Borgo di Colli del Tronto

Comune di COLLI DEL TRONTO

  • Borgo

Colli del Tronto sorge su un territorio di antichi insediamenti, come attestano le scoperte di manufatti litici, la necropoli picena, le tombe romane. La più antica denominazione fu quella di “Castrum Fanum”. Dal 400 d. C. fu celebre S.Felice ad Octavum, all’ottavo miglio dal campidoglio di Ascoli. Affascinante è la costruzione della chiesa di S.Felicita, che custodisce la tela del pittore Ferdinando Cicconi (1831-1896), cittadino di Colli. Fu realizzata nel 1796 su disegno dell’architetto Pietro Maggi di Milano. La chiesa documenta i criteri costruttivi delle fondazioni francescane nell’Ascolano del primo ‘500 e quelli con cui fu rinnovato nel ‘700 l’ex convento dei cappuccini. Ha dato i natali anche al musicista Antonio Lozzi (1871-1943).
Colli del Tronto ha una stazione ferroviaria : è una fermata ferroviaria posta sulla linea Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto. Serve il territorio comunale di Colli del Tronto.

Attrazioni: Di origine antichissima, Colli era formata da 5 “ville”. Di queste, quella di Casaregnano reca ancora nel toponimo l’influenza della sua probabile origine romana. Centro importante, era sovrastato da un castello totalmente distrutto successivamente. Molti studiosi e ricercatori voglione che qui avvenne la battaglia in cui Pirro sconfisse i romani. Nel XVI secolo si hanno notizie della ripresa del paese che nel 1800 amministrò, per ordine del comune di Ascoli, anche Castel di Lama.

Nel 1812 venne aggiunto poi il paese di Pagliare(oggi Spinetoli). Un tempo Colli andava nota per i “carradori” che costruivano eleganti e solidi carri agricoli, arricchiti da semplici e aggraziate istoriature. Realizzavano anche strumenti per l’agricoltura, rinomati per la solidità.

Chiesa parrocchiale realizzata nel 1796 dall’architetto Pietro Maggi. Al suo interno si conserva una tela del pittore Ferdinando Cicconi.

Chiesetta di S. Cristina col caratteristico campaniletto a vela.

Villa Panichi con la bigatteria ottocentesca, Villa Ercolani nel centro storico, Villa Mastrangelo, Villa Spreca e Villa Fonzi.

Patrono di Colli del Tronto è :
Santa Felicita Martire – 7 marzo

Gli del luogo

Borgo di Colli del Tronto

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  • Museo

Il Merletto di Offida e Museo del merletto

Offida, Marche

L’arte del merletto a tombolo costituisce in Offida una tradizione tipicamente femminile che si fa risalire al XV secolo, allorché iniziò a diffondersi presso i ceti popolari, per poi passare alle comunità religiose e alle famiglie aristocratiche intorno al XVII secolo. In particolare fu ad opera delle suore Benedettine, giunte ad Offida nel 1655, che la pratica del merletto acquistò il carattere di massa. I merletti più antichi di Offida che si conoscono sono quelli risalenti al XV secolo che ornano i camici di S. Giacomo della Marca e di S. Giovanni da Capistrano conservati dai monaci di Monteprandone (AP). Diversi sono i documenti che testimoniano una considerevole produzione artigianale di merletti offidani attraverso i secoli. E ancora oggi, specie durante la stagione estiva, è uno spettacolo osservare le donne offidane, sedute presso l’uscio di casa, intente al lavoro del merletto a tombolo.

Le lavorazioni più in uso sono: il punto Rinascimento, il punto Venezia e il punto antico.

Dall’estate 1983 il visitatore che giunge ad Offida può ammirare, all’inizio del centro storico, il monumento alle merlettaie, opera dello scultore Aldo Sergiacomi, costituito da un gruppo bronzeo raffigurante una bambina, un’adulta e un’anziana intente a lavorare il merletto.

