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Rieti

Lo sviluppo storico della città di Rieti come importante centro agricolo si deve a un’opera di alta ingegneria idraulica, il cosiddetto “taglio delle Marmore”. Ma andiamo con ordine. Nel 290 a.C., il Console romano Marco Curio Dentato conquista Rieti, al centro della Valle Reatina, attraversata dal fiume Velino che in epoca remota era in realtà un grande bacino lacustre, il Lacus Velinus. Ritirandosi, il lago aveva lasciato una serie di laghetti residuali, il Ripasottile e il Cantalice, ma anche il Lago Lungo e di Ventina, che oggi insieme formano un’interessante Riserva parziale naturale, hot spot per il birdwatching e l’escursionismo. Dunque, il lago diventato fiume Velino per secoli aveva lasciato i suoi depositi minerali ovunque nella piana, creando una barriera di travertino che impediva il deflusso a valle delle acque. E qui intervenne il Console, realizzando il famoso “taglio” e creando artificialmente le Cascate delle Marmore. Storia assai intrigante per gli accadimenti di lotte e contrasti con la vicina Terni, e ingegneristicamente affascinante per la difficoltà obiettiva nel realizzarla con mezzi non proprio avveniristici.

Taglio e cascate a parte, Rieti conservò per secoli un forte legame con Roma, e di quel periodo si conservano ancora le vestigia: un ponte con i solchi dei carri che trasportavano il loro carico prezioso lungo la Via Salaria, e le odierne Via Roma e Via Garibaldi sulla traccia degli antichi Cardo e Decumanus, La cinta muraria risale invece al Duecento, e ha protetto per secoli chiese e palazzi nobiliari, in cui avvennero fatti importanti. Costanza di Altavilla sposò qui Enrico IV, figlio del barbarossa, e Carlo II d’Angiò nel 1289 venne incoronato da Papa Nicolo I Re di Puglia, Sicilia e di Gerusalemme.

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Il Cammino di Francesco nel Lazio: tragitto da Rieti a Poggio Bustone

Rieti, Lazio

4 elementi Cosa fare e vedere

  • Cammino-Religioso

Il Cammino di Francesco nel Lazio: tragitto da Rieti a Poggio Bustone

Rieti, Lazio

Arezzo, Santuario de La Verna, e da qui giù fino a Roma. Queste le stazioni di inizio e fine del Cammino di Francesco, che nella sua parte mediana transita per la cosiddetta Valle Santa Reatina. È infatti nella campagna della provincia di Rieti che San Francesco si recò più volte, fra il 1209 e il 1226, fondando quattro santuari e compiendo atti che hanno segnato la sua esistenza e quella della Cristianità intera: la realizzazione del primo Presepe, la stesura della Regola dell’Ordine Francescano e la composizione del Cantico delle Creature.

Il Cammino si compone di otto tappe per un totale di 80 km, da percorrere con la dovuta lentezza, per godere di paesaggi meravigliosi e luoghi d’arte di tutto rispetto. Fra questi, spiccano senz’altro i Santuari voluti dal “Poverello” – quelli di Greccio, La Foresta, Poggio Bustone e Fonte Colombo – il centro storico di Rieti, l’Abbazia di San Pastore e il bosco del Faggio di San Francesco a Rivodutri, nella Riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile. L’alternativa al cammino è la Ciclovia della Conca Reatina, ma per tutti, da portare con sé e da far timbrare a ogni tappa, c’è il “Passaporto”, oppure, per chi ci mette meno di due giorni, l’ “Attestato del pellegrino”.

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  • Eccellenza Urbana / Centro Storico

