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Si dividono fra le province di Asti e Cuneo quelle terre preziose di Langhe-Roero e Monferrato che producono vini di qualità, dal 2014 Patrimonio dell’Umanità in virtù della bellezza dei loro paesaggi, della storia, dell’arte e della “cultura del vino” che qui si concentrano. Barolo, Barbaresco, Asti Spumante e Barbera d’Asti sprigionano quel ricco patrimonio di saperi e tecniche basati sulla profonda conoscenza dei vitigni coltivati da secoli su queste colline. Quattro quelli principe: Nebbiolo, Moscato Bianco e Barbera.

Vini da intenditori che richiamano piatti e prodotti altrettanto importanti, come per esempio il tartufo bianco di Alba, in onore del quale ogni anno si tengono una Fiera Internazionale che fa parlare di sé in tutto il mondo, così come l’asta che si tiene nella prestigiosa cornice del Castello di Grinzane Cavour. Non poteva dunque che trovarsi in questo contesto vocato al buon cibo e al vino superbo, a Pollenzo, nel Comune di Bra, provincia di Cuneo, l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, primo ateneo al mondo interamente dedicato alla cultura del cibo, affiancata dalla Banca del Vino, posto unico al mondo in cui si possono conoscere e degustare le produzioni vinicole più significative di un’intera realtà nazionale.

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Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba

Alba, Piemonte

10 elementi Cosa fare e vedere

  • Arti, Saperi e Sapori

Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba

Alba, Piemonte

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba è una delle principali vetrine dell’alta gastronomia e delle eccellenze italiane, nonché la più importante fiera dedicata al tartufo al mondo.
Cuore della Fiera, ogni sabato e domenica di ottobre e novembre è il Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba; al suo interno c’è l’Alba Truffle Show, uno spazio dedicato all’incontro e alla condivisione, con gli Show Cooking dei grandi chef, angoli dedicati all’assaggio e all’analisi dei diversi tipi di tartufo, le “Wine Tasting Experiences”, gemellaggi con territori d’eccellenza enogastronomica tra le colline di Langhe, Roero e Monferrato, incontri e dibattiti con ospiti illustri.
La prima domenica di ottobre si corre il Palio degli Asini, la pazza corsa di ciuchini che vede i nove borghi della città sfidarsi per la conquista del drappo. Il Palio è preceduto dalla sfilata storica con oltre mille figuranti, durante la quale ciascun borgo propone un episodio storico
di ispirazione medioevale.
Nel tempo è diventata molto più di una fiera enogastronomica; oggi trovano spazio anche folklore e grandi rievocazioni storiche, mentre si conferma e amplia la sua funzione didattica con spazi dedicati ai bambini e alle famiglie. Inoltre, vengono organizzati in concomitanza eventi culturali e musicali, con mostre e concerti di prestigio.

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  • Festival

Collisioni, Il Festival AgriRock

Barolo, Piemonte

Collisioni è un’esperienza culturale, un villaggio itinerante fatto di decina di migliaia di persone che ogni anno si ritrovano in collina.
La prima edizione del festival nacque da un gruppo di ragazzi che per 5 mesi “colonizzò” il paese di Novello per discutere di letteratura e preparare il programma del festival. Aderirono molti artisti tra cui Jovanotti a cui fu chiesto di pagarsi il volo per partecipare. Parteciparono anche centinaia di funamboli, fumettisti, mimi, e il pubblico fu circa di 10.000 persone.
Il festival si svolge in collina, nel cuore della Langhe, a Barolo, un paese di 700 anime trasformato per tre
giorni in un grande palcoscenico non-stop dove ogni piazza e via si anima di incontri, installazioni artistiche, performance musicali e teatrali. Un’esperienza che ha luogo nella cornice straordinaria delle Langhe, con una vista mozzafiato sulle colline, dove il pubblico diventa parte di una grande comunità e vive insieme per alcuni giorni ascoltando gli incontri, i dibattiti giornalieri, i concerti serali nello splendido anfiteatro naturale della collina dei Cannubi. A Collisioni la musica e la letteratura sono due forme narrative diverse, ma ugualmente importanti.
Negli anni Collisioni ha ospitato centinaia di artisti, fra cui: Alessandro Baricco, Jovanotti, Andrea Bajani, Efrain Medina Reyes, Sergio Staino, Antonio Scurati, Morgan, Ryoko Ikeda, Dan Fante, Vinicio Capossela, Paolo Rossi, Wu Ming, Gino Paoli, Abraham Yehoshua, Lucio Dalla, Caparezza, Don Luigi Ciotti, Hanif Kureishi, Gabriele Vacis, Luciana Littizzetto, Paul Auster, Luciano Ligabue, Mario Calabresi, Michael Cimino, Salman Rushdie, Raffaele Guariniello, Don DeLillo, Patti Smith, Zucchero Sugar Fornaciari, Pupi Avati, Philippe Daverio, Don Gallo, Moni Ovadia, Carlo Verdone, Boy George, Bob Dylan in concerto, Ian McEwan, Oliviero Toscani, Serena Dandini, Gianna Nannini, elio e Le Storie Tese, Daria Bignardi, il Premio Nobel Vidia Naipaul, Giuseppe Tornatore, David Grossman, Jamiroquai in concerto, Neil Young & Crazy Horse, Deep Purple, Suzanne Vega, Elisa, Mario Biondi, Johnatan Coe, Dario Fo, Herta Müller, James Ellroy, Francesco Guccini, Art Spiegelman, Fedez, Gad Lerner, Milo Manara, Ferzan Ozpetek.

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  • Arti, Saperi e Sapori

WHS Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato

Alba, Piemonte

Il sito Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, riconosciuto dall’UNESCO nel 2014, si sviluppa lungo dolci colline coperte da vigneti a perdita d’occhio, inframmezzati da piccoli villaggi di altura e pregevoli castelli medievali, dove da secoli la viticoltura costituisce il fulcro della vita economica e sociale.
Il sito è di tipo seriale, ovvero costituito da sei aree (chiamate ‘componenti’) articolate all’interno dei confini delle Province di Alessandria, Asti e Cuneo e di ventinove Comuni, per un’estensione complessiva pari a 10.789 ettari. Dal punto di vista geografico, tre aree si trovano nel comprensorio delle Langhe, due in quello dell’Alto Monferrato e una nel Basso Monferrato. Nel loro insieme le zone selezionate rappresentano la qualità eccezionale del paesaggio vitivinicolo piemontese e della sua profonda e viva cultura del vino.
Le componenti sono state selezionate con particolare riferimento alle produzioni vinicole associate ai territori, alla rilevanza in ambito nazionale e internazionale, all’esigenza di rappresentare con completezza luoghi importanti per la filiera del vino (dalla coltivazione, alla produzione, conservazione e distribuzione) e gli elementi storico-insediativi e architettonici (reticolo stradale, città, borghi, nuclei rurali, castelli, chiese).