Esiste inoltre un Museo del merletto che raccoglie i pezzi più pregiati del merletto a tombolo offidano e che ospita ogni anno l’esposizione dei lavori che partecipano al concorso “Il Fusello d’Oro”.
Il Museo del merletto di Offida, nato nel 1995-96 e gestito dalla Cooperativa Oikos in collaborazione con la Pro Loco ed il Comune di Offida, è allestito nell’antico Palazzo Castellotti, in pieno centro, che ospita anche altre raccolte museali. Nelle sette sale, oltre a corredi del Settecento e dell’Ottocento di famiglie nobili e dell’alta borghesia locale, sono esposti alcuni abiti da sera; di particolare interesse un abito di alta moda, disegnato da B. Borzacchini e indossato da Naomi Campbell in una sfilata a Londra nel 1997, realizzato tra l’altro con frange costituite da fuselli in avorio. Di rilievo il fatto che alcuni dei corredi esposti sono stati donati, altri sono solo in prestito da parte di famiglie offidane.
Presso il museo sono stati istituiti e si svolgono corsi di merletto (un corso regionale due anni fa, l’anno scorso un corso della provincia di Ascoli Piceno, entrambi con rilascio di attestati). Tutte le mattine poi sono attivi laboratori didattici per le allieve delle scuole elementari, medie e superiori. E’ allo studio un progetto per la realizzazione di corsi regionali di perfezionamento su tema (pizzo antico, animali fantastici, fiori con petali in rilievo).

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  • Patrimonio culturale Religioso

Palazzo della Signora – Museo Diocesano

Montalto Delle Marche, Marche

Sul lato nord della piazza centrale della Città dedicata a Sisto V, si trova il palazzo della Signora eccellentissima donna Camilla sorella del Papa Sisto V, sulle cui fondamenta verrà in seguito eretto il Seminario. Sulla torretta con l’orologio, a sinistra, possiamo leggere la dicitura ‘Il tempo è moneta’, aforisma dello scrittore tedesco e premio Nobel Thomas Mann; a destra: ‘Prega e lavora’, l’ora et labora di San Benedetto da Norcia e A.M. D.G., Ad maiorem Dei gloriam, frase che si trova per la prima volta nei Dialoghi di San Gregorio Magno e che S. Ignazio di Loyola volle per la Compagnia di Gesù.
Oggi l’ex Seminario è sede del Museo Sistino vescovile di arte sacra, dove sono custoditi preziosi paramenti sacri, artistici oggetti liturgici, reliquiari, dipinti, ritratti dei Vescovi della Diocesi di Montalto; vi sono esposte anche alcune antiche pergamene.

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  • Monumento

Monumento a Sisto V

Montalto Delle Marche, Marche

All’ingresso del Paese da sud-est, svetta l’opera scultorea in bronzo realizzata da Pericle Fazzini e dedicata al più illustre cittadino Montaltese: Felice Peretti Papa Sisto V.
Pericle Fazzini nasce il 4 maggio del 1913 nella vicina Grottammare dove, già da piccolo, assisteva il padre intagliatore nella sua attività, rivelando un precoce talento. Il suo nome viene associato alla famosissima “Resurrezione“, la scultura che troneggia nella “Sala Nervi” in Vaticano. L’opera montaltese, inaugurata il 23 novembre 1986, è stata l’ultima realizzata dall’artista, solo pochi mesi prima dalla sua scomparsa nel 1987.
Il Monumento a Sisto V si caratterizza, oltre che per l’elevata rilevanza artistica, anche per la modernità e l’avanguardia: si tratta infatti di una struttura che ruota su se stessa proiettando il profilo sistino a 360° su panorami sempre diversi durante le ore del giorno.

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  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Palazzo Paradisi – Chiesa di San Pietro e Belvedere

Montalto Delle Marche, Marche

La maestosa struttura che si erge sopra la piazza centrale è l’antico Castello della Rocca, costituito dalla storica Porta Marina, dall’edificio principale e dalla chiesa di S. Pietro. Il libro Il Libro d’Oro della Città di Montalto identifica Gianfrancesco Paradisi come capostipite della famiglia, nell’ambito dell’aristocrazia di Montalto ed è elencato negli Statuti Comunali del 1586. In realtà, la famiglia Paradisi vive a Montalto da tempo immemorabile. Nel 1461 Menicuccio (Domenico) Paradisi è citato nei conti comunali. L’attigua chiesa di S. Pietro, in origine cappella del palazzo, restaurata nel 1606 per ospitare le spoglie del primo vescovo di Montalto, monsignor Paolo Emilio Giovannini, si affaccia su una delle terrazze panoramiche di Montalto: il Belvedere. Il complesso comprendeva l’antico teatro della Rocca o Teatro de’ Nobili, purtroppo demolito negli anni ’60. Fu centro di attività culturali, ricreative e teatrali, patrocinato soprattutto in tempi più recenti dalla contessa Fanny che molti ancora ricordano. Fanny è stato l’ultimo della linea di famiglia e l’intero edificio, totalmente abbandonato, è stato acquistato dal Comune nel 1990 e in gran parte restaurato con successivi finanziamenti. Attualmente è adibito a manifestazioni e mostre