Piazza San Rufo

Rieti, Lazio

Piazza San Rufo o San Ruffo è una piazza del centro di Rieti. Un’antica tradizione, di origine almeno rinascimentale, vuole che in questa piazza si trovi il centro d’Italia, sulla base dei classici della letteratura latina che collocavano nel reatino l’Umbilicus Italiae. Quella di San Rufo è una piccola piazza che si trova nel cuore del centro storico di Rieti, nel punto più alto della città. Nelle sue dimensioni raccolte e negli stretti vicoli che vi conducono, la piazza ben rappresenta la struttura del tessuto urbano medievale della città. Pur essendo molto vicina alle principali vie del centro, la piazza conserva un’atmosfera piuttosto appartata (anche per il fatto di essere inaccessibile al traffico automobilistico). Convergono nella piazza quattro stretti vicoli secondari, che la collegano alle principali arterie del centro storico:
– a nord si apre via Cerroni, che collega la piazza con via Garibaldi (l’antico decumano della città);
– ad ovest l’archetto sotto Palazzo Capelletti permette di accedere a via Capelletti, che la collega a via Roma (l’antico cardo della città);
– ad est si apre via San Rufo;
– a sud della piazza, dopo aver sceso i sette gradini di una breve cordonata, si imboccano via dei Crispolti (che si dirige verso oriente, in parallelo con via San Rufo) e la prosecuzione verso ovest di via San Rufo (che conduce in via Roma).
Il lato nord, con il muro che separa la piazza dalla corte di Palazzo Vincenti Mareri; a sinistra, via Cerroni.
La piazza è occupata per buona parte dalla piccola Chiesa di San Rufo, rivolta verso est, con facciata neoclassica di Melchiorre Passalacqua (1748) ed interno barocco, ma di origine altomedievale. All’interno della chiesa è ospitato, tra gli altri, il dipinto L’angelo custode (1610-1618) di Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino, opera di grande valore artistico tanto da essere stata a lungo attribuita al Caravaggio. Oltre alla chiesa, nella piazza si trovano:
– Sul lato ovest si affaccia un lato di Palazzo Capelletti (metà XVII secolo), gli altri lati del quale si affacciano sulla via omonima, su via Roma, piazza Vittorio Emanuele II (il caffè Gengarelli) e su via Garibaldi;
– Sul lato nord, la piazza è delimitata dal muro che circonda il cortile interno di Palazzo Vincenti Mareri (XVIII-XIX secolo, progettato da Giuseppe Valadier), che ha la facciata su via Garibaldi; lungo il muro si trova un accesso secondario, costituito da un portale dotato delle originali imposte lignee.
Al centro della piazza è collocato il recente monumento al Centro d’Italia;
A margine dalla piazza, al numero 19 di via San Rufo, si trova invece la Casa Zapparelli con la sua caratteristica finestra crociata, elemento architettonico medioevale tipico delle città di appartenenza guelfa.
Da una teca di vetro posta nella pavimentazione si possono osservare i muri di epoca romana emersi nel corso di scavi archeologici avvenuti nel 1986, per quanto attualmente la teca sia divenuta opaca per l’usura;
Ai due estremi della diagonale che attraversa la piazza (in corrispondenza degli ingressi di via Cerroni e via San Rufo) si trovano due sculture del 1989 con l’iscrizione “Texas Instruments”, storica azienda del nucleo industriale di Rieti. La tradizione che vuole Rieti al centro della penisola italiana è antichissima. Già in epoca romana infatti gli autori classici collocavano a Reate il centro d’Italia. La prima citazione in tale senso sembra risalire all’erudito reatino Marco Terenzio Varrone, che sosteneva che nell’agro reatino si trovasse l’Umbilicus Italiae (“ombelico” dell’Italia).
Ad essere ritenuto umbilicus Italiae era inizialmente il lago di Paterno, a 13 km da Rieti, oggi situato nella frazione Vasche del comune di Castel Sant’Angelo. Presso questo lago si trovavano le terme di Cotilia, le cui acque sulfuree venivano impiegate a scopi curativi. Nel mezzo del lago si ergeva un’isola galleggiante oggi scomparsa, coperta da una folta vegetazione, che forse per effetto di fenomeni carsici si spostava frequentemente, scomparendo e riapparendo; per via di questi fenomeni misteriosi, i Sabini attribuivano al lago un grande valore religioso e lo avevano consacrato alla dea Vacuna.
