banner-
Montemiletto

andretta, aquilonia, ariano irpino, avella, avellino, bagnoli irpino, bisaccia, bonito, cairano, calabritto, calitri, caposele, capriglia irpina, casalbore, cassano irpino, castelfranci, chiusano di san domenico, conza della campania, domicella, frigento, gesualdo, greci, grottolella, guardia lombardi, lacedonia, lauro, lioni, marzano di nola, mercogliano, montecalvo irpino, monteforte irpino, montella, montemiletto, monteverde, morra de sanctis, moschiano, mugnano del cardinale, nusco, ospedaletto d'alpinolo, pago del vallo di lauro, paternopoli, pietrastornina, quindici, rocca san felice, salza irpina, san mango sul calore, san martino valle caudina, sant'andrea di conza, sant'angelo a scala, sant'angelo all'esca, sant’ angelo dei lombardi, senerchia, sorbo serpico, summonte, taurano, taurasi, teora, torella dei lombardi, villamaina

Scopri tutti i comuni del territorio

L’Irpinia è una terra di passaggio tra due mari. il Tirreno e l’Adriatico, ricca di storia e cultura, di tradizioni religiose e popolari, di produzioni enogastronomiche di qualità. Il fascino dei piccoli borghi arroccati, che spesso ospitano fortificazioni e palazzi di pregio, ed il paesaggio naturale, fatto di boschi e corsi d’acqua ma anche di distese destinate a pascolo o a coltivazioni di grano e foraggio, costituiscono lo scenario per un’accoglienza calorosa, meta ideale per un turismo lento.

Il territorio, che corrisponde a quello della provincia di Avellino, è attraversato da itinerari culturali di grande valore storico: la Valle dell’Ofanto, la Via Francigena, la Via Appia e da cammini religiosi. È sede di due Parchi Naturali, il Parco regionale dei Monti Picentini e il Parco del Partenio, nel territorio dei quali sono presenti anche attrattori di interesse culturale oltre che naturalistico.

Tra le località che registrano il maggior numero di presenze di visitatori, in quanto meta di pellegrinaggio religioso, vi sono Montevergine con il Santuario dedicato alla Madonna “Mamma Schiavona” e l’Abbazia di Loreto e Materdomini, con il Santuario di San Gerardo Maiella. Entrambi richiamano ogni anno più di un milione di pellegrini in quanto luoghi di culto caratterizzati da una fervente spiritualità. Si trovano, inoltre, ubicati in aree di grande interesse naturalistico.

Il Santuario di Montevergine si trova nel territorio del Parco del Partenio che ospita al suo interno diversi sentieri sia di pellegrinaggio sia per gli amanti del trekking o del cicloturismo. In particolare, il Massiccio del Partenio è attraversato dal “Sentiero Italia” nel quale sono fatti convergere quasi tutti i 33 sentieri del Parco, in modo tale che l’intero territorio possa essere percorso da est (Ospedaletto-Summonte) ad ovest (Arienzo S. Felice a Cancello) per circa 35 chilometri e da sud (Valle di Lauro e Baianese) a nord (Valle Caudina), unendo simbolicamente in una unica rete ben 19 Comuni e 4 Province.  Nel territorio del Parco del Partenio si trova anche l’Oasi gestita dal WWF, la “Montagna di Sopra di Pannarano”.

Il territorio di Caposele dove si trova il Santuario di San Gerardo Maiella è noto per la presenza delle sorgenti del Sele che alimentano l’“Acquedotto Pugliese” e fa parte della comunità montana Terminio Cervialto e gran parte del territorio comunale ricade per l’appunto nel Parco Regionale Monti Picentini. Il fiume Sele è citato da Virgilio nelle Georgiche, successivamente anche da Plinio il Vecchio e Strabone.

E tu che tipo di turista sei?

Scopri la destinazioni con gli

Inizia a costruire il tuo itinerario

Turista

culturale

Turista

Enogastronomico

Turista

Naturalistico

Turista

Spirituale

Turista

Sportivo

Inizia a costruire il tuo itinerario

E gli altri turisti cosa ne pensano?

Scopri le tre cose apprezzate di più da chi ha già visitato la destinazione

Percezione Servizi offerti

  • 35,16%

    Personale

  • 18,45%

    Pulizia

  • 11,66%

    Qualità generale

Percezione individuale

  • 30,70%

    Componente esperienziale

  • 27,80%

    Componente emozionale

  • 23,10%

    Dimensione artistico-culturale

Esperienza complessiva

  • 89,52%

    Qualità generale

  • 7,21%

    Organizzazione

  • 3,09%

    Raggiungibilità dei luoghi di interesse

Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web

Cerca per

  • map
    • ANDRETTA
    • AQUILONIA
    • ARIANO IRPINO
    • AVELLA
    • Avellino
    • BAGNOLI IRPINO
    • BISACCIA
    • BONITO
    • CAIRANO
    • CALABRITTO
    • CALITRI
    • CAPOSELE
    • CAPRIGLIA IRPINA
    • CASALBORE
    • CASSANO IRPINO
    • CASTELFRANCI
    • CHIUSANO DI SAN DOMENICO
    • CONZA DELLA CAMPANIA
    • DOMICELLA
    • FRIGENTO
    • GESUALDO
    • GRECI
    • GROTTOLELLA
    • GUARDIA LOMBARDI
    • LACEDONIA
    • LAURO
    • LIONI
    • MARZANO DI NOLA
    • MERCOGLIANO
    • MONTECALVO IRPINO
    • MONTEFORTE IRPINO
    • MONTELLA
    • MONTEMILETTO
    • MONTEVERDE
    • MORRA DE SANCTIS
    • MOSCHIANO
    • MUGNANO DEL CARDINALE
    • NUSCO
    • OSPEDALETTO D'ALPINOLO
    • PAGO DEL VALLO DI LAURO
    • PATERNOPOLI
    • PIETRASTORNINA
    • QUINDICI
    • ROCCA SAN FELICE
    • SALZA IRPINA
    • SAN MANGO SUL CALORE
    • SAN MARTINO VALLE CAUDINA
    • SANT'ANDREA DI CONZA
    • SANT'ANGELO A SCALA
    • SANT'ANGELO ALL'ESCA
    • Sant’ Angelo Dei Lombardi
    • SENERCHIA
    • SORBO SERPICO
    • SUMMONTE
    • TAURANO
    • TAURASI
    • TEORA
    • TORELLA DEI LOMBARDI
    • VILLAMAINA
  • walk
    • Destinazioni
    • Punti di Interesse
    • Eventi
    • Itinerari
  • avatour
    • Turista culturale
    • Turista Enogastronomico
    • Turista Naturalistico
    • Turista Spirituale
    • Turista Sportivo
Sagra della Castagna e del Tartufo Nero

Bagnoli Irpino, Campania

21 elementi Cosa fare e vedere

  • Arti, Saperi e Sapori

Sagra della Castagna e del Tartufo Nero

Bagnoli Irpino, Campania

La Sagra della Castagna e del Tartufo Nero è un evento enogastronomico che si svolge a Bagnoli Irpino, ogni anno, nel periodo autunnale.

