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Lovere

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Dal 2018, il Lago di Iseo è parte della Riserva della Biosfera Unesco della Valle Camonica – Alto Sebino, chiusa da tre passi, quelli del Tonale, dell’Aprica e del Gavia. Un’area naturalistica importante che lungo i suoi percorsi di visita mostra

Le Prealpi fanno da quinta scenografica al Lago di Iseo, l’antico Sebino, dove sono passati tutti i grandi del passato: Carlo Magno, Federico Barbarossa, l’esercito della Serenissima, lasciando ciascuno traccia per le vie di piccoli borghi storici.

Fra questi, Sarnico, un po’ retrò, con le sue ville Liberty, e Lovere, fra i “Borghi più belli d’Italia”, inaspettata sede dell’Accademia Tadini, il primo museo dell’800 in Lombardia dopo la pinacoteca di Brera. Un pugno di case appena forma poi Castro, Tavernola Bergamasca e Riva di Solto che in località Zorzino, in un’ansa rocciosa del lago nasconde lo spettacolare orrido del Bögn.

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Galleria dell’Accademia di belle arti Tadini

Lovere, Lombardia

2 elementi Cosa fare e vedere

  • Museo

Galleria dell’Accademia di belle arti Tadini

Lovere, Lombardia

Si deve al conte Luigi Tadini (1745-1829) la decisione di creare una fondazione che comprendesse le scuole di musica e di disegno – ancora attive – e di costruire un palazzo in riva al lago per esporre al pubblico le proprie raccolte d’arte, formate tra la fine del Sette e l’inizio dell’Ottocento.

La visita alla Galleria dell’Accademia Tadini consente di fare esperienza di una collezione ottocentesca, in un costante intreccio tra arte e vita.

L’edificio fu costruito accanto all’antica residenza aristocratica affacciata sull’attuale piazza Garibaldi, lungo la nuova strada che collegava Bergamo e Lovere. I lavori furono avviati nel 1821 con la costruzione della cappella, quindi proseguirono con il palazzo e furono completati entro il 1827; l’anno successivo la Galleria apriva al pubblico. Allo scenografo teatrale Luigi Dell’Era si deve la decorazione dei soffitti e delle pareti, che aveva lo scopo di creare una cornice degna alla collezione.

La visita comincia dalla Cappella al centro del giardino, costruita per ospitare la Stele Tadini, una tra le ultime opere di Antonio Canova, scolpita tra il 1819 e il 1821 per onorare la memoria di Faustino, figlio del conte, prematuramente scomparso nel 1799. Lo scultore e il giovane Tadini si erano incontrati a Roma nel 1795; il giovane aveva celebrato le opere dello scultore in un volume, pubblicato nel 1796, e Canova in segno di gratitudine gli aveva donato il bozzetto in terracotta per la Religione destinata al monumento a Clemente XIII, tuttora conservato in Galleria. Anni dopo, il ricordo della scomparsa di Faustino fu rievocato con una solenne scultura in marmo che trasforma il tragico episodio in una delicata elegia.

La collezione d’arte è esposta al piano nobile dell’edificio. Dopo la scenografica Galleria delle Armi, il Gabinetto delle Antichità ospita la raccolta archeologica acquistata dal conte a Napoli nell’ultimo decennio del XVIII secolo. Le sale XXI e XXII sono dedicate alla preziosa raccolta di porcellane orientali (Cina e Giappone) e occidentali (Meissen, Napoli, Venezia, Parigi, Sèvres). Concludono il percorso la Biblioteca, con oltre 4600 volumi, che restituisce la varietà degli interessi di un nobile del Settecento, e uno scenografico balcone che consente di ammirare il paesaggio del lago.

Al centro del museo, la grande Sala destinata ai concerti e alle rappresentazioni teatrali, ospita, dal 1927, una prestigiosa stagione musicale con interpreti da tutta Europa. Seguono le sale dedicate all’esposizione dei dipinti.

Negli anni delle soppressioni delle istituzioni ecclesiastiche, Luigi Tadini acquistò dipinti provenienti da Crema, nel tentativo di fare del “Museo Tadiniano” una sorta di documento della storia della città. Approdarono così nella raccolta le pale d’altare di Paris Bordon (pala Manfron), Vincenzo Civerchio, Aurelio Gatti. Intorno al 1810 il conte spostò i propri interessi verso la pittura veneta: arrivano così capolavori come la trecentesca Madonna con il bambino di Jacobello di Bonomo, la Madonna con il Bambino di Iacopo Bellini, la Madonna con il Bambino e santi di Palma il Giovane, il Cristo morto di Piero della Vecchia. A questi si aggiungono opere di scuola veronese tra ‘400 e ‘500 – la Madonna con il Bambino di Francesco Benaglio, i Santi Francesco e Guglielmo di Domenico Brusasorci, la Fuga in Egitto di Felice Brusasorci, e significative testimonianze della cultura seicentesca lombarda come le due tele di Carlo Francesco Nuvolone.