Il Castello di Grinzane Cavour: La prima Enoteca Regionale del Piemonte
Il castello rappresenta una testimonianza unica per la storia della viticoltura piemontese.
Nel corso del XIX secolo, il castello venne acquistato dallo statista Camillo Benso Conte di Cavour che curò in prima persona le sperimentazioni sulla qualità dei vini che divennero successivamente i maggiori vini rossi piemontesi.
Attualmente, il castello e la sua collina rappresentano un polo d’eccezione per la conoscenza e la valorizzazione della cultura vitivinicola dell’intero comprensorio di Langhe-Roero e Monferrato ospitando infatti la prima Enoteca Regionale del Piemonte e uno dei più completi musei etnografici di tradizione vitivinicola della regione. Il vigneto ai piedi del castello costituisce un importante centro di ricerca e sperimentazione sul patrimonio viticolo piemontese e presenta una delle collezioni di vitigni più ampie a livello europeo.

La Langa del Barolo
L’area si colloca nell’estremo lembo Nord – Occidentale del sistema collinare delle Langhe vantando un’estensione di 3.051 ettari di territori fulcro della produzione del vino Barolo. Il pregio internazionale del vino Barolo non si lega esclusivamente all’unicità del suo ciclo produttivo ma discende anche da una lunga tradizione storica che gli valse, nel corso del XIX secolo, il titolo di ambasciatore della Casa Reale dei Savoia nelle corti d’Europa.
Il paesaggio che caratterizza la “Langa del Barolo” è prevalentemente monoculturale, i vigneti si estendono con continuità sui pendii dei versanti collinari, intervallati qua e là da borghi di impianto medioevale dai quali spesso si ergono imponenti castelli.

Le Colline del Barbaresco
Le colline del Barbaresco sono una componente presente sempre nel territorio delle Langhe, nei pressi del fiume Tanaro. L’area selezionata rappresenta il cuore della produzione del vino Barbaresco che assieme al vino Barolo compongono il palinsesto dei più famosi vini rossi d’invecchiamento apprezzati a livello internazionale. Così come il Barolo anche il Barbaresco viene vinificato in purezza dalle uve di Nebbiolo.
Il borgo di Barbaresco è un insediamento di epoca medioevale sviluppatosi in una posizione dominante rispetto al fiume Tanaro. Inserita in questo pregevole borgo si erge, con i suoi 36 m di altezza, l’imponente Torre sopravvissuta alla distruzione che ha invece interessato il castello medioevale.

Canelli e l’Asti spumante
L’eccellenza del vino Asti Spumante viene rappresentata a pieno da questa componente. Si tratta di un territorio che rende inconfondibile il paesaggio che lo circonda, grazie alle distese di vigneti curati e plasmati nel corso degli anni dal lavoro dei contadini.
È in questo luogo che, grazie ad un continuo miglioramento delle tecniche di coltivazione e lavorazione del vitigno Moscato Bianco, si è dato il via alla storia dei grandi vini spumanti italiani.
Fu, nel lontano 1895, il professore enologo piemontese Federico Martinotti ad applicare per primo il nuovo metodo di vinificazione da cui si ottiene tale vino; si trattò di un primo importante passo verso l’avvio della produzione di spumante piemontese che fu seguito da un continuo affinaggio delle tecniche, tra cui si ricorda l’apporto dell’enologo francese Charmat, che ha portato all’ottenimento dell’attuale pregiato prodotto.
Le architetture dell’area di Canelli sono una testimonianza della capacità di adeguare i luoghi alle trasformazioni ed alle esigenze del ciclo produttivo vitivinicolo. All’interno di spazi chiamati “Cattedrali Sotterranee”si avviarono le prime spumantiere del comprensorio: si tratta di ampi spazi sotterranei, caratterizzati da ambienti voltati con mattoni faccia vista, che devono la loro forma e distribuzione degli spazi ai procedimenti di lavorazione del vino spumante.
All’interno del sito “Canelli e l’Asti Spumante” si inserisce un altro piccolo borgo che rappresenta un esempio singolare di architettura strettamente legata alla cultura vitivinicola. Si tratta del piccolo borgo di Calosso e dei suoi particolari crutin, cantine scavate nel tufo e voltate in mattoni, usate sia per la conservazione domestica delle bottiglie e delle derrate alimentari sia come cisterne o ghiacciaie.

Nizza Monferrato e il Barbera
L’area situata nella Provincia di Asti è stata selezionata all’interno del territorio del vitigno Barbera, varietà coltivata da oltre 500 anni nel territorio piemontese, racchiudendo nel suo perimetro la porzione territoriale più significativa del sistema produttivo, culturale e paesaggistico della D.O.C.G. Barbera d’Asti.
In questo contesto si inserisce la città di Nizza Monferrato considerata la capitale del Barbera dal punto di vista commerciale e promozionale, da sempre fondamentale anche grazie alla sua posizione strategica rispetto alle provincie di Asti e Alessandria.
All’interno del distretto sono presenti numerose testimonianze legate alla cultura contadina e del vino. Il Museo delle Contadinerie e delle Stampe Antiche Bersano è uno di questi luoghi, voluto da Arturo Bersano, a partire dal 1950, per raccogliere le testimonianze più sofferte ed allo stesso tempo gioiose della cultura enoico-contadina. Ancora oggi riconosciuto come museo del “saper fare”, con la sua collezione di attrezzi da lavoro in vigna, racconta una storia che parla di evoluzione di tecniche e di saperi nella produzione del vino.