La rassegna è dedicata a due eccellenze tradizionali del Parco dei Monti Picentini: il Tartufo Nero di Bagnoli Irpino PAT e la Castagna di Montella IGP. Dall’aroma e dal sapore inconfondibili, con il tartufo si condiscono molte delle pietanze offerte nel menù dell’evento. La castagna, accompagnata da funghi e prodotti caseari, in particolare il pecorino bagnolese (prodotto con il latte di pecore autoctone), contribuisce a rendere questa Sagra un appuntamento atteso da un numero sempre più crescente di visitatori.

Il percorso enogastronomico si snoda nel centro storico del paese, tra circa 100 stand di prodotti tipici di eccellenza. Contribuisce a rendere l’atmosfera festante un programma che prevede spettacoli, concerti di musica popolare e danze folkloristiche. Per far conoscere le bellezze del territorio bagnolese, ricco di arte e cultura, si organizzano visite guidate ai siti di interesse che, per l’occasione, restano aperti.

L’impegno profuso dagli organizzatori ha reso la manifestazione tra le più seguite in Irpinia, accompagnata da magnifici vini, eccellenze gastronomiche e musica popolare.

Scopri di più arrow-right
  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Torre Angioina

Summonte, Campania

Summonte sembra essere stato una scelta strategica per la localizzazione del castello (documentato per la prima volta nel 1094) e della fortificazione del casale. Si può affermare, pertanto, che Summonte sia stato fino agli albori della modernità essenzialmente un presidio militare. L’elemento superstite di tale sistema di fortificazioni è la torre cilindrica a base tronco-conica (fine sec. XIII-inizi sec, XIV ). La torre fu elevata sui ruderi del castello dove probabilmente, abitò la famiglia Malerba che tenne il feudo locale in epoca normanna. Intorno alla metà degli anni novanta, tuttavia, sono state ritrovate le strutture del castello di epoca normanno-sveva in Summonte, a seguito di uno scavo archeologico condotto con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Salerno, Avellino e Benevento.
La torre che fino a pochi anni fa si presentava come un rudere, è stata di recente restaurata recuperandone l’apparecchiatura muraria e ricostruendone i solai lignei fino all’ultimo livello, di cui si è trovata traccia.

E’ costruita interamente in conci di pietra calcarea sbozzati e malta di allettamento a base di calce, sabbia mista a lapillo e pietra macinata. In origine il paramento esterno doveva essere interamente intonacato. I solai dovevano essere forse cinque ed avevano travi e tavolato in legno di castagno. Il volume di base della torre angioina, modellato a tronco di cono, non era di sezione circolare bensì ellittica, forse perché la costruzione aveva dovuto includere le strutture murarie di un mastio preesistente, supportato da uno sperone alto e massiccio sul lato nord-ovest. La ricomposizione della torre è stata effettuata studiando attentamente tutti i particolari costruttivi e riproponendo i materiali e le tecniche costruttive preesistenti, sia come mezzo di rimodellamento degli aspetti architettonici sia come mezzo di consolidamento della fabbrica.

La torre è caratterizzata da cinque piani, così suddivisi:
· Piano terra
E’ in realtà una cisterna sottostante il primo vero livello della torre, essa risale al XIII-XIV secolo ed era utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana.

· Piano sopraelevato
Vano soprastante la cisterna e ad essa collegata mediante un pozzo, probabilmente tale ambiente era destinato alla conservazione delle vettovaglie. Oggi il piano è stato pavimentato con tavolato di legno di castagno, supportato con struttura metallica e dotato di una botola di cristallo, il piano ha un accesso indipendente rispetto agli altri piani della torre e vi si accede attraverso una scaletta laterale in ferro e legno.·

· Piano primo
Vi si accede attraverso una scala esterna in muratura di conci di pietra sbozzata, semicircolare che si sviluppa lungo la parete esterna della torre, il piano è caratterizzato al suo interno da un pavimento in tavolato ligneo supportato da travi di legno lamellare posizionate sulle medesime riseghe delle strutture antiche, centralmente e presente una scala di legno lamellare con pedate lignee e balaustre di ferro, la scala si sviluppa per tutti i piani fino al terrazzo terminale. Lungo le pareti in conci di pietra calcarea sbozzata a vista sono presenti una serie di feritoie chiuse con infissi di legno, destinate essenzialmente all’illuminazione e all’aerazione dell’ambiente interno.·

· Piano secondo
Il piano ha le stesse caratteristiche del primo, con la sola differenza che è un po’ più ampio ed al posto delle feritoie per l’aerazione, presenta una sola apertura, una sorta di monofora ad arco policentrico, realizzata in scheggioni di pietra calcarea e chiusa da infisso di legno trattato a cera.
· Piano terzo
Il piano ha le stesse caratteristiche dei precedenti con la sola differenza che presenta sei monofore ad arco policentrico.

· Terrazza
Dalla terrazza è possibile godere di uno scenario panoramico eccezionale, ad essa vi si accede dalla scala tramite un lucernaio, in legno vetro e struttura metallica, il pavimento è rivestito con gres porcellanato ad effetto legno, antigelivo ed antiscivolo perimetralmente è presente un parapetto in apparecchiatura muraria di conci di pietra sbozzati e bauletto di coronamento in schegge di pietra.

L’intera struttura è fornita di un impianto elettrico autonomo caratterizzato da faretti e punti presa distribuiti per ogni piano. L’impianto è stato realizzato secondo tutte le norme di sicurezza vigenti in materia. Gli infissi sono in legno di castagno rinforzato con caratteristiche estetiche tipiche delle forme medioevali.