Il secondo piano ospita il Museo dell’Ottocento, nato dalla donazione della raccolta di cimeli garibaldini di Giovanni Battista Zitti, in seguito arricchita da altre famiglie loveresi. La partecipazione locale alle vicende del Risorgimento italiano (tre dei Mille avevano origine loverese) e lo stretto rapporto tra vicende sociali e culturali rende le opere esposte un significativo documento per la storia del territorio. Di particolare importanza, oltre alla selezione dei ritratti ottocenteschi, le tre tele donate da Francesco Hayez ai nipoti Enrico e Carlotta Martinolli Banzolini, tra cui lo straordinario Ecce Homo, tra le ultime opere dell’artista.

Conclude il percorso una raccolta di arte moderna e contemporanea, che comprende una documentazione della cultura artistica italiana ed europea del secondo dopoguerra, fino ad anni recentissimi.

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  • Festival

Festival CortoLovere

Lovere, Lombardia

Scopo della manifestazione è di promuovere la cinematografia dei giovani; dare dignità e visibilità al cortometraggio; creare un archivio di opere da conservare nel tempo; promuovere le opere di giovani autori locali. Tante sono le sezioni riconosciute: Miglior film, soggetto, fotografia, colonna sonora, film d’autore bergamasco, prodotti delle scuole di cinema
e di istituti scolastici, miglior film web, premi speciali del Presidente di Giuria e del pubblico in sala ed ogni anno altre sezioni vengono aggiunte.
Sulla passeggiata del Lungolago di Lovere è stata riprodotta, in piccolo, la celebre Walk of Fame.
Era l’ultimo sabato di settembre del 1998 quando, da Los Angeles, giungeva a Lovere Maria Grazia Cucinotta per tenere a battesimo il Festival del cortometraggio oscarino. La kermesse cinematografica era stata infatti concepita con la stessa formula del premio Oscar, solo al diminutivo perché si tratta di cortometraggi. Nel 2007, ormai giunto alla decima edizione, oscarino fu costretto a cambiare nome.
La prestigiosa accademia americana che assegna gli Oscar, Academy of Motion Picture Arts and Sciences, diffidò in quell’anno la Fondazione Oprandi, associazione culturale sotto la quale il Festival rientra, dall’utilizzare sia il nome che il simbolo della famosa rassegna americana. oscarino diventerà così cortoLovere.
Tra i partner e sponsor istituzionali del festival c’è la Camera di commercio di Bergamo, che ogni anno contribuisce alla realizzazione del ricco programma di eventi che animano il territorio.

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  • Museo

Galleria dell’Accademia di belle arti Tadini

Lovere, Lombardia

Si deve al conte Luigi Tadini (1745-1829) la decisione di creare una fondazione che comprendesse le scuole di musica e di disegno – ancora attive – e di costruire un palazzo in riva al lago per esporre al pubblico le proprie raccolte d’arte, formate tra la fine del Sette e l’inizio dell’Ottocento.

La visita alla Galleria dell’Accademia Tadini consente di fare esperienza di una collezione ottocentesca, in un costante intreccio tra arte e vita.

L’edificio fu costruito accanto all’antica residenza aristocratica affacciata sull’attuale piazza Garibaldi, lungo la nuova strada che collegava Bergamo e Lovere. I lavori furono avviati nel 1821 con la costruzione della cappella, quindi proseguirono con il palazzo e furono completati entro il 1827; l’anno successivo la Galleria apriva al pubblico. Allo scenografo teatrale Luigi Dell’Era si deve la decorazione dei soffitti e delle pareti, che aveva lo scopo di creare una cornice degna alla collezione.

La visita comincia dalla Cappella al centro del giardino, costruita per ospitare la Stele Tadini, una tra le ultime opere di Antonio Canova, scolpita tra il 1819 e il 1821 per onorare la memoria di Faustino, figlio del conte, prematuramente scomparso nel 1799. Lo scultore e il giovane Tadini si erano incontrati a Roma nel 1795; il giovane aveva celebrato le opere dello scultore in un volume, pubblicato nel 1796, e Canova in segno di gratitudine gli aveva donato il bozzetto in terracotta per la Religione destinata al monumento a Clemente XIII, tuttora conservato in Galleria. Anni dopo, il ricordo della scomparsa di Faustino fu rievocato con una solenne scultura in marmo che trasforma il tragico episodio in una delicata elegia.