L’opera dove Varrone faceva menzione di questo fatto è andata perduta, come del resto la grande maggioranza della sua produzione; tuttavia la sua opinione è riportata da altri scrittori suoi contemporanei, come Plinio il Vecchio.Altre testimonianze storiche si devono a Dionigi di Alicarnasso e a Virgilio. Similmente Silio Italico collocava a Reate l’ombelico d’Italia, così come a Delfi si trovava l’ombelico del mondo. L’esistenza nella tradizione letteraria latina di due “ombelichi dell’Italia” diversi, uno Varroniano ed uno Virgiliano, non è contraddittoria ma piuttosto frutto della trasposizione di tradizioni preesistenti, dato che tutti i popoli italici preromani attribuivano un valore religioso di accesso agli inferi ai luoghi caratterizzati da fenomeni vulcanici o carsici; per questo gli studiosi di letteratura latina parlano di “tradizione letteraria degli umbilici”. Si noti infatti che la nozione di umbilicus non è da intendersi come centro in senso geometrico, ma piuttosto in senso simbolico, ad evocare significati mistici e religiosi. Del resto lo stesso Varrone nel De lingua latina aveva esplicitato che il concetto di umbilicus (ombelico) non corrisponde a quello di medium (centro): nel primo la centralità è simbolica, legata a significati magici e religiosi, mentre nel secondo la centralità è intesa in senso geometrico e matematico. Questa sostanziale differenza si trasla perfettamente nella metafora anatomica dell’ombelico, che secondo Varrone non è il centro geometrico del corpo umano ma lo è simbolicamente, rappresentando la fertilità e l’origine della vita. La tradizione di Rieti centro d’Italia continuò ad essere diffusa anche durante il medioevo: infatti, all’epoca era diffusa la convinzione che la città di Rieti distasse in linea retta 52 miglia italiane dal mare Adriatico ed altrettante dal mar Tirreno; viceversa si riteneva che distasse 310 miglia in linea retta da Augusta Pretoria (Aosta) ed altrettante da Capo dell’Armi (Calabria). La posizione centrale di Rieti viene citata anche da opere letterarie di epoca rinascimentale e moderna, come il poema Troja rapita di Loreto Vittori del 1662, l’Orbis sacer et profanus illustratus di Francesco Orlandi del 1737o il dizionario Thesaurus linguae latinae di Robert Estienne del 1532. Più tardi l'”umbilicus” iniziò ad essere individuato all’interno della città di Rieti, precisamente in piazza San Rufo. Questa precisa collocazione viene riportata dall’Angelotti già nel 1635. Già nel Seicento, a memoria di questa tradizione, nella piazza si trovava una colonnina di granito. Nel 1800 il brigadiere pontificio Giuseppe Capelletti la fece sotterrare nel luogo esatto dove era eretta, e la sostituì con una pietra dove era incisa la frase «Medium Totius Italiae».
In seguito al furto della pietra, il 29 marzo 1950 quest’ultima fu sostituita da una lapide, murata nel lato ovest della piazza, che riporta la scritta “Centro d’Italia” in 20 lingue ed è tuttora visibile. La sistemazione attuale della piazza è il risultato di un intervento di ripavimentazione eseguito a fine anni Ottanta. In occasione dell’inizio di questi lavori, nell’autunno del 1986 furono eseguiti degli scavi archeologici, durante i quali emerse molto materiale ceramico sia di età romana che medioevale, e delle murature di epoca romana; la limitatezza dell’area indagata, tuttavia, non permise di determinare quali funzioni svolgeva l’edificio. Per permettere di osservare i resti, nella pavimentazione fu inserita una teca in vetro. Nel 1998, nel corso di una visita dell’amministrazione comunale di Rieti alla città georgiana di Tiblisi, la facoltà di architettura dell’università locale fece dono alla città sabina di un monumento che celebra il centro d’Italia, opera degli architetti G. Beridze e A. Meskhi e realizzato da imprese italiane. Il monumento, realizzato in travertino, richiama nella forma il basamento di una colonna e funge da sedile; sul basamento riporta la scritta “Umbilicus Italiae” mentre nella parte superiore contiene una decorazione in marmi policromi raffigurante l’Italia e dei faretti che proiettano luce verso l’alto. Nel 2001 l’amministrazione Cicchetti collocò il monumento al centro della piazza. Il comune di Rieti ha nel frattempo indetto un concorso di idee per la riqualificazione dell’intera piazza, che si è concluso nel 2011 con la selezione del progetto vincitore, il quale prevede la rimozione del monumento e considera «semplicistico» l’approccio di «rappresentare in forma fisica un tema dai contenuti quasi esclusivamente immateriali»; il progetto tuttavia non è stato ancora realizzato e il suo finanziamento è stato legato ad eventuali ribassi d’asta nei lavori PLUS portati avanti in altre aree del centro storico.