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  • Parco

Giardini di Villa Seghetti Panichi

Colli Del Tronto, Marche

Il complesso, conosciuto anche con la denominazione di “Villa Odoardi Seghetti”, sorge in prossimità di Castel di Lama sul crinale collinare che, nella bassa vallata del Tronto, guarda la sponda sinistra del fiume e il tracciato storico della via Salaria.
Nel XVIII secolo, inglobando i resti della fortificazione precedente, Odoardo Odoardi fece realizzare la villa, che però all’epoca ancora non possedeva un giardino. Verso la fine del secolo successivo, Vincenzo Carfratelli Seghetti acquistòla villa e fece realizzare il giardino, tra il 1875 e i 1890, affidandolo a un personaggio di spicco nell’ambito europeo: il grande paesaggista tedesco Ludwig Winter.
Il parco è testimonianza del suo grande amore per i palmizi. Si può ammirare un raro esemplare di Jubaea spectabilis, numerose Phoenix canariensis e Ph. dactilifera, Heritea armata dal color blu argento, monumentali Washingtonia filifera, Chamaerops humilis e gruppi di Yucca gloriosa e Cordyline australis.
Il parco si segnala come il primo giardino storico italiano
con rilevamenti di vaste aree bioenergetiche. I rilevamenti di elettromagnetismo sono durati due anni. Camminando in una piacevole cornice naturale e sostando in luoghi calmi e rasserenanti, si può usufruire di un percorso che suggerisce al visitatore una verifica concreta dei particolari effetti benefici generati dalle varie specie di piante. Alcune sono tipiche del paesaggio marchigiano, per esempio faggi rossi e querce. Altre, soprattutto attorno al morbido laghetto, sono orientali: dorati Ginkgo biloba, Prunus rosa del Giappone che, primi a fiorire, sono messaggeri della primavera, un leggero Taxodium disticum ed una Sophora japonica ‘Pendula’. Nello specchio d’acqua inoltre vivono ninfee e fiori di loto bianchi.
Sul retro, in mezzo ad un laghetto, si erge una delicata statua di travertino settecentesca raffigurante Venere e Amore che si cingono la mano.
Come in ogni giardino di Winter, infine, anche qui esiste un piccolo angolo dedicato alla meditazione: il “romitorio”, luogo che offre pace e interiorizzazione a ciascun visitatore.

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  • Patrimonio culturale Religioso

Santa Maria della Rocca

Offida, Marche

Inizialmente al suo posto si trovava un castello di età longobarda con annessa una chiesa di piccole dimensioni, appartenente a Longino D’Azzone, signore offidano di origine franco-tedesca. Nel 1039 il castello e la piccola chiesa vennero donati all’abbazia di Farfa e quindi entrarono in possesso dei monaci benedettini.
Come testimoniato da un’epigrafe, nel 1330 vennero effettuati dei lavori che prevedevano la demolizione del castello e la costruzione di una chiesa più grande. La chiesetta più antica venne inglobata all’interno di quella nuova, creando così dei corridoi laterali attualmente visibili nella cripta, uno dei quali fu utilizzato come zona di sepoltura a partire dal XVI secolo.
All’interno della cripta, che si estende per tutta l’area del piano superiore, ci sono numerose colonne in laterizio con capitelli smussati agli angoli che sorreggono arcate a sesto acuto e a tutto sesto.
Ancora è conservata una parte degli affreschi, attribuiti al Maestro di Offida, raffiguranti i cicli di S. Caterina di Alessandria, S. Lucia e diversi altri Santi e Vergini in trono.
La chiesa superiore, ad una sola navata, presenta tracce di affreschi che un tempo rivestivano completamente le pareti. Ben conservati sono quelli del catino absidale raffiguranti profeti, angeli musici e Sante Vergini, opera del maestro milanese Ugolino di Vanne. Sul lato opposto una deposizione, una crocifissione ed una Madonna con Bambino e Santo, unico affresco di età rinascimentale, attribuito a Vincenzo Pagani.

