S. Biagio (2,6KM). I due nuclei storici della riserva contano mediamente 25.000 visitatori annui. I principali visitatori sono le scuole e i gli occasionali, soprattutto d’estate. Oltre a essere importanti aree per la conservazione della biodiversità, sono anche luoghi ideali per educare le giovani generazioni al rispetto della natura e all’uso oculato delle risorse del territorio, fungendo da aule all’aperto, nonché siti privilegiati per attivare ricerche scientifiche su flora e fauna, grazie a rapporti di collaborazione con università italiane e straniere. Le due aree sono fruibili grazie a un’ampia rete sentieristica (in particolare, il sentiero Colle San Biagio, a Montedimezzo, garantisce l’accessibilità ai portatori di handicap), lungo la quale periodicamente si organizzano anche gare di orientering, corsa podistica e mountain bike, ad aree pic-nic e a zone adibite a campeggi su richiesta. La Riserva MaB si caratterizza, inoltre, per essere: un luogo di eccellenza in cui testare e applicare idee innovative per lo sviluppo sostenibile che fungano anche da supporto “logistico” per la ricerca, il monitoraggio, l’educazione e la formazione attiva; un sito in cui unire conoscenza scientifica e governance partecipata per limitare la perdita di biodiversità, migliorare le locali condizioni economiche, sociali e culturali in un quadro di sostenibilità ambientale; un’area con una fondamentale funzione di spazi educativi e di modello locale, in cui innovazione e buone pratiche siano condivise a livello globale nella Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera. Nell’area sono state individuate circa 900 specie di flora vascolare (oltre 1/3 di quelle dell’intero Molise) appartenenti a 900 famiglie e 400 generi. Per la flora le specie di particolare interesse conservazionistico sono 80. Per la fauna sono state individuate 196 specie (anfibi, rettili, invertebrati, uccelli e mammiferi) di cui 58 specie di particolare interesse.

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Eventi

Mostra Mercato Tartufo Bianco

Fiera

Comune: San Pietro Avellana

Mese di inizio: Novembre

Durata: 2 Giorni

Visita il sito

La ‘Ndocciata

Culturale

Comune: Agnone

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 2 Giorni

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Mostra Mercato Tartufo Bianco

Fiera

Comune: San Pietro Avellana

Mese di inizio: Novembre

Durata: 2 Giorni

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La ‘Ndocciata

Culturale

Comune: Agnone

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 2 Giorni

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