Il Monferrato degli Infernot
L’area in questione comprende otto centri urbani d’altura caratteristici per l’uso diffuso della “Pietra da Cantoni”, un’arenaria presente unicamente in questa porzione di territorio, nel bacino collinare di Langhe – Roero e Monferrato.Tali strutture, site al di sotto delle comuni abitazioni e utilizzate per la conservazione delle bottiglie, costituiscono delle vere opere d’arte nate dalla tradizione contadina e dalla perizia di mastri cantonieri, divenendo così la testimonianza di quel “saper fare” di una tradizione passata tramandata attraverso questi manufatti sino ai giorni nostri. Il sito “Il Monferrato e gli Infernot” comprende anche al suo interno l’ecomuseo dedicato alla lavorazione della “Pietra da Cantoni” e le due maggiori cave, oramai inattive da diversi anni, da cui si estraeva in origine il materiale di partenza.
Il vitigno principale di questo territorio resta sempre il Barbera, vinificato principalmente come Barbera del Monferrato diverso dalla Barbera d’Asti per le differenti tecniche di vinificazione con cui si ottengono i due vini rossi.

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  • Arti, Saperi e Sapori

Cheese

Bra, Piemonte

Cheese, le forme del latte, è una manifestazione internazionale dedicata al mondo lattiero caseario
di qualità, che ha compiuto 20 anni nel 2017 che si tiene per le vie e le piazze di Bra ogni due anni a metà settembre. La manifestazione richiama oltre 270.000 visitatori e 300 espositori da 23 nazioni.
Al centro delle ultime edizioni sono gli Stati generali del latte crudo, in cui Slow Food ha riunito quei casari che in tutto il mondo continuano a produrre formaggi con latte non pastorizzato rispettando le normative igienico sanitarie, nonostante le difficoltà quotidiane che incontrano.
Una delle novità è la business area per gli espositori di Cheese già sperimentata a Terra Madre Salone del Gusto – realizzata da foodMOOD in collaborazione con Slow Food e patrocinata dalla Camera di Commercio di Torino e dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche – alla quale possono registrarsi non solo buyer internazionali e agenti della piccola e grande distribuzione, ma anche formaggiai, osti, chef e start-up.

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  • Museo

Palazzo Mazzetti

Asti, Piemonte

Palazzo Mazzetti è una dimora signorile tra le più belle dei Settecento astigiano e sede di collezioni d’arte. Acquistato dalla Cassa di Risparmio di Asti del 1937, tre anni dopo questa concesse al Comune di allestirci il Museo e la Pinacoteca Civica. Dal 2001 di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, nel dicembre 2011 riapre a pubblico completamente riallestito e restaurato.
Palazzo Mazzetti testimonia l’affermazione di una famiglia di nobili origini, arricchitasi con l’attività della Zecca e con attenti acquisti immobiliari. Il prestigio della dimora nobiliare è testimoniata dai soggiorni di Giacomo Stuart (1717), del re di Sardegna Carlo Emanuele III (1727) e di Napoleone I (1805).
Nel 1442 i figli di Domenico Mazzetti da Chieri acquistano parte del feudo imperiale di Frinco, che fino all’età moderna rimane un’isola di giurisdizione imperiale entro i possedimenti sabaudi. Nella seconda parte del Seicento i Mazzetti iniziano ad Asti l’opera di accorpamento degli edifici medievali dell’isolato di corso Alfieri, dove già nel 1624 è documentata una grande casa di proprietà di Giulio Cesare Mazzetti.
Nel 1684 sono costruiti nuovi ambienti tra cui le sale decorate a stucco della manica centrale, verso il cortile principale. Nel 1693 il conte Giovanni Battista Mazzeti perviene ad una prima acquisizione attraverso la casa del conte Giovanni Rodolfo Fornaca di Sessant e, nel 1716, alla nuova dimora viene inglobato anche l’edificio degli eredi del notaio Lorenzo Gallo che affacciava in parte sull’attuale via Giobert, costruzione demolita. I lavori di ampliamento si concludono con i lavori di decorazione della Galleria nel 1730.
Si deve a Giulio Cesare Mazzetti il progetto, affidato all’architetto Benedetto Alfieri, di costruzione dell’ala orientale, comprendente il rifacimento della facciata, l’atrio, lo scalone, il salone d’onore e le stanze ad est dell’ingresso principale. Nei nuovi ambienti intervengono stuccatori ticinesi che realizzano la decorazione rocaille. La presenza alfieriana in questa seconda fase costruttiva è individuabile nel disegno della facciata ornata da semplici incorniciature, nei portali d’accesso a “effetto prospettico”, nell’elegante atrio con colonne di gusto manieristico e nello scalone dal lato maggiore illuminato. Il portone d’ingresso e il balcone con la ringhiera in ferro battuto a motivi rococò sono iscritti in un arco rientrante nel muro, ornato dallo stemma dei Mazzetti (tre mazze) sorretto da due liocorni affrontati.
Nel 1846 il conte Luigi Alfassio Grimaldi di Bellino acquista l’edificio da Pietro Roero di Settime che lo aveva ereditato nel 1829 in qualità di nipote dell’ultimo discendente dei Mazzetti. Tra le modifiche da lui apportate è documentata quella della facciata sulla contrada maestra e su via Giobert, progettata dall’ing. Valessina.
Il cantiere novecentesco prende avvio dopo l’acquisto del palazzo da parte della Cassa di Risparmio di Asti (1937) e in occasione della Mostra d’Arte Astigiana inaugurata in quell’anno. Artisti astigiani (tra cui Anacleto Laretto, Giuseppe Manzone e Ottavio Baussano) sono impegnati nei restauri e nelle ridecorazioni che vanno letti nell’ambito di un progetto che prevedeva la ricostruzione degli ambienti settecenteschi guardando al cantiere-modello di Palazzo Madama a Torino.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti acquista il Palazzo e affida i progetto di restauro, ristrutturazione e riqualificazione funzionale all’architetto Giovanni Bo. Vengono eseguiti tra il 2003 e il 2005 i primi lavori urgenti di consolidamento delle volte e di sistemazione del tetto. Dal 2005 al 2009 si completano i lavori del primo lotto. Infine, nel dicembre del 2011, si giunge al completamento dei lavori, al riallestimento del museo e alla riapertura completa di Palazzo Mazzetti.