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  • Museo

Museo Civico di Rieti

Rieti, Lazio

In una Regione come il Lazio traboccante di istituzioni museali, essere annoverati fra le raccolte più antiche non è cosa da poco. Il Museo Civico di Rieti nasce infatti nel 1865, quando in seguito all’esproprio dei beni degli enti ecclesiastici e delle chiese chiuse al culto, venne creata una prima Quadreria Civica di Rieti, che già allora vantava opere di Zanino di Pietro, Luca di Tommè e Antoniazzo Romano. Un “prodromo” che non ha mai smesso di arricchirsi, grazie a donazioni di privati, soprattutto appassionati cultori di antichità romane, e acquisizioni pubbliche. Due le aree espositive, la Sezione Storico-Artistica e la Sezione Archeologica, dove sono raccolti materiali di scavo e di spoglio della città e del territorio suddivisi in sale a tema: La vita, la morte, la religione, Monete e sculture, Rieti dall’età romana al medioevo, Le necropoli e così via. Nel 2007 il museo ha aperto anche l’Ala dei Sabini, con reperti di età protostorica e romana della Sabina reatina e sale quali Le ville del territorio Sabino e I centri urbani della Sabina.

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  • Monumento

Teatro Flavio Vespasiano

Rieti, Lazio

L’imperatore Tito Flavio Vespasiano è associato da sempre all’anfiteatro più imponente e celebre dell’antichità, il Colosseo di Roma, noto anche come Anfiteatro Flavio. Ma c’è un altro luogo deputato a spettacoli e cultura che lo ricorda, e sta nel centro di Rieti: il Teatro Flavio Vespasiano, nome che rendo omaggio all’imperatore originario della Sabina. Se per il Colosseo ci vollero appena otto anni per la sua costruzione, per il teatro reatino ne furono necessari circa una sessantina, a causa di una serie di divergenze fra architetti e committenti su luogo e costi della struttura. Finalmente, dopo mille difficoltà, sotto la guida dell’architetto Achille Sfondrini, il 16 dicembre 1883 fu posata la prima pietra, mentre il 20 settembre 1893 si tenne l’inaugurazione, sulle note del Faust di Gounod e della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Ma fu un incipit breve, perché già dopo appena cinque anni, un terremoto provocò il crollo della cupola e di parte della facciata.

Solo alla fine degli anni novanta del Novecento, l’edificio è tornato a mostrare la sua allure piena di eleganza, caratterizzata da una grande cupola affrescata che è anche il dopo più prezioso per chi si esibisce su questo palco. Pare infatti che la sua acustica sia fra le migliori al mondo, tanto da aver ricevuto un riconoscimento ufficiale nel 2002, quando Uto Ughi ha decretato l’assegnazione della prima edizione del Premio Nazionale per l’Acustica proprio al teatro di Rieti. Un titolo di merito approvato anche dal professor Bruno Cagli, presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che lo ha definito in assoluto il migliore al mondo per la diffusione e la qualità del suono.

Ad oggi, qui si svolgono l’annuale Rieti Danza Festival, il Concorso internazionale per le nuove voci della lirica “Mattia Battistini”, il Concorso nazionale per giovani attori e alcuni spettacoli del Reate Festival, che celebra lo straordinario patrimonio del Belcanto italiano.

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  • Cammino-Religioso

Il Cammino di Francesco nel Lazio: tragitto da Rieti a Poggio Bustone

Rieti, Lazio

Arezzo, Santuario de La Verna, e da qui giù fino a Roma. Queste le stazioni di inizio e fine del Cammino di Francesco, che nella sua parte mediana transita per la cosiddetta Valle Santa Reatina. È infatti nella campagna della provincia di Rieti che San Francesco si recò più volte, fra il 1209 e il 1226, fondando quattro santuari e compiendo atti che hanno segnato la sua esistenza e quella della Cristianità intera: la realizzazione del primo Presepe, la stesura della Regola dell’Ordine Francescano e la composizione del Cantico delle Creature.

Il Cammino si compone di otto tappe per un totale di 80 km, da percorrere con la dovuta lentezza, per godere di paesaggi meravigliosi e luoghi d’arte di tutto rispetto. Fra questi, spiccano senz’altro i Santuari voluti dal “Poverello” – quelli di Greccio, La Foresta, Poggio Bustone e Fonte Colombo – il centro storico di Rieti, l’Abbazia di San Pastore e il bosco del Faggio di San Francesco a Rivodutri, nella Riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile. L’alternativa al cammino è la Ciclovia della Conca Reatina, ma per tutti, da portare con sé e da far timbrare a ogni tappa, c’è il “Passaporto”, oppure, per chi ci mette meno di due giorni, l’ “Attestato del pellegrino”.