Scopri di più arrow-right
  • Arti, Saperi e Sapori

Museo Civico e della Ceramica

Ariano Irpino, Campania

Il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino è situato all’interno di Palazzo Forte e ospita oltre 250 oggetti di vario tipo che testimoniano le vicende di un’antica arte, molto diffusa nel Tricolle.

La raccolta di maioliche custodite ripercorre un arco temporale che va dal XIV secolo ai giorni nostri. Accanto a tale repertorio si trovano oggetti in ceramica databili tra il IX e il XIII secolo, provenienti da sporadici ritrovamenti e da scavi condotti nelle zone limitrofe. Frutto di maestri lontani dalle mode e dalle correnti pittoriche, le ceramiche arianesi raccontano, con poche semplici pennellate, gli usi, i costumi, le abitudini e i valori di un popolo e del suo territorio. Per secoli, i “mastri” ceramisti arianesi hanno forgiato brocche, piatti, fiasche e boccali dai colori solari e inconfondibili nel loro genere.

Degna di essere menzionata è la collezione di oggetti risalenti al Settecento, secolo d’oro della ceramica arianese. Appartenenti a tale periodo storico, sono attestate ben 11 fornaci e circa 29 artigiani con diverse mansioni: faenzari, cretai, rovagnari e stovigliai. I settecenteschi maiolicari arianesi produssero originali modelli decorativi, tra cui lucerne antropomorfe e zoomorfe, brocche e fiasche a segreto, estrose saliere, scaldamani a foggia di scarpetta, grandi piatti e piatti devozionali, diversi dei quali giunti fino ai nostri giorni.

Autentico polo didattico e scientifico, il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino è il luogo in cui acqua, fuoco, terra e aria si uniscono ai colori e alla maestria dei ceramisti arianesi.

Scopri di più arrow-right
  • Festival

Laceno d’Oro

Bagnoli Irpino, Campania

Il Festival Internazionale del Film “Laceno d’Oro” è uno degli eventi più storici e importanti dedicati al “cinema del reale” in italia.

Nato più di mezzo secolo fa da una felice intuizione di Pier Paolo Pasolini e Camillo Marino, si tiene tradizionalmente in Irpinia.

La rivista, sin dalle sue origini, si è sempre distinta per la vocazione internazionale e l’attenzione ai problemi sociali, per aver voluto essere stimolo al dibattito e all’approfondimento, alla continua scoperta di il cinema “che riflette”, quello che raccoglie premi e consensi in tutto il mondo ma spesso è fuori dai circuiti della grande distribuzione.

Ogni edizione è all’altezza della mission originaria del Festival, con un programma che coinvolge alcuni dei autori italiani e internazionali più importanti e premiati, la proiezione dei più opere significative del cinema indipendente e di ricerca, una ricca serie di iniziative collaterali che compongono, edizione dopo edizione, il cartellone davvero speciale.

Da decenni il festival irpino è uno dei più importanti sulla scena internazionale, conservando la lezione di attualità trasmessa dagli storici fondatori e affidata alle nuove generazioni, perché possano affrontare la realtà di oggi con la stessa lucida e visionaria follia di coloro che, più di mezzo secolo fa, diede vita al Laceno d’oro

Scopri di più arrow-right
  • Arti, Saperi e Sapori

Museo della Ceramica di Calitri

Calitri, Campania

Il Museo della Ceramica si apre tra gli ambienti restaurati del Borgo Castello di Calitri.

Inaugurato nel settembre del 2008, contribuisce a preservare e valorizzare un’arte che nel borgo irpino ha tradizioni antichissime. Negli spazi espositivi sono infatti conservati oggetti prodotti nelle botteghe di ceramica calitrane e nell’intera Alta Valle dell’Ofanto, databili dal XVIII al XX secolo.

Il viaggio nell’arte della ceramica in questo spazio museale parte dalla preistoria e dalla protostoria, con la fossakultur di Oliveto-Cairano, prosegue con le mezze maioliche dell’epoca medievale e le maioliche rinascimentali, interessa le produzioni ottocentesche e novecentesche, e giunge alle maioliche artistiche contemporanee, con le botteghe di restauro e i laboratori di produzione locale odierna. Questi ultimi, insieme ad alcune industrie che si occupano della produzione di laterizi e vasi in terracotta, tramandano la tradizione secolare che lega il territorio alla sua comunità.

Il percorso espositivo prevede una collezione in costante evoluzione, con sezioni storiche dedicate ai manufatti e ai reperti in terracotta, che un tempo furono impiegati in edilizia. Si tratta di oggetti caratteristici della cultura del luogo, rinvenuti durante le complesse ricerche e i numerosi scavi archeologici effettuati nel corso del tempo e non solo, arricchiti con prestiti e donazioni di cittadini privati e associazioni culturali.

Inoltre, la conoscenza della variegata produzione di ceramiche calitrane, dall’età antica in poi, viene tramandata e valorizzata attraverso degli spazi dedicati alla didattica e a manifestazioni artistico culturali di vario genere.

Tutto ciò rende il Museo del Ceramica un luogo di testimonianza di un’arte antichissima e di memoria dell’arte e del tempo, una finestra diretta sulla cultura calitrana.