La visita inizia nell’atrio e salendo l’elegante scalone ornato da stucchi e sculture del Settecento, si raggiunge lo splendido Salone d’onore del piano nobile, uno dei primi ambienti di rappresentanza edificati su progetto dell’architetto Benedetto Alfieri. Nel Salone spiccano La femme di Giacomo Grosso (1895) opera simbolo delle collezioni astigiane e le grandi tele provenienti dalla quadreria del vicino Palazzo Ottolenghi e i dipinti del genovese Valerio Castello di proprietà della Cassa di Risparmio di Asti.
Proseguendo nelle sale storiche dell’ala occidentale, primo nucleo del palazzo barocco che testimonia il gusto e i fasti della nobile famiglia Mazzetti, si possono ammirare dipinti e mobili del XVII e del XVIII secolo e le tavole del polittico cinquecentesco del Maestro di San Martino Alfieri, ospitate negli ambienti tra i più sontuosi della dimora: l’Alcova, il raffinato Camerino, la principesca Galleria e la Sala dello Zoadiaco, mentre la Galleria degli stemmi rappresenta una sosta del percorso museale, poiché ospita il video in multi proiezione intitolato l’Occhio di riguardo dedicato alle decorazioni del palazzo e alle sue collezioni.
Giunti nuovamente nel Salone, la visita continua nell’ala est dove si possono ammirare la grandiosa e suggestiva opera di Lorenzo Delleani “Pellegrinaggio ad Oropa” e importanti collezioni ottocentesche quali la raccolta di manufatti orientali e la collezione di tessuti antichi, per terminare con le preziose microsculture dell’ebanista Giuseppe Maria Bonzanigo mobiliere della corte sabauda.

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  • Parco

Parco Paleontologico Astigiano

Asti, Piemonte

Il Parco Paleontologico Astigiano ha una superficie di oltre 3850 ettari, distribuita su tre aree protette: il Parco Naturale di Rocchetta Tanaro, la Riserva Naturale della Valle Andona, Valle Botto e Val Grande e la Riserva Naturale della Val Sarmassa e tre Siti di Importanza Comunitaria (SIC): Valmanera, Stagni di Belangero e Verneto di Rocchetta. La sede del parco è ospitata nel “Palazzo del Michelerio”, in origine un monastero risalente alla metà del secolo XVI, dove si trova anche il Museo Paleontologico Territoriale dell’Astigiano, che espone 14.000 campioni fossili, alcuni resti scheletrici di mammiferi marini e la collezione completa dei cetacei fossili dell’astigiano ritrovati negli ultimi 55 anni in Piemonte, una delle più importanti d’Italia.

Il Parco Naturale di Rocchetta Tanaro è una macchia boschiva di 120 ettari che conserva intatta le suggestioni del Monferrato di un tempo – i luminosi querceti di rovere dei dossi e il bosco planiziale di fondovalle che esplodono in un’infinità di tonalità di verde. Le specie dominanti sono il rovere, la farnia e il cerro. La presenza di quattro specie di Quercus favorisce la formazione di numerosi ibridi e di forme intermedie di difficile assegnazione sistematica.
La flora che caratterizza il Parco è molto particolare poiché racchiude in spazi ristretti elementi tipicamente mediterranei accanto a specie montane – il tappeto erbaceo del bosco che con le estese fioriture primaverili costituisce uno degli aspetti esteticamente più spettacolari riscontrabili nel parco, completamente visitabile grazie a una fitta rete di sentieri.
I rilievi del parco sono generosi, non a caso regalano frutti straordinari come il tartufo ed il vino. Nel cuore del bosco c’è la “casa del parco” centro didattico, ostello, luogo ideale per la sosta ed il soggiorno, base di partenza per le escursioni nel territorio

Nella Riserva naturale speciale della Val Sarmassa tra scorci paesaggistici di grande suggestione, colline coperte prevalentemente da boschi si susseguono lasciando di tanto in tanto spazio a prati, campi e vigneti. Un ambiente incontaminato dove è possibile scoprire un ricco patrimonio di specie floro-faunistiche. Dal punto di vista geologico l’area si inserisce nel Bacino Terziario Ligure Piemontese. Numerosi sono gli affioramenti di sabbie gialle e argille ricche di ritrovamenti paleontologici: conchiglie, molluschi, resti di mammiferi marini. Questi reperti ben visibili in consistenti stratificazioni negli affioramenti attrezzati della Valle Crosio, risultano un riferimento fondamentale non solo per l’appassionato di paleontologia, ma anche per il visitatore che ha modo di scoprire il fascino della paleontologia e le origini marine di un territorio, caratterizzato, oggi, da ondulati rilievi e rinomate terre del vino.
Agli aspetti naturalistici si affiancano le testimonianze storiche e culturali di un territorio che ha origini molto lontane nel tempo (già abitata dall’uomo preistorico, popolata dalla tribù dei Sarmati da cui deriva il nome della valle, in epoca medioevale feudo degli Scarampi, degli Incisa e dei Crova). Nella riserva accanto al bosco i vigneti storici si “aggrappano” a balze sabbiose neanche protetti da terrazzamenti. E’ l’immagine di una tradizione secolare, di una viticoltura eroica che esclude quasi del tutto la meccanizzazione ed esprime con schiettezza l’anima ed il carattere di un territorio. Lungo i sentieri della riserva si intravvede il volto della macchia monferrina la quale presenta reperti di archeologia rurale come le siepi di biancospino, prugnolo e rosmarino: bordure che difendevano, un tempo, la vigna. Piante infestanti ricoprono barili di cemento, ruderi di casotti e di cisterne, mentre sul ciliegio selvatico s’arrampica ancora la vite, che non vuole morire, per ricordare secoli di lavoro contadino.
La Val Sarmassa è stata fonte di ispirazione di un grande giornalista e scrittore del dopoguerra, Davide Lajolo, nativo di Vinchio, che ha cantato queste terre in tanti suoi saggi e romanzi.
Un angolo di Monferrato recentemente iscritto dall’Unesco nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità

La Riserva naturale speciale di Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande, costituita da due distinte valli in remotissime epoche geologiche sommerse dal mare, è oggi costituita da un territorio collinare in cui si inseguono, con ritmo discontinuo, vallate boschive e selvagge. L’istituzione della Riserva ha come scopo principale la salvaguardia del patrimonio paleontologico rappresentato dai reperti fossili (conchiglie e resti di animali marini e terrestri) presenti in alcuni strati sedimentari affioranti lungo le pareti delle vallate. Essi risalgono al periodo pliocenico (5-1,8 milioni di anni fa) quando il mare occupava tutta la Pianura Padana fino all’arco alpino. Oggi questi fossili costituiscono un giacimento tra i più importanti d’Europa. L’area è una delle località conosciute storicamente ed internazionalmente fin dalla metà dell’ottocento dal punto di vista geologico. Infatti proprio le pareti sabbiose che costeggiano il Rio Valle Andona, nei pressi dell’omonima frazione, sono state per decenni il sito di riferimento europeo per l’epoca pliocenica, ultima ripartizione dell’Era Cenozoica o Terziaria.
La Riserva della Valle Andona e Valle Botto, ora ampliata alla Valle Grande, offre anche spunto per interessanti osservazioni naturalistiche. I pendii delle colline un tempo coltivati prevalentemente a vigneto sono ora coperti di boschi di robinie, carpini, farnie. Nel sottobosco le specie dominanti sono il nocciolo, la fusaggine, i caprifogli e la vitalba.