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  • Eccellenza Urbana / Centro Storico

Piazza San Rufo

Rieti, Lazio

Piazza San Rufo o San Ruffo è una piazza del centro di Rieti. Un’antica tradizione, di origine almeno rinascimentale, vuole che in questa piazza si trovi il centro d’Italia, sulla base dei classici della letteratura latina che collocavano nel reatino l’Umbilicus Italiae. Quella di San Rufo è una piccola piazza che si trova nel cuore del centro storico di Rieti, nel punto più alto della città. Nelle sue dimensioni raccolte e negli stretti vicoli che vi conducono, la piazza ben rappresenta la struttura del tessuto urbano medievale della città. Pur essendo molto vicina alle principali vie del centro, la piazza conserva un’atmosfera piuttosto appartata (anche per il fatto di essere inaccessibile al traffico automobilistico). Convergono nella piazza quattro stretti vicoli secondari, che la collegano alle principali arterie del centro storico:
– a nord si apre via Cerroni, che collega la piazza con via Garibaldi (l’antico decumano della città);
– ad ovest l’archetto sotto Palazzo Capelletti permette di accedere a via Capelletti, che la collega a via Roma (l’antico cardo della città);
– ad est si apre via San Rufo;
– a sud della piazza, dopo aver sceso i sette gradini di una breve cordonata, si imboccano via dei Crispolti (che si dirige verso oriente, in parallelo con via San Rufo) e la prosecuzione verso ovest di via San Rufo (che conduce in via Roma).
Il lato nord, con il muro che separa la piazza dalla corte di Palazzo Vincenti Mareri; a sinistra, via Cerroni.
La piazza è occupata per buona parte dalla piccola Chiesa di San Rufo, rivolta verso est, con facciata neoclassica di Melchiorre Passalacqua (1748) ed interno barocco, ma di origine altomedievale. All’interno della chiesa è ospitato, tra gli altri, il dipinto L’angelo custode (1610-1618) di Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino, opera di grande valore artistico tanto da essere stata a lungo attribuita al Caravaggio. Oltre alla chiesa, nella piazza si trovano:
– Sul lato ovest si affaccia un lato di Palazzo Capelletti (metà XVII secolo), gli altri lati del quale si affacciano sulla via omonima, su via Roma, piazza Vittorio Emanuele II (il caffè Gengarelli) e su via Garibaldi;
– Sul lato nord, la piazza è delimitata dal muro che circonda il cortile interno di Palazzo Vincenti Mareri (XVIII-XIX secolo, progettato da Giuseppe Valadier), che ha la facciata su via Garibaldi; lungo il muro si trova un accesso secondario, costituito da un portale dotato delle originali imposte lignee.
Al centro della piazza è collocato il recente monumento al Centro d’Italia;
A margine dalla piazza, al numero 19 di via San Rufo, si trova invece la Casa Zapparelli con la sua caratteristica finestra crociata, elemento architettonico medioevale tipico delle città di appartenenza guelfa.
Da una teca di vetro posta nella pavimentazione si possono osservare i muri di epoca romana emersi nel corso di scavi archeologici avvenuti nel 1986, per quanto attualmente la teca sia divenuta opaca per l’usura;
Ai due estremi della diagonale che attraversa la piazza (in corrispondenza degli ingressi di via Cerroni e via San Rufo) si trovano due sculture del 1989 con l’iscrizione “Texas Instruments”, storica azienda del nucleo industriale di Rieti. La tradizione che vuole Rieti al centro della penisola italiana è antichissima. Già in epoca romana infatti gli autori classici collocavano a Reate il centro d’Italia. La prima citazione in tale senso sembra risalire all’erudito reatino Marco Terenzio Varrone, che sosteneva che nell’agro reatino si trovasse l’Umbilicus Italiae (“ombelico” dell’Italia).
Ad essere ritenuto umbilicus Italiae era inizialmente il lago di Paterno, a 13 km da Rieti, oggi situato nella frazione Vasche del comune di Castel Sant’Angelo. Presso questo lago si trovavano le terme di Cotilia, le cui acque sulfuree venivano impiegate a scopi curativi. Nel mezzo del lago si ergeva un’isola galleggiante oggi scomparsa, coperta da una folta vegetazione, che forse per effetto di fenomeni carsici si spostava frequentemente, scomparendo e riapparendo; per via di questi fenomeni misteriosi, i Sabini attribuivano al lago un grande valore religioso e lo avevano consacrato alla dea Vacuna.
