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Abruzzo

Abruzzo

Gli inglesi dicono che somiglia al Culmberland, gli austriaci al Salzkammergut, gli scozzesi alle Highlands. Tutti confrontano l’Abruzzo con i loro “angoli” più belli e selvaggi. Una terra dove la qualità della vita la raccontano i numeri: meno di 1.200.000 abitanti distribuiti su 10.700 kmq di superficie e in 305 comuni suddivisi in quattro province – con una densità che oscilla dai 57 abitanti del capoluogo L’Aquila, ai 255 della costiera Pescara – e coperta al 70% da parchi e aree protette.

L’arrivo in Abruzzo si avverte tramite un senso di spazio che si spalanca all’improvviso, dilatato e sorprendente. Si assottiglia il flusso del traffico, deflagra il silenzio davanti a un amplissimo sipario di monti, valli e altopiani lunari che digradano fino al litorale, che fila liscio per decine e decine di chilometri, ininterrottamente dalla foce del Tronto a quella del Sangro, avvalorando l’idea di una terra che va a incontrare il suo mare in forma piana, sabbiosa. Anche quando, lungo la Costa dei Trabocchi, fa convergere lo sguardo sui profili “aerei” e sottili dei tradizionali pontili per la pesca. Sennonché, alle spalle, ecco appunto che svettano all’orizzonte le cime più alte dell’Appennino, tra cui giganteggiano aspri il Gran Sasso, la Majella e le tante vette oltre i 2.000 metri del Parco Nazionale d’Abruzzo, habitat dell’orso marsicano, del lupo e dell’aquila reale. Veri paradisi per gli appassionati di trekking e ogni forma di outdoor, sci compreso, perché qui l’inverno imbianca tutto facendo da richiamo come fossero né più né meno che le Dolomiti, o quasi, ma a un’altra latitudine.

Anche i nomi delle città rispecchiano tra loro questo contrasto mare/monti, ognuna fiera del suo carattere. Accanto alle località in cui si cita il mare – Francavilla a Mare, Silvi Marina, Vasto Marina e così via – accanto a nomi salmastri come la pulsante Pescara, si ergono le tante rocche nell’entroterra montuoso: Roccaraso, Roccapia, Roccacaramanico… Fino a Rocca Calascio, onirico set di tanti film.

Per la sua posizione mediana, nel cuore dell’Italia, l’Abruzzo è sempre stato un crogiuolo di gentes: terra picena, vestina, marrucina, peligna, marsa, sannitica al tempo dell’impero romano, ma dopo il crollo di questo imbevutasi del teutonismo dei Longobardi. Di cui rimane traccia negli occhi e nei capelli chiarissimi dei montanari, nei nomi gutturali incisi sugli antichi sarcofagi e soprattutto, ancora una volta, nella toponomastica. Patria di grandi abati, d’espansione per ordini e congregazioni monastiche, dai benedettini ai francescani, la zona più a nord del vicereame di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie), e al confine con la Marca Pontificia.

Ci sono vestigia romane, musei pieni di tesori ancora sconosciuti, imponenti cicli di affreschi medievali, un’irripetibile tradizione orafa del Tre-Quattrocento, una magnifica architettura medievale e rinascimentale. Cultura ce n’è tanta, ovunque, sedimentatasi nel corso dei secoli. Qui si trova Amiternum, antica città italica fondata dai Sabini, dove nacque lo storico Sallustio, Qui si trova la Sulmo patria del poeta Ovidio. Qui nacquero giuristi e filosofi da Marino da Caramanico a Benedetto Croce, oltre a papi, santi, condottieri e umanisti, e a personalità politiche e storiche delle quali sarebbe arduo dar conto. Ci limiteremo a tre nomi su tutti: Gabriele d’Annunzio. Ignazio Silone ed Ennio Flaiano, ciascuno a suo modo Maestro nell’interpretare lo spirito indomito e mai fiaccato della versione moderna di quelle antiche gentes, autoctone o di passaggio che fossero.