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  • Arti, Saperi e Sapori

Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba

Alba, Piemonte

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba è una delle principali vetrine dell’alta gastronomia e delle eccellenze italiane, nonché la più importante fiera dedicata al tartufo al mondo.
Cuore della Fiera, ogni sabato e domenica di ottobre e novembre è il Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba; al suo interno c’è l’Alba Truffle Show, uno spazio dedicato all’incontro e alla condivisione, con gli Show Cooking dei grandi chef, angoli dedicati all’assaggio e all’analisi dei diversi tipi di tartufo, le “Wine Tasting Experiences”, gemellaggi con territori d’eccellenza enogastronomica tra le colline di Langhe, Roero e Monferrato, incontri e dibattiti con ospiti illustri.
La prima domenica di ottobre si corre il Palio degli Asini, la pazza corsa di ciuchini che vede i nove borghi della città sfidarsi per la conquista del drappo. Il Palio è preceduto dalla sfilata storica con oltre mille figuranti, durante la quale ciascun borgo propone un episodio storico
di ispirazione medioevale.
Nel tempo è diventata molto più di una fiera enogastronomica; oggi trovano spazio anche folklore e grandi rievocazioni storiche, mentre si conferma e amplia la sua funzione didattica con spazi dedicati ai bambini e alle famiglie. Inoltre, vengono organizzati in concomitanza eventi culturali e musicali, con mostre e concerti di prestigio.

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  • Festival

Collisioni, Il Festival AgriRock

Barolo, Piemonte

Collisioni è un’esperienza culturale, un villaggio itinerante fatto di decina di migliaia di persone che ogni anno si ritrovano in collina.
La prima edizione del festival nacque da un gruppo di ragazzi che per 5 mesi “colonizzò” il paese di Novello per discutere di letteratura e preparare il programma del festival. Aderirono molti artisti tra cui Jovanotti a cui fu chiesto di pagarsi il volo per partecipare. Parteciparono anche centinaia di funamboli, fumettisti, mimi, e il pubblico fu circa di 10.000 persone.
Il festival si svolge in collina, nel cuore della Langhe, a Barolo, un paese di 700 anime trasformato per tre
giorni in un grande palcoscenico non-stop dove ogni piazza e via si anima di incontri, installazioni artistiche, performance musicali e teatrali. Un’esperienza che ha luogo nella cornice straordinaria delle Langhe, con una vista mozzafiato sulle colline, dove il pubblico diventa parte di una grande comunità e vive insieme per alcuni giorni ascoltando gli incontri, i dibattiti giornalieri, i concerti serali nello splendido anfiteatro naturale della collina dei Cannubi. A Collisioni la musica e la letteratura sono due forme narrative diverse, ma ugualmente importanti.
Negli anni Collisioni ha ospitato centinaia di artisti, fra cui: Alessandro Baricco, Jovanotti, Andrea Bajani, Efrain Medina Reyes, Sergio Staino, Antonio Scurati, Morgan, Ryoko Ikeda, Dan Fante, Vinicio Capossela, Paolo Rossi, Wu Ming, Gino Paoli, Abraham Yehoshua, Lucio Dalla, Caparezza, Don Luigi Ciotti, Hanif Kureishi, Gabriele Vacis, Luciana Littizzetto, Paul Auster, Luciano Ligabue, Mario Calabresi, Michael Cimino, Salman Rushdie, Raffaele Guariniello, Don DeLillo, Patti Smith, Zucchero Sugar Fornaciari, Pupi Avati, Philippe Daverio, Don Gallo, Moni Ovadia, Carlo Verdone, Boy George, Bob Dylan in concerto, Ian McEwan, Oliviero Toscani, Serena Dandini, Gianna Nannini, elio e Le Storie Tese, Daria Bignardi, il Premio Nobel Vidia Naipaul, Giuseppe Tornatore, David Grossman, Jamiroquai in concerto, Neil Young & Crazy Horse, Deep Purple, Suzanne Vega, Elisa, Mario Biondi, Johnatan Coe, Dario Fo, Herta Müller, James Ellroy, Francesco Guccini, Art Spiegelman, Fedez, Gad Lerner, Milo Manara, Ferzan Ozpetek.

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  • Arti, Saperi e Sapori

WHS Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato

Alba, Piemonte

Il sito Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, riconosciuto dall’UNESCO nel 2014, si sviluppa lungo dolci colline coperte da vigneti a perdita d’occhio, inframmezzati da piccoli villaggi di altura e pregevoli castelli medievali, dove da secoli la viticoltura costituisce il fulcro della vita economica e sociale.
Il sito è di tipo seriale, ovvero costituito da sei aree (chiamate ‘componenti’) articolate all’interno dei confini delle Province di Alessandria, Asti e Cuneo e di ventinove Comuni, per un’estensione complessiva pari a 10.789 ettari. Dal punto di vista geografico, tre aree si trovano nel comprensorio delle Langhe, due in quello dell’Alto Monferrato e una nel Basso Monferrato. Nel loro insieme le zone selezionate rappresentano la qualità eccezionale del paesaggio vitivinicolo piemontese e della sua profonda e viva cultura del vino.
Le componenti sono state selezionate con particolare riferimento alle produzioni vinicole associate ai territori, alla rilevanza in ambito nazionale e internazionale, all’esigenza di rappresentare con completezza luoghi importanti per la filiera del vino (dalla coltivazione, alla produzione, conservazione e distribuzione) e gli elementi storico-insediativi e architettonici (reticolo stradale, città, borghi, nuclei rurali, castelli, chiese).