L’opera dove Varrone faceva menzione di questo fatto è andata perduta, come del resto la grande maggioranza della sua produzione; tuttavia la sua opinione è riportata da altri scrittori suoi contemporanei, come Plinio il Vecchio.Altre testimonianze storiche si devono a Dionigi di Alicarnasso e a Virgilio. Similmente Silio Italico collocava a Reate l’ombelico d’Italia, così come a Delfi si trovava l’ombelico del mondo. L’esistenza nella tradizione letteraria latina di due “ombelichi dell’Italia” diversi, uno Varroniano ed uno Virgiliano, non è contraddittoria ma piuttosto frutto della trasposizione di tradizioni preesistenti, dato che tutti i popoli italici preromani attribuivano un valore religioso di accesso agli inferi ai luoghi caratterizzati da fenomeni vulcanici o carsici; per questo gli studiosi di letteratura latina parlano di “tradizione letteraria degli umbilici”. Si noti infatti che la nozione di umbilicus non è da intendersi come centro in senso geometrico, ma piuttosto in senso simbolico, ad evocare significati mistici e religiosi. Del resto lo stesso Varrone nel De lingua latina aveva esplicitato che il concetto di umbilicus (ombelico) non corrisponde a quello di medium (centro): nel primo la centralità è simbolica, legata a significati magici e religiosi, mentre nel secondo la centralità è intesa in senso geometrico e matematico. Questa sostanziale differenza si trasla perfettamente nella metafora anatomica dell’ombelico, che secondo Varrone non è il centro geometrico del corpo umano ma lo è simbolicamente, rappresentando la fertilità e l’origine della vita. La tradizione di Rieti centro d’Italia continuò ad essere diffusa anche durante il medioevo: infatti, all’epoca era diffusa la convinzione che la città di Rieti distasse in linea retta 52 miglia italiane dal mare Adriatico ed altrettante dal mar Tirreno; viceversa si riteneva che distasse 310 miglia in linea retta da Augusta Pretoria (Aosta) ed altrettante da Capo dell’Armi (Calabria). La posizione centrale di Rieti viene citata anche da opere letterarie di epoca rinascimentale e moderna, come il poema Troja rapita di Loreto Vittori del 1662, l’Orbis sacer et profanus illustratus di Francesco Orlandi del 1737o il dizionario Thesaurus linguae latinae di Robert Estienne del 1532. Più tardi l'”umbilicus” iniziò ad essere individuato all’interno della città di Rieti, precisamente in piazza San Rufo. Questa precisa collocazione viene riportata dall’Angelotti già nel 1635. Già nel Seicento, a memoria di questa tradizione, nella piazza si trovava una colonnina di granito. Nel 1800 il brigadiere pontificio Giuseppe Capelletti la fece sotterrare nel luogo esatto dove era eretta, e la sostituì con una pietra dove era incisa la frase «Medium Totius Italiae».
In seguito al furto della pietra, il 29 marzo 1950 quest’ultima fu sostituita da una lapide, murata nel lato ovest della piazza, che riporta la scritta “Centro d’Italia” in 20 lingue ed è tuttora visibile. La sistemazione attuale della piazza è il risultato di un intervento di ripavimentazione eseguito a fine anni Ottanta. In occasione dell’inizio di questi lavori, nell’autunno del 1986 furono eseguiti degli scavi archeologici, durante i quali emerse molto materiale ceramico sia di età romana che medioevale, e delle murature di epoca romana; la limitatezza dell’area indagata, tuttavia, non permise di determinare quali funzioni svolgeva l’edificio. Per permettere di osservare i resti, nella pavimentazione fu inserita una teca in vetro. Nel 1998, nel corso di una visita dell’amministrazione comunale di Rieti alla città georgiana di Tiblisi, la facoltà di architettura dell’università locale fece dono alla città sabina di un monumento che celebra il centro d’Italia, opera degli architetti G. Beridze e A. Meskhi e realizzato da imprese italiane. Il monumento, realizzato in travertino, richiama nella forma il basamento di una colonna e funge da sedile; sul basamento riporta la scritta “Umbilicus Italiae” mentre nella parte superiore contiene una decorazione in marmi policromi raffigurante l’Italia e dei faretti che proiettano luce verso l’alto. Nel 2001 l’amministrazione Cicchetti collocò il monumento al centro della piazza. Il comune di Rieti ha nel frattempo indetto un concorso di idee per la riqualificazione dell’intera piazza, che si è concluso nel 2011 con la selezione del progetto vincitore, il quale prevede la rimozione del monumento e considera «semplicistico» l’approccio di «rappresentare in forma fisica un tema dai contenuti quasi esclusivamente immateriali»; il progetto tuttavia non è stato ancora realizzato e il suo finanziamento è stato legato ad eventuali ribassi d’asta nei lavori PLUS portati avanti in altre aree del centro storico.