La collezione d’arte è esposta al piano nobile dell’edificio. Dopo la scenografica Galleria delle Armi, il Gabinetto delle Antichità ospita la raccolta archeologica acquistata dal conte a Napoli nell’ultimo decennio del XVIII secolo. Le sale XXI e XXII sono dedicate alla preziosa raccolta di porcellane orientali (Cina e Giappone) e occidentali (Meissen, Napoli, Venezia, Parigi, Sèvres). Concludono il percorso la Biblioteca, con oltre 4600 volumi, che restituisce la varietà degli interessi di un nobile del Settecento, e uno scenografico balcone che consente di ammirare il paesaggio del lago.

Al centro del museo, la grande Sala destinata ai concerti e alle rappresentazioni teatrali, ospita, dal 1927, una prestigiosa stagione musicale con interpreti da tutta Europa. Seguono le sale dedicate all’esposizione dei dipinti.

Negli anni delle soppressioni delle istituzioni ecclesiastiche, Luigi Tadini acquistò dipinti provenienti da Crema, nel tentativo di fare del “Museo Tadiniano” una sorta di documento della storia della città. Approdarono così nella raccolta le pale d’altare di Paris Bordon (pala Manfron), Vincenzo Civerchio, Aurelio Gatti. Intorno al 1810 il conte spostò i propri interessi verso la pittura veneta: arrivano così capolavori come la trecentesca Madonna con il bambino di Jacobello di Bonomo, la Madonna con il Bambino di Iacopo Bellini, la Madonna con il Bambino e santi di Palma il Giovane, il Cristo morto di Piero della Vecchia. A questi si aggiungono opere di scuola veronese tra ‘400 e ‘500 – la Madonna con il Bambino di Francesco Benaglio, i Santi Francesco e Guglielmo di Domenico Brusasorci, la Fuga in Egitto di Felice Brusasorci, e significative testimonianze della cultura seicentesca lombarda come le due tele di Carlo Francesco Nuvolone.

Il secondo piano ospita il Museo dell’Ottocento, nato dalla donazione della raccolta di cimeli garibaldini di Giovanni Battista Zitti, in seguito arricchita da altre famiglie loveresi. La partecipazione locale alle vicende del Risorgimento italiano (tre dei Mille avevano origine loverese) e lo stretto rapporto tra vicende sociali e culturali rende le opere esposte un significativo documento per la storia del territorio. Di particolare importanza, oltre alla selezione dei ritratti ottocenteschi, le tre tele donate da Francesco Hayez ai nipoti Enrico e Carlotta Martinolli Banzolini, tra cui lo straordinario Ecce Homo, tra le ultime opere dell’artista.

Conclude il percorso una raccolta di arte moderna e contemporanea, che comprende una documentazione della cultura artistica italiana ed europea del secondo dopoguerra, fino ad anni recentissimi.

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  • Festival

Festival CortoLovere

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Scopo della manifestazione è di promuovere la cinematografia dei giovani; dare dignità e visibilità al cortometraggio; creare un archivio di opere da conservare nel tempo; promuovere le opere di giovani autori locali. Tante sono le sezioni riconosciute: Miglior film, soggetto, fotografia, colonna sonora, film d’autore bergamasco, prodotti delle scuole di cinema
e di istituti scolastici, miglior film web, premi speciali del Presidente di Giuria e del pubblico in sala ed ogni anno altre sezioni vengono aggiunte.
Sulla passeggiata del Lungolago di Lovere è stata riprodotta, in piccolo, la celebre Walk of Fame.
Era l’ultimo sabato di settembre del 1998 quando, da Los Angeles, giungeva a Lovere Maria Grazia Cucinotta per tenere a battesimo il Festival del cortometraggio oscarino. La kermesse cinematografica era stata infatti concepita con la stessa formula del premio Oscar, solo al diminutivo perché si tratta di cortometraggi. Nel 2007, ormai giunto alla decima edizione, oscarino fu costretto a cambiare nome.
La prestigiosa accademia americana che assegna gli Oscar, Academy of Motion Picture Arts and Sciences, diffidò in quell’anno la Fondazione Oprandi, associazione culturale sotto la quale il Festival rientra, dall’utilizzare sia il nome che il simbolo della famosa rassegna americana. oscarino diventerà così cortoLovere.
Tra i partner e sponsor istituzionali del festival c’è la Camera di commercio di Bergamo, che ogni anno contribuisce alla realizzazione del ricco programma di eventi che animano il territorio.

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