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Pietracamela

Pietracamela, Abruzzo

49 elementi Cosa fare e vedere

  • Borgo

Tagliacozzo

Tagliacozzo, Abruzzo

Il nome

Il toponimo significa “taglio nella roccia” – dal latino talus (taglio) e cotium (roccia) – e starebbe ad indicare la fenditura che divide il monte e nella quale si è sviluppato l’insediamento urbano.

La storia

XI sec., è documentata l’esistenza di un abitato con base nel castello sul Monte Civita, appartenente alla Contea dei Marsi: il territorio fu, nell’antichità, prima degli Equi e poi del fiero popolo dei Marsi.
1173, il feudo passa ai De Pontibus, antica famiglia della zona. 1230 ca., dopo la morte di San Francesco, Tommaso da Celano e altri frati si stanziano presso la chiesetta di Santa Maria in Silvis, dando vita ad uno dei conventi più antichi e importanti d’Abruzzo. 1268, Carlo I d’Angiò, re di Sicilia, sconfigge a Tagliacozzo Corradino di Svevia: la battaglia segna il destino d’Europa in favore degli angioini e la fine degli svevi; si consolida il potere dei De Pontibus grazie all’appoggio dato a Carlo d’Angiò; in seguito il feudo passa per via matrimoniale agli Orsini che lo tengono fino al 1497.
1400 ca., il papa Alessandro V stacca la Contea di Tagliacozzo dal Regno di Napoli e la aggrega allo Stato Pontificio, confermandone la titolarità a Giacomo Orsini.
1806, dopo la Rivoluzione Francese il territorio entra a far parte del Regno di Napoli; finita la feudalità, il paese perde il suo ruolo centrale nella Marsica e si avvia alla decadenza.
1861, Tagliacozzo è agitata da fermenti filo-borbonici e anti-piemontesi.

Comune di Tagliacozzo
solo centro storico
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 740 s.l.m.
Abitanti
6464 (1500 nel borgo)

Patrono
Sant’Antonio di Padova, fine agosto
Madonna dell’Oriente, 27/28 agosto
info turismo
Comune, tel. 0863 614203
Azienda di Promozione Turistica, piazza dell’Obelisco
tel. 0863 610318 – www.comune.tagliacozzo.aq.it

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  • Borgo

Pietracamela

Pietracamela, Abruzzo

Il nome

Petra Cumerii e Pietra Cameria sono stati i primi nomi del paese. La prima parte del nome deriva da Preta, che in paleo-italico indica il masso (roccia, pietra) sul quale è costruito il borgo. Misteriosa la seconda parte, che può riferirsi alla roccia a forma di gobba di cammello che si scorge dal paese, come all’invasione dei Cimerii provenienti da Oriente (Petra Cimmeria) o a Petra Cacumeria , vale a dire “pietra in cacumine”, “pietra in sommità”.

La storia

XII sec., il villaggio nasce in seguito alle invasioni che costringono le popolazioni d’Abruzzo a rifugiarsi sui monti inaccessibili. Sotto il Regno di Napoli, il territorio è parte del feudo della Valle Siciliana di proprietà dei conti di Pagliara (il nome deriva dai primi abitanti provenienti dalla Sicilia in tempi remoti, oppure dalla via Caecilia che congiungeva Roma con l’Adriatico).
XIII sec., una pergamena riporta la nomina di un parroco di S. Leuty de Petra; a San Leucio è dedicata una chiesa nel borgo.
1432, la data più antica che si legge in paese è incisa su una lapide che sovrasta il portale della vecchia parrocchiale di San Giovanni. 1526, l’imperatore Carlo V concede al marchese Ferdinando De Alarçon Mendoza l’investitura del feudo della Valle Siciliana, tra i cui paesi c’è Petra Cumerii, che sotto gli Angioini e gli Aragonesi era appartenuto ai conti Orsini.
1590, il borgo viene fortificato dal governatore Marcello Carlonus per difenderlo dai briganti e resta ai De Alarçon Mendoza fino all’abolizione della feudalità.
1860-65, si intensifica nei primi anni dell’unità d’Italia il brigantaggio, piaga presente in Abruzzo come in gran parte del meridione sin dal XVI sec. A Pietracamela, come in tutta la provincia di Teramo, operavano dei “capi massa” che, alla guida di contadini miserabili, soldati disertori, ladri comuni ed evasi, sostenuti dai Borboni e dal clero, saccheggiavano e razziavano in opposizione prima all’occupazione repubblicana francese (1799, 1806-15) e poi al governo italiano.