Il Castello di Grinzane Cavour: La prima Enoteca Regionale del Piemonte
Il castello rappresenta una testimonianza unica per la storia della viticoltura piemontese.
Nel corso del XIX secolo, il castello venne acquistato dallo statista Camillo Benso Conte di Cavour che curò in prima persona le sperimentazioni sulla qualità dei vini che divennero successivamente i maggiori vini rossi piemontesi.
Attualmente, il castello e la sua collina rappresentano un polo d’eccezione per la conoscenza e la valorizzazione della cultura vitivinicola dell’intero comprensorio di Langhe-Roero e Monferrato ospitando infatti la prima Enoteca Regionale del Piemonte e uno dei più completi musei etnografici di tradizione vitivinicola della regione. Il vigneto ai piedi del castello costituisce un importante centro di ricerca e sperimentazione sul patrimonio viticolo piemontese e presenta una delle collezioni di vitigni più ampie a livello europeo.

La Langa del Barolo
L’area si colloca nell’estremo lembo Nord – Occidentale del sistema collinare delle Langhe vantando un’estensione di 3.051 ettari di territori fulcro della produzione del vino Barolo. Il pregio internazionale del vino Barolo non si lega esclusivamente all’unicità del suo ciclo produttivo ma discende anche da una lunga tradizione storica che gli valse, nel corso del XIX secolo, il titolo di ambasciatore della Casa Reale dei Savoia nelle corti d’Europa.
Il paesaggio che caratterizza la “Langa del Barolo” è prevalentemente monoculturale, i vigneti si estendono con continuità sui pendii dei versanti collinari, intervallati qua e là da borghi di impianto medioevale dai quali spesso si ergono imponenti castelli.

Le Colline del Barbaresco
Le colline del Barbaresco sono una componente presente sempre nel territorio delle Langhe, nei pressi del fiume Tanaro. L’area selezionata rappresenta il cuore della produzione del vino Barbaresco che assieme al vino Barolo compongono il palinsesto dei più famosi vini rossi d’invecchiamento apprezzati a livello internazionale. Così come il Barolo anche il Barbaresco viene vinificato in purezza dalle uve di Nebbiolo.
Il borgo di Barbaresco è un insediamento di epoca medioevale sviluppatosi in una posizione dominante rispetto al fiume Tanaro. Inserita in questo pregevole borgo si erge, con i suoi 36 m di altezza, l’imponente Torre sopravvissuta alla distruzione che ha invece interessato il castello medioevale.

Canelli e l’Asti spumante
L’eccellenza del vino Asti Spumante viene rappresentata a pieno da questa componente. Si tratta di un territorio che rende inconfondibile il paesaggio che lo circonda, grazie alle distese di vigneti curati e plasmati nel corso degli anni dal lavoro dei contadini.
È in questo luogo che, grazie ad un continuo miglioramento delle tecniche di coltivazione e lavorazione del vitigno Moscato Bianco, si è dato il via alla storia dei grandi vini spumanti italiani.
Fu, nel lontano 1895, il professore enologo piemontese Federico Martinotti ad applicare per primo il nuovo metodo di vinificazione da cui si ottiene tale vino; si trattò di un primo importante passo verso l’avvio della produzione di spumante piemontese che fu seguito da un continuo affinaggio delle tecniche, tra cui si ricorda l’apporto dell’enologo francese Charmat, che ha portato all’ottenimento dell’attuale pregiato prodotto.
Le architetture dell’area di Canelli sono una testimonianza della capacità di adeguare i luoghi alle trasformazioni ed alle esigenze del ciclo produttivo vitivinicolo. All’interno di spazi chiamati “Cattedrali Sotterranee”si avviarono le prime spumantiere del comprensorio: si tratta di ampi spazi sotterranei, caratterizzati da ambienti voltati con mattoni faccia vista, che devono la loro forma e distribuzione degli spazi ai procedimenti di lavorazione del vino spumante.
All’interno del sito “Canelli e l’Asti Spumante” si inserisce un altro piccolo borgo che rappresenta un esempio singolare di architettura strettamente legata alla cultura vitivinicola. Si tratta del piccolo borgo di Calosso e dei suoi particolari crutin, cantine scavate nel tufo e voltate in mattoni, usate sia per la conservazione domestica delle bottiglie e delle derrate alimentari sia come cisterne o ghiacciaie.

Nizza Monferrato e il Barbera
L’area situata nella Provincia di Asti è stata selezionata all’interno del territorio del vitigno Barbera, varietà coltivata da oltre 500 anni nel territorio piemontese, racchiudendo nel suo perimetro la porzione territoriale più significativa del sistema produttivo, culturale e paesaggistico della D.O.C.G. Barbera d’Asti.
In questo contesto si inserisce la città di Nizza Monferrato considerata la capitale del Barbera dal punto di vista commerciale e promozionale, da sempre fondamentale anche grazie alla sua posizione strategica rispetto alle provincie di Asti e Alessandria.
All’interno del distretto sono presenti numerose testimonianze legate alla cultura contadina e del vino. Il Museo delle Contadinerie e delle Stampe Antiche Bersano è uno di questi luoghi, voluto da Arturo Bersano, a partire dal 1950, per raccogliere le testimonianze più sofferte ed allo stesso tempo gioiose della cultura enoico-contadina. Ancora oggi riconosciuto come museo del “saper fare”, con la sua collezione di attrezzi da lavoro in vigna, racconta una storia che parla di evoluzione di tecniche e di saperi nella produzione del vino.

Il Monferrato degli Infernot
L’area in questione comprende otto centri urbani d’altura caratteristici per l’uso diffuso della “Pietra da Cantoni”, un’arenaria presente unicamente in questa porzione di territorio, nel bacino collinare di Langhe – Roero e Monferrato.Tali strutture, site al di sotto delle comuni abitazioni e utilizzate per la conservazione delle bottiglie, costituiscono delle vere opere d’arte nate dalla tradizione contadina e dalla perizia di mastri cantonieri, divenendo così la testimonianza di quel “saper fare” di una tradizione passata tramandata attraverso questi manufatti sino ai giorni nostri. Il sito “Il Monferrato e gli Infernot” comprende anche al suo interno l’ecomuseo dedicato alla lavorazione della “Pietra da Cantoni” e le due maggiori cave, oramai inattive da diversi anni, da cui si estraeva in origine il materiale di partenza.
Il vitigno principale di questo territorio resta sempre il Barbera, vinificato principalmente come Barbera del Monferrato diverso dalla Barbera d’Asti per le differenti tecniche di vinificazione con cui si ottengono i due vini rossi.