Per maggiori informazioni:
http://www.turismoffida.com/santa-maria-della-rocca.html

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  • Borgo

Borgo di Montalto delle Marche

Montalto Delle Marche, Marche

Il comune di Montalto delle Marche è sito nella fascia collinare che va dalla costa Adriatica alla Catena dei Sibillini, ad una distanza percorribile in venti minuti, sia dal mare che dalla montagna. Il territorio era frequentato già nella preistoria e, infatti, il Museo Archeologico ospita numerosi reperti del neolitico (6.000 a.c.) e della cultura appenninica (2.500 a.c.), picena (VII sec. a.c.), romana e di epoche successive.
Nel 1215 San Francesco d’Assisi, secondo la tradizione popolare, sceglie questo territorio per diffondervi la sua Regola, fondando nella pace di un bosco secolare il Convento delle Fratte, ricco di affreschi di scuola giottesca.
In questo convento compirà i suoi studi Felice Peretti che, eletto Papa nel 1585 con il nome di Sisto V, darà a Montalto il titolo di Città. Durante il suo secondo anno di pontificato (1587), donò alla sua “patria carissima” il Reliquiario con Imago Pietatis e Scene della Passione (detto “Reliquiario di Montalto”), oggetto di straordinario valore artistico. Esso, realizzato in oro e pietre preziose, è conservato presso il Museo Sistino Vescovile. Alcuni dei privilegi concessi dal pontefice permisero a Montalto di divenire non solo un centro culturale ed artistico attivo e ricco di interesse per le opere qui conservate, ma anche di mantenere alcuni privilegi fino all’Unità d’Italia.
A Montalto delle Marche nacque l’architetto Giuseppe Sacconi, conosciuto soprattutto per essere stato il progettista dell’Altare della Patria a Roma. Il suo studio è stato ricostruito nella Pinacoteca Civica della città.
Interessanti sono altresì il Museo delle carceri, dove sono presenti graffiti e disegni dei reclusi sulle pareti delle celle e al cui interno è installato un impianto fonico attraverso il quale è possibile ascoltare storie autentiche dei carcerati drammatizzate da una compagnia teatrale, ed il museo L’Acqua, la Terra, la Tela, entrambi presso la sede municipale (lesionata dal terremoto del 2016).
Le frazioni che attualmente costituiscono il comune di Montalto sono Montalto/Sistina, Patrignone, Porchia e Valdaso. In frazione Patrignone la Porta del Borgo porta l’epigrafe di Re Manfredi. Il centro medievale ben conservato fu patria di Antonio Bonfini, umanista di fama internazionale, primo storico della nazione ungherese. Di particolare pregio la Chiesa romanica di Santa Maria in Viminato contenente affreschi dei sec. XIV, XV, XVI.
Nella frazione Porchia, il Torrione risale al XIV secolo; frammenti del passato medievale si colgono in tutta la struttura del paese. Si possono ammirare una pregevole tavola del Pagani e una stupenda Natività del XV secolo affrescata nella Cripta della Chiesa di Santa Lucia. A Valdaso l’alternarsi geometrico dei frutteti con i campi coltivati ad orto dà al paesaggio il carattere di un’umanizzazione totale. Il torrione dell’antico mulino di Sisto V spunta imponente tra i coltivi

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  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Acquasanta Terme: Fortezza di Castel di Luco

Acquasanta Terme, Marche

Una bolla di Papa Leone IX datata 1052 testimonia già a quell’epoca l’esistenza di questo raro e singolare castello del Piceno che conserva quasi intatta la sua struttura medioevale.
Sulle origini del castello sono state formulate diverse ipotesi: la più accreditata é quella del Colucci, storico marchigiano del ‘700, il quale riteneva che Luco (dal latino lucus) fosse anticamente un bosco sacro nelle cui ombre erano celebrati orrendi riti pagani. Il castello, quindi, sarebbe stato eretto, nel mezzo di quel bosco, proprio sopra il poggio di travertino dove probabilmente erano situati gli altari sui quali venivano eseguiti i sacrifici. Notizie certe dell’esistenza del castello si hanno invece, a partire dall’XI secolo come testimonia una bolla di Papa Leone IX, datata 1 Luglio 1052 e conservata nell’archivio della cattedrale di Ascoli, in cui si legge che il vescovo Bernardo Il ne aveva il dominio insieme ad altri castelli della zona.