Scopri di più arrow-right
  • Personaggio

Principe Carlo Gesualdo da Venosa

Gesualdo, Campania

Carlo Gesualdo nacque a Venosa, in Basilicata, l’8 marzo 1566. La sua era una famiglia della più alta aristocrazia napoletana, investita del principato di Venosa da Filippo II nel 1560. Il padre discreto letterato e noto mecenate, molto legato ai Gesuiti lo avviò a severi studi e Carlo sin dalla più tenera età iniziò lo studio della musica, dimostrando grande talento, ed entrò in contatto con i più importanti compositori dell’epoca, tra i quali Pomponio Nenna. All’età di diciannove anni Carlo Gesualdo pubblicò il primo mottetto.
La sua figura di splendido musicista, grande compositore sia di madrigali che di musica sacra, si intreccia però alla storia tragica del suo primo matrimonio e al delitto di cui si macchiò. Nel 1586 sposò la cugina Maria d’Avalos di stirpe reale spagnola. Il matrimonio avvenne nel maggio del 1586 con dispensa del Papa Sisto V, nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Carlo aveva 20 anni e Maria 26 e dal loro matrimonio nacque Emanuele. Leggenda vuole che la principessa, bellissima e molto trascurata dal marito, appassionato di caccia e di musica incontrasse durante una festa da ballo, il duca d’Andria e conte di Ruvo Fabrizio Carafa e fu subito amore, benché anche questi fosse sposato con Maria Carafa e padre di quattro figli. I due superavano ogni ostacolo pur di incontrarsi, ovunque, anche in casa Gesualdo, quasi aspettassero fatalmente la vendetta da parte del principe. Presto lo scandalo fu sulle bocche di tutti e il principe, secondo alcuni indifferente alla voce, venne incalzato da pressioni esterne e da interessate delazioni affinché lavasse col sangue l’offesa. La notte del 17 ottobre 1590 finse di partire per una battuta di caccia, sorprese gli amanti in flagrante nella camera da letto di Maria e li fece uccidere dai servitori. I loro corpi nudi e straziati mostrarono così alla città che l’onore del Principe era salvo.
L’orrido crimine era al tempo giustificato dal punto di vista legale e quindi una volta confessato al conte di Mirando, rappresentante del re di Spagna a Napoli, Carlo viene subito prosciolto per “causa giusta”, e il processo venne archiviato il giorno dopo la sua apertura: “Per ordine del Viceré stante la notorietà della causa dalla quale fu mosso don Carlo Gesualdo Principe di Venosa ad ammazzare sua moglie e il duca d’Andria” Gli fu quindi solamente consigliato di lasciare Napoli per non inasprire il risentimento delle famiglie degli uccisi particolarmente acceso anche a causa dell’offesa gravissima del delitto compiuto per mano dei servitori.
Nel 1593 si reca a Ferrara per unirsi di nuovo in matrimonio con Eleonora d’Este.
Molto interessante e vivace è la descrizione di Carlo che ci viene fatta dal conte Alfonso Fontanelli diplomatico di casa d’Este e musicista dilettante, il principe Gesualdo.
“di aspetto poco imponente, piuttosto accigliato, meridionalmente indolente, e pieno di affettazioni di grandezza e di galanteria di gusto spagnolesco. Si anima per discorrere con irrefrenabile loquacità di musica e di caccia; si sforza dovunque vada di far eseguire ed eseguire egli stesso musica, pronto se manchi un cantore a partecipare all’esecuzione dei propri madrigali, dei quali discorre diffusamente, additando all’interlocutore i passi più notevoli per invenzione o artifizio; ama suonare il liuto e la chitarra spagnola e lo fa con gran maestria e con intensità espressiva sottolineata dal continuo atteggiare e muoversi”.
Grazie a questo matrimonio Carlo Gesualdo entrò in contatto con uno dei più fecondi contesti musicali dell’epoca. A Ferrara, in particolare, il principe rimase colpito dalle esecuzioni musicali delle monache di S. Vito e del Concerto delle Dame, oltre che più in generale dalla musica di Luzzasco Luzzaschi, celebre madrigalista che Gesualdo prese a modello per un nuovo stile compositivo. Al periodo ferrarese si deve anche la compilazione dei primi quattro libri di madrigali a 5 voci di Carlo Gesualdo, pubblicati tra il 1594 e il 1596, con i quali si consolida la reputazione professionale del compositore. Ma alla morte del Duca Alfonso II d’Este, 1596, l’unico con il quale si era creato un rapporto umano e artistico, decide di fare ritorno nel castello di Gesualdo, restaurato e trasformato in una lussuosa dimora. Lascia a Ferrara la moglie e il figlio Alfonsino, che morirà in tenera età. Temendo ancora la vendetta delle potenti famiglie d’Avalos e Carafa, si ritirò definitivamente, in quello che ormai era diventato un bellissimo castello, capace di accogliere una fastosa corte canora, radunata nel vago e vano tentativo di emulare quella di Ferrara.
In questo periodo il principe si dedicò molto alla musica, per cui oltre ai 4 libri di Madrigali già pubblicati, compose altri 2 libri che fece stampare nel 1611 a Gesualdo nella tipografia del castello. Compose inoltre i madrigali spirituali Tenebrae Responsoria, altri Mottetti, un libro di Responsori, un Benedictus, un Miserere, un libro di Sacrae Cantiones a cinque voci e uno a sei voci composte “con artifizio singolare e per sommo diletto degli animi induriti”.
Il paese Gesualdo godette della magnificenza del principe che, per espiare i propri peccati e cercare la pace dell’anima e il perdono di Dio, fece edificare tre chiese e due conventi: uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini. Nel castello fece realizzare un teatro per la rappresentazione delle sue opere e la stamperia per la pubblicazione dei testi musicali. Grazie alla sua presenza il castello di Gesualdo divenne uno tra i più importanti centri musicali del tempo, frequentato da appassionati e letterati, tra i quali anche Torquato Tasso. Nel sereno ambiente gesualdino, Carlo si dedica in questi anni alla musica (ormai solo sacra) e alla caccia, mentre le sue condizioni fisiche e psicologiche continuano a deteriorarsi. La moglie Eleonora è oggetto di continui maltrattamenti; la personalità dello stesso Carlo, sempre più attanagliata dal rimorso, è preda di ossessioni religiose che lo portano addirittura a violente pratiche autopunitive. Nella disperata ricerca di espiazione, il principe precipita in sempre più penosi stati maniacali e depressivi. Il 20 giugno 1613 giunge la notizia della morte dell’unico suo erede Emanuele, caduto da cavallo. Carlo ne è sopraffatto: si ritira in una piccola stanza del castello, “contigua alla sua camera dello zembalo”, dove muore l’8 settembre 1613 all’età di 47 anni. E con lui si estingue il grande casato dei Gesualdo.
All’interno del convento dei Cappuccini fatto erigere da Carlo Gesualdo, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie si trova l’imponente tela del 1609 intitolata il Perdono di Carlo Gesualdo attribuita a Giovanni Balducci. Nella tela si osserva ad un lato l’immagine del principe che, in ginocchio, con le mani congiunte in atto di preghiera, accompagnato dallo zio cardinale Carlo Borromeo (poi santo), chiede perdono per il duplice assassinio a Cristo giudicante con l’intercessione della Vergine, di San Michele, San Francesco, San Domenico, Santa Caterina e di Santa Maria Maddalena. Di fronte al principe vi è la moglie Eleonora d’Este, anch’ella in ginocchio, in atto di preghiera. Al centro è raffigurato con le ali di un angioletto, il piccolo Alfonsino, morto nel 1600. Allargando l’orizzonte si può ritenere che la tela votiva raffiguri la richiesta di perdono per tutta l’umanità peccatrice, così come il principe musicista.
L’influenza della musica e della storia di Gesualdo si estende lungo tutti i secoli che vanno dalla sua morte ai giorni nostri. Moltissimi musicisti hanno amato e si sono lasciati influenzare dalla sua musica, basti ricordare Wagner e Mahler o Stravinskij, che nel 1960 scrisse Monumentum pro-Gesualdo. Fu anche un idolo del pianista Glenn Gould, che gli rese omaggio in un testo incluso nella raccolta L’ala del turbine intelligente (Adelphi).
Claudio Abbado negli ultimi anni della sua vita si dedicò moltissimo al madrigalista. Gesualdo fu molto amato anche da Luigi Nono, ispirò un’opera di Alfred Schnittke, andata in scena a Vienna nel 1995, con la direzione di Rostropovich.
Franco Battiato gli dedicò la sua “Canzone Gesualdo da Venosa” nell’album del 1995 “L’Ombrello e la macchina da cucire” e anche Pino Daniele interpretò i madrigali del Principe nell’album Medina del 2001.
Il regista Werner Herzog nel 1995 ha diretto per la tivù tedesca, il documentario Morte a cinque voci, incentrato sulla sua vita con la partecipazione di Milva.
Bernardo Bertolucci, a lungo pensò ad un film su di lui, il mai realizzato Heaven and Hell, “Paradiso e Inferno”. La sceneggiatura venne affidata a Mark People, e per il ruolo del protagonista si pensò a Johnny Deep. Diceva il regista: «Mi attrae la sorte quasi coatta che unisce i massimi artisti d’ avanguardia, condannati a vedere troppo in anticipo quel che accadrà nel loro linguaggio. Gesualdo, con la sua furia profetica, mi sconvolse fin dal primo ascolto. Iniziai con i madrigali, poi scoprii la musica sacra. Esperienza portatrice di emozioni quasi espressioniste. Mi pareva, a tratti, di ascoltare il Wozzeck di Alban Berg».
Della storia di Carlo Gesualdo scriveranno tra gli altri Anatole France, Victor Hugo, e quindi Giovanni Iudica, che ha scritto per Sellerio la biografia “Il principe dei musici. Carlo Gesualdo da Venosa” e nel 2019 lo scrittore Alberto Tarabbia con il romanzo “Madrigale senza suono” vinse il premio Campiello.

