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Comune di CASERTA
San Leucio, piccolo borgo poco lontano dal centro di Caserta, sorge alle pendici dell’omonimo colle, sul quale in epoca longobarda fu edificata una chiesetta dedicata al Santo. Nel XVI secolo gli Acquaviva, principi di Caserta, vi costruirono un castello, che chiamarono “Belvedere” per la splendida vista panoramica su Napoli, il Vesuvio e le isole del Golfo. Alla metà del XVIII secolo il territorio fu acquistato da Carlo di Borbone e dal 1759 il Regno passò nelle mani di suo figlio Ferdinando IV (III di Sicilia). Il primo interessamento del giovane Re Borbone per San Leucio risale al 1773, quando fece recintare la proprietà. San Leucio rappresentava per Ferdinando un luogo ideale per immergersi nella quiete della natura, per dedicarsi alla caccia, lontano dalla vita pomposa di corte e, negli anni seguenti, incaricò l’architetto Francesco Collecini, aiutante di Luigi Vanvitelli, di ingrandire il palazzo e trasformarlo in un centro manifatturiero dedicato alla seta: fu così che nel 1789 nacque la Real Colonia Serica di San Leucio per la quale il Re emanò uno specifico Codice delle leggi, dove erano fissati diritti e doveri degli abitanti del borgo. Nell’ anno della Rivoluzione francese, il Re a San Leucio stabiliva, tra l’altro, l’uguaglianza degli individui, pari diritti per tutti, la meritocrazia, l’educazione scolastica obbligatoria, la libera scelta nei matrimoni, l’abolizione del lusso, della dote per le donne (a quella ci pensava il Re donando la casa), dei testamenti (i figli ereditavano dai genitori). Ogni dipendente della fabbrica della seta era tenuto a versare una parte dei guadagni alla Cassa della Carità, istituita per gli invalidi, i vecchi e i malati.Tutto ruotava intorno alla fabbrica. Una seteria sostenuta dal re “con mezzi potentissimi”, che sfruttava la seta generata dai bachi allevati nelle campagne del Casertano, una fabbrica dove si producevano stoffe per abbigliamento, per tappezzeria e parati, in una ricca gamma di rasi, broccati, lampassi. Nei primi decenni dell’Ottocento, con l’introduzione della macchina Jacquard, la produzione si arricchì di stoffe broccate di seta, d’oro e d’argento, con una gamma di colori ricchissima.Un Sito Reale davvero speciale, caso unico in Europa di una fabbrica all’ interno di una dimora reale. Un esempio concreto di come i Borbone costruivano i nuovi borghi per sperimentarvi impianti industriali basandosi sulla loro autonomia.L’utopia di San Leucio finì purtroppo quando, con l’unità d’Italia, il setificio fu dato ai privati, e lo statuto perse di efficacia. Nella seconda metà del secolo scorso, coloro che ancora lavoravano all’ interno del Palazzo cominciarono ad abbandonarlo per costruire fabbriche più moderne e con il tempo il degrado prese il sopravvento, fino a quando grazie ad un importante e lungo lavoro di restauro il Real Palazzo è tornato a risplendere nella sua magnificenza artistica, architettonica e naturale, diventando parte del patrimonio dell’umanità.
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