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  • Arti, Saperi e Sapori

Cheese

Bra, Piemonte

Cheese, le forme del latte, è una manifestazione internazionale dedicata al mondo lattiero caseario
di qualità, che ha compiuto 20 anni nel 2017 che si tiene per le vie e le piazze di Bra ogni due anni a metà settembre. La manifestazione richiama oltre 270.000 visitatori e 300 espositori da 23 nazioni.
Al centro delle ultime edizioni sono gli Stati generali del latte crudo, in cui Slow Food ha riunito quei casari che in tutto il mondo continuano a produrre formaggi con latte non pastorizzato rispettando le normative igienico sanitarie, nonostante le difficoltà quotidiane che incontrano.
Una delle novità è la business area per gli espositori di Cheese già sperimentata a Terra Madre Salone del Gusto – realizzata da foodMOOD in collaborazione con Slow Food e patrocinata dalla Camera di Commercio di Torino e dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche – alla quale possono registrarsi non solo buyer internazionali e agenti della piccola e grande distribuzione, ma anche formaggiai, osti, chef e start-up.

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  • Museo

Palazzo Mazzetti

Asti, Piemonte

Palazzo Mazzetti è una dimora signorile tra le più belle dei Settecento astigiano e sede di collezioni d’arte. Acquistato dalla Cassa di Risparmio di Asti del 1937, tre anni dopo questa concesse al Comune di allestirci il Museo e la Pinacoteca Civica. Dal 2001 di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, nel dicembre 2011 riapre a pubblico completamente riallestito e restaurato.
Palazzo Mazzetti testimonia l’affermazione di una famiglia di nobili origini, arricchitasi con l’attività della Zecca e con attenti acquisti immobiliari. Il prestigio della dimora nobiliare è testimoniata dai soggiorni di Giacomo Stuart (1717), del re di Sardegna Carlo Emanuele III (1727) e di Napoleone I (1805).
Nel 1442 i figli di Domenico Mazzetti da Chieri acquistano parte del feudo imperiale di Frinco, che fino all’età moderna rimane un’isola di giurisdizione imperiale entro i possedimenti sabaudi. Nella seconda parte del Seicento i Mazzetti iniziano ad Asti l’opera di accorpamento degli edifici medievali dell’isolato di corso Alfieri, dove già nel 1624 è documentata una grande casa di proprietà di Giulio Cesare Mazzetti.
Nel 1684 sono costruiti nuovi ambienti tra cui le sale decorate a stucco della manica centrale, verso il cortile principale. Nel 1693 il conte Giovanni Battista Mazzeti perviene ad una prima acquisizione attraverso la casa del conte Giovanni Rodolfo Fornaca di Sessant e, nel 1716, alla nuova dimora viene inglobato anche l’edificio degli eredi del notaio Lorenzo Gallo che affacciava in parte sull’attuale via Giobert, costruzione demolita. I lavori di ampliamento si concludono con i lavori di decorazione della Galleria nel 1730.
Si deve a Giulio Cesare Mazzetti il progetto, affidato all’architetto Benedetto Alfieri, di costruzione dell’ala orientale, comprendente il rifacimento della facciata, l’atrio, lo scalone, il salone d’onore e le stanze ad est dell’ingresso principale. Nei nuovi ambienti intervengono stuccatori ticinesi che realizzano la decorazione rocaille. La presenza alfieriana in questa seconda fase costruttiva è individuabile nel disegno della facciata ornata da semplici incorniciature, nei portali d’accesso a “effetto prospettico”, nell’elegante atrio con colonne di gusto manieristico e nello scalone dal lato maggiore illuminato. Il portone d’ingresso e il balcone con la ringhiera in ferro battuto a motivi rococò sono iscritti in un arco rientrante nel muro, ornato dallo stemma dei Mazzetti (tre mazze) sorretto da due liocorni affrontati.
Nel 1846 il conte Luigi Alfassio Grimaldi di Bellino acquista l’edificio da Pietro Roero di Settime che lo aveva ereditato nel 1829 in qualità di nipote dell’ultimo discendente dei Mazzetti. Tra le modifiche da lui apportate è documentata quella della facciata sulla contrada maestra e su via Giobert, progettata dall’ing. Valessina.
Il cantiere novecentesco prende avvio dopo l’acquisto del palazzo da parte della Cassa di Risparmio di Asti (1937) e in occasione della Mostra d’Arte Astigiana inaugurata in quell’anno. Artisti astigiani (tra cui Anacleto Laretto, Giuseppe Manzone e Ottavio Baussano) sono impegnati nei restauri e nelle ridecorazioni che vanno letti nell’ambito di un progetto che prevedeva la ricostruzione degli ambienti settecenteschi guardando al cantiere-modello di Palazzo Madama a Torino.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti acquista il Palazzo e affida i progetto di restauro, ristrutturazione e riqualificazione funzionale all’architetto Giovanni Bo. Vengono eseguiti tra il 2003 e il 2005 i primi lavori urgenti di consolidamento delle volte e di sistemazione del tetto. Dal 2005 al 2009 si completano i lavori del primo lotto. Infine, nel dicembre del 2011, si giunge al completamento dei lavori, al riallestimento del museo e alla riapertura completa di Palazzo Mazzetti.

La visita inizia nell’atrio e salendo l’elegante scalone ornato da stucchi e sculture del Settecento, si raggiunge lo splendido Salone d’onore del piano nobile, uno dei primi ambienti di rappresentanza edificati su progetto dell’architetto Benedetto Alfieri. Nel Salone spiccano La femme di Giacomo Grosso (1895) opera simbolo delle collezioni astigiane e le grandi tele provenienti dalla quadreria del vicino Palazzo Ottolenghi e i dipinti del genovese Valerio Castello di proprietà della Cassa di Risparmio di Asti.
Proseguendo nelle sale storiche dell’ala occidentale, primo nucleo del palazzo barocco che testimonia il gusto e i fasti della nobile famiglia Mazzetti, si possono ammirare dipinti e mobili del XVII e del XVIII secolo e le tavole del polittico cinquecentesco del Maestro di San Martino Alfieri, ospitate negli ambienti tra i più sontuosi della dimora: l’Alcova, il raffinato Camerino, la principesca Galleria e la Sala dello Zoadiaco, mentre la Galleria degli stemmi rappresenta una sosta del percorso museale, poiché ospita il video in multi proiezione intitolato l’Occhio di riguardo dedicato alle decorazioni del palazzo e alle sue collezioni.
Giunti nuovamente nel Salone, la visita continua nell’ala est dove si possono ammirare la grandiosa e suggestiva opera di Lorenzo Delleani “Pellegrinaggio ad Oropa” e importanti collezioni ottocentesche quali la raccolta di manufatti orientali e la collezione di tessuti antichi, per terminare con le preziose microsculture dell’ebanista Giuseppe Maria Bonzanigo mobiliere della corte sabauda.

