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Comune di BARDINETO
La Festa veramente Bardinetese per eccellenza si celebra il 16 Agosto, giorno di San Rocco, Patrono della Comunità di Bardineto. Correva all’incirca l’anno 1650, allorché i Bardinetesi avevano già preparato i Lazzaretti a San Nicolò poiché la peste era arrivata a Calizzano (come testimonia anche un antico quadro custodito nel santuario di Nostra Signora delle Grazie). Ma a quanto pare, non si verificò alcun caso di peste nel paese. A ciò si aggiunga il fatto che Bardineto, volesse dare al paese anche un Santo laico”, considerato che la Chiesa aveva già San Giovanni Battista come Protettore. La scelta quindi, cadde su San Rocco, che divenne patrono dell’intera Comunità Bardinetese. Ma chi era San Rocco? Sulla figura del Santo non si hanno notizie biografiche degne di fede storica. I dati più attendibili lo vedono nascere a Montpellier e morire ad Angera sul Lago Maggiore, nei XIV secolo. Orfano in giovane età, dopo aver distribuito in elemosine il patrimonio paterno, lascia Montpellier per un pellegrinaggio a Roma. Giunto a Cesena, Rocco si pone al servizio degli appestati che, primi, ne sperimentano la taumaturgica potenza. Da Cesena riprende la via di Roma dove guarisce un cardinale che lo presenta al Papa. A Roma si trattiene tre anni dedicandosi ai poveri ed agli appestati, quindi va a Rimini, Novara, Piacenza dove si ammala e vive per parecchio tempo in un luogo silvestre: guarito riprende la via della patria, ma ad Angera, sospettato di spionaggio, viene arrestato e muore in prigione dopo cinque anni di reclusione.
Riconosciutane l’identità dopo la morte, viene sepolto con tutti gli onori. Secondo altri, avrebbe perduto la vita a causa della peste e perciò dal XV secolo è invocato assieme a San Sebastiano come taumaturgo e protettore contro questo morbo. Le immagini di San Rocco sono rare prima del 1485 quando secondo una tradizione, i Veneziani ne trasportarono le Reliquie dall’ Oriente. Da allora il culto de santo ebbe grande impulso e dappertutto sorsero Chiese, Confraternite ed Oratori in suo onore specie nelle campagne. E rappresentato giovane pellegrino, con barba, in atto di additare con la mano destra un bubbone ed una piaga sulla gamba. È spesso accompagnato da un cane che ha un pane in bocca, a ricordo della leggenda secondo la quale il nobile Gottardo mandava, tramite il proprio cane, il cibo al Santo, malato presso Piacenza. Le Reliquie si conservano tuttora a Venezia.
Il giorno di San Rocco a Bardineto, si distingue in due parti: dapprima c’è la Festa Sacra con la Processione ed i Misteri portati a braccia dalla Confraternita Bardinetese dedicata ai SS. Maria Annunziata e Carlo Borromeo e da altre numerose confraternite partecipanti.
Dopo la Festa Sacra, esiste il festeggiamento “profano’’, che inizia verso sera per protrarsi fino alla mattina. E’ tutto il paese che si stringe attorno al suo cuore, nella piccola Piazza Soprana. Nato nel 1975 come intrattenimento del “Borgo’’, dove si offrivano i piatti tipici Bardinetesi e si finiva col ballo, nel corso di questi venti anni, si è arricchito di scenette, balletti, improvvisazioni che mutano ogni anno. Ed Ogni volta vengono allestite la ‘Greppia’’ e la “Cantina’’, ogni volta le patate vengono usate a quintali per la Polenta Bianca (piatto “Nazionale Bardinetese’’), ogni volta nell’aria si respira il profumo delle Frittelle e della Torta Pasqualina, preparate in tutte le case del Borgo, case unite come le dita di un pugno chiuso. Ed ogni volta si assiste alla scenetta in dialetto che fa un po’ da specchio a quello che avviene durante l’anno in paese, celebrando con affetto meriti e vizi locali.
Anno dopo anno, sono centinaia coloro che si prestano in mille modi per il buon funzionamento della serata. Una cosa è certa: nella Piazzetta Soprana diventata per l’occasione palcoscenico e balera, a una Risata ed un Ballo li lasciano tutti, anziani e bimbi, uomini e donne, allegri e tristi. E’ l’unica sera che gli abitanti del circondario si rassegnano volentieri a non chiudere occhio per tutta la notte, qualsiasi tipo di lavoro abbiano da svolgere la mattina dopo.
Sono numerosi i Bardinetesi che trasferitisi in Riviera o altrove, la sera dopo Ferragosto, accorrono tra gli archi e i portici che li hanno visti crescere. E tanti giovani che a Bardineto non ci sono nemmeno nati, ci vengono lo stesso, rispondendo ad una tradizione trasmessa loro dai parenti. E tanti sono anche i “Foresti’’, coloro che a Bardineto trascorrono l‘Estate, che vengono coinvolti in questa Festa sempre uguale e tuttavia sempre diversa. E quelli che vengono per la prima volta si meravigliano di un paese in cui nessuno si chiama per cognome, perchè tutti si conoscono da sempre.
A Bardineto, punto piccolissimo sull’Atlante, nel bene e nel male, esistono ancora il calore umano e la capacità di stendere la mano agli altri; e magari può servire anche la sera di San Rocco. È una sorta di fuga dal tempo: certo non elimina la problematicità della vita, all’indomani ognuno ritorna alle proprie difficoltà, agli ostacoli quotidiani; ma almeno per una notte all’anno, forse solo per poche ore, è tanto bello ascoltare solo la voce del proprio paese, i ricordi, le risate liberatorie e riconoscere le radici che si annidano nei pensieri e nel cuore. Ha scritto Cesare Pavese:
“….Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.” Ed è vero.
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