Il paese che appare dopo l’ultimo tornante, sulla strada che sale al Gran Sasso, è fatto di pietra, acqua, aria, neve, braci dentro i camini, silenzio e profumi. L’antica meridiana segna la posizione del sole, che asciuga i prati bagnati di rugiada.
Lo scroscio di una cascata accompagna il cinguettio degli uccelli. I massi che incombono sul borgo sembrano giganti buoni a protezione del silenzio.
E le automobili non circolano, solo i nostri passi echeggiano sul lastricato di pietra, tra le fontane e le vecchie case, sotto gli “sporti” che congiungono gli angusti vicoli. Paese di belvedere, di panorami, di splendide passeggiate su vecchi sentieri, Pietracamela è prezioso come la natura che lo circonda.

Comune di pietracamela
(Provincia di Teramo)
Altitudine
m. 1005 s.l.m.
Abitanti
350 (280 nel borgo)

Patrono
San Leucio, 11 gennaio
(ma si festeggia l’11 luglio)
info turismo
Comune, tel. 0861 955112 – 955230 – comunepietracamela@tin.it
Centro visite del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga,
presso palazzo Dionisi – www.comune.pietracamela.te.it

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  • Borgo

Scanno

Scanno, Abruzzo

Il nome

Scanno ha il nome del luogo su cui sorge. Furono i Romani a chiamare scamnum, scanno, sgabello, lo sperone di roccia su cui poggiano i primi contrafforti dei monti dell’alta Valle del Sagittario.

La storia

Età romana: le statuine di Ercole con la clava trovate lungo il corso del fiume Carapale testimoniano la presenza di un abitato già in epoca preromana.
1067, è conservato nell’abbazia di Montecassino il primo documento che attesta l’esistenza di Scanno.
Il borgo passa, nei secoli, da un feudatario all’altro: è sottomesso ai Conti di Valva, ai Di Sangro, ai D’Aquino, ai D’Avalos, ai De Pascale, ai D’Afflitto e infine ai Caracciolo.
XVII – XVIII sec., grazie allo sviluppo delle attività legate al commercio degli armenti e allo sfruttamento del bosco, il borgo raggiunge il suo massimo splendore. Nasce tra ’600 e ’800 quello che è forse il più bel vanto di Scanno: il costume femminile, ancora oggi motivo di lustro per chi lo indossa. La diffusione del costume è contemporanea all’affermarsi dell’industria della lana e dell’arte della tintoria: l’abilità delle donne di Scanno nell’orditura e nella tessitura era nota in tutto il Regno di Napoli.
XIX sec., il paese vive le vicende della storia nazionale, dal Risorgimento al fenomeno del brigantaggio. A quest’ultima piaga si aggiunge, nei primi decenni del ‘900, quella dell’emigrazione.
Ne consegue l’abbandono della pastorizia: gli ovini, dalle decine di migliaia che erano nel ’700, si riducono all’inizio del secolo scorso a poche migliaia di capi.
In tempi più recenti, però, il contro-esodo degli emigrati ha consentito lo sviluppo dell’industria turistica,sorta grazie ai risparmi da loro accumulati all’estero.

Comune di Scanno
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m.1050 s.l.m.
Abitanti
2100 (1600 nel borgo)

Patrono
Sant’Eustachio, 20 settembre.

Info turismo
IAT, piazza Santa Maria della Valle
tel. 0864 74317 – fax 0864 747121
ore 9-13, 16-19
www.comune.scanno.aq.it

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  • Borgo

Navelli

Navelli, Abruzzo

Il nome

L’origine del toponimo non è nota. Secondo alcuni deriverebbe da nava, cioè “conca”, “affossamento”, dalla depressione del terreno in cui si trovava il primo insediamento. La tradizione popolare difende invece un originario Novelli, dall’unione in un unico castello di nove ville, diventato Navelli dopo la partecipazione degli abitanti alle Crociate in Terra Santa, come ricorda lo stemma del paese.