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  • Termale

Terme di Acquasanta

Acquasanta Terme, Marche

Ricco complesso attrezzato per cure termali, fisioterapia e riabilitazione in acque sulfuree, il centro Terme di Acquasanta è una delle strutture mediche più efficienti della regione, dove la presenza di una convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale e di un lussuoso Hotel termale garantiscono agli ospiti della struttura il massimo confort necessario al processo di cura.

Il suo stesso nome deriva dalla presenza nel sottosuolo di acqua termale solfurea, salsa, solfata che alimenta i reparti di cura dello stabilimento dove vengono praticati fanghi, bagni, cure inalatorie, docce nasali e insufflazioni endotimpaniche utilizzando acqua solfurea, salsa, solfata.

Le acque termali delle Terme di Acquasanta scaturiscono circa 16 metri sopra il letto del fiume Tronto, alla temperatura di 38,6°C, da una serie di grotte.
Le principali patologie curate sono:

Patologie dell’apparato locomotore
Patologie dell’apparato respiratorio e allergie
Inestetismi della pelle, cellulite, patologie dermatologiche
Patologie del ricambio (disturbi del metabolismo, diabete, alterazioni della presenza di grassi nel sangue)
Patologie dell’apparato gastro-intestinale / gastroenterico
Patologie dell’apparato genitale e riproduttivo, malattie ginecologiche
Patologie del sistema muscolare
Patologie otorinolaringoiatriche (orecchio, naso, gola)
Patologie dell’apparato scheletrico

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  • Patrimonio culturale Religioso

Chiesa Parrocchia Santa Felicita

Colli Del Tronto, Marche

custodisce la tela del pittore Ferdinando Cicconi (1831-1896), cittadino di Colli. Fu realizzata nel 1796 su disegno dell’architetto Pietro Maggi

di Milano e documenta i criteri costruttivi delle fondazioni francescane nell’Ascolano del primo ‘500 e quelli con cui fu rinnovato nel ‘700 l’ex convento dei Cappuccini.

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  • Borgo

Borgo di Ripatransone

Ripatransone, Marche

Alta sul colle tra le valli del torrente Menocchia e del fiume Tesino, Ripatransone sorge in una posizione panoramica tanto bella da meritarsi il titolo di “belvedere del Piceno”. Aderisce all’Associazione Nazionale Città dell’Olio e Città del miele e vanta la Bandiera Arancione. L’attrazione più nota è il Vicolo più stretto d’Italia, così piccolino da non avere nemmeno un nome: si tratta di una viuzza che rispetta tutti i canoni per essere considerata un vicolo (pavimentata, percorribile e con almeno una finestra o una porta che vi si affacci) ma che è larga solo 43 cm!
Costruita e più volte rinforzata tra il XII e il XVI secolo, la cortina muraria di Ripatransone è una delle più ricche e articolate delle Marche. La lunghezza del suo perimetro è di 2.418 m. e include: il complesso delle Fonti, Porta Cuprense, Porta San Domenico, Porta d’Agello, Porta di Monte Antico, Torrioni con merlatura ghibellina. Il centro storico vanta edifici di epoca medievale, rinascimentale e barocca.

