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Comune di SONDRIO
Genuinità, salubrità, legame con il territorio, riscoperta e rivisitazione in chiave moderna di antichi sapori: sono le parole chiave del “PROGETTO SEGALE 100% VALTELLINA”, ideato e promosso dall’Unione del Commercio del Turismo e dei Servizi della provincia di Sondrio con l’Associazione Panificatori e Pasticceri attiva al suo interno, e da Coldiretti Sondrio. L’obiettivo dell’iniziativa è, da un lato, la reintroduzione e la valorizzazione di un’antica coltura, in passato ampiamente praticata anche sul nostro territorio; dall’altro, la produzione di un tipo di pane realizzato con farina di segale originaria esclusivamente della Valtellina, coltivata in modo naturale senza l’uso di fitofarmaci. Si tratta di un progetto ambizioso e di ampio respiro, che prende vita in forma sperimentale (con l’iniziale coinvolgimento dell’Azienda Agricola di Andrea Fanchi e di diciassette panifici distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio della provincia di Sondrio, dalla Valchiavenna a Livigno), ma che con il tempo intende ampliarsi, estendendosi ad altri operatori, sia coltivatori sia panificatori, che vorranno aderirvi.
L’auspicio è che questo primo seme metta radici, consentendo la nascita di una microeconomia sostenibile in grado di produrre reddito. Un valore aggiunto per la nostra comunità e l’intero territorio.
La segale (nelle forme dialettali valtellinesi più diffuse ségêl o blá) è un cereale buono, salubre e digeribile, dalle molteplici proprietà nutrizionali: contiene: vitamina E, vitamine del gruppo B (soprattutto acido folico e niacina), sali minerali (calcio, ferro, magnesio e potassio), proteine ad alto valore biologico (aminoacidi essenziali come lisina e treonina), fibra (15%; in particolare pentosani) utile per regolare sia l’intestino sia il ciclo del colesterolo nel sangue. La segale, inoltre, dà una sensazione di sazietà ed è perciò un buon alleato per regolare l’appetito. In virtù del suo basso indice glicemico, questo cereale è altresì particolarmente adatto per le persone affette da diabete.
Il consumo di segale in provincia di Sondrio fa parte della nostra cultura e delle nostre abitudini alimentari. Grazie al progetto “SEGALE 100% VALTELLINA” potremo riscoprire la bontà, la fragranza e le proprietà uniche di un alimento prodotto in loco, il pan de ségêl a forma di ciambella o brecadél, che è il pane della tradizione valtellinese. In questa fase di sperimentazione, la produzione del pane ottenuto con farina di segale 100% Valtellina avverrà per un periodo limitato, ossia in tutti i weekend (a partire dal 7 dicembre 2019) fino a esaurimento scorte, per divenire in prospettiva, una volta disponibili maggiori quantitativi di farina, via via più frequente.
Questo cereale ha una storia antichissima. Si ritiene che fosse noto in Valtellina già nel periodo compreso tra l’Età del Rame e l’Età del Bronzo. La coltivazione della segale fu praticata in Valle per molti secoli, grazie alla particolare adattabilità di questa pianta ai climi freddi, agli sbalzi termici e ai terreni poveri. La segale ci racconta di un’economia contadina essenziale e a conduzione familiare fatta di duro lavoro, di un tempo in cui la vita in Valle si svolgeva prevalentemente a “mezza costa”. I nostri nonni ricordano ancora i vasti campi del versante solivo retico (ma anche di parte di quello orobico, nelle zone più soleggiate) riservati a questa coltura, la cui presenza era divenuta un tratto distintivo del paesaggio locale insieme ai mulini ad acqua, che un tempo erano diffusissimi, persino in quota.
Questo prezioso cereale rappresentò a lungo una risorsa alimentare insostituibile per i valtellinesi, ma fu molto di più. Costituì, infatti, un autentico patrimonio culturale e spirituale, un concentrato di valori: attaccamento alla terra, operosità, sobrietà, resistenza alla fatica, lavoro di squadra, religiosità contadina, ciclo delle stagioni, solidarietà quotidiana nell’aiutare e nell’aiutarsi. Agli anni Quaranta del secolo scorso risale l’abbandono delle colture cerealicole e la fine di un mestiere praticato per secoli. Un tramonto che segnò una mutazione antropologica e paesaggistica del nostro territorio.
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