La storia

VI sec. a.C., primi insediamenti ad opera dei Vestini; nell’area sotto l’odierno abitato sorgeva il vicus Incerulae.
787, prima menzione della chiesa di Cerule, l’attuale Santa Maria in Cerulis, nel Chronicon Vulturnense, il registro delle rendite e dei doni.
1092, una bolla del monastero di San Benedetto in Perillis cita il castello di Navelli, sorto secondo tradizione dall’unione di nove comunità in un’unica “villa”, intorno al X sec.
1269, Navelli partecipa alla fondazione del Comitatus Aquilano.
1423, Braccio da Montone, signore di Perugia, mette sotto assedio il castello, che si arrende ma non viene distrutto.
1456, si abbatte anche su Navelli il terremoto che colpisce il territorio aquilano.
XVI-XVII sec., il borgo si espande e si arricchisce di palazzi grazie alla commercializzazione dello zafferano, spezia mediorientale importata dalla Spagna e molto usata nella cucina rinascimentale.
1656, la peste uccide circa ottocento persone.
1703, un altro terremoto provoca ingenti danni all’assetto urbano del borgo.
fine XIX sec., a causa della crisi della pastorizia, iniziano le prime migrazioni all’estero dei cittadini; in seguito alla creazione del nuovo sistema viario nazionale, l’abitato comincia a spostarsi a valle per maggior comodità.

Comune di Navelli
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 750 s.l.m.
Abitanti
625 (415 nel centro storico)
Patrono
San Sebastiano, 20 gennaio

info turismo
Comune, via Pereto 2, tel. 0862 959119, comunenavelli@gmail.com
IAT – Pro Loco, via del Municipio 31,
tel. 0862 959158, iat.navelli@abruzzoturismo.it
www.comunenavelli.gov.it

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  • Borgo

Pescocostanzo

Pescocostanzo, Abruzzo

Il nome

Il toponimo Pescus Constantii compare per la prima volta nella seconda metà dell’XI sec. Pesco, dal vocabolo osco pestlùm (latinizzato poi in pesculum, da cui la forma volgare Peschio), indica il basamento roccioso sul quale si è formato il centro abitato originario. Del Costanzo che legò il suo nome a quello del masso roccioso, non si hanno notizie certe.

La storia

III sec. d.C, il ritrovamento di alcune tombe lascia supporre un insediamento in età romana.
X-XI sec., sorge il primo nucleo abitato, grazie alla rinascita delle attività agricole voluta dai monaci benedettini, verso il Mille. L’esistenza di un borgo fortificato è testimoniata da un’iscrizione del 1066 riportata su una delle formelle della porta bronzea della Basilica di Montecassino.
XIV sec., nuove costruzioni cominciano a occupare l’area a ridosso delle mura, mentre già era stato fondato l’antico nucleo religioso dove attualmente sorge la chiesa di S. Maria del Colle.
XV sec., il borgo continua a espandersi fino al 1456, quando viene distrutto dal terremoto.
XVI sec., la ricostruzione è rapida grazie anche al potenziamento della “Via degli Abruzzi” che unisce Napoli a Firenze evitando le insidie delle Paludi Pontine. Il rinnovamento urbano coincide con il governo illuminato di Vittoria Colonna (1525-47): la commissione degli “homini della Signora” diviene l’organo che sovrintende alle nuove espansioni urbane verso ovest e sud, conferendo al tessuto edilizio una conformazione molto vicina all’ attuale.
XVII-XVIII sec., lo sviluppo economico e culturale, dovuto alla pastorizia e alle attività ad essa legate, richiama in paese maestri artigiani di provenienza lombarda, che danno impulso all’artigianato dell’oreficeria, del ferro battuto, dei tessuti, del legno, dei merletti. è il periodo d’oro del borgo, che si arricchisce di chiese, palazzetti, case a schiera e opere d’arte. Nel 1774, l’Università di Pescocostanzo riesce ad acquistare definitivamente dal feudatario tutti i diritti sulla propria terra.

Comune di pescocostanzo
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 1395 s.l.m.
Abitanti
1210

Patrono
S. Felice Martire, 7 agosto
info turismo
Comune, piazza Municipio, tel. 0864 640003.
Ente Parco Nazionale della Maiella, tel. 0864 641551.
www.pesconline.it
www.comune.pescocostanzo.aq.it

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  • Borgo

Villalago

Villalago, Abruzzo

Il nome

Dal latino volgare Valle de Lacu, evoca la presenza nel territorio di nove laghi, molti dei quali scomparsi.

La storia

1010 circa, all’origine di Villalago c’è la fondazione, da parte del monaco benedettino San Domenico Abate, del monastero di San Pietro de Lacu.
1067, i discendenti dei conti di Valva che avevano promosso la fondazione del monastero di San Pietro del Lago, lo donano a Montecassino insieme con le terre di sua pertinenza, le celle e l’eremo di Prato Cardoso.
1230, è documentata sul monte Argoneta l’esistenza della torre di avvistamento sulle Gole del Sagittario. Come entità civica, Villalago non appartiene a nessun feudatario: fino al 1474 si sviluppa all’ombra del monastero di San Pietro e nel 1568 diventa Università ribellandosi ai conti Belprato di Anversa, che cercano di inglobarla nei loro domini.
1806, Villalago perde lo status di Università e piomba in un feudalesimo che non aveva conosciuto prima.
1892, la costruzione della Strada Statale 479 Sannite pone fine all’isolamento di Villalago; nel 1914 con la prima centralina elettrica arriva l’illuminazione.

Comune di Villalago
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 930 s.l.m.
Abitanti
615

Patrono
San Domenico Abate, 22 agosto
Info turismo
Pro Loco, piazza Celestino Lupi – tel. 0864 740567
www.comune.villalago.aq.it

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  • Borgo

Tagliacozzo

Tagliacozzo, Abruzzo

Il nome

Il toponimo significa “taglio nella roccia” – dal latino talus (taglio) e cotium (roccia) – e starebbe ad indicare la fenditura che divide il monte e nella quale si è sviluppato l’insediamento urbano.

La storia

XI sec., è documentata l’esistenza di un abitato con base nel castello sul Monte Civita, appartenente alla Contea dei Marsi: il territorio fu, nell’antichità, prima degli Equi e poi del fiero popolo dei Marsi.
1173, il feudo passa ai De Pontibus, antica famiglia della zona. 1230 ca., dopo la morte di San Francesco, Tommaso da Celano e altri frati si stanziano presso la chiesetta di Santa Maria in Silvis, dando vita ad uno dei conventi più antichi e importanti d’Abruzzo. 1268, Carlo I d’Angiò, re di Sicilia, sconfigge a Tagliacozzo Corradino di Svevia: la battaglia segna il destino d’Europa in favore degli angioini e la fine degli svevi; si consolida il potere dei De Pontibus grazie all’appoggio dato a Carlo d’Angiò; in seguito il feudo passa per via matrimoniale agli Orsini che lo tengono fino al 1497.
1400 ca., il papa Alessandro V stacca la Contea di Tagliacozzo dal Regno di Napoli e la aggrega allo Stato Pontificio, confermandone la titolarità a Giacomo Orsini.
1806, dopo la Rivoluzione Francese il territorio entra a far parte del Regno di Napoli; finita la feudalità, il paese perde il suo ruolo centrale nella Marsica e si avvia alla decadenza.
1861, Tagliacozzo è agitata da fermenti filo-borbonici e anti-piemontesi.

Comune di Tagliacozzo
solo centro storico
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 740 s.l.m.
Abitanti
6464 (1500 nel borgo)

Patrono
Sant’Antonio di Padova, fine agosto
Madonna dell’Oriente, 27/28 agosto
info turismo
Comune, tel. 0863 614203
Azienda di Promozione Turistica, piazza dell’Obelisco
tel. 0863 610318 – www.comune.tagliacozzo.aq.it

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Pietracamela

Pietracamela, Abruzzo

Il nome

Petra Cumerii e Pietra Cameria sono stati i primi nomi del paese. La prima parte del nome deriva da Preta, che in paleo-italico indica il masso (roccia, pietra) sul quale è costruito il borgo. Misteriosa la seconda parte, che può riferirsi alla roccia a forma di gobba di cammello che si scorge dal paese, come all’invasione dei Cimerii provenienti da Oriente (Petra Cimmeria) o a Petra Cacumeria , vale a dire “pietra in cacumine”, “pietra in sommità”.

La storia

XII sec., il villaggio nasce in seguito alle invasioni che costringono le popolazioni d’Abruzzo a rifugiarsi sui monti inaccessibili. Sotto il Regno di Napoli, il territorio è parte del feudo della Valle Siciliana di proprietà dei conti di Pagliara (il nome deriva dai primi abitanti provenienti dalla Sicilia in tempi remoti, oppure dalla via Caecilia che congiungeva Roma con l’Adriatico).
XIII sec., una pergamena riporta la nomina di un parroco di S. Leuty de Petra; a San Leucio è dedicata una chiesa nel borgo.
1432, la data più antica che si legge in paese è incisa su una lapide che sovrasta il portale della vecchia parrocchiale di San Giovanni. 1526, l’imperatore Carlo V concede al marchese Ferdinando De Alarçon Mendoza l’investitura del feudo della Valle Siciliana, tra i cui paesi c’è Petra Cumerii, che sotto gli Angioini e gli Aragonesi era appartenuto ai conti Orsini.
1590, il borgo viene fortificato dal governatore Marcello Carlonus per difenderlo dai briganti e resta ai De Alarçon Mendoza fino all’abolizione della feudalità.
1860-65, si intensifica nei primi anni dell’unità d’Italia il brigantaggio, piaga presente in Abruzzo come in gran parte del meridione sin dal XVI sec. A Pietracamela, come in tutta la provincia di Teramo, operavano dei “capi massa” che, alla guida di contadini miserabili, soldati disertori, ladri comuni ed evasi, sostenuti dai Borboni e dal clero, saccheggiavano e razziavano in opposizione prima all’occupazione repubblicana francese (1799, 1806-15) e poi al governo italiano.

Il paese che appare dopo l’ultimo tornante, sulla strada che sale al Gran Sasso, è fatto di pietra, acqua, aria, neve, braci dentro i camini, silenzio e profumi. L’antica meridiana segna la posizione del sole, che asciuga i prati bagnati di rugiada.
Lo scroscio di una cascata accompagna il cinguettio degli uccelli. I massi che incombono sul borgo sembrano giganti buoni a protezione del silenzio.
E le automobili non circolano, solo i nostri passi echeggiano sul lastricato di pietra, tra le fontane e le vecchie case, sotto gli “sporti” che congiungono gli angusti vicoli. Paese di belvedere, di panorami, di splendide passeggiate su vecchi sentieri, Pietracamela è prezioso come la natura che lo circonda.

Comune di pietracamela
(Provincia di Teramo)
Altitudine
m. 1005 s.l.m.
Abitanti
350 (280 nel borgo)

Patrono
San Leucio, 11 gennaio
(ma si festeggia l’11 luglio)
info turismo
Comune, tel. 0861 955112 – 955230 – comunepietracamela@tin.it
Centro visite del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga,
presso palazzo Dionisi – www.comune.pietracamela.te.it

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  • Borgo

Scanno

Scanno, Abruzzo

Il nome

Scanno ha il nome del luogo su cui sorge. Furono i Romani a chiamare scamnum, scanno, sgabello, lo sperone di roccia su cui poggiano i primi contrafforti dei monti dell’alta Valle del Sagittario.

La storia

Età romana: le statuine di Ercole con la clava trovate lungo il corso del fiume Carapale testimoniano la presenza di un abitato già in epoca preromana.
1067, è conservato nell’abbazia di Montecassino il primo documento che attesta l’esistenza di Scanno.
Il borgo passa, nei secoli, da un feudatario all’altro: è sottomesso ai Conti di Valva, ai Di Sangro, ai D’Aquino, ai D’Avalos, ai De Pascale, ai D’Afflitto e infine ai Caracciolo.
XVII – XVIII sec., grazie allo sviluppo delle attività legate al commercio degli armenti e allo sfruttamento del bosco, il borgo raggiunge il suo massimo splendore. Nasce tra ’600 e ’800 quello che è forse il più bel vanto di Scanno: il costume femminile, ancora oggi motivo di lustro per chi lo indossa. La diffusione del costume è contemporanea all’affermarsi dell’industria della lana e dell’arte della tintoria: l’abilità delle donne di Scanno nell’orditura e nella tessitura era nota in tutto il Regno di Napoli.
XIX sec., il paese vive le vicende della storia nazionale, dal Risorgimento al fenomeno del brigantaggio. A quest’ultima piaga si aggiunge, nei primi decenni del ‘900, quella dell’emigrazione.
Ne consegue l’abbandono della pastorizia: gli ovini, dalle decine di migliaia che erano nel ’700, si riducono all’inizio del secolo scorso a poche migliaia di capi.
In tempi più recenti, però, il contro-esodo degli emigrati ha consentito lo sviluppo dell’industria turistica,sorta grazie ai risparmi da loro accumulati all’estero.

Comune di Scanno
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m.1050 s.l.m.
Abitanti
2100 (1600 nel borgo)

Patrono
Sant’Eustachio, 20 settembre.

Info turismo
IAT, piazza Santa Maria della Valle
tel. 0864 74317 – fax 0864 747121
ore 9-13, 16-19
www.comune.scanno.aq.it

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  • Borgo

Navelli

Navelli, Abruzzo

Il nome

L’origine del toponimo non è nota. Secondo alcuni deriverebbe da nava, cioè “conca”, “affossamento”, dalla depressione del terreno in cui si trovava il primo insediamento. La tradizione popolare difende invece un originario Novelli, dall’unione in un unico castello di nove ville, diventato Navelli dopo la partecipazione degli abitanti alle Crociate in Terra Santa, come ricorda lo stemma del paese.

La storia

VI sec. a.C., primi insediamenti ad opera dei Vestini; nell’area sotto l’odierno abitato sorgeva il vicus Incerulae.
787, prima menzione della chiesa di Cerule, l’attuale Santa Maria in Cerulis, nel Chronicon Vulturnense, il registro delle rendite e dei doni.
1092, una bolla del monastero di San Benedetto in Perillis cita il castello di Navelli, sorto secondo tradizione dall’unione di nove comunità in un’unica “villa”, intorno al X sec.
1269, Navelli partecipa alla fondazione del Comitatus Aquilano.
1423, Braccio da Montone, signore di Perugia, mette sotto assedio il castello, che si arrende ma non viene distrutto.
1456, si abbatte anche su Navelli il terremoto che colpisce il territorio aquilano.
XVI-XVII sec., il borgo si espande e si arricchisce di palazzi grazie alla commercializzazione dello zafferano, spezia mediorientale importata dalla Spagna e molto usata nella cucina rinascimentale.
1656, la peste uccide circa ottocento persone.
1703, un altro terremoto provoca ingenti danni all’assetto urbano del borgo.
fine XIX sec., a causa della crisi della pastorizia, iniziano le prime migrazioni all’estero dei cittadini; in seguito alla creazione del nuovo sistema viario nazionale, l’abitato comincia a spostarsi a valle per maggior comodità.

Comune di Navelli
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 750 s.l.m.
Abitanti
625 (415 nel centro storico)
Patrono
San Sebastiano, 20 gennaio

info turismo
Comune, via Pereto 2, tel. 0862 959119, comunenavelli@gmail.com
IAT – Pro Loco, via del Municipio 31,
tel. 0862 959158, iat.navelli@abruzzoturismo.it
www.comunenavelli.gov.it

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  • Borgo

Pescocostanzo

Pescocostanzo, Abruzzo

Il nome

Il toponimo Pescus Constantii compare per la prima volta nella seconda metà dell’XI sec. Pesco, dal vocabolo osco pestlùm (latinizzato poi in pesculum, da cui la forma volgare Peschio), indica il basamento roccioso sul quale si è formato il centro abitato originario. Del Costanzo che legò il suo nome a quello del masso roccioso, non si hanno notizie certe.

La storia

III sec. d.C, il ritrovamento di alcune tombe lascia supporre un insediamento in età romana.
X-XI sec., sorge il primo nucleo abitato, grazie alla rinascita delle attività agricole voluta dai monaci benedettini, verso il Mille. L’esistenza di un borgo fortificato è testimoniata da un’iscrizione del 1066 riportata su una delle formelle della porta bronzea della Basilica di Montecassino.
XIV sec., nuove costruzioni cominciano a occupare l’area a ridosso delle mura, mentre già era stato fondato l’antico nucleo religioso dove attualmente sorge la chiesa di S. Maria del Colle.
XV sec., il borgo continua a espandersi fino al 1456, quando viene distrutto dal terremoto.
XVI sec., la ricostruzione è rapida grazie anche al potenziamento della “Via degli Abruzzi” che unisce Napoli a Firenze evitando le insidie delle Paludi Pontine. Il rinnovamento urbano coincide con il governo illuminato di Vittoria Colonna (1525-47): la commissione degli “homini della Signora” diviene l’organo che sovrintende alle nuove espansioni urbane verso ovest e sud, conferendo al tessuto edilizio una conformazione molto vicina all’ attuale.
XVII-XVIII sec., lo sviluppo economico e culturale, dovuto alla pastorizia e alle attività ad essa legate, richiama in paese maestri artigiani di provenienza lombarda, che danno impulso all’artigianato dell’oreficeria, del ferro battuto, dei tessuti, del legno, dei merletti. è il periodo d’oro del borgo, che si arricchisce di chiese, palazzetti, case a schiera e opere d’arte. Nel 1774, l’Università di Pescocostanzo riesce ad acquistare definitivamente dal feudatario tutti i diritti sulla propria terra.

Comune di pescocostanzo
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 1395 s.l.m.
Abitanti
1210

Patrono
S. Felice Martire, 7 agosto
info turismo
Comune, piazza Municipio, tel. 0864 640003.
Ente Parco Nazionale della Maiella, tel. 0864 641551.
www.pesconline.it
www.comune.pescocostanzo.aq.it

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  • Borgo

Villalago

Villalago, Abruzzo

Il nome

Dal latino volgare Valle de Lacu, evoca la presenza nel territorio di nove laghi, molti dei quali scomparsi.

La storia

1010 circa, all’origine di Villalago c’è la fondazione, da parte del monaco benedettino San Domenico Abate, del monastero di San Pietro de Lacu.
1067, i discendenti dei conti di Valva che avevano promosso la fondazione del monastero di San Pietro del Lago, lo donano a Montecassino insieme con le terre di sua pertinenza, le celle e l’eremo di Prato Cardoso.
1230, è documentata sul monte Argoneta l’esistenza della torre di avvistamento sulle Gole del Sagittario. Come entità civica, Villalago non appartiene a nessun feudatario: fino al 1474 si sviluppa all’ombra del monastero di San Pietro e nel 1568 diventa Università ribellandosi ai conti Belprato di Anversa, che cercano di inglobarla nei loro domini.
1806, Villalago perde lo status di Università e piomba in un feudalesimo che non aveva conosciuto prima.
1892, la costruzione della Strada Statale 479 Sannite pone fine all’isolamento di Villalago; nel 1914 con la prima centralina elettrica arriva l’illuminazione.

Comune di Villalago
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 930 s.l.m.
Abitanti
615

Patrono
San Domenico Abate, 22 agosto
Info turismo
Pro Loco, piazza Celestino Lupi – tel. 0864 740567
www.comune.villalago.aq.it

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