All’interno del borgo, corso Vittorio Emanuele II e le piazze che su di esso si raccordano si caratterizzano per la presenza di significativi monumenti. La Cattedrale, innalzata nel 1597 ma completata nel 1623, cui furono aggiunti nel 1902 la torre campanaria con sulla cima una statua del redentore in rame dorato, alta 7 metri. Al suo interno ritroviamo custodite statue e tele seicentesche e due santuari a sé stanti: la Cappella della Madonna di San Giovanni e la Cripta della Misericordia e della Morte. Il Palazzo Comunale, fu costruito nel XIII secolo e rimaneggiato più volte fra Cinquecento e Ottocento: nel paramento murario esterno gli archi della quattrocentesca Loggia degli Anziani sono visibili due affreschi di Giacomo da Campli, la Madonna del Latte e la Maddalena.
Il trecentesco Palazzo del Podestà, uno dei palazzo pubblici meglio conservati delle Marche, dove è stato ricavato, nel 1824, il Teatro Comunale Mercantini, che presenta la tipica pianta a ferro di cavallo e un plafone, decorato con motivi floreali e medaglioni con i ritratti di Rossini, Verdi, Alfieri, Bellini, Goldoni e Metastasio. Particolarmente interessanti sono: il Museo Civico, ospitato nel Palazzo Bonomi-Gera che si compone di cinque raccolte: la pinacoteca, con un ricco patrimonio di opere importanti di Vittore Crivelli e di Vincenzo Pagani; la Gipsoteca Uno Gera; il museo storico etnografico; il Museo storico risorgimentale Luigi Mercantini e una galleria d’arte contemporanea. Da visitare inoltre il Museo archeologico, che conserva numerosi reperti preistorici, piceni e romani, provenienti dal territorio comunale e dell’antico Ager Cuprensis; il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana, che documenta la tradizione rurale del paese, e il Museo del vasaio, annesso a un laboratorio di produzione, con oltre ottocento manufatti in terracotta fra cui i tipici fischietti chiamati cuchi.
Nel territorio di Ripatransone si producono olio extra vergine di oliva e vini DOC, quali il Falerio dei Colli Ascolani e il Rosso Piceno Superiore. Da gustare è il ciavarro, zuppa di legumi e cereali con condimento piccante. Le manifestazioni più importanti che hanno luogo nel corso dell’anno sono: il Cavallo di Fuoco, una rievocazione storica che si tiene ogni anno nel giorno dell’Ottava di Pasqua e la Festa della Maddalena, patrona della città, che si svolge a luglio con iniziative religiose e civili.

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  • Patrimonio culturale Religioso

Cattedrale Basilica dei Ss. Gregorio e Margherita

Ripatransone, Marche

La Cattedrale Basilica, costituita da tre chiese, è intitolata ai Santi Gregorio e Margherita. Costruita su disegno del modenese G. Guerra, tra il 1597 e il 1623, fu poi modificata con l’aggiunta del tiburio ottagonale nel 1786, della facciata risalente al 1842 e dell campanile, innalzato tra 1884 e 1902, su progetto dell’architetto pontificio F. Vespignani, caratterizzato sulla sua vetta dalla statua in rame del Redentore realizzata nel 1901 dalla fonderia Luigi Del Bo di Milano. L’interno, a tre navate e a croce latina, è caratterizzata dalle decorazioni pittoriche dei fratelli Michelangelo e Marcantonio Bedini risalenti alla fine degli anni 50.
Nella visita si possono ammirare: il seicentesco pulpito ligneo, opera di D. Bonfini da Patrignone, in cui il motivo dominante è costituito dagli elementi dello stemma di Ripatransone, alternato a pannelli raffiguranti i 5 misteri gloriosi. Anche la decorazione del tiburio risulta molto ricca, agli angoli sono dipinti i 4 evangelisti mentre nella parte superiore, su sfondo dorato, sono rappresentate le 4 virtù cardinali. Il presbiterio, presenta un altare in marmo del Poscetti di Roma, mentre sulla parete di destra un dipinto rappresentante S. Gregorio Magno (sec. XVII) e, a sinistra, la Natività (sec. XVIII).
La sedia vescovile è anch’essa opera del Bonfini. Nell’abside si possono ammirare un coro ligneo realizzato da Agostilio Evangelisti (1620), l’imponente statua di S. Gregorio Magno e il complesso pittorico del Bedini. L’organo liturgico è opera del celebre organaro veneto Gaetano Callido (1783); fu costruito in origine per la Chiesa della Maddalena dei Frati Minori Osservanti da dove fu poi traslocato insieme alla cantoria nel 1812. Tra le numerose opere custodite nella cattedrale sono da annoverare anche: il Crocefisso ligneo policromo donato, secondo la tradizione, da papa Pio V nel 1571, opera probabilmente di Giovan Battista Casignola di Como, l’Altare in legno, opera di M. Angelo Ripano (sec. XVII), la Pala d’altare, opera di Orazio Gentileschi (sec. XVI-XVII), tre tele, tra cui quella raffigurante la Madonna col Bambino, S. Pietro, S. Rocco, S. Antonio da Padova e S. Giovanni Battista, opera di Simone de Magistris di Caldarola (1579), la Tela d’altare rappresentante Carlo Borromeo attribuita al Turchi detto l’Orbetto (1623) e la Pala d’altare opera di S. Ciannavei di Ascoli Piceno( XVIII-XIX).

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