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  • Museo

Museo Civico di Rieti

Rieti, Lazio

In una Regione come il Lazio traboccante di istituzioni museali, essere annoverati fra le raccolte più antiche non è cosa da poco. Il Museo Civico di Rieti nasce infatti nel 1865, quando in seguito all’esproprio dei beni degli enti ecclesiastici e delle chiese chiuse al culto, venne creata una prima Quadreria Civica di Rieti, che già allora vantava opere di Zanino di Pietro, Luca di Tommè e Antoniazzo Romano. Un “prodromo” che non ha mai smesso di arricchirsi, grazie a donazioni di privati, soprattutto appassionati cultori di antichità romane, e acquisizioni pubbliche. Due le aree espositive, la Sezione Storico-Artistica e la Sezione Archeologica, dove sono raccolti materiali di scavo e di spoglio della città e del territorio suddivisi in sale a tema: La vita, la morte, la religione, Monete e sculture, Rieti dall’età romana al medioevo, Le necropoli e così via. Nel 2007 il museo ha aperto anche l’Ala dei Sabini, con reperti di età protostorica e romana della Sabina reatina e sale quali Le ville del territorio Sabino e I centri urbani della Sabina.

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  • Monumento

Teatro Flavio Vespasiano

Rieti, Lazio

L’imperatore Tito Flavio Vespasiano è associato da sempre all’anfiteatro più imponente e celebre dell’antichità, il Colosseo di Roma, noto anche come Anfiteatro Flavio. Ma c’è un altro luogo deputato a spettacoli e cultura che lo ricorda, e sta nel centro di Rieti: il Teatro Flavio Vespasiano, nome che rendo omaggio all’imperatore originario della Sabina. Se per il Colosseo ci vollero appena otto anni per la sua costruzione, per il teatro reatino ne furono necessari circa una sessantina, a causa di una serie di divergenze fra architetti e committenti su luogo e costi della struttura. Finalmente, dopo mille difficoltà, sotto la guida dell’architetto Achille Sfondrini, il 16 dicembre 1883 fu posata la prima pietra, mentre il 20 settembre 1893 si tenne l’inaugurazione, sulle note del Faust di Gounod e della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Ma fu un incipit breve, perché già dopo appena cinque anni, un terremoto provocò il crollo della cupola e di parte della facciata.

Solo alla fine degli anni novanta del Novecento, l’edificio è tornato a mostrare la sua allure piena di eleganza, caratterizzata da una grande cupola affrescata che è anche il dopo più prezioso per chi si esibisce su questo palco. Pare infatti che la sua acustica sia fra le migliori al mondo, tanto da aver ricevuto un riconoscimento ufficiale nel 2002, quando Uto Ughi ha decretato l’assegnazione della prima edizione del Premio Nazionale per l’Acustica proprio al teatro di Rieti. Un titolo di merito approvato anche dal professor Bruno Cagli, presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che lo ha definito in assoluto il migliore al mondo per la diffusione e la qualità del suono.

Ad oggi, qui si svolgono l’annuale Rieti Danza Festival, il Concorso internazionale per le nuove voci della lirica “Mattia Battistini”, il Concorso nazionale per giovani attori e alcuni spettacoli del Reate Festival, che celebra lo straordinario patrimonio del Belcanto italiano.

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Eventi

Sagra della Castagna e del Vino Novello di Rieti

Enogastronomico

Comune: Rieti

Mese di inizio: Novembre

Durata: 1 Giorni

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Fiera di Santa Barbara

Fiera

Comune: Rieti

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 2 Giorni

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Santa Barbara nel Mondo

Culturale

Comune: Rieti

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 20 Giorni

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