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  • Parco

Parco Paleontologico Astigiano

Asti, Piemonte

Il Parco Paleontologico Astigiano ha una superficie di oltre 3850 ettari, distribuita su tre aree protette: il Parco Naturale di Rocchetta Tanaro, la Riserva Naturale della Valle Andona, Valle Botto e Val Grande e la Riserva Naturale della Val Sarmassa e tre Siti di Importanza Comunitaria (SIC): Valmanera, Stagni di Belangero e Verneto di Rocchetta. La sede del parco è ospitata nel “Palazzo del Michelerio”, in origine un monastero risalente alla metà del secolo XVI, dove si trova anche il Museo Paleontologico Territoriale dell’Astigiano, che espone 14.000 campioni fossili, alcuni resti scheletrici di mammiferi marini e la collezione completa dei cetacei fossili dell’astigiano ritrovati negli ultimi 55 anni in Piemonte, una delle più importanti d’Italia.

Il Parco Naturale di Rocchetta Tanaro è una macchia boschiva di 120 ettari che conserva intatta le suggestioni del Monferrato di un tempo – i luminosi querceti di rovere dei dossi e il bosco planiziale di fondovalle che esplodono in un’infinità di tonalità di verde. Le specie dominanti sono il rovere, la farnia e il cerro. La presenza di quattro specie di Quercus favorisce la formazione di numerosi ibridi e di forme intermedie di difficile assegnazione sistematica.
La flora che caratterizza il Parco è molto particolare poiché racchiude in spazi ristretti elementi tipicamente mediterranei accanto a specie montane – il tappeto erbaceo del bosco che con le estese fioriture primaverili costituisce uno degli aspetti esteticamente più spettacolari riscontrabili nel parco, completamente visitabile grazie a una fitta rete di sentieri.
I rilievi del parco sono generosi, non a caso regalano frutti straordinari come il tartufo ed il vino. Nel cuore del bosco c’è la “casa del parco” centro didattico, ostello, luogo ideale per la sosta ed il soggiorno, base di partenza per le escursioni nel territorio

Nella Riserva naturale speciale della Val Sarmassa tra scorci paesaggistici di grande suggestione, colline coperte prevalentemente da boschi si susseguono lasciando di tanto in tanto spazio a prati, campi e vigneti. Un ambiente incontaminato dove è possibile scoprire un ricco patrimonio di specie floro-faunistiche. Dal punto di vista geologico l’area si inserisce nel Bacino Terziario Ligure Piemontese. Numerosi sono gli affioramenti di sabbie gialle e argille ricche di ritrovamenti paleontologici: conchiglie, molluschi, resti di mammiferi marini. Questi reperti ben visibili in consistenti stratificazioni negli affioramenti attrezzati della Valle Crosio, risultano un riferimento fondamentale non solo per l’appassionato di paleontologia, ma anche per il visitatore che ha modo di scoprire il fascino della paleontologia e le origini marine di un territorio, caratterizzato, oggi, da ondulati rilievi e rinomate terre del vino.
Agli aspetti naturalistici si affiancano le testimonianze storiche e culturali di un territorio che ha origini molto lontane nel tempo (già abitata dall’uomo preistorico, popolata dalla tribù dei Sarmati da cui deriva il nome della valle, in epoca medioevale feudo degli Scarampi, degli Incisa e dei Crova). Nella riserva accanto al bosco i vigneti storici si “aggrappano” a balze sabbiose neanche protetti da terrazzamenti. E’ l’immagine di una tradizione secolare, di una viticoltura eroica che esclude quasi del tutto la meccanizzazione ed esprime con schiettezza l’anima ed il carattere di un territorio. Lungo i sentieri della riserva si intravvede il volto della macchia monferrina la quale presenta reperti di archeologia rurale come le siepi di biancospino, prugnolo e rosmarino: bordure che difendevano, un tempo, la vigna. Piante infestanti ricoprono barili di cemento, ruderi di casotti e di cisterne, mentre sul ciliegio selvatico s’arrampica ancora la vite, che non vuole morire, per ricordare secoli di lavoro contadino.
La Val Sarmassa è stata fonte di ispirazione di un grande giornalista e scrittore del dopoguerra, Davide Lajolo, nativo di Vinchio, che ha cantato queste terre in tanti suoi saggi e romanzi.
Un angolo di Monferrato recentemente iscritto dall’Unesco nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità

La Riserva naturale speciale di Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande, costituita da due distinte valli in remotissime epoche geologiche sommerse dal mare, è oggi costituita da un territorio collinare in cui si inseguono, con ritmo discontinuo, vallate boschive e selvagge. L’istituzione della Riserva ha come scopo principale la salvaguardia del patrimonio paleontologico rappresentato dai reperti fossili (conchiglie e resti di animali marini e terrestri) presenti in alcuni strati sedimentari affioranti lungo le pareti delle vallate. Essi risalgono al periodo pliocenico (5-1,8 milioni di anni fa) quando il mare occupava tutta la Pianura Padana fino all’arco alpino. Oggi questi fossili costituiscono un giacimento tra i più importanti d’Europa. L’area è una delle località conosciute storicamente ed internazionalmente fin dalla metà dell’ottocento dal punto di vista geologico. Infatti proprio le pareti sabbiose che costeggiano il Rio Valle Andona, nei pressi dell’omonima frazione, sono state per decenni il sito di riferimento europeo per l’epoca pliocenica, ultima ripartizione dell’Era Cenozoica o Terziaria.
La Riserva della Valle Andona e Valle Botto, ora ampliata alla Valle Grande, offre anche spunto per interessanti osservazioni naturalistiche. I pendii delle colline un tempo coltivati prevalentemente a vigneto sono ora coperti di boschi di robinie, carpini, farnie. Nel sottobosco le specie dominanti sono il nocciolo, la fusaggine, i caprifogli e la vitalba.

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