Scopri di più arrow-right
  • Arti, Saperi e Sapori

Sagra della Castagna e del Tartufo Nero

Bagnoli Irpino, Campania

La Sagra della Castagna e del Tartufo Nero è un evento enogastronomico che si svolge a Bagnoli Irpino, ogni anno, nel periodo autunnale.

La rassegna è dedicata a due eccellenze tradizionali del Parco dei Monti Picentini: il Tartufo Nero di Bagnoli Irpino PAT e la Castagna di Montella IGP. Dall’aroma e dal sapore inconfondibili, con il tartufo si condiscono molte delle pietanze offerte nel menù dell’evento. La castagna, accompagnata da funghi e prodotti caseari, in particolare il pecorino bagnolese (prodotto con il latte di pecore autoctone), contribuisce a rendere questa Sagra un appuntamento atteso da un numero sempre più crescente di visitatori.

Il percorso enogastronomico si snoda nel centro storico del paese, tra circa 100 stand di prodotti tipici di eccellenza. Contribuisce a rendere l’atmosfera festante un programma che prevede spettacoli, concerti di musica popolare e danze folkloristiche. Per far conoscere le bellezze del territorio bagnolese, ricco di arte e cultura, si organizzano visite guidate ai siti di interesse che, per l’occasione, restano aperti.

L’impegno profuso dagli organizzatori ha reso la manifestazione tra le più seguite in Irpinia, accompagnata da magnifici vini, eccellenze gastronomiche e musica popolare.

Scopri di più arrow-right
  • Castello/Fortezza/Rocca/Villa

Torre Angioina

Summonte, Campania

Summonte sembra essere stato una scelta strategica per la localizzazione del castello (documentato per la prima volta nel 1094) e della fortificazione del casale. Si può affermare, pertanto, che Summonte sia stato fino agli albori della modernità essenzialmente un presidio militare. L’elemento superstite di tale sistema di fortificazioni è la torre cilindrica a base tronco-conica (fine sec. XIII-inizi sec, XIV ). La torre fu elevata sui ruderi del castello dove probabilmente, abitò la famiglia Malerba che tenne il feudo locale in epoca normanna. Intorno alla metà degli anni novanta, tuttavia, sono state ritrovate le strutture del castello di epoca normanno-sveva in Summonte, a seguito di uno scavo archeologico condotto con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Salerno, Avellino e Benevento.
La torre che fino a pochi anni fa si presentava come un rudere, è stata di recente restaurata recuperandone l’apparecchiatura muraria e ricostruendone i solai lignei fino all’ultimo livello, di cui si è trovata traccia.

E’ costruita interamente in conci di pietra calcarea sbozzati e malta di allettamento a base di calce, sabbia mista a lapillo e pietra macinata. In origine il paramento esterno doveva essere interamente intonacato. I solai dovevano essere forse cinque ed avevano travi e tavolato in legno di castagno. Il volume di base della torre angioina, modellato a tronco di cono, non era di sezione circolare bensì ellittica, forse perché la costruzione aveva dovuto includere le strutture murarie di un mastio preesistente, supportato da uno sperone alto e massiccio sul lato nord-ovest. La ricomposizione della torre è stata effettuata studiando attentamente tutti i particolari costruttivi e riproponendo i materiali e le tecniche costruttive preesistenti, sia come mezzo di rimodellamento degli aspetti architettonici sia come mezzo di consolidamento della fabbrica.

La torre è caratterizzata da cinque piani, così suddivisi:
· Piano terra
E’ in realtà una cisterna sottostante il primo vero livello della torre, essa risale al XIII-XIV secolo ed era utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana.

· Piano sopraelevato
Vano soprastante la cisterna e ad essa collegata mediante un pozzo, probabilmente tale ambiente era destinato alla conservazione delle vettovaglie. Oggi il piano è stato pavimentato con tavolato di legno di castagno, supportato con struttura metallica e dotato di una botola di cristallo, il piano ha un accesso indipendente rispetto agli altri piani della torre e vi si accede attraverso una scaletta laterale in ferro e legno.·

· Piano primo
Vi si accede attraverso una scala esterna in muratura di conci di pietra sbozzata, semicircolare che si sviluppa lungo la parete esterna della torre, il piano è caratterizzato al suo interno da un pavimento in tavolato ligneo supportato da travi di legno lamellare posizionate sulle medesime riseghe delle strutture antiche, centralmente e presente una scala di legno lamellare con pedate lignee e balaustre di ferro, la scala si sviluppa per tutti i piani fino al terrazzo terminale. Lungo le pareti in conci di pietra calcarea sbozzata a vista sono presenti una serie di feritoie chiuse con infissi di legno, destinate essenzialmente all’illuminazione e all’aerazione dell’ambiente interno.·

· Piano secondo
Il piano ha le stesse caratteristiche del primo, con la sola differenza che è un po’ più ampio ed al posto delle feritoie per l’aerazione, presenta una sola apertura, una sorta di monofora ad arco policentrico, realizzata in scheggioni di pietra calcarea e chiusa da infisso di legno trattato a cera.
· Piano terzo
Il piano ha le stesse caratteristiche dei precedenti con la sola differenza che presenta sei monofore ad arco policentrico.

· Terrazza
Dalla terrazza è possibile godere di uno scenario panoramico eccezionale, ad essa vi si accede dalla scala tramite un lucernaio, in legno vetro e struttura metallica, il pavimento è rivestito con gres porcellanato ad effetto legno, antigelivo ed antiscivolo perimetralmente è presente un parapetto in apparecchiatura muraria di conci di pietra sbozzati e bauletto di coronamento in schegge di pietra.

L’intera struttura è fornita di un impianto elettrico autonomo caratterizzato da faretti e punti presa distribuiti per ogni piano. L’impianto è stato realizzato secondo tutte le norme di sicurezza vigenti in materia. Gli infissi sono in legno di castagno rinforzato con caratteristiche estetiche tipiche delle forme medioevali.

Scopri di più arrow-right
  • Arti, Saperi e Sapori

Museo Civico e della Ceramica

Ariano Irpino, Campania

Il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino è situato all’interno di Palazzo Forte e ospita oltre 250 oggetti di vario tipo che testimoniano le vicende di un’antica arte, molto diffusa nel Tricolle.

La raccolta di maioliche custodite ripercorre un arco temporale che va dal XIV secolo ai giorni nostri. Accanto a tale repertorio si trovano oggetti in ceramica databili tra il IX e il XIII secolo, provenienti da sporadici ritrovamenti e da scavi condotti nelle zone limitrofe. Frutto di maestri lontani dalle mode e dalle correnti pittoriche, le ceramiche arianesi raccontano, con poche semplici pennellate, gli usi, i costumi, le abitudini e i valori di un popolo e del suo territorio. Per secoli, i “mastri” ceramisti arianesi hanno forgiato brocche, piatti, fiasche e boccali dai colori solari e inconfondibili nel loro genere.

Degna di essere menzionata è la collezione di oggetti risalenti al Settecento, secolo d’oro della ceramica arianese. Appartenenti a tale periodo storico, sono attestate ben 11 fornaci e circa 29 artigiani con diverse mansioni: faenzari, cretai, rovagnari e stovigliai. I settecenteschi maiolicari arianesi produssero originali modelli decorativi, tra cui lucerne antropomorfe e zoomorfe, brocche e fiasche a segreto, estrose saliere, scaldamani a foggia di scarpetta, grandi piatti e piatti devozionali, diversi dei quali giunti fino ai nostri giorni.

Autentico polo didattico e scientifico, il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino è il luogo in cui acqua, fuoco, terra e aria si uniscono ai colori e alla maestria dei ceramisti arianesi.

Scopri di più arrow-right
  • Festival

Laceno d’Oro

Bagnoli Irpino, Campania

Il Festival Internazionale del Film “Laceno d’Oro” è uno degli eventi più storici e importanti dedicati al “cinema del reale” in italia.

Nato più di mezzo secolo fa da una felice intuizione di Pier Paolo Pasolini e Camillo Marino, si tiene tradizionalmente in Irpinia.

La rivista, sin dalle sue origini, si è sempre distinta per la vocazione internazionale e l’attenzione ai problemi sociali, per aver voluto essere stimolo al dibattito e all’approfondimento, alla continua scoperta di il cinema “che riflette”, quello che raccoglie premi e consensi in tutto il mondo ma spesso è fuori dai circuiti della grande distribuzione.

Ogni edizione è all’altezza della mission originaria del Festival, con un programma che coinvolge alcuni dei autori italiani e internazionali più importanti e premiati, la proiezione dei più opere significative del cinema indipendente e di ricerca, una ricca serie di iniziative collaterali che compongono, edizione dopo edizione, il cartellone davvero speciale.

Da decenni il festival irpino è uno dei più importanti sulla scena internazionale, conservando la lezione di attualità trasmessa dagli storici fondatori e affidata alle nuove generazioni, perché possano affrontare la realtà di oggi con la stessa lucida e visionaria follia di coloro che, più di mezzo secolo fa, diede vita al Laceno d’oro

Scopri di più arrow-right
  • Arti, Saperi e Sapori

Museo della Ceramica di Calitri

Calitri, Campania

Il Museo della Ceramica si apre tra gli ambienti restaurati del Borgo Castello di Calitri.

Inaugurato nel settembre del 2008, contribuisce a preservare e valorizzare un’arte che nel borgo irpino ha tradizioni antichissime. Negli spazi espositivi sono infatti conservati oggetti prodotti nelle botteghe di ceramica calitrane e nell’intera Alta Valle dell’Ofanto, databili dal XVIII al XX secolo.

Il viaggio nell’arte della ceramica in questo spazio museale parte dalla preistoria e dalla protostoria, con la fossakultur di Oliveto-Cairano, prosegue con le mezze maioliche dell’epoca medievale e le maioliche rinascimentali, interessa le produzioni ottocentesche e novecentesche, e giunge alle maioliche artistiche contemporanee, con le botteghe di restauro e i laboratori di produzione locale odierna. Questi ultimi, insieme ad alcune industrie che si occupano della produzione di laterizi e vasi in terracotta, tramandano la tradizione secolare che lega il territorio alla sua comunità.

Il percorso espositivo prevede una collezione in costante evoluzione, con sezioni storiche dedicate ai manufatti e ai reperti in terracotta, che un tempo furono impiegati in edilizia. Si tratta di oggetti caratteristici della cultura del luogo, rinvenuti durante le complesse ricerche e i numerosi scavi archeologici effettuati nel corso del tempo e non solo, arricchiti con prestiti e donazioni di cittadini privati e associazioni culturali.

Inoltre, la conoscenza della variegata produzione di ceramiche calitrane, dall’età antica in poi, viene tramandata e valorizzata attraverso degli spazi dedicati alla didattica e a manifestazioni artistico culturali di vario genere.

Tutto ciò rende il Museo del Ceramica un luogo di testimonianza di un’arte antichissima e di memoria dell’arte e del tempo, una finestra diretta sulla cultura calitrana.

Scopri di più arrow-right
  • Personaggio

Principe Carlo Gesualdo da Venosa

Gesualdo, Campania

Carlo Gesualdo nacque a Venosa, in Basilicata, l’8 marzo 1566. La sua era una famiglia della più alta aristocrazia napoletana, investita del principato di Venosa da Filippo II nel 1560. Il padre discreto letterato e noto mecenate, molto legato ai Gesuiti lo avviò a severi studi e Carlo sin dalla più tenera età iniziò lo studio della musica, dimostrando grande talento, ed entrò in contatto con i più importanti compositori dell’epoca, tra i quali Pomponio Nenna. All’età di diciannove anni Carlo Gesualdo pubblicò il primo mottetto.
La sua figura di splendido musicista, grande compositore sia di madrigali che di musica sacra, si intreccia però alla storia tragica del suo primo matrimonio e al delitto di cui si macchiò. Nel 1586 sposò la cugina Maria d’Avalos di stirpe reale spagnola. Il matrimonio avvenne nel maggio del 1586 con dispensa del Papa Sisto V, nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Carlo aveva 20 anni e Maria 26 e dal loro matrimonio nacque Emanuele. Leggenda vuole che la principessa, bellissima e molto trascurata dal marito, appassionato di caccia e di musica incontrasse durante una festa da ballo, il duca d’Andria e conte di Ruvo Fabrizio Carafa e fu subito amore, benché anche questi fosse sposato con Maria Carafa e padre di quattro figli. I due superavano ogni ostacolo pur di incontrarsi, ovunque, anche in casa Gesualdo, quasi aspettassero fatalmente la vendetta da parte del principe. Presto lo scandalo fu sulle bocche di tutti e il principe, secondo alcuni indifferente alla voce, venne incalzato da pressioni esterne e da interessate delazioni affinché lavasse col sangue l’offesa. La notte del 17 ottobre 1590 finse di partire per una battuta di caccia, sorprese gli amanti in flagrante nella camera da letto di Maria e li fece uccidere dai servitori. I loro corpi nudi e straziati mostrarono così alla città che l’onore del Principe era salvo.
L’orrido crimine era al tempo giustificato dal punto di vista legale e quindi una volta confessato al conte di Mirando, rappresentante del re di Spagna a Napoli, Carlo viene subito prosciolto per “causa giusta”, e il processo venne archiviato il giorno dopo la sua apertura: “Per ordine del Viceré stante la notorietà della causa dalla quale fu mosso don Carlo Gesualdo Principe di Venosa ad ammazzare sua moglie e il duca d’Andria” Gli fu quindi solamente consigliato di lasciare Napoli per non inasprire il risentimento delle famiglie degli uccisi particolarmente acceso anche a causa dell’offesa gravissima del delitto compiuto per mano dei servitori.
Nel 1593 si reca a Ferrara per unirsi di nuovo in matrimonio con Eleonora d’Este.
Molto interessante e vivace è la descrizione di Carlo che ci viene fatta dal conte Alfonso Fontanelli diplomatico di casa d’Este e musicista dilettante, il principe Gesualdo.
“di aspetto poco imponente, piuttosto accigliato, meridionalmente indolente, e pieno di affettazioni di grandezza e di galanteria di gusto spagnolesco. Si anima per discorrere con irrefrenabile loquacità di musica e di caccia; si sforza dovunque vada di far eseguire ed eseguire egli stesso musica, pronto se manchi un cantore a partecipare all’esecuzione dei propri madrigali, dei quali discorre diffusamente, additando all’interlocutore i passi più notevoli per invenzione o artifizio; ama suonare il liuto e la chitarra spagnola e lo fa con gran maestria e con intensità espressiva sottolineata dal continuo atteggiare e muoversi”.
Grazie a questo matrimonio Carlo Gesualdo entrò in contatto con uno dei più fecondi contesti musicali dell’epoca. A Ferrara, in particolare, il principe rimase colpito dalle esecuzioni musicali delle monache di S. Vito e del Concerto delle Dame, oltre che più in generale dalla musica di Luzzasco Luzzaschi, celebre madrigalista che Gesualdo prese a modello per un nuovo stile compositivo. Al periodo ferrarese si deve anche la compilazione dei primi quattro libri di madrigali a 5 voci di Carlo Gesualdo, pubblicati tra il 1594 e il 1596, con i quali si consolida la reputazione professionale del compositore. Ma alla morte del Duca Alfonso II d’Este, 1596, l’unico con il quale si era creato un rapporto umano e artistico, decide di fare ritorno nel castello di Gesualdo, restaurato e trasformato in una lussuosa dimora. Lascia a Ferrara la moglie e il figlio Alfonsino, che morirà in tenera età. Temendo ancora la vendetta delle potenti famiglie d’Avalos e Carafa, si ritirò definitivamente, in quello che ormai era diventato un bellissimo castello, capace di accogliere una fastosa corte canora, radunata nel vago e vano tentativo di emulare quella di Ferrara.
In questo periodo il principe si dedicò molto alla musica, per cui oltre ai 4 libri di Madrigali già pubblicati, compose altri 2 libri che fece stampare nel 1611 a Gesualdo nella tipografia del castello. Compose inoltre i madrigali spirituali Tenebrae Responsoria, altri Mottetti, un libro di Responsori, un Benedictus, un Miserere, un libro di Sacrae Cantiones a cinque voci e uno a sei voci composte “con artifizio singolare e per sommo diletto degli animi induriti”.
Il paese Gesualdo godette della magnificenza del principe che, per espiare i propri peccati e cercare la pace dell’anima e il perdono di Dio, fece edificare tre chiese e due conventi: uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini. Nel castello fece realizzare un teatro per la rappresentazione delle sue opere e la stamperia per la pubblicazione dei testi musicali. Grazie alla sua presenza il castello di Gesualdo divenne uno tra i più importanti centri musicali del tempo, frequentato da appassionati e letterati, tra i quali anche Torquato Tasso. Nel sereno ambiente gesualdino, Carlo si dedica in questi anni alla musica (ormai solo sacra) e alla caccia, mentre le sue condizioni fisiche e psicologiche continuano a deteriorarsi. La moglie Eleonora è oggetto di continui maltrattamenti; la personalità dello stesso Carlo, sempre più attanagliata dal rimorso, è preda di ossessioni religiose che lo portano addirittura a violente pratiche autopunitive. Nella disperata ricerca di espiazione, il principe precipita in sempre più penosi stati maniacali e depressivi. Il 20 giugno 1613 giunge la notizia della morte dell’unico suo erede Emanuele, caduto da cavallo. Carlo ne è sopraffatto: si ritira in una piccola stanza del castello, “contigua alla sua camera dello zembalo”, dove muore l’8 settembre 1613 all’età di 47 anni. E con lui si estingue il grande casato dei Gesualdo.
All’interno del convento dei Cappuccini fatto erigere da Carlo Gesualdo, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie si trova l’imponente tela del 1609 intitolata il Perdono di Carlo Gesualdo attribuita a Giovanni Balducci. Nella tela si osserva ad un lato l’immagine del principe che, in ginocchio, con le mani congiunte in atto di preghiera, accompagnato dallo zio cardinale Carlo Borromeo (poi santo), chiede perdono per il duplice assassinio a Cristo giudicante con l’intercessione della Vergine, di San Michele, San Francesco, San Domenico, Santa Caterina e di Santa Maria Maddalena. Di fronte al principe vi è la moglie Eleonora d’Este, anch’ella in ginocchio, in atto di preghiera. Al centro è raffigurato con le ali di un angioletto, il piccolo Alfonsino, morto nel 1600. Allargando l’orizzonte si può ritenere che la tela votiva raffiguri la richiesta di perdono per tutta l’umanità peccatrice, così come il principe musicista.
L’influenza della musica e della storia di Gesualdo si estende lungo tutti i secoli che vanno dalla sua morte ai giorni nostri. Moltissimi musicisti hanno amato e si sono lasciati influenzare dalla sua musica, basti ricordare Wagner e Mahler o Stravinskij, che nel 1960 scrisse Monumentum pro-Gesualdo. Fu anche un idolo del pianista Glenn Gould, che gli rese omaggio in un testo incluso nella raccolta L’ala del turbine intelligente (Adelphi).
Claudio Abbado negli ultimi anni della sua vita si dedicò moltissimo al madrigalista. Gesualdo fu molto amato anche da Luigi Nono, ispirò un’opera di Alfred Schnittke, andata in scena a Vienna nel 1995, con la direzione di Rostropovich.
Franco Battiato gli dedicò la sua “Canzone Gesualdo da Venosa” nell’album del 1995 “L’Ombrello e la macchina da cucire” e anche Pino Daniele interpretò i madrigali del Principe nell’album Medina del 2001.
Il regista Werner Herzog nel 1995 ha diretto per la tivù tedesca, il documentario Morte a cinque voci, incentrato sulla sua vita con la partecipazione di Milva.
Bernardo Bertolucci, a lungo pensò ad un film su di lui, il mai realizzato Heaven and Hell, “Paradiso e Inferno”. La sceneggiatura venne affidata a Mark People, e per il ruolo del protagonista si pensò a Johnny Deep. Diceva il regista: «Mi attrae la sorte quasi coatta che unisce i massimi artisti d’ avanguardia, condannati a vedere troppo in anticipo quel che accadrà nel loro linguaggio. Gesualdo, con la sua furia profetica, mi sconvolse fin dal primo ascolto. Iniziai con i madrigali, poi scoprii la musica sacra. Esperienza portatrice di emozioni quasi espressioniste. Mi pareva, a tratti, di ascoltare il Wozzeck di Alban Berg».
Della storia di Carlo Gesualdo scriveranno tra gli altri Anatole France, Victor Hugo, e quindi Giovanni Iudica, che ha scritto per Sellerio la biografia “Il principe dei musici. Carlo Gesualdo da Venosa” e nel 2019 lo scrittore Alberto Tarabbia con il romanzo “Madrigale senza suono” vinse il premio Campiello.

Scopri di più arrow-right

Dove dormire

Scopri l’eccellenza italiana dell’Ospitalità. I migliori hotel, B&B, agriturismi, campeggi, country house e rifugi selezionati per te e certificati per la qualità dei servizi.

Scopri tutti arrow-right-round

Albergo Diffuso Quaglietta Hotel

Calabritto, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Domus Romulea Hotel

Bisaccia, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Il Poggio degli Antichi Sapori Agriturismo Agriturismo ricettivo

Paternopoli, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

A un tiro di schioppo Agriturismo Agriturismo ricettivo

Calitri, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Agriturismo Regio Tratturo Agriturismo Agriturismo ricettivo

Ariano Irpino, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Dove mangiare

Scopri l’autentica cucina del territorio e vivi un’esperienza unica nei ristoranti e negli agriturismi di eccellenza certificati Ospitalità Italiana.

Scopri tutti arrow-right-round

La Pignata in Bellavista Ristorante Ristoranti

Ariano Irpino, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

La Pignata Ristorante Ristoranti

Ariano Irpino, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Al Giardino Ristorante Ristoranti

Monteverde, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Ristorante Albergo 7Bello Ristorante Ristoranti

Caposele, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Pater Familias Ristorante Ristoranti

Paternopoli, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Nonna Rosina Agriturismo Agriturismo ristorativo

Nusco, Campania

Le Corone della Qualità

Punteggio della struttura espresso in corone. 1 corone + rappresenta il punteggio massimo. La valutazione è basata sui seguenti criteri:

Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità, Notorietà.

Eventi

Festival Internazionale del Film “Laceno d’Oro”

Culturale

Comune: Bagnoli Irpino

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 8 Giorni

Visita il sito

Festival Internazionale del Film “Laceno d’Oro”

Culturale

Comune: Bagnoli Irpino

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 8 Giorni

Visita il sito

NAVIGA PER DESTINAZIONE

Altre destinazioni vicine

della Campania

Napoli e dintorni

Campania

La Dieta Mediterranea

Campania

Caserta e dintorni

Campania

Campania Felix

Campania

Napoli e dintorni

Campania

La Dieta Mediterranea

Campania

Caserta e dintorni

Campania

Campania Felix

